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Sabato, 4 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Ciriaco ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux:I giorni più radiosi sono seguiti da tenebre; soltanto il giorno della prima, unica, eterna comunione del cielo sarà senza tramonto.

LETTURE A CASO

Lc 2,1-52

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

8C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:

14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama".

15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". 16Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

21Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

22Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; 26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

29"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli,
32luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele".

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima".

36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero le sue parole.

51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 1, 40-45 La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

At 11,1-30

1Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. 2E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: 3"Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!".

4Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: 5"Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. 6Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. 7E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! 8Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. 9Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. 10Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. 11Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi. 12Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. 13Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa' venire Simone detto anche Pietro; 14egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. 15Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi. 16Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo. 17Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?".

18All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!".

19Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. 20Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. 21E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. 22La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Bàrnaba ad Antiòchia.

23Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, 24da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. 25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiòchia. 26Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.

27In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiòchia da Gerusalemme. 28E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. 29Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; 30questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: Il politeismo e la fine di Troia.

2. Comincio da Troia o Ilio, da cui deriva la stirpe dei Romani perché non si deve tralasciare o evadere l'argomento che ho toccato anche nel primo libro. Se dunque Ilio aveva e onorava i medesimi dèi, perché fu vinta, saccheggiata e distrutta dai Greci? Furono fatte pagare a Priamo, dicono, i falsi giuramenti di suo padre Laomedonte. Dunque è vero che Apollo e Nettuno prestarono servizio a Laomedonte come salariati? Si narra infatti che promise loro un salario e giurò il falso. Mi meraviglio che Apollo presentato come divinatore faticò ad un'opera così grandiosa senza prevedere che Laomedonte non avrebbe mantenuto le promesse. Neanche per Nettuno, suo zio paterno, fratello di Giove e re del mare, era dignitoso essere inconsapevole del futuro. Infatti Omero che, come si dice, visse prima della fondazione di Roma, lo presenta nell'atto di divinare un glorioso avvenire alla stirpe di Enea, dai cui posteri è stata fondata Roma. Lo avvolse perfino in una nube perché non fosse ucciso da Achille, sebbene bramasse distruggere dalle fondamenta, come confessa nel testo di Virgilio, le mura di Troia spergiura costruite con le proprie mani. Dunque dèi così grandi, come Nettuno e Apollo, senza sapere che Laomedonte avrebbe negato la paga, furono costruttori delle mura di Troia, per i grati e per gli ingrati. Riflettano i Romani se non è più pericoloso riconoscerli come dèi che non mantenere loro le promesse giurate. Lo credette molto probabilmente anche Omero perché presenta Nettuno che combatte contro i Troiani ed Apollo in loro favore, sebbene il mito racconti che furono ambedue offesi dal falso giuramento. Se dunque credono ai miti, si vergognino di adorare simili divinità; e se non credono ai miti, non adducano a pretesto i giuramenti falsi di Troia o si meraviglino che gli dèi punirono gli spergiuri di Troia e amarono quelli di Roma. Per quale ragione infatti la congiura di Catilina ebbe in uno Stato tanto grande e tanto depravato un numeroso gruppo di cittadini che l'azione e la parola nutrivano di falso giuramento o di strage civile? Quale altra mancanza insomma se non spergiurare commettevano i senatori, tante volte corrotti nei giudizi ed altrettante il popolo nelle votazioni e negli altri affari che si trattavano nelle sue assemblee? A causa infatti dell'immoralità si conservava l'antico istituto del giuramento, non allo scopo di astenersi dai delitti col timore della religione, ma per aggiungere agli altri delitti anche i giuramenti falsi.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: NON INVESTIGARE GLI ALTI MISTERI E GLI OCCULTI GIUDIZI DI DIO

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, guardati dal discutere delle questioni troppo profonde e degli occulti giudizi di Dio, quali, ad esempio: perché questi sembra così abbandonato e quello è assunto a così grande stato di grazia; ed ancora, perché questi è tanto tribolato e quello è tanto esaltato. Codeste cose vanno oltre i limiti d'ogni mente umana e non c'è alcun ragionamento o alcuna disquisizione che può penetrare nei giudizi di Dio. Quando, dunque, il Nemico ti insinua codesti pensieri o, anche, quando certi uomini con indiscreta curiosità te ne interrogano, rispondi con quel detto del Profeta: "Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi" (Sal 118,137). con quest'altro: "I giudizi del Signore sono veri e santi in se stessi" (Sal 18,10).

I miei giudizi si devono venerare, non investigare, perché sono incomprensibili all'intelligenza umana. Neppure devi indagare e discutere sui meriti dei Santi: se uno sia più santo d'un altro o chi sia più grande nel Regno dei Cieli. Siffatte controversie generano spesso dispute e contese inutili ed alimentano la superbia e la vana gloria, da cui nascono, poi, invidie e discordie; e mentre uno si dichiara orgogliosamente a favore d'un Santo, un altro si sforza di dare la preferenza ad un altro Santo. Ma il voler conoscere ed indagare tali problemi non reca alcuna utilità e, anzi, ai Santi non è gradito, perché Io sono Dio non di discordia, ma di pace. E questa pace consiste nella vera umiltà, più che nella propria esaltazione. Alcuni per zelo di devozione sono portati ad amare questi o questi altri Santi con maggiore affetto: affetto più umano, però, che divino.

