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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska: Gesù, che conosci la mia debolezza, resta con me durante quest'anno. Sostieni il mio essere, guida le mie azioni: sii per me «il maestro». M'impaurisce la mia miseria, ma mi rassicura il pensiero della tua misericordia, che è più grande della mia miseria sulla misura dell'eternità. Quando io provo questa convinzione, sento su di me il tuo potere. O gioia, che derivi dalla conoscenza di noi stessi! O verità immutabile di un'infinita misericordia, il tuo valore è eterno!

LETTURE A CASO

Gv 3,1-36

1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". 4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". 9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. 23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. 26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui". 27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. 29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 30Egli deve crescere e io invece diminuire.

31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; 33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. 34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 14, 1. 7-14 Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Rm 1,1-32

1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, 2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, 3riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, 4costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. 5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome; 6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo. 7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo. 9Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi, 10chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi. 11Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, 12o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. 13Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili. 14Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: 15sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.

16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. 17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede.

18In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, 19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. 20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; 21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. 22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. 27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. 28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, 29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, 30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. 32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.


Il lavoro dei monaci: Oziosi e patrocinatori dell’oziosità.

22. 26. Capita ad essi quel che l’Apostolo dice doversi evitare nei confronti di certe vedove ancor giovani e piuttosto sbandate. Imparano – dice – ad essere oziose, e non soltanto oziose ma anche curiose e loquaci, e chiacchierano anche di cose che non bisogna dire. Quanto egli lamentava a proposito di donne perverse noi lo riscontriamo con tristezza e rammarico anche in certi uomini ugualmente perversi: uomini che, vagabondi e chiacchieroni, non han ritegno di proferire cose inesatte verso colui che nelle sue epistole ci fa leggere le sopra citate norme. Capita inoltre che nelle file di costoro si trovino taluni venuti nella famiglia religiosa col proposito di rendersi accetti agli occhi di colui al quale si sono votati, uomini che, sentendosi in pieno vigore di forze e in buona salute, potrebbero dedicarsi non solamente a sentire delle istruzioni ma anche al lavoro manuale ordinato dall’Apostolo. Orbene, quando giungono all’orecchio di costoro i ragionamenti vacui e perversi dei propri compagni, siccome a causa della loro inesperienza non sono in grado di formarsi un giudizio esatto sul loro conto, ecco che anch’essi si lasciano contagiare dalla peste dell’esempio degli altri e si guastano. Non solo non si curano d’imitare la docilità dei confratelli fervorosi che tranquilli attendono al loro lavoro ma, al contrario, si fan beffe dei più osservanti, elogiano l’oziosità come fedeltà al vangelo e accusano come trasgressione del vangelo la condiscendenza dei docili. Si comporta infatti con più carità verso le anime dei fratelli più deboli colui che fa di tutto per tenere alto il prestigio dei servi di Dio di quanto non faccia verso i corpi colui che si prodiga nel distribuire il pane agli affamati. Per la qual cosa, quanti non se la sentono di lavorare con le mani almeno cessino del tutto dal lavorare con la lingua! Non riuscirebbero certo ad attirare tanti altri nella loro strada se offrissero, sì, esempi di pigrizia ma non gonfiati a parole.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: GLI ESEMPI DEI SANTI PADRI

Volgi il pensiero ai luminosi esempi dei Santi Padri, nei quali rifulse la vera perfezione dello spirito religioso, e vedrai quanto poco, e quasi nulla, è quello che noi facciamo. Ahimè! Che vale la nostra vita, se la si paragona alla loro? Santi ed amici di Cristo hanno servito il Signore nella fame e nella sete, nel freddo e nella nudità, nel lavoro e nella fatica, nelle veglie e nei digiuni, in innumerevoli persecuzioni ed obbrobri. Quante e quanto dure tribolazioni soffrirono gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, le Vergini e gli altri tutti che hanno voluto seguire le orme di Cristo! lnfatti, essi odiarono la loro vita in questo mondo, per poterla possedere nella vita eterna. Che vita di austerità e di sacrificio hanno vissuto i Santi Padri nel deserto! Che lunghe e gravi tentazioni sostennero! Quanto spesso furono tormentati dal Maligno!

Quanto frequenti e fervorose preghiere porsero a Dio! Che rigorose astinenze praticarono! Quanto zelo e fervore ebbero per il loro profitto spirituale! Che dura guerra combatterono, per domare le loro passioni! Come diressero, pura e retta, l'intenzione a Dio! Di giorno lavoravano e di notte si davano ad ininterrotte preghiere, sebbene, anche lavorando, non cessassero di pregare in ispirito. Spendevano utilmente tutto il loro tempo. Ogni ora dedicata a Dio sembrava loro corta.

E, per la grande dolcezza della contemplazione, dimenticavano perfino la necessità di ristorare il corpo. Rinunziavano a tutte le ricchezze, alle cariche, agli amici, ai congiunti; nulla volevano avere dal mondo. Prendevano appena l'indispensabile alla vita; si rammaricavano di dover dare qualcosa al corpo, pur nella necessità. Erano, perciò, poveri di beni terreni, ma ricchissimi di grazia e virtù. All'esterno pativano indigenza, ma interiormente erano ristorati dalla grazia e dalla consolazione divina. Erano stranieri per il mondo, ma vicinissimi a Dio e suoi intimi amici.

Ritenevano se stessi come un nulla, ed il mondo li disprezzava; ma agli occhi di Dio erano preziosi e cari. Si mantenevano nella vera umiltà, vivevano nella semplice obbedienza, camminavano nella carità e nella pazienza; e quindi, ogni giorno progredivano nello spirito e guadagnavano grandi meriti presso Dio. Sono stati proposti come esempio a tutti i Religiosi; e ci devono incitare alla perfezione più che non ci porti alla rilassatezza la massa dei tiepidi.

Oh, quanto è stato il fervore di tutti i Rèligiosi all'inizio della loro santa Fondazione! Quanta devozione nella preghiera! quanta emulazione nella virtù! quanta severità nella disciplina! quanta riverenza ed obbedienza fiorirono in tutti sotto la guida del Superiore! Le memorie, che tuttora ne rimangono, testimoniano che veramente santi e perfetti furono quegli uomini, che, combattendo tanto strenuamente, si sono posti il mondo sotto i piedi.

Ora, invece, si considera grande chi non trasgredisce la Regola e chi sia riuscito a sopportare con pazienza il peso che si è imposto. O tiepidezza, o negligenza della nostra condizione, per cui così in fretta ripieghiamo dal primitivo fervore! E perfino la vita ci è gravosa, per stanchezza e intiepidimento! Voglia il Cielo che non s'addormenti del tutto l'aspirazione alle virtù in te, che hai veduto così spesso tanti esempi d'anime devote!