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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:State bene attenti nel contrarre amicizie specialmente con persone di sesso diverso: potreste facilmente ingannarvi, riportarne molto danno, anche se in principio la virtù ne abbia dato motivo.

LETTURE A CASO

Mt 14,1-36

1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. 2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".

3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. 4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!". 5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.

6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode 7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. 8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". 9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data 10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. 11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. 12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". 16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare". 17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!". 18Ed egli disse: "Portatemeli qua". 19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.

24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. 25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". 28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". 29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". 31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".

32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".

34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. 35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, 36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt: 5, 13-16 Voi siete la luce del mondo.

Rm 4,1-24

1Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne? 2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito; 5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:

7Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;
8beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!

9Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. 10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima. 11Infatti egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia 12e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.

13Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede; 14poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa. 15La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione. 16Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi. 17Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; è nostro padre davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono.

18Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. 19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. 20Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, 21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. 22Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.

23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia, 24ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, 25il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.


Le lettere: Quinta lettera

1. Figli, «conoscete la grazia del Signore no­stro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto pove­ro per voi, perché voi diventaste ricchi per mez­zo della sua povertà» (2Cor 8,9). Così, con la sua schiavitù ci ha liberato, con la sua debolezza ci ha confor­tato, con la sua stoltezza ci ha fatto sapienti. E poi con la sua morte ci darà la risurrezione e ad alta voce potremo dire: «Se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,16 17). In verità, miei cari nel Si­gnore, se dovessi dettagliatamente parlarvi della parola della libertà con la quale siamo stati libe­rati, dovrei dirvi molte altre cose, ma non è an­cora il tempo di parlarne.

Per ora, miei cari figli nel Signore, stirpe san­ta di Israele, vi saluto tutti secondo la vostra natura spirituale. E bene che voi, che vi siete avvicinati al vostro Creatore, cerchiate la salvez­za della vostra anima nella legge dell’alleanza. Per i numerosi peccati, per la cattiveria del no­stro animo, per la concupiscenza delle passioni, la promessa si è inaridita e le nostre anime sono cadute. Perciò, per la morte nella quale siamo precipitati, non possiamo comprendere la nostra gloriosa natura spirituale. Ecco perché nelle Sa­cre Scritture è scritto: «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cri­sto» (1Cor 15,22). Cristo, infatti, è la vita di ogni intelligen­za spirituale fra le creature fatte a immagine dell’immagine, che è Cristo stesso, perché egli è il vero intelletto del Padre, è la sua immagine immutabile. Le creature, fatte a sua immagine, hanno una natura mutevole; per questo ci ha colpito quella sventura nella quale tutti incon­triamo la morte e perdiamo la nostra natura spirituale.

Perciò, per tutte le cose che sono estranee alla natura, abbiamo acquistato una casa tenebrosa dominata dalla guerra. Sappiate che noi non avevamo alcuna conoscenza della virtù. Dio, no­stro Padre, vide la nostra debolezza e, poiché non potevamo abbracciare la verità, per la sua bontà, venne a visitare le sue creature mediante il ministero dei santi.

2. Prego tutti voi, miei cari nel Signore, di ca­pire quel che scrivo perché nutro per voi un amo­re spirituale, opera di Dio, e non un amore car­nale. Preparatevi ad andare dal vostro Creatore, «laceratevi il cuore e non le vesti» (Gi 2,13), sappiate co­sa possiamo offrire al Signore per la grazia che ha fatto a noi che qui miseramente abitiamo. Nella sua grande bontà e nel suo infinito amore il Signore si ricorda di noi e non ci ha ripagato, come meritavamo, per le nostre colpe. Egli è sta­to con noi così buono che ci ha donato il sole in questa valle di tenebre e così pure la luna e le stelle perché confortassero noi, destinati alla morte, per la nostra vanità.

Ci sono pure molte altre potenze che egli ha posto al nostro servizio, ma sono nascoste e noi non siamo in grado di vederle con i nostri occhi dei sensi. Cosa daremo noi in cambio al Signore nel giorno del giudizio? Quale dono non ci ha fat­to? I patriarchi non hanno forse sofferto per noi? I sacerdoti non ci hanno dato i loro insegnamen­ti? I giudici e i re non combattevano per noi? I profeti non sono morti per noi? Gli apostoli non sono stati perseguitati per noi? Il Figlio diletto non è morto per noi tutti? Dobbiamo ora prepa­rarci ad andare dal nostro Creatore con purezza. Egli vide che nessun santo o piuttosto nessuna creatura poteva sanare la grande ferita inferta alle sue membra.

Perciò il Padre, conoscendo la debolezza dello spirito delle sue creature, ha donato loro la sua misericordia e il suo amore e «non ha risparmia­to il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32), per i nostri peccati. Le nostre iniquità lo hanno umiliato, ma «per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5). Con la potenza della sua parola egli ci ha radunato da tutte le nazioni, ha fatto risorgere il nostro spirito dalla terra e ci ha inse­gnato che siamo membra gli uni degli altri.

3. È opportuno perciò che noi tutti, che sia­mo andati verso il Creatore, adoperiamo la no­stra intelligenza e i nostri sensi per discernere il bene dal male e per riconoscere il piano di sal­vezza di Gesù grazie alla sua venuta. Egli, infat­ti, si è fatto «come noi, escluso il peccato» (Eb 4,15). Per la nostra grande malvagità, per il turbamento causato dal male, per la nostra grave incostanza, la venuta di Gesù è stata tentazione per alcuni, profitto per altri, per alcuni sapienza e poten­za (1Cor 1,23 24), per altri risurrezione e vita. Vi sia ben chia­ro che la sua venuta è stata giudizio per tutto il mondo. Infatti si legge: «Ecco, verranno giorni – dice il Signore – in cui tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore» (Ger 31,31.34) nome del Signore è arrivato fino ai confini della terra «perché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio» (Rm 3,19).

