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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Non basta osservare i comandamenti di Dio e della sua Chiesa. Ognuno esamini bene i doveri particolari del proprio stato, per osservarli.

LETTURE A CASO

Lc 18,1-43

1Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: 2"C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. 4Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, 5poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". 6E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? 8Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: 10"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. 14Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".

15Gli presentavano anche i bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. 16Allora Gesù li fece venire avanti e disse: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 17In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà".

18Un notabile lo interrogò: "Maestro buono, che devo fare per ottenere la vita eterna?". 19Gesù gli rispose: "Perché mi dici buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre". 21Costui disse: "Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovinezza". 22Udito ciò, Gesù gli disse: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi". 23Ma quegli, udite queste parole, divenne assai triste, perché era molto ricco.

24Quando Gesù lo vide, disse: "Quant'è difficile, per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio. 25È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!". 26Quelli che ascoltavano dissero: "Allora chi potrà essere salvato?". 27Rispose: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio".

28Pietro allora disse: "Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito". 29Ed egli rispose: "In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà".

31Poi prese con sé i Dodici e disse loro: "Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo si compirà. 32Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi 33e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà". 34Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.

35Mentre si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli risposero: "Passa Gesù il Nazareno!". 38Allora incominciò a gridare: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". 39Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!". 40Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: 41"Che vuoi che io faccia per te?". Egli rispose: "Signore, che io riabbia la vista". 42E Gesù gli disse: "Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato". 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 1,1-18: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

At 18,1-28

1Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.

5Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani". 7E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.

9E una notte in visione il Signore disse a Paolo: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città". 11Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.

12Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 13"Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge". 14Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. 15Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende". 16E li fece cacciare dal tribunale. 17Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.

18Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19Giunsero a Èfeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21Tuttavia prese congedo dicendo: "Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà", quindi partì da Èfeso. 22Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiòchia.

23Trascorso colà un po' di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.

24Arrivò a Èfeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. 25Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; 28confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.


Protreptico ai Greci: Capitolo 7

Ma venga a noi (poichè non basta la sola filosofia) anche la stessa poesia, sebbene interamente occupata nella menzogna, a testimoniare una buona volta la verità, o piuttosto a confessare dinanzi a Dio la sua deviazione da essa, rappresentata dai suoi miti. Si presenti qualunque poeta voglia venire per primo. Arato, dunque, pensa che la potenza di Dio attraversa l'universo: ...perchè ben salde tutte le cose crescano, per questo, lui sempre per primo, e ultimo si propiziano; salve, padre, grande prodigio, e grande aiuto per gli uomini! Allo stesso modo anche Esiodo di Ascra parla oscuramente di Dio: Giacchè egli è di tutti sovrano e di tutti signore, Nè degli immortali alcun altro con te sul potere ha conteso. Inoltre, anche sulla scena essi svelano la verità: l'uno, Euripide, volto lo sguardo all'etere e al cielo, " Questo stima Dio ", dice; l'altro, Sofocle, il figlio di Sofillo: Uno in verità, un solo è Dio, che fece il cielo e la terra vastissima, e dei flutti marini il rilucente rigonfiamento, e la forza dei venti. Ma noi, molti mortali, errando in cuore, come conforto delle nostre pene, i simulacri degli dei innalzammo, immagini di pietra o bronzo o d'oro o d'avorio. Ed a questi dedicando sacrifizi e solenni feste vane in questo modo d'esser pii crediamo. Questo qui, ormai anche temerariamente presentò sulla scena agli spettatori la verità. E il tracio interprete dei misteri e nello stesso tempo poeta, Orfeo, figlio di Eagro, dopo l'esposizione dei riti sacri e la trattazione della divinità degli idoli, introduce la palinodia della verità, cantando così una buona volta, sebbene tardi, un discorso veramente sacro: Parlerò a quelli ch’è lecito, chiudete le porte o profani, tutti ugualmente; tu, ascoltami, figliuol della Luna, Museo, giacche il vero dirò, Nè le cose che pria ti parvero in petto della vita diletta ti priveranno. E tu guarda alla divina parola, ed a questa sta attento, e dirigi rettamente del cuore l'urna ove ha sede intelletto; e per la via dritta incamminati, e guarda solo al Signore, del mondo, immortale. Quindi continuando, soggiunge apertamente: Uno solo ‚, da s‚ nato, e da uno solo son nate tutte le cose; e in esse ei si aggira, e nessun dei mortali lo vede, ed ei vede tutti... Così dunque Orfeo: col tempo almeno egli comprese finalmente di essere stato nell'errore. Ma tu non indugiare, accorto mortale, ed affrettati, e indietro rivolgendoti, propiziati così Dio. I Greci infatti, sebbene, avendo indubbiamente ricevuto talune scintille del Verbo divino, abbiano fatto sentire solo pochi accenti della verità, testimoniano la potenza di essa che non è stata nascosta; ma insieme, d'altra parte, rivelano la propria debolezza, perchè non giunsero fino al termine. Giacchè oramai credo che a chiunque è diventato chiaro che coloro che fanno o anche dicono qualche cosa senza il Verbo della Verità, sono simili a quelli che si sforzano di camminare senza piedi. Ti spingano alla salvezza anche gli attacchi che i poeti comici, costretti dalla forza della verità, fanno ai vostri dei. Il poeta comico Menandro, per esempio, dice nella commedia intitolata " L'auriga ": Non mi piace un dio che vada fuori con una vecchia a spasso, Nè che penetri dentro le case con la tavoletta, come un sacerdote questuante: tali infatti sono i sacerdoti questuanti di Cibele. Donde a ragione Antistene diceva ad essi, quando chiedevano l'elemosina: "Io non nutro la madre degli dei, perchè la nutrono gli dei". Di nuovo lo stesso poeta comico, nella commedia intitolata " La sacerdotessa", indignato contro questa consuetudine, cerca di combattere l'empia arroganza di questo errore, aggiungendo saggiamente: se, dunque, l'uomo trae coi cembali Dio dovunque voglia quei che fa questo è più grande di Dio. Ma sono questi strumenti d'audacia e di forza, trovati dagli uomini... E non solo Menandro, ma anche Omero ed Euripide e molti altri poeti smascherano i vostri dei e non temono minimamente di insultarli. Per esempio, Atena la chiamano " mosca canina ", ed Efesto " zoppo di tutti e due i piedi", e ad Afrodite Elena dice: Nè coi tuoi piedi all'Olimpo fare ritorno mai più. Di Dioniso scrive Omero apertamente: Ei che una volta di Dioniso furente perseguitò le nutrici pel monte di Nisa santissimo; ed esse tutte versarono a terra i sacri arredi, dal crudo Licurgo (percosse)... Degno veramente della socratica scuola è Euripide, Poichè guardò solo la verità e disprezzò gli spettatori, sia quando smaschera Apollo, che le sedi del centro della terra abita, e dà ai mortali sicurissimi oracoli, con queste parole: a lui ubbidendo uccisi la madre, lui giudicate empio ed uccidete; lui, e non io, peccò, che più ignorante e del bello e del giusto egli è di me, sia quando introduce Eracle furioso e, in altro punto, ubbriaco e insaziabile. Come no, infatti? Egli che, mentre banchettava con carni mangiava dopo fichi verdi sguaiatamente latrando così che l'avrebbe un barbaro compreso... E già nel dramma intitolato " Ione " presenta senza alcun ritegno gli dei agli spettatori: Come può esser giusto che voi stessi che faceste per gli uomini le leggi siate accusati di violarle? Se - ciò non sarò, ma voglio far l'ipotesi - tu e Poseidone e Zeus ch’è re del cielo delle nozze violente il conto rendere agli uomini doveste, il fio pagando delle ingiustizie, vuotereste i templi.

