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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Massime di perfezione cristiana:A ragione l'ozio viene chiamato come la tomba degli uomini vivi, il suo fetore ammorberà nel momento della morte coloro che ora non vogliono sentirlo.

LETTURE A CASO

Lc 22,1-71

1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo. 3Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. 4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. 6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.

7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. 8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare". 9Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?". 10Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà 11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate". 13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.

14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". 17E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, 18poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio".

19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". 20Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi".

21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!". 23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. 25Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, 30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli". 33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte". 34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi".

35Poi disse: "Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla". 36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine". 38Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!".

39Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione". 41Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: 42"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". 43Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. 44In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".

47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?". 49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore, dobbiamo colpire con la spada?". 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì. 52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre".

54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui". 57Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!". 58Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!". 59Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo". 60Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". 62E, uscito, pianse amaramente.

63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, 64lo bendavano e gli dicevano: "Indovina: chi ti ha colpito?". 65E molti altri insulti dicevano contro di lui.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: 67"Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio". 70Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli disse loro: "Lo dite voi stessi: io lo sono". 71Risposero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 22,15-21: Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

Rm 16,1-27

1Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: 2ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso.

3Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, 4e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; 5salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.

Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo. 6Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. 7Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me. 8Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore. 9Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. 10Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo. 11Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore. 12Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. 13Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia. 14Salutate Asìncrito, Flegónte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro. 15Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro. 16Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.

17Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro. 18Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici.

19La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. 20Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.

21Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giàsone, Sosìpatro, miei parenti. 22Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho scritto la lettera. 23Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto.

25A colui che ha il potere di confermarvi
secondo il vangelo che io annunzio
e il messaggio di Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero
taciuto per secoli eterni,
26ma rivelato ora
e annunziato mediante le scritture profetiche,
per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti
perché obbediscano alla fede,
27a Dio che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli dei secoli. Amen.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: Religione e pace sotto Numa.

9. Si crede che gli dèi abbiano aiutato anche Numa Pompilio, successore di Romolo, ad avere pace in tutto il periodo del suo regno e a chiudere le porte del tempio di Giano che di solito sono aperte in guerra, per quel titolo, cioè, che egli istituì molti misteri per Roma. Ci si deve invece felicitare con quell'uomo per un così lungo periodo di pace, se pure avesse saputo impiegarlo per attività vantaggiose e, disprezzata una dannosa curiosità, avesse cercato con vera pietà il vero Dio. Ora non gli dèi gli accordarono quel periodo di pace, ma forse lo avrebbero ingannato di meno, se non lo avessero trovato inattivo. Quanto lo trovarono meno occupato, tanto più essi lo occuparono. Infatti ciò che egli istituì e con quali mezzi poté associare a sé e alla cittadinanza tali dèi ce lo narra Varrone. Se ne parlerà, se il Signore vorrà, più accuratamente a suo luogo. Ora l'argomento riguarda i favori degli dèi. Certamente la pace è un grande beneficio, ma è un beneficio del Dio vero, concesso il più delle volte, come il sole, la pioggia e le altre necessità della vita agli ingrati e ai malvagi. Ma se gli dèi hanno concesso a Roma o a Pompilio un bene così grande, perché in seguito non l'hanno mai più accordato all'impero romano anche in periodi di grande dignità morale? Forse che erano più utili i misteri quando venivano istituiti che quando già istituiti venivano compiuti? Al contrario, in quei tempi non c'erano ancora, ma venivano aggiunti perché ci fossero; in seguito c'erano già, ma venivano conservati perché giovassero. Ma che discorso è questo? Sono trascorsi in una lunga pace sotto il regno di Numa quarantatré, o come vogliono altri, trentanove anni. In seguito, dopo l'istituzione dei misteri e sotto la protezione e la tutela degli dèi stessi, che erano stati invitati a quelle celebrazioni, per lunghi anni, dalla fondazione di Roma fino ad Augusto, si considera come fatto meraviglioso un solo anno dopo la prima guerra punica in cui i Romani poterono chiudere le porte della guerra.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: UTILITA' DELLA COMUNIONE FREQUENTE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Ecco ch'io vengo a Te, o Signore, per trarre profitto dal tuo dono e per godere del tuo santo banchetto, "che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero" (Sal Li 67,11). Ecco, in Te soltanto sta tutto ciò ch'io posso e devo desiderare; Tu sei la mia salvezza, la redenzione, la speranza, la forza, l'onore, la gloria. "Allieta", dunque, oggi, "l'anima del tuo servo, perché ho innalzato l'anima mia a Te" (Sal 85,4), o Signore Gesù. Io desidero ora riceverTi con devozione e riverenza; desidero introdurTi nella mia casa, per meritare, come Zaccheo, d'essere da Te benedetto e d'essere annoverato tra i figli d'Abramo. L’anima mia sospira il tuo Corpo, il mio cuore brama d'essere unito con Te. DonaTi a me, e mi basta. Infatti, lontano da Te nessuna consolazione ha valore. Senza di Te, non posso vivere; non posso stare senza le tue visite.