Gli uomini, infatti, «pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria» (Rm 1,21), come al loro Creatore a causa della loro stoltezza che non ha concesso loro di capire la sua sapienza. Ognuno di noi ha venduto se stesso alla propria volontà facendo il male e diventandone schiavo. Perciò Gesù si è privato della sua gloria, si è fatto servo per ren­derci liberi mediante la sua schiavitù. Noi siamo diventati stolti e per la nostra stoltezza abbiamo fatto ogni specie di male; Cristo si è rivestito di stoltezza per farci sapienti mediante la sua stol­tezza. Siamo diventati poveri e per la nostra po­vertà ogni forza ci è venuta meno; perciò egli si fece povero per farci ricchi di ogni sapienza e di ogni intelligenza mediante la sua povertà.

Ma non basta. Egli si è rivestito anche della nostra debolezza per consolarci con la sua debo­lezza. E al Padre si fece «obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8) per darci, con la sua morte, la risurrezione e per distruggere colui che aveva il potere della morte, cioè il diavolo. Se veramente libereremo noi stessi con la sua ve­nuta, saremo riconosciuti discepoli di Gesù ed entreremo in possesso dell’eredità di Dio.

4. Ma, miei cari nel Signore, il mio spirito è molto scosso e turbato. Abbiamo l’abito e il no­me dei santi, ce ne vantiamo di fronte ai non cre­denti, ma temo che la parola di Paolo si riferisca proprio a noi: «Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti» (Tt 1,16). Per l’amore che nutro per voi, prego Dio per voi perché meditiate sulla vostra vita e sulla vostra invisibile eredità. In ve­rità, figli, anche se impegneremo tutte le nostre forze per cercare Dio, non faremo nulla di ecce­zionale; infatti cerchiamo la nostra mercede che ci appartiene per natura. Ogni uomo che cerca Dio o lo serve, cerca secondo la sua natura. Il peccato invece di cui siamo responsabili è al di fuori della nostra natura.

In verità, cari figli nel Signore, a vi che vi siete preparati per offrirvi quali vittime a Dio in purezza, noi non abbiamo tenuto nascosta alcu­na cosa giovevole ma «testimoniamo quel che abbiamo veduto» (Gv 3,11). Il perché i nemici del bene me­ditano sempre il male contro la verità. Sappiate che «colui che era nato secondo la carne perse­guitava quello nato secondo lo spirito» (Gal 4,29) e «tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Ge­sù saranno perseguitati» (2Tm 3,12). Anche Gesù sapeva delle sofferenze e delle tentazioni che avrebbero colpito gli apostoli sulla terra e sapeva pure che con la loro pazienza avrebbero annientato tutte le potenze del nemico, cioè l’idolatria. Perciò li confortava dicendo loro: «Voi avrete tribolazio­ne nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). E li istruiva dicendo: «Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili al­la gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Rm 8,18) e «Se hanno perseguitato me, perseguite­ranno anche voi» (Gv 15,20). Se dovessi riferire dettaglia­tamente ogni parola, dovrei dilungarmi molto, ma sta scritto: «Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più saggio» (Pro 9,9).

I santi e i giusti, rivestiti di Spirito Santo, pregano sempre per noi perché ci umiliamo da­vanti a Dio e riacquistiamo la nostra primitiva gloria e indossiamo quell’abito di cui ci siamo spogliati e che è conforme alla nostra natura spi­rituale. Spesso da parte di Dio Padre arriva una voce a coloro che sono stati rivestiti di Spirito: «Consolate, consolate il mio popolo, dice il vo­stro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme» (Is 40,1 2).

Dio infatti visita le sue creature e mostra loro la sua bontà. In verità, miei cari, se dovessi ancora dettagliatamente parlarvi di questa parola di li­bertà, grazie alla quale siamo stati liberati, do­vrei aggiungere molte altre cose ma sta scritto: «Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più saggio» (Pro 9,9).

Il Dio della pace vi conceda la grazia e lo spi­rito di sapienza perché intendiate le cose che scrive: sono comandamenti del Signore. Il Dio di ogni grazia vi custodisca santi nel Signore fino alla vetta dell’ascensione spirituale. Io prego sempre Dio per la vostra salvezza, miei cari nel Signore, e «la grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti voi» (2Cor 13,13). Amen.

(Autore: Sant'Antonio Abate)

L'imitazione di Cristo: AGIRE SENZA AFFANNO

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, affida sempre a Me la cura dei tuoi interessi; vi provvederò Io a fin di bene al momento giusto. Attendi le mie disposizioni e ne sentirai quindi profitto.

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore, ben volentieri affido a Te la cura di tutto, perché il mio accorgimento potrebbe farmi progredire ben poco. Oh, s'io non fossi tanto preso da ciò che ha da venire e m'offrissi, invece, senza esitazioni, alla tua volontà!

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, spesso l'uomo con i suoi pensieri progetta con ardore qualche cosa che desidera; ma quando l'abbia ottenuta, comincia a darne un giudizio diverso, perché i sentimenti circa uno stesso oggetto non sono durevoli, ma piuttosto spingono da uno ad un altro. Non è, dunque, impresa da nulla rinunciare a se stesso anche nelle più piccole cose. Il vero profitto dell'uomo è il rinnegare se stesso; e l'uomo che rinnega se stesso è libero e sereno in massimo grado. L’antico Avversario, che è nemico di tutti quelli che amano il bene, non desiste dal tentarli; anzi, giorno e notte trama gravi imboscate, per far cadere, se gli riesca, nei suoi lacci d'inganno qualche incauto. "Vegliate e pregate, dice il Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).