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Lunedi, 6 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Dio desidera più da noi il vederci fedeli nelle piccole occasioni che mette in nostra mano, che il sentirci ardere di desiderio per le cose grandi che difficilmente avremo occasione di compiere.

LETTURE A CASO

Lc 13,1-35

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".

6Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai".

10Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. 11C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. 12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", 13e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.

14Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". 15Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? 16E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". 17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

18Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? 19È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami".

20E ancora: "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? 21È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata".

22Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose: 24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. 26Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. 27Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! 28Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi".

31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere". 32Egli rispose: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. 33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! 35Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 9, 1-41: Il cieco andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

2 Tm 1,1-18

1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù, 2al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.

3Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno; 4mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. 5Mi ricordo infatti della tua fede schietta, fede che fu prima nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunìce e ora, ne sono certo, anche in te.

6Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. 7Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. 8Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. 9Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, 10ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo, 11del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro.

12È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare il mio deposito fino a quel giorno. 13Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. 14Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi.

15Tu sai che tutti quelli dell'Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermègene, mi hanno abbandonato. 16Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s'è vergognato delle mie catene; 17anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato. 18Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Èfeso, lo sai meglio di me.


Il lavoro dei monaci: Il Vangelo non proibisce d’essere previdenti.

24. 31. Prendendo argomento dal vangelo si potrebbe mettere alle strette i nostri traviati e convincerli che non debbono mettersi da parte alcunché per l’avvenire. Li sentiresti subito rispondere e, con ragione questa volta: Ma allora per qual motivo il Signore volle lui stesso esser provvisto d’una borsa in cui riporre il denaro che riceveva? Perché mai tanta premura nell’inviare in anticipo le vettovaglie ai santi della Chiesa primitiva minacciati da carestia? Perché mai gli apostoli si diedero tanto da fare per raccogliere il necessario ai fratelli che erano nelle strettezze, sicché nulla mancasse loro anche in tempo avvenire? Come attesta san Paolo nella lettera ai Corinzi, in cui scrive: Per quanto concerne la colletta a pro dei santi, lo stesso che ho stabilito nelle chiese di Galazia fate anche voi: ogni domenica ciascuno metta da parte qualcosa, risparmiando quel che gli sembrerà opportuno, sicché la raccolta non abbia ad eseguirsi quando io sarò già arrivato. Al mio arrivo, quelli che voi abbiate approvati io li invierò, accompagnati da lettera, a portare il vostro dono caritatevole a Gerusalemme. Che se poi sarà conveniente che pure io parta, verranno insieme con me. Sono testi che essi citano molto a proposito, anzi, molti e molti altri. E allora noi replichiamo: Va bene! voi, sebbene conosciate le parole del Signore ove si prescrive di non preoccuparsi del domani, non vi sentite obbligati ad escludere, a tenore di questo precetto, ogni misura di previdenza per l’avvenire. Come fate allora a trovare nelle stesse parole la prova per schivare la fatica? Con che coraggio pretendete che gli uccelli dell’aria, dai quali non prendete l’esempio per evitare di rifornire le vostre dispense, abbiano ad esservi d’esempio per starvene in ozio?

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: NELL'EUCARISTIA SI MANIFESTANO ALL'UOMO LA GRANDE BONTA' E L'AMORE DI DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Confidando nella tua bontà e nella tua grande misericordia, o Signore, m'accosto, infermo, a Te, che sei la mia salute; affamato ed assetato, alla Fonte della vita; mendico, al Re del Cielo; servo, al Padrone; creatura, al Creatore; desolato, al mio pietoso Consolatore. Ma donde mai questa grazia, che Tu venga a me? Chi sono, io, perché Tu mi doni Te stesso? Come osa un peccatore comparire davanti a Te? E Tu, come Ti degni di venire da un peccatore? Tu conosci il tuo servo, e sai bene ch'egli non ha dentro di sé alcun bene, per cui Tu gli doni questa grazia. Confesso, quindi, la mia miseria, riconosco la tua bontà, glorifico la tua misericordia e Ti rendo grazie per il tuo immenso amore.

