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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Il desiderio prega sempre anche se tace la lingua. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand'è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio.

LETTURE A CASO

Lc 16,1-31

1Diceva anche ai discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. 3L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. 5Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: 6Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. 7Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. 8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

9Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.

10Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.

11Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona".

14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. 15Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.

16La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi.

17È più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.

18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.

19C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. 20Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. 25Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. 27E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. 29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. 31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 24, 37-44: Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.

Rm 14,1-22

1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. 2Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi. 3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.

5C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. 6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. 7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11poiché sta scritto:

Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio
.

12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. 13Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.

14Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. 15Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! 16Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! 17Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. 20Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. 21Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.

22La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. 23Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: ...è per tutti un monito alla vera libertà.

15. 2. Se poi dicono che Marco Regolo, anche in prigionia e nelle sofferenze fisiche, poté sentirsi felice a causa di un valore spirituale, si cerchi allora questo valore ideale per cui anche la cittadinanza possa sentirsi felice. Non è vero infatti che da un oggetto è felice la città, da un altro l'individuo, giacché la città non è altro che una moltitudine unanime di individui. Per questo frattanto non metto in discussione quale valore fu in Regolo. Basta per adesso che siano costretti da questo altissimo esempio ad ammettere che gli dèi non si devono onorare per i beni fisici e per le cose che accadono all'uomo dal di fuori. Egli infatti preferì esser privo di tutte queste cose anziché offendere gli dèi, nel cui nome aveva giurato. Ma come dovremmo comportarci con individui che si vantano di avere un tale concittadino e poi temono di avere la città che gli rassomigli? E se non temono questo, ammettano che alla città che, come lui, onorava devotamente gli dèi è potuto accadere un fatto quale accadde a Regolo e non insultino alla civiltà cristiana. Ma la questione è sorta in relazione ai cristiani che furono fatti prigionieri. E allora coloro che da questo fatto oltraggiano con sfrontata sconsideratezza alla religione della vera salvezza, riflettano sul seguente motivo e stiano zitti. Non fu di disonore ai loro dèi che uno scrupoloso loro cultore, nel conservare la fedeltà loro dovuta, rimanesse privo della patria, poiché altra non ne aveva, ed essendo prigioniero fosse ucciso in casa dei nemici attraverso una morte prolungata con un supplizio d'inaudita crudeltà. A più forte ragione dunque non si deve accusare il nome cristiano per la prigionia dei suoi aderenti i quali, aspettando con fede veritiera la patria celeste, sanno di essere esuli anche se sono a casa loro .

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: BISOGNA VIVERE ALLA PRESENZA DI Dio IN ISPIRITO DI VERITÀ E D'UMILTÀ PAROLE DEL SIGNORE

Figlio, cammina alla mia presenza in ispirito di verità e cercami sempre nella semplicità del tuo cuore. Chi cammina davanti a Me in ispirito di verità, sarà al sicuro dagli assalti malvagi; la Verità lo libererà dai seduttori e dalle calunnie dei perversi. Se la Verità t'avrà reso libero, sarai veramente libero e non ti curerai delle vane chiacchiere degli uomini.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore, è vero quello che dici; sia fatto di me, Te ne prego, secondo la tua parola. La tua Verità m'ammaestri, mi custodisca e mi conservi fino al momento della salvezza. Essa mi liberi da ogni cattiva inclinazione e da ogni attaccamento disordinato; allora io camminerò con Te con grande libertà di spirito.

PAROLE DEL SIGNORE
Io t'insegnerò, dice la Verità, ciò che è retto e mi è gradito. Pensa ai tuoi peccati con profondo dolore e con amarezza, e non credere mai di valere qualche cosa per avere fatto delle opere buone. Sei in realtà un peccatore, soggetto a molte passioni ed in esse invischiato. Per la tua natura, tendi sempre al nulla; presto cadi, presto sei vinto, presto sei sconvolto, presto t'abbatti. Non hai nulla di cui ti possa gloriare, ma molto di cui ti debba umiliare, perché sei molto più fragile di quanto sei in grado di comprendere. Nulla, dunque, di tutto quello che fai, ti sembri avere importanza. Nulla sembri ai tuoi occhi eccelso, nulla prezioso ed ammirevole, nulla meritevole di stima; nulla sublime, nulla davvero lodevole e desiderabile sembri ai tuoi occhi, se non ciò che è eterno. Sopra ogni cosa ti piaccia l'eterna Verità; ti dispiaccia sempre la tua sconfinata pochezza.

Nulla devi tanto temere, nulla devi tanto disprezzare e fuggire, quanto i tuoi difetti ed i tuoi peccati; solo questi devono affliggerti più che qualsivoglia perdita delle tue sostanze. Taluni non camminano al mio cospetto con cuore sincero, ma, spinti da una certa curiosità e presunzione, vogliono conoscere i miei segreti e capire gli alti disegni di Dio, trascurando se stessi e la propria salvezza. Costoro, per la loro orgogliosa curiosità, cadono spesso in gravi tentazioni e peccati, perché Io mi oppongo ad essi. Sii religiosamente riverente davanti ai giudizi di Dio, paventa l'ira dell'Onnipotente. Non discutere l'operato dell'Altissimo, ma prendi in esame le tue colpe: in che gravi colpe sei caduto e quante opere buone hai omesso.

Alcuni fanno consistere la loro pietà soltanto nelle letture, altri nelle immagini, altri infine nei segni esteriori e nelle cerimonie. Alcuni Mi hanno sulla bocca, ma poco c'è nel loro cuore. Ci sono altri, però, che, illuminati nella mente e purificati negli affetti, anelano sempre ai beni eterni, malvolentieri sentono parlare delle cose terrene, subiscono con pena ciò che la natura impone; e costoro intendono ciò che dice dentro di loro lo Spirito di Verità, il quale insegna loro a disprezzare le cose terrene e ad amare quelle celesti, a trascurare il mondo e a desiderare, giorno e notte, il Cielo.