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Mercoledi, 8 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Madonna del Rosario di Pompei ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Oggi la dottrina di Cristo non ha la voce melodiosa dell'adulazione, perché non blandisce i peccatori e non promette vantaggi temporali; ma risuona aspramente, perché insegna a castigare la carne e a disprezzare il mondo: e quindi non è ascoltata volentieri.

LETTURE A CASO

Mt 16,1-28

1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. 2Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; 3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? 4Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò.

5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane. 6Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei". 7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!". 8Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane? 9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via? 10E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto? 11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?". 12Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.

13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". 14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". 15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". 16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".

Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 6,17.20-26: Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

2 Cor 8,1-23

1Vogliamo poi farvi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia: 2nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità. 3Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, 4domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi. 5Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; 6cosicché abbiamo pregato Tito di portare a compimento fra voi quest'opera generosa, dato che lui stesso l'aveva incominciata.

7E come vi segnalate in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella scienza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così distinguetevi anche in quest'opera generosa. 8Non dico questo per farvene un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. 9Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. 10E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dall'anno passato siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma a desiderarla. 11Ora dunque realizzatela, perché come vi fu la prontezza del volere, così anche vi sia il compimento, secondo i vostri mezzi. 12Se infatti c'è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. 13Qui non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. 14Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto:

15Colui che raccolse molto non abbondò,
e colui che raccolse poco non ebbe di meno
.

16Siano pertanto rese grazie a Dio che infonde la medesima sollecitudine per voi nel cuore di Tito! 17Egli infatti ha accolto il mio invito e ancor più pieno di zelo è partito spontaneamente per venire da voi. 18Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo; 19egli è stato designato dalle Chiese come nostro compagno in quest'opera di carità, alla quale ci dedichiamo per la gloria del Signore, e per dimostrare anche l'impulso del nostro cuore. 20Con ciò intendiamo evitare che qualcuno possa biasimarci per questa abbondanza che viene da noi amministrata. 21Ci preoccupiamo infatti di comportarci bene non soltanto davanti al Signore, ma anche davanti agli uomini. 22Con loro abbiamo inviato anche il nostro fratello, di cui abbiamo più volte sperimentato lo zelo in molte circostanze; egli è ora più zelante che mai per la grande fiducia che ha in voi.

23Quanto a Tito, egli è mio compagno e collaboratore presso di voi; quanto ai nostri fratelli, essi sono delegati delle Chiese e gloria di Cristo. 24Date dunque a loro la prova del vostro affetto e della legittimità del nostro vanto per voi davanti a tutte le Chiese.


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: La sollevazione dei gladiatori.

5. E per questo mi dispenso dal ricercare come erano gli individui che Romolo radunò. Si dovette molto insistere per far loro capire che con la nuova vita, una volta ottenuto il consorzio civile, non dovevano più pensare alle punizioni dovute, perché il loro timore li spingeva a più gravi delitti. Così in seguito poterono essere più disposti ai rapporti umani. Ma voglio parlare di un fatto che lo stesso impero romano, ormai grande per avere assoggettato molti popoli e temibile agli altri, sentì dolorosamente, temé grandemente e represse a causa del non trascurabile interesse di evitare una enorme strage. Si tratta dei pochi gladiatori che in Campania fuggiti durante uno spettacolo raccolsero un grande esercito, trovarono tre condottieri e saccheggiarono crudelmente vasti territori dell'Italia 6. Dicano qual dio aiutò costoro perché da una piccola e disprezzabile banda giungessero a un potere temibile per le grandi forze e risorse di Roma. Si dirà, dato che non resistettero a lungo, che non furono aiutati da un dio? Ma anche la vita di un uomo è tutt'altro che lunga. A questa condizione gli dèi non aiutano nessuno a conquistare il potere. I singoli individui scompaiono molto in fretta e non si deve considerare un favore che il potere scompare come nebbia in poco tempo in ciascun individuo e quindi un po' alla volta in tutti. Che cosa importa agli adoratori degli dèi sotto Romolo, morti da tanto tempo, che dopo la loro morte l'impero romano è cresciuto tanto, se essi trattano ormai i propri affari nell'aldilà? Se questi affari sono buoni o cattivi non rientra nell'argomento in parola. E questo si deve intendere di tutti coloro che con rapida corsa, portando il fardello delle proprie azioni, si sono avvicendati al potere, anche se esso per cessione e successione di mortali dura a lungo. Se dunque anche i favori di un tempo tanto breve si devono accreditare all'aiuto degli dèi, non poco sono stati aiutati quei gladiatori. Infransero le catene della condizione servile, fuggirono, si resero liberi, raccolsero un grande e potente esercito, obbedendo alle decisioni e agli ordini dei propri capi si resero temibili per la grandezza di Roma e invincibili per alcuni comandanti romani, fecero un bel bottino, colsero parecchie vittorie, si scapricciarono nei piaceri come vollero, fecero ciò che loro suggeriva la passione e infine prima che fossero vinti, e fu molto difficile, vissero da signori e da principi. Ma passiamo ad argomenti più importanti.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA VITA ETERNA E LE ANGUSTIE DELLA VITA PRESENTE

PAROLE DEL DISCEPOLO O dimora beatissima della città celeste! O giorno splendidissimo dell'eternità, che la notte non offusca, ma che la somma Verità perennemente irradia; o giorno sempre gioioso e sereno, che non muta mai il proprio stato! Oh, se quel giorno fosse già spuntato e tutte queste vicissitudini temporali avessero già avuto termine! Si, esso già rifulge splendido di luce perpetua per i Santi, ma soltanto da lontano e di riflesso per chi è ancora pellegrino sulla terra.