I Santi li ho fatti Io, tutti; Io ho donato loro la grazia; Io ho concesso loro la gloria. Io conosco i meriti di ciascuno; Io li ho prevenuti con le mie dolci benedizioni. Io conobbi i miei eletti prima di tutti i secoli; Io li scelsi dal mondo, e non essi scelsero Me. Io li chiamai con la grazia, li attirai con la misericordia; Io li condussi alla salvezza eterna attraverso varie tentazioni. Io infusi in loro mirabili consolazioni; Io diedi loro la perseveranza; Io coronai la loro pazienza. Io conosco chi tra essi è il primo e chi è l'ultimo, ma li abbraccio tutti con un amore che non si può misurare. Io devo essere lodato in tutti i miei Santi; Io devo essere benedetto sopra ogni cosa; Io devo essere onorato in ciascuno di loro, perché sono Io che li ho così gloriosamente esaltati e predestinati, senza alcun loro precedente merito.

Chi, dunque, disprezza uno dei miei più piccoli, non onora nemmeno il più grande, perché fui Io a fare il piccolo e il grande. Inoltre, chi sminuisce qualcuno dei Santi, sminuisce anche Me e tutti gli altri che sono nel Regno dei Cieli. Tutti sono una cosa sola per il vincolo dell'amore; uno è il loro sentimento, uno il loro volere; e tutti si amano in un unico vicendevole amore. Inoltre - cosa che è molto più eccelsa - amano Me più che se stessi ed i loro meriti. lnfatti, rapiti sopra di sé e tratti fuori, in alto, dal proprio amore, s'immergono totalmente nell'amore mio, godono di Me, trovano pace in Me.

Non c'è nulla che possa distoglierli o trarli al basso, perché, ripieni dell'eterna Verità, ardono nel fuoco d'un inestinguibile amore. Cessino, dunque, di discutere della condizione dei Santi gli uomini carnali e materiali, che non sanno amare altro che i propri piaceri. Essi tolgono ed aggiungono secondo la tendenza del loro animo, non secondo quanto piace all'eterna Verità. Molti non capiscono, specialmente quelli che, poco illuminati nello spirito, hanno imparato, solo di rado, ad amare qualcuno con perfetto amore spirituale.

Costoro, per impulso d'un affetto ancora naturale e d'un'amicizia ancora umana, sono fortemente attratti verso questo o quel Santo, e con l'immaginazione ritengono che le cose celesti siano regolate così, come sono regolate le relazioni tra gli uomini in terra. Ma c'è una distanza incomparabile fra ciò che pensano gli uomini imperfetti e ciò che vedono, per divina rivelazione, gli uomini illuminati. Guardati, dunque, figlio, dal trattare per curiosità queste cose, che vanno oltre la tua conoscenza; ma sforzati piuttosto e mira a poterti trovare, almeno come ultimo, nel Regno di Dio.

E, pur se uno sapesse chi sia più santo d'un altro o sia stimato più grande nel Regno dei Cieli, a che cosa gli gioverebbe questa conoscenza, se poi non traesse motivo per umiliarsi davanti a Me e si levasse a lodare ancora di più il mio nome? Chi riflette sulla gravità dei propri peccati, sulla pochezza delle proprie virtù e su quanto sia lontano dalla perfezione dei Santi, compie opera più accetta a Dio, che non colui che discute sulla loro maggiore o minore grandezza. È meglio implorare i Santi con devote preghiere e con lacrime, e supplicarli umilmente per avere la loro potente intercessione, che non scrutare con inutile indagine i segreti della loro condizione in Cielo.

Essi sono paghi, in sommo grado paghi. Oh! se gli uomini sapessero accontentarsi e frenare i loro inutili discorsi! Non si gloriano dei loro meriti, perché non attribuiscono nulla di ciò che è buono a se stessi, ma tutto attribuiscono a Me, che, nel mio infinito amore, ho loro donato ogni cosa. Sono così ripieni di divino amore e di sovrabbondante gaudio, che nulla manca loro di gloria e nulla può loro mancare di felicità. Tutti i Santi, quanto più sono in alto nella gloria, tanto più sono umili in se stessi, e perciò a Me più vicini e più cari. Perciò, trovi scritto che deponevano le loro corone davanti a Dio, prostrandosi con la faccia a terra dinnanzi all'Agnello "e adorando il Vivente nei secoli dei secoli" (Ap 5,14). Molti cercano di sapere chi sia maggiore nel Regno di Dio, mentre non sanno se saranno degni d'esservi annoverati tra i più piccoli.

Ed è già gran cosa essere il più piccolo in Cielo, dove tutti sono grandi, perché tutti "saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9) e saranno figli di Dio. "Il minimo degli eletti varrà per mille" (Is 60,22), mentre il peccatore morirà a cent'anni. I discepoli, infatti, chiedendo chi sarebbe stato il più grande nel Regno dei Cieli, si sentirono rispondere così: "Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli" (Mt 18,3). "Perciò, chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel Regno dei Cieli" (Mt 18,4). Guai a coloro che disdegnano di abbassarsi spontaneamente al livello dei piccoli: la piccola porta del Regno dei Cieli non permetterà loro d'entrare. Guai anche ai ricchi, che hanno quaggiù le loro consolazioni! Mentre i poveri entreranno nel Regno dei Cieli, essi rimarranno fuori, urlando disperatamente. Godete voi, umili, ed esultate voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio, se camminate però nella Verità.