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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Quando si tratta di servire si buon Padre, come Iddio, bisogna essere pronti a tutto sacrificare.

LETTURE A CASO

Lc 4,1-44

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo". 5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6"Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai". 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano
;

11e anche:

essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra
".

12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo". 13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

16Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi
,
19e predicare un anno di grazia del Signore.

20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". 22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?". 23Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria!". 24Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. 25Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro".

28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

31Poi discese a Cafàrnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. 32Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. 33Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: 34"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". 35Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". 37E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

38Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. 43Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 1,39-45: A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Rm 6,1-23

1Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? 2È assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 3O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. 6Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.

8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

12Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; 13non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. 14Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.

15Che dunque? Dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia? È assurdo! 16Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia? 17Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso 18e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia.

19Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità a pro dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.

20Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. 21Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. 22Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. 23Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.


La Città di Dio: Libro II - Immoralità del politeismo: ...e rifiutino il politeismo.

29. 2. Non andare in cerca di dèi falsi e bugiardi, rigettali piuttosto con disprezzo lanciandoti verso la vera libertà. Non sono dèi, sono spiriti malvagi, per i quali è tormento la tua felicità eterna. Si ritiene che Giunone invidiasse ai Troiani, dai quali derivi la stirpe, l'insediamento sui colli di Roma. Molto di più questi demoni, che tuttora consideri dèi, invidiano a tutto il genere umano la patria eterna. E tu stessa hai giudicato in gran parte questi spiriti, perché li hai resi propizi con spettacoli, ma hai deciso che fossero infami gli individui, dai quali hai fatto eseguire gli spettacoli medesimi. Permetti che si affermi la tua libertà contro spiriti immondi che avevano imposto sul tuo collo il peso di celebrare con rito sacro in loro onore la propria ignominia. Hai reso inabili alle cariche gli attori dei delitti divini, supplica il vero Dio ché allontani da te gli dèi che si vantano dei propri delitti, o veri, e questo è estremamente vergognoso, o inventati, e questo è estremamente malizioso. Hai fatto bene nel decidere di tua iniziativa che la comunanza dei diritti civili non fosse accessibile a istrioni e attori. Svégliati pienamente. In nessuna maniera si placa la maestà divina con arti, da cui è macchiata la dignità umana. Con quale criterio ritieni che si devono annoverare fra le sante potenze celesti gli dèi che si dilettano di simili ossequi, se hai ritenuto che gli individui, per mezzo dei quali si presentano questi ossequi, non si devono annoverare fra i cittadini romani di qualunque ceto siano? Senza confronto più illustre è la città dell'alto perché in essa la vittoria è verità, la dignità è santità, la pace è felicità, la vita è eternità. A minor ragione essa ha nella sua società dèi di quella specie, se tu ti sei vergognata di avere nella tua individui della medesima specie. Quindi se desideri giungere alla città felice, evita il rapporto con i demoni. È indignitoso che siano onorati dagli onesti coloro che sono resi propizi per mezzo di individui indegni. Siano dunque rimossi dal tuo religioso ossequio mediante la purificazione cristiana come gli attori furono rimossi dalla dignità di tuoi cittadini con nota del censore. Si crede poi che i demoni abbiano poteri sui beni temporali, i soli di cui i malvagi vogliono godere, e sui mali temporali, i soli che gli iniqui non vogliono subire. Comunque se avessero tale potere, a più forte ragione dovremmo disprezzare i beni del mondo anziché a causa loro adorare i demoni e adorandoli non riuscire a raggiungere quei beni che essi ci invidiano. Tuttavia esamineremo in seguito che essi non hanno potere neanche nelle cose del mondo, come pensano coloro i quali si affannano a dimostrare che in vista di esse bisogna adorarli. Perciò qui ha termine il presente volume.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: GLI AFFETTI DISORDINATI

Quando l'uomo appetisce disordinatamente qualche cosa, diventa inquieto dentro di sé. Il superbo e l'avaro non hanno mai pace; il povero e l'umile di spirito, invece, vivono in grande pace. L'uomo che non è ancora completamente morto a se stesso, non tarda ad essere tentato ed è vinto pur nelle cose piccole e spregevoli. Chi è debole nello spirito e, in certo modo, tuttora carnale ed incline alle cose sensibili, difficilmente riesce a svincolarsi del tutto dai desideri terreni. E, perciò, spesso sente tristezza, quando riesce a distogliersene; e facilmente si sdegna, se qualcuno gli si oppone. Se, poi, riesce ad ottenere ciò che bramava, è immediatamente oppresso dal rimorso della coscienza: il motivo è che ha assecondato la sua passione, la quale non giova affatto alla pace di cui è andato in cerca. Perciò, la vera pace del cuore si trova resistendo alle passioni, non già nel farsi schiavo d'esse. Non c'è, dunque, pace nel cuore dell'uomo carnale; non c'è nell'uomo dedito alle esteriorità, ma solo in quello fervente e spirituale.