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Giovedi, 9 maggio 2024 - Misteri luminosi - Beata Maria Teresa di Gesù (Carolina Gerhardinger) ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:L'abnegazione principale è quella che si esercita al focolare domestico.

LETTURE A CASO

Gv 13,1-38

1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo". 8Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi".

12Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto? 13Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. 16In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. 17Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. 18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. 19Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. 20In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato".

21Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà". 22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. 23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?". 25Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". 26Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. 27E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto". 28Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; 29alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. 30Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.

31Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".

36Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi". 37Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!". 38Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 6,51-58: Gesù dice: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

Rm 5,1-21

1Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. 3E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4e la virtù provata la speranza. 5La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

6Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 9A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. 10Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.

12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. 13Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. 16E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

18Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. 19Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

20La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, 21perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: ...la perdita delle ricchezze...

10. 2. Torniamo a quelli che hanno perduto le ricchezze nel saccheggio di Roma. Se le consideravano come hanno udito da questo uomo povero nel corpo ma ricco nella coscienza, cioè se usavano del mondo come se non ne usassero , han potuto dire come Giobbe gravemente tentato ma non vinto: Sono uscito nudo dal grembo di mia madre e nudo tornerò alla terra. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, è avvenuto come è piaciuto al Signore; sia benedetto il nome del Signore . Da buon servo dovette considerare come grande ricchezza lo stesso volere del suo Signore, obbedendogli si arricchì nello spirito, non si addolorò perché da vivo fu abbandonato da quelle cose che, morendo, in breve avrebbe abbandonato. I più deboli poi che con una certa avidità si erano attaccati ai beni terreni, sebbene non li preponessero a Cristo, hanno esperimentato perdendoli fino a qual punto peccavano amandoli. Infatti sono stati tanto addolorati quanto si erano impigliati in dolori, secondo il detto dell'Apostolo che dianzi ho citato. Era infatti necessario che intervenisse l'insegnamento delle prove per individui, da cui a lungo era stato trascurato quello delle parole. Infatti quando l'Apostolo dice: Coloro che vogliono diventar ricchi incorrono nella tentazione, eccetera, certamente riprova nelle ricchezze l'amore disordinato, non la facoltà di averle perché in un altro passo ha ordinato: Comanda ai ricchi di questo mondo di non atteggiarsi a superbia e di non sperare nelle ricchezze fallibili, ma nel Dio vivo che generosamente ci dà a godere tutte le cose; agiscano bene, siano ricchi nelle opere buone, diano con facilità, condividano, mettano a frutto un buon stanziamento per il futuro allo scopo di raggiungere la vera vita . Coloro che trattavano così le proprie ricchezze hanno compensato lievi danni con grandi guadagni e si sono più rallegrati delle ricchezze che dando con facilità hanno conservato più sicuramente che contristati di quelle che tenendo strette per timore hanno perduto con tanta facilità. È avvenuto che è stato perduto sulla terra ciò che rincresceva trasferire altrove. Vi sono alcuni che hanno accolto il consiglio del loro Signore che dice: Non accumulatevi tesori sulla terra perché in essa la tignola e la ruggine distruggono e i ladri scassano e rubano, ma mettete a frutto per voi un tesoro nel cielo perché in esso il ladro non arriva e la tignola non distrugge. Dove infatti è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore . Costoro nel tempo della sventura hanno provato quanto furono saggi nel non disprezzare il maestro più veritiero e il custode più fedele e insuperabile del proprio tesoro. Perché se molti si son rallegrati di avere le proprie ricchezze dove per puro caso il nemico non giunse, quanto più tranquillamente e sicuramente poterono rallegrarsi coloro che per consiglio del proprio Dio le hanno trasferite là dove non poteva assolutamente giungere. Per questo il nostro Paolino, vescovo di Nola, da uomo straordinariamente ricco divenuto volontariamente poverissimo e santo di grande ricchezza, quando i barbari saccheggiarono anche Nola, fatto prigioniero, così pregava in cuor suo, come abbiamo appreso da lui personalmente: O Signore, fa' che non mi affligga per l'oro e l'argento; tu sai dove sono tutte le mie cose. Aveva tutte le sue cose in quel luogo, in cui gli aveva insegnato ad accumularle e metterle a frutto colui il quale aveva preannunciato che simili mali sarebbero avvenuti nel mondo. E per questo coloro che avevano obbedito al consiglio del proprio Signore sul luogo e il modo con cui dovevano riporre il tesoro, nelle incursioni dei barbari non perdettero neanche le ricchezze della terra. Ma quelli che han dovuto pentirsi di non avere ascoltato che cosa si doveva fare dei beni terreni, hanno imparato se non in base alla saggezza che doveva precorrere, certamente in base all'esperienza che ne seguì.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA MEDITAZIONE SUI SEGRETI GIUDIZI DI DIO CI LIBERA DALLA SUPERBIA

PAROLE DEL DISCEPOLO
Tu, o Signore, fai sentire su i me il tuono dei tuoi giudizi; e con timore e tremore scuoti tutte le mie ossa; e ne è profondamente sgomenta l'anima mia. Io, attonito, penso che nemmeno i cieli sono puri di fronte a Te. Se hai trovato macchia negli Angeli e non li hai risparmiati, che sarà di me? Caddero le stelle dal cielo; ed io, che sono polvere, che cosa posso presumere di me? Quelli, le cui opere sembravano degne di lode, caddero umiliati; ed ho veduto che quelli che mangiavano il pane degli Angeli si sfamavano con piacere di ghiande porcine. Non c'è, dunque, santità, se Tu, o Signore, ritiri la tua mano. La sapienza non giova, se Tu smetti di reggerci. Non giova la fortezza, se Tu cessi di sostenerla.

Non c'è castità sicura, se Tu non la proteggi. Non serve la nostra propria vigilanza, se non ci assiste la tua santa protezione. Infatti, abbandonati da Te, affondiamo e ci perdiamo; ma se Tu ci visiti, ci risolleviamo e ritorniamo a vivere. Siamo veramente instabili, ma per mezzo di Te ci rinsaldiamo; siamo tiepidi, ma Tu ci infervori. Oh, quanto devo essere consapevole della mia bassezza e della mia abiezione! Come non devo fare conto alcuno di quel poco di bene, che mi possa sembrare d'avere! Oh, quanto profondamente devo abbassarmi sotto i tuoi imperscrutabili giudizi, o Signore! In essi vedo che sono nulla, nient'altro che nulla! Oh, peso immenso; oh, invalicabile oceano, in cui nulla ritrovo di me, nulla assolutamente! Dove, dunque, è andata a finire la mia boria, dove la fiducia riposta nella mia virtù? Ogni mia vanagloria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi su di me.

Che cosa è mai ciascun uomo di fronte a Te? Potrà, forse, discutere l'argilla con colui che la plasma?" (Is 45,9). Come può insuperbire per lodi vane chi ha il cuore effettivamente sottomesso a Dio? Il mondo intero non riuscirà a rendere superbo colui che si è assoggettato alla Verità, né un coro universale di lo di varrà a smuovere colui che ha posto in Dio tutta la sua speranza. Infatti, anche quelli che lodano, ecco, sono essi stessi un nulla e scompariranno insieme con il suono delle loro parole. Invece, "la Verità del Signore rimane in eterno" (Sal 16,2).