E, perciò, devo frequentemente accostarmi a Te e riceverTi come mezzo della mia salvezza, perché, privo di questo alimento celeste, alle volte non cada per via. Tu, infatti, o misericordiosissimo Gesù, predicando alle folle e guarendo varie infermità, una volta dicesti così: "Non voglio rimandarle digiune, perché non svengano lungo la strada" (Mt 15,32). Fa', dunque, altrettanto con me, Tu, che, per consolare i fedeli, hai lasciato Te stesso nel Sacramento. Sei Tu, infatti, il ristoro soave dell 'anima; e chi avrà degnamente mangiato di Te, sarà partecipe ed erede dell'eterna gloria.

Per me, che così spesso cado in peccato e tanto presto intorpidisco e vengo meno, è veramente indispensabile che mi rinnovi, che mi purifichi e m'infiammi con frequenti preghiere e Confessioni e con la santa Comunione del tuo Corpo, perché non avvenga che, astenendomene troppo a lungo, io receda dai miei santi propositi. Infatti, i sensi dell'uomo, fin dalla sua adolescenza, sono inclini al male e, se non lo soccorre la divina medicina della grazia, egli precipita presto in mali peggiori. La santa Comunione, appunto, allontana l'uomo dal male e lo consolida nel bene.

Se, infatti, ora sono così spesso negligente e tiepido quando mi comunico o celebro, che cosa avverrebbe, se io non prendessi questa medicina e non cercassi un così grande aiuto? E, sebbene io non sia ogni giorno preparato e ben disposto a celebrare, cercherò di ricevere nel tempo opportuno i Divini Misteri e di rendermi partecipe di tanta grazia. Finché l'anima fedele va pellegrinando lontano da Te, nel corpo mortale, questa è l'unica, suprema sua consolazione: ricordarsi più spesso del suo Dio e ricevere con fervida devozione il suo Amato.

Oh, mirabile degnazione della tua pietà verso di noi: Tu, Signore Dio, Creatore e datore di vita a tutti gli spiriti celesti, Ti degni di venire in quest'anima mia poveretta, saziando la sua fame con tutta la tua Divinità ed umanità! Oh, felice la mente e beata l'anima che merita di ricevere devotamente Te, suo Signore Dio, e d'essere ricolma, nel riceverTi, di gaudio spirituale!

Quale grande Signore essa accoglie! Quale amato ospite introduce! Qual piacevole compagno riceve! A qual fedele amico va incontro! Quale splendido e nobile sposo abbraccia, degno d'essere amato più di tutte le persone più care e più di tutte le cose che si possano desiderare! Tacciano davanti a Te, o dolcissimo mio Amato, il cielo, la terra e tutte le loro bellezze, poiché tutto quello che hanno di lodevole e pregevole è dono della degnazione della tua munificenza, né mai giungeranno allo splendore del tuo nome, la cui sapienza non ha misura.