(Autore: Clemente alessandrino)

L'imitazione di Cristo: L'AMORE DI SÉ RALLENTA MOLTISSIMO IL PASSO VERSO IL SOMMO BENE

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, bisogna che tu dia tutto, per avere tutto e per non appartenere più in nulla a te stesso. Sappi che l'amore di te stesso ti danneggia più che qualunque altra cosa del mondo. Qualsivoglia cosa sta più o meno attaccata a te, a seconda dell'amore e dell'affetto che le porti. Ma se il tuo amore sarà puro, semplice e conforme alla volontà mia, non subirai la schiavitù delle cose. Non desiderare ciò che non ti è lecito possedere; non volere ciò che può esserti d'impaccio, togliendoti la libertà interiore. È cosa strana che tu non t'affidi a Me, dal profondo del cuore, con tutto te stesso e con tutte le cose che puoi desiderare od avere.

Perché ti struggi in vana tristezza? Perché t'affatichi con affanni superflui? Sta' a quello che dispongo Io, e non subirai alcun danno. Se cerchi questa o quest'altra cosa; se vorrai essere qui o là, per conseguire maggiormente il tuo vantaggio e per assecondare il tuo piacere, non sarai mai in pace né libero da ansietà, perché in ogni cosa si troverà qualche manchevolezza e dappertutto ci sarà chi ti contrasta. Giova, pertanto, non l'acquisto o l'accrescimento d'un qualsiasi bene esteriore; giova, invece, ciò che è da noi disprezzato e reciso radicalmente dal cuore.

E non intendere che questo valga soltanto per la stima, per il danaro e per le ricchezze; devi intendere che vale anche per gli onori tanto ambiti e per le vane lodi desiderate: cose tutte che passano con il passare di questo mondo. Poca sicurezza dà il luogo in cui ti trovi, se ti manca il fervore spirituale. Né durerà a lungo quella pace che hai cercata fuori di te, se ti manca il vero fondamento della fermezza del cuore; voglio dire: se non ti sarai saldamente unito a Me, potrai, si, cambiare posto, ma non diventare migliore. In verità, se ti si ripresenta l'occasione e la accogli, troverai quello che avevi fuggito, ancora di più.

PREGHIERA PER OTTENERE LA PURIFICAZIONE DEL CUORE E LA CELESTE SAPIENZA

PAROLE DEL DISCEPOLO

Fortificami, o Dio, con la Grazia dello Spirito Santo; Fa' che per la tua virtù mi corrobori nella vita interiore; fa' che il mio cuore si liberi da ogni inutile sollecitudine ed ansietà e non si lasci trascinare dai vari desideri di cosa alcuna, di poco valore o preziosa che sia; fa' ch'io sappia riguardare tutte le cose come passeggere e me pure passeggero con esse. Nulla, infatti, è durevole sotto il sole, dove "tutto è vanità e un inseguire il vento" (Qo 1,14). Oh, quanto è saggio chi ragiona così!

Dammi, o Signore, la sapienza celeste, perché impari a cercare e trovare Te, sopra ogni cosa; apprenda a gustare ed amare Te, soprattutto; apprenda a considerare tutto il resto com'è in realtà, secondo le disposizioni della sapienza tua.Dammi la prudenza, perché io sappia tenere lontano chi mi lusinga; la pazienza, perché io sopporti chi mi contrasta. Questa è, infatti, grande saggezza: non lasciarsi smuovere da ogni soffio di parole e non prestare orecchio alla sirena che perfidamente lusinga. Intrapresa in tal modo la strada, si prosegue il cammino con sicurezza.