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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Quando comunicate con il Cristo nell'intimo del vostro cuore dopo aver condiviso il Pane di vita, ricor­date cosa deve aver provato la Madonna quando lo Spirito Santo scese su di Lei ed Ella, che era piena di grazia, divenne piena del corpo di Cristo. Lo spirito in Lei era così forte che « subito si levò » per andare a servire.

LETTURE A CASO

Mc 1,1-45

1Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 2Come è scritto nel profeta Isaia:

Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
3Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri
,

4si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico 7e predicava: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo".

9In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. 11E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

12Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".

16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". 18E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

21Andarono a Cafàrnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24"Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". 25E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". 26E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!". 28La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

29E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". 38Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

40Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". 41Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". 42Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. 43E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: 44"Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro". 45Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 14, 12-16. 22-26: Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.

At 16,1-40

1Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco; 2egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.

6Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. 7Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8così, attraversata la Misia, discesero a Tròade. 9Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!". 10Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.

11Salpati da Tròade, facemmo vela verso Samotràcia e il giorno dopo verso Neàpoli e 12di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; 13il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 14C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.

16Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. 17Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza". 18Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E lo spirito partì all'istante. 19Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; 20presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei 21e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare". 22La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli 23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. 24Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.

25Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. 26D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. 27Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28Ma Paolo gli gridò forte: "Non farti del male, siamo tutti qui". 29Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; 30poi li condusse fuori e disse: "Signori, cosa devo fare per esser salvato?". 31Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia". 32E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. 33Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; 34poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

35Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: "Libera quegli uomini!". 36Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: "I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace". 37Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!". 38E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono; 39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. 40Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono.


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: ...la perdita delle ricchezze...

10. 2. Torniamo a quelli che hanno perduto le ricchezze nel saccheggio di Roma. Se le consideravano come hanno udito da questo uomo povero nel corpo ma ricco nella coscienza, cioè se usavano del mondo come se non ne usassero , han potuto dire come Giobbe gravemente tentato ma non vinto: Sono uscito nudo dal grembo di mia madre e nudo tornerò alla terra. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, è avvenuto come è piaciuto al Signore; sia benedetto il nome del Signore . Da buon servo dovette considerare come grande ricchezza lo stesso volere del suo Signore, obbedendogli si arricchì nello spirito, non si addolorò perché da vivo fu abbandonato da quelle cose che, morendo, in breve avrebbe abbandonato. I più deboli poi che con una certa avidità si erano attaccati ai beni terreni, sebbene non li preponessero a Cristo, hanno esperimentato perdendoli fino a qual punto peccavano amandoli. Infatti sono stati tanto addolorati quanto si erano impigliati in dolori, secondo il detto dell'Apostolo che dianzi ho citato. Era infatti necessario che intervenisse l'insegnamento delle prove per individui, da cui a lungo era stato trascurato quello delle parole. Infatti quando l'Apostolo dice: Coloro che vogliono diventar ricchi incorrono nella tentazione, eccetera, certamente riprova nelle ricchezze l'amore disordinato, non la facoltà di averle perché in un altro passo ha ordinato: Comanda ai ricchi di questo mondo di non atteggiarsi a superbia e di non sperare nelle ricchezze fallibili, ma nel Dio vivo che generosamente ci dà a godere tutte le cose; agiscano bene, siano ricchi nelle opere buone, diano con facilità, condividano, mettano a frutto un buon stanziamento per il futuro allo scopo di raggiungere la vera vita . Coloro che trattavano così le proprie ricchezze hanno compensato lievi danni con grandi guadagni e si sono più rallegrati delle ricchezze che dando con facilità hanno conservato più sicuramente che contristati di quelle che tenendo strette per timore hanno perduto con tanta facilità. È avvenuto che è stato perduto sulla terra ciò che rincresceva trasferire altrove. Vi sono alcuni che hanno accolto il consiglio del loro Signore che dice: Non accumulatevi tesori sulla terra perché in essa la tignola e la ruggine distruggono e i ladri scassano e rubano, ma mettete a frutto per voi un tesoro nel cielo perché in esso il ladro non arriva e la tignola non distrugge. Dove infatti è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore . Costoro nel tempo della sventura hanno provato quanto furono saggi nel non disprezzare il maestro più veritiero e il custode più fedele e insuperabile del proprio tesoro. Perché se molti si son rallegrati di avere le proprie ricchezze dove per puro caso il nemico non giunse, quanto più tranquillamente e sicuramente poterono rallegrarsi coloro che per consiglio del proprio Dio le hanno trasferite là dove non poteva assolutamente giungere. Per questo il nostro Paolino, vescovo di Nola, da uomo straordinariamente ricco divenuto volontariamente poverissimo e santo di grande ricchezza, quando i barbari saccheggiarono anche Nola, fatto prigioniero, così pregava in cuor suo, come abbiamo appreso da lui personalmente: O Signore, fa' che non mi affligga per l'oro e l'argento; tu sai dove sono tutte le mie cose. Aveva tutte le sue cose in quel luogo, in cui gli aveva insegnato ad accumularle e metterle a frutto colui il quale aveva preannunciato che simili mali sarebbero avvenuti nel mondo. E per questo coloro che avevano obbedito al consiglio del proprio Signore sul luogo e il modo con cui dovevano riporre il tesoro, nelle incursioni dei barbari non perdettero neanche le ricchezze della terra. Ma quelli che han dovuto pentirsi di non avere ascoltato che cosa si doveva fare dei beni terreni, hanno imparato se non in base alla saggezza che doveva precorrere, certamente in base all'esperienza che ne seguì.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: FARE TUTTO PER AMORE DI DIO

Non si deve fare alcun male per nessuna ragioneal mondo né per amore di alcun uomo; ma si deve talora liberamente tralasciare un’opera buona, od anche sostituirla con una migliore, a vantaggio di chi si trova nel bisogno. Con ciò, il bene non va perduto, ma è cambiato in meglio. Senza la carità, l'atto materiale non giova a nulla. Qualunque cosa, invece, che si fa per amore di Dio, per quanto piccola e di nessun conto sia, diventa meritoria. Infatti, Dio valuta più l'intenzione con la quale uno agisce, che non l'opera in se. Molto fa chi molto ama. Molto fa chi fa la cosa bene. Bene fa chi serve più al bene della comunità che al proprio gusto.

Molte volte sembra che sia carità quella che è piuttosto passione, perché raramente le sono estranei la propensione naturale, il proprio capriccio, l'attaccamento al proprio comodo. Chi ha la carità vera e perfetta non cerca se stesso in nulla, ma unicamente desidera che in tutto si renda gloria a Dio. Ed anche non invidia nessuno, perché non s'augura alcuna soddisfazione personale. Anzi, non pone il suo compiacimento in se stesso, ma sopra tutti i beni desidera essere felice in Dio. Non attribuisce a nessuno alcunché di buono, ma lo fa risalire interamente a Dio, dal quale tutto procede come da sorgente, e nel quale, come ultimo fine, tutti i Santi godono la loro pace. Oh! chi avesse una sola scintilla di vera carità, certamente sentirebbe quanto siano piene di vuoto tutte le cose terrene.