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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Chi mai loda veramente, se non chi ama sinceramente?

LETTURE A CASO

Gv 10,1-42

1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".

19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. 20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?". 21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".

22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. 23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". 25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; 26ma voi non credete, perché non siete mie pecore. 27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30Io e il Padre siamo una cosa sola".

31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. 32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?". 33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio". 34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), 36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre". 39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero". 42E in quel luogo molti credettero in lui.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 12, 38-44: Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri

Rm 7,1-25

1O forse ignorate, fratelli - parlo a gente esperta di legge - che la legge ha potere sull'uomo solo per il tempo in cui egli vive? 2La donna sposata, infatti, è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito. 3Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa a un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa a un altro uomo. 4Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio. 5Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. 6Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera.

7Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. 8Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato è morto 9e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita 10e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte. 11Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. 12Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento. 13Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! È invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento.

14Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. 15Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. 16Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; 17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 18Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. 24Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? 25Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.


Il Pastore d'Erma - I precetti: Quarto precetto: Dopo la morte del coniuge, le seconde nozze

XXXII (4), 1. Lo interrogai di nuovo dicendo: "Signore, poiché mi sopporti, spiegami ancora questo". "Parla" mi dice. Ed io: "Signore, se il marito o la moglie muore e uno di essi si risposa, pecca risposandosi?". 2. "Non pecca, dice. Se, invece, rimane da solo si procura un onore straordinario e una grande gloria presso il Signore. Se si risposa non pecca. 3. Pratica la castità e la santità e vivrai in Dio. Le cose che ti dico e ti dovrò dire, osservale sin da questo giorno in cui mi sei stato affidato e abiterò nella tua casa. 4. Per tutte le colpe commesse prima ci sarà il perdono se osserverai i miei precetti. E per tutti ci sarà i1 perdono se osserveranno questi precetti e cammineranno nella purezza".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: MOLTI BENI CELESTI SONO CONCESSI A CHI SI COMUNICA DEVOTAMENTE

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore Dio mio, vieni incontro al tuo servo con le benedizioni della tua dolcezza, perché io meriti d'accostarmi degnamente e devotamente al tuo magnifico Sacramento. Eccita il mio cuore verso di Te e liberami dal mio grave torpore. "Visitami con la tua grazia salutare" (Sal 105,4), perché io possa gustare in ispirito la tua dolcezza, che si nasconde tutta, come in una sorgente, in questo Sacramento. Apri anche i miei occhi, perché contemplino un così grande Mistero, e dammi forza di crederlo con fede immune da dubbi. Questa è, infatti, opera tua, non d'umana potenza; è tua sacra istituzione, non invenzione degli uomini.

Infatti, non si trova alcuno che, da se stesso, sia capace di comprendere pienamente questi misteri, che trascendono anche l'intuito degli Angeli. Che cosa, dunque, potrò io, indegno peccatore, terra e cenere, indagare e comprendere d'un segreto così profondo? O Signore, nella semplicità del mio cuore, con retta e sicura fede ed in obbedienza al tuo comando, m'accosto a Te con speranza e con riverenza, e credo veramente che Tu sei presente qui, nel Sacramento, Dio e uomo.

Tu vuoi, dunque, ch'io Ti riceva, che a Te m'unisca con vincolo di amore. Perciò, domando alla tua clemenza ed imploro il dono di questa grazia speciale: ch'io mi strugga tutto in Te e trabocchi d'amore, e non più mi curi di cercare alcun altro diletto profano. Infatti, questo altissimo ed augustissimo Sacramento è salvezza dell'anima e del corpo, medicina per ogni spirituale debolezza; per esso guariscono i miei vizi, sono frenate le mie passioni, sono vinte od attenuate le mie tentazioni; per esso viene infusa più copiosa la grazia, aumenta la virtù nascente, si consolida la fede, si fortifica la speranza, arde e si dilata l'amore. O mio Dio, che sostieni l'anima mia, che corrobori l'umana debolezza, che doni ogni interiore consolazione, Tu hai dispensato ed ancora spesso dispensi molte grazie in questo Sacramento ai tuoi cari che si comunicano devotamente.

Ad essi, infatti, Tu infondi abbondante conforto nelle diverse tribolazioni, dal profondo del loro abbattimento li risollevi alla speranza della tua protezione e, con una nuova grazia, li rianimi ed illumini interiormente. Cosicché, quelli che prima della Comunione si sentivano pieni di turbamento e privi d'amore, poi, ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, si trovano mutati in meglio. E per questo, appunto, Tu operi con tanta generosità sui tuoi eletti, perché veramente conoscano e provino con evidenza quanto sono deboli per se stessi e quanta bontà e grazia ricevano da Te. Da soli, sono freddi, duri e senza devozione; per tuo dono, invece, meritano di diventare fervorosi, zelanti e devoti. Chi, infatti, accostandosi umilmente alla fonte della soavità, non ne riporta anche solo un po' di dolcezza? O chi, stando vicino ad un grande fuoco, non ne risente un po' di calore? E Tu sei la fonte sempre piena, traboccante; Tu sei il fuoco che sempre arde e mai viene meno. Perciò, anche se non posso attingere alla pienezza della fonte né berne a sazietà, accosterò tuttavia le labbra all'orlo del vaso celeste, per sorbirne almeno qualche goccetta a refrigerio della mia sete, e per non rimanere del tutto inaridito.

E se non posso ancora essere tutto quanto spiritualmente celeste ed infuocato come i Cherubini e i Serafini, pure mi sforzerò d'insistere nella devozione e di predisporre il mio cuore a cogliere almeno una fiamma, sia pure piccola, del divino incendio, ricevendo con umiltà questo Sacramento di vita. A tutto quello, poi, che a me manca, o Gesù buono, Salvatore santissimo, supplisci Tu con la tua bontà e con la tua grazia; Tu, che Ti sei degnato di chiamare tutti a Te, dicendo: "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò" (Mt 11,28). Davvero, io m'affatico nel sudore del mio volto, ho il cuore trafitto dal dolore, sento il grave peso dei peccati, sono agitato dalle tentazioni, sono avviluppato e premuto da molte perverse passioni.

E non c'è chi m'aiuti, non c'è chi mi liberi e mi salvi, se non Tu, o Signore Dio, mio Salvatore; ma a Te raccomando me e le mie cose tutte, perché Tu mi custodisca e mi conduca alla vita eterna. Accoglimi a lode e gloria del tuo nome, Tu, che m'hai preparato in cibo e bevanda il tuo Corpo ed il tuo Sangue. O Signore Dio, salvezza mia, fa' che, frequentando il tuo mistero, aumenti l'ardore della mia devozione.