I cittadini del Cielo ben sanno quant'è gioiosa quella luce; i figli d'Eva, esuli, gemono per l'amarezza ed il peso della vita presente. I giorni di questo nostro tempo sono brevi e cattivi, pieni di dolori e d'angustie. Sono giorni, nei quali l'uomo è insozzato da molti peccati, irretito da molte passioni, oppresso da molte paure, schiacciato da molti affanni, distratto da molte curiosità, impigliato in molte vanità; È avvolto da molti errori, logorato da molte fatiche, appesantito da tentazioni, snervato da piaceri, afflitto dall'indigenza. Oh! quando avranno fine questi mali? Quando mi libererò dalla miserabile schiavitù dei vizi? Quando, o Signore, nei miei pensieri avrò unicamente Te? Quando sarò pienamente felice in Te? Quando sarò nella vera libertà, senz'alcun legame, senza alcun peso dello spirito e del corpo? Quando godrò della pace stabile, della pace imperturbabile e sicura, della pace interiore ed esteriore, della pace non minacciata sotto alcun aspetto? O Gesù buono, quando Ti vedrò faccia a faccia? Quando contemplerò la gloria del tuo Regno? Quando sarai per me tutto in tutte le cose? Oh! quando sarò con Te nel Regno tuo, che hai preparato dall'eternità per i tuoi diletti? Mi trovo qui abbandonato, povero ed esule, in una terra nemica, dove ogni giorno ci sono guerre e mali gravissimi.

Consola il mio esilio, lenisci il mio dolore, perché ogni mio desiderio sospira a Te. Infatti, qualunque cosa questo mondo mi offra come conforto, mi è, invece, di peso. Desidero godere dell'intima unione con Te, ma non riesco a raggiungerla. Bramo stare fisso ai beni celesti, ma quelli temporali e le passioni non mortificate mi riportano in basso. Con lo spirito voglio stare sopra tutte le cose terrene e, contro mia voglia, sono costretto dalla carne a soggiacervi. E cosi, uomo infelice, io lotto con me stesso e "sono diventato un peso per me stesso" (Gb 7,20), mentre lo spirito tende all'alto e la carne cerca il basso. Oh, quanto soffro dentro di me, quando con la mente medito le cose del Cielo e, improvvisamente, mentre prego, mi si presenta la folla delle cose carnali! Dio mio, "non stare lontano da me" (Sal 70,12) e "non respingere con ira il tuo servo" (Sal 26,9). "Fa' scoppiare i tuoi fulmini e disperdi questa folla; scocca le tue saette e siano scompigliate tutte le macchinazioni del nemico" (Sal 143,6).

Raccogli in Te i miei sentimenti; fa' ch'io dimentichi tutte le cose mondane; dammi la grazia di cacciare via subito e disprezzare le immagini suggestive dei vizi. Vieni in mio soccorso, o eterna Verità, perché nessuna vanità mi seduca. Vieni, o celeste soavità, e davanti al tuo volto fugga ogni cosa non pura. Ancora perdonami ed abbi indulgente misericordia ogni volta che nella preghiera penso ad altro fuorché a Te. In verità, confesso sinceramente d'essere, di solito, molto distratto. Tante volte non sono là, dove siedo con il corpo, ma piuttosto là, dove mi portano i pensieri. Sono là, dov'è il mio pensiero, ed il mio pensiero è spesso là, dov'è la cosa che amo.

Mi s'affaccia d'un tratto alla mente ciò che mi diletta per natura o mi piace per abitudine. Per questo, Tu, Verità, hai detto chiaramente: "Là, dov 'è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore" (Mt 6,21). Se amo il Cielo, penso volentieri alle cose del Cielo. Se amo il mondo, gioisco di ciò che piace al mondo e mi rattristo delle sue avversità. Se amo la carne, spesso vado fantasticando cose carnali. Se amo lo spirito, trovo diletto a pensare alle cose spirituali. Quali che siano le cose ch'io amo, di esse io parlo e sento parlare volentieri, e volentieri riporto con me a casa il loro ricordo.

Beato, invece, l'uomo che per amore tuo, o Signore, dice addio a tutto ciò ch'è stato creato; Chi reagisce alla natura e con fervore di spirito crocifigge le concupiscenze della carne, per poter offrire a Te con rasserenata coscienza una preghiera pura, ed essere degno di prendere parte ai cori celesti, dopo aver escluso, dentro e fuori di sé, tutte le cose terrene.