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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Se volete che la vostra vita sia “allegra” e tranquilla, dovete procurare di starvene “in grazia di Dio”.

LETTURE A CASO

Mt 15,1-39

1In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: 2"Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!". 3Ed egli rispose loro: "Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? 4Dio ha detto:

Onora il padre e la madre

e inoltre:

Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.

5Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio, 6non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. 7Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:

8Questo popolo mi onora con le labbra
ma il suo cuore è lontano da me.
9Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini
".

10Poi riunita la folla disse: "Ascoltate e intendete! 11Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!".

12Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: "Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?". 13Ed egli rispose: "Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. 14Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!". 15Pietro allora gli disse: "Spiegaci questa parabola". 16Ed egli rispose: "Anche voi siete ancora senza intelletto? 17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? 18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. 19Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultéri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. 20Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo".

21Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. 22Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio". 23Ma egli non le rivolse neppure una parola.

Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro". 24Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". 25Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!". 26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". 27"È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". 28Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita.

29Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. 30Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. 31E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.

32Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: "Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada". 33E i discepoli gli dissero: "Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?". 34Ma Gesù domandò: "Quanti pani avete?". Risposero: "Sette, e pochi pesciolini". 35Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, 36Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. 37Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. 38Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. 39Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21: Oggi si è compiuta questa Scrittura

At 17,1-34

1Seguendo la via di Anfìpoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. 4Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giàsone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6Ma non avendoli trovati, trascinarono Giàsone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: "Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giàsone li ha ospitati. 7Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù". 8Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giàsone e dagli altri, li rilasciarono.

10Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così. 12Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi uomini. 13Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. 14Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città. 15Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto.

16Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. 18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: "Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere un annnunziatore di divinità straniere"; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: "Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta". 21Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.

22Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:

"Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo 25né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo.

29Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. 30Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti".

32Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". 33Così Paolo uscì da quella riunione. 34Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionìgi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: L'eccidio di Romani ordinato da Mitridate.

22. Ometto, ripeto, questi fatti, sebbene non vorrei passare sotto silenzio che Mitridate, un re dell'Asia, diede ordine che in un solo giorno fossero uccisi i Romani che soggiornavano in qualsiasi posto dell'Asia e che attendevano con molte ricchezze ai propri affari. Così fu fatto. Fu uno spettacolo raccapricciante che un individuo, dovunque fosse stato trovato, in un campo, in una via, in un castello, nella casa, in un borgo, in piazza, in un tempio, a letto, a mensa, senza che se l'aspettasse e contro ogni diritto venisse ucciso. Grande fu il lamento di coloro che venivano uccisi, grande il pianto dei presenti e forse anche di coloro che uccidevano. Dura fu la condizione degli ospitanti non solo nel vedere a casa propria quelle stragi ma anche nel doverle compiere, costretti come erano a cambiare improvvisamente il viso da una gentile espressione di cortesia a un gesto da nemico compiuto in tempo di pace e, direi, con ferite d'ambo le parti, perché il ferito era colpito nel corpo e chi colpiva nella coscienza. Tutti quei Romani non si erano curati degli àuspici? Non avevano forse gli dèi domestici e pubblici da consultare, quando dalle loro case partirono per quel viaggio senza ritorno? Se non li hanno consultati, i nostri contemporanei non hanno motivo per lamentarsi della nostra civiltà, giacché da tempo i Romani disprezzano queste inutili pratiche. Se poi li hanno consultati, mi si dica quale profitto hanno dato dette pratiche quando erano ammesse dalle leggi umane senza alcuna restrizione.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA VERA CONSOLAZIONE VA CERCATA SOLAMENTE IN DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Qualunque cosa io possa desiderare o immaginare per mia consolazione, non me la riprometto qui, ora, ma in futuro. Perché, pur se avessi, per me solo, tutte le consolazioni del mondo e potessi godere tutte le delizie terrene, certamente esse non potrebbero durare a lungo. Non potrai, quindi, anima mia, trovare piena consolazione né perfetto conforto se non in Dio, consolatore dei miseri e rifugio degli umili. Aspetta un poco, anima mia, aspetta la divina promessa ed avrai in Cielo la pienezza d'ogni bene. Se tu brami troppo disordinatamente i beni della terra, perderai quelli eterni del Cielo.

Abbi pure le cose temporali per il giusto uso, ma il desiderio sia per le cose eterne. Nessun bene di quaggiù vale a saziarti, perché non sei stata creata per goderne. Anche se tu possedessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata; ma solo in Dio, Creatore dell'universo, consiste interamente la tua beatitudine e felicità. Non quella che sembra tale e viene esaltata dagli stolti che amano il mondo, ma quella che attendono i buoni fedeli di Cristo; ma quella che talora pregustano coloro che vivono dello spirito ed i puri di cuore, "la patria dei quali è nei Cieli" (Fil 3,20).

Vano e breve è ogni conforto che viene dagli uomini. Conforto vero e beatificante è quello che si attinge interiormente dalla Verità. L’uomo pio porta, dappertutto, con sé il suo Consolatore, Gesù, e Gli dice: Stammi vicino, o Signore Gesù, in ogni luogo ed in ogni tempo. Mia consolazione sia questa: privarmi con animo lieto d'ogni conforto umano. E qualora mi mancasse la tua consolazione, la tua volontà e la giusta prova alla quale Tu mi sottoponi, siano mio supremo conforto. Infatti, "non durerà per sempre la tua collera né sarà eterna la tua minaccia" (Sal 102,9).