Infatti, per il tuo amore fai questo, e non per i miei meriti, perché mi si renda ancora più palese la tua bontà, mi si diffonda in cuore più abbondante la carità e mi sia data una lezione più perfetta d'umiltà. Poiché, dunque, questo a Te è caro e Tu hai comandato che così fosse fatto, anche a me è caro il favore che Tu Ti degni di concedermi. E potesse, almeno, non porre ostacolo a questo, la mia iniquità! O dolcissimo e benignissimo Gesù, quanta venerazione e quanti ringraziamenti, tra inni di lode senza fine, Ti si devono tributare, per il fatto che ci ammetti a ricevere il tuo sacro Corpo, del quale nessun uomo può spiegare l'eccelsa dignità! Ma quali saranno i miei pensieri in questa Comunione, allorché m'accosterò al Signore mio, che non riesco a venerare come devo, e che, tuttavia, desidero ricevere devotamente? Che pensiero migliore e più salutare di quello di umiliarmi totalmente davanti a Te e d'esaltare, sopra di me, la tua bontà infinita?

Ti lodo, Dio mio, e Ti esalto in eterno; disprezzo me stesso e a Te mi sottopongo dall'abisso della mia pochezza. Ecco, Tu sei il Santo dei Santi, ed io la feccia dei peccatori! Ecco, Tu t'abbassi fino a me, che non sono degno di alzare gli occhi per guardarTi! Ecco, Tu vieni a me, Tu vuoi essere con me, Tu m'inviti al tuo banchetto! Tu mi vuoi dare il cibo celeste e "il pane degli Angeli" (Sal 77,25): null'altro, veramente, che Te stesso, "Pane vivo, che sei disceso dal Cielo e dài la vita al mondo" (Gv 6,33,51). Ecco quale degnazione risplende là, donde scaturisce l'Amore! Quanto grandi azioni di grazie e lodi Ti sono dovute, o Signore, per questi doni! Oh, quanto fu utile per la nostra salvezza la tua decisione, quando istituisti codesto Sacramento! Com'è soave e giocondo il banchetto, in cui Tu hai donato in cibo Te stesso!

Quant'è meravigliosa l'opera tua, o Signore! Quant'è potente la tua virtù! Quant'è ineffabile la tua verità! Infatti, hai parlato, e tutte le cose sono state fatte; ed è stato fatto anche questo Sacramento, che Tu stesso hai comandato. Prodigio stupendo, degno di fede e superiore all'umana comprensione, che Tu, o Signore Dio mio, vero Dio e vero uomo, sia contenuto integralmente sotto la piccola apparenza del pane e del vino, e sia mangiato da chi Ti riceve, senza che Tu sia consumato. Tu, o Signore dell'universo, che non hai bisogno di nessuno, hai voluto, per mezzo di codesto Sacramento, abitare in mezzo a noi; Conserva immacolati il mio cuore ed il mio corpo, perché con lieta e pura coscienza io possa piuttosto spesso celebrare i tuoi misteri e ricevere, per la mia eterna salvezza, ciò che Tu hai ordinato ed istituito, principalmente a tua gloria e a tuo perenne ricordo.

Rallegrati, anima mia, e rendi grazie a Dio per un dono tanto sublime e per un conforto tanto singolare, a te lasciato in questa valle di lacrime.

Infatti, ogni volta che rinnovi questo Mistero e ricevi il Corpo di Cristo, tu compi l'opera della tua redenzione e sei resa partecipe di tutti i meriti di Cristo. Infatti, l'amore di Cristo non sminuisce mai, e la grandezza della sua propiziazione non può mai esaurirsi. Tu devi, quindi, disporti al Sacramento con animo sempre nuovo, e con intensa riflessione devi meditare il mistero della salvezza. Quando celebri o ascolti la Messa, questo mistero deve apparirti così grande, così nuovo e così lieto, come se, in quello stesso giorno, Cristo, scendendo per la prima volta nel seno della Vergine, si facesse uomo, o come se, pendendo dalla Croce, patisse e morisse per la salvezza degli uomini.