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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Il Figlio di Dio è stato umiliato nel grembo della Vergine, è stato povero nel presepio, nella stalla degli animali; è stato pellegrino andando al patibolo della croce. Nulla è in grado di umiliare la superbia del peccatore quanto l'umiliazione dell'umanità di Gesù Cristo.

LETTURE A CASO

Mc 5,1-43

1Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. 2Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. 3Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, 4perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. 5Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, 7e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". 8Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". 9E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". 10E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.

11Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. 12E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". 13Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. 14I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.

15Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. 17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". 20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

21Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". 24Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28"Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". 29E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.

30Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". 31I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". 32Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".

35Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". 37E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.41Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". 42Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 9, 1-41: Il cieco andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

At 11,1-30

1Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. 2E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: 3"Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!".

4Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: 5"Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. 6Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. 7E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! 8Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. 9Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. 10Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. 11Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi. 12Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. 13Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa' venire Simone detto anche Pietro; 14egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. 15Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi. 16Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo. 17Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?".

18All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!".

19Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. 20Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. 21E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. 22La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Bàrnaba ad Antiòchia.

23Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, 24da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. 25Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiòchia. 26Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.

27In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiòchia da Gerusalemme. 28E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. 29Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; 30questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba e Saulo.


Il lavoro dei monaci: Condiscendenza di Paolo verso i deboli: a) Sotto la legge, con la legge, senza legge; b) Paolo non è opportunista né simulatore.

11. 12. Ascoltiamo il brano seguente da cui si ricava che la condotta di Paolo era suggerita da compassione per le persone più deboli nella fede. Pur essendo libero nei riguardi di tutti, mi son voluto rendere servo di tutti per portare molta gente a salvezza. Per chi era soggetto alla legge mi son reso come un uomo obbligato alla legge –sebbene io non fossi stretto da tale obbligo –, pur di salvare i sottoposti alla legge. Per quelli che non hanno la legge mi son reso come un uomo privo di legge – sebbene un senza legge io non lo sia ma abbia la legge di Cristo –, pur di salvare quelli che sono fuori della legge. Si regolava in tal modo non per furberia o voglia di fingere ma perché animato da compassione e carità. Non fu per apparire giudeo – come certuni hanno ritenuto –, che ad esempio, in Gerusalemme si assoggettò alle osservanze legali dell’Antico Testamento. Lo fece, anzi, per conformarsi alla sua teoria, adottata liberamente e chiaramente formulata là dove dice: Se uno al momento della chiamata al cristianesimo è circonciso, non faccia scomparire questo segno. Non dovrà, cioè, costui menare un tenore di vita quasi che fosse ridiventato pagano incirconciso, nascondendo a tal fine ciò che aveva messo allo scoperto. Come in un altro passo dice: La tua circoncisione è divenuta prepuzio. In conformità dunque col suo principio che “ chi è chiamato dal giudaismo non deve occultare la sua circoncisione e chi è chiamato di tra i pagani non deve farsi circoncidere “, Paolo adottò comportamenti che agli occhi di gente ignara o sbadata poterono sembrare simulazioni. Bisogna però sapere che egli era un giudeo e ricevette la chiamata al cristianesimo quand’era circonciso. Pertanto, egli si rifiutò di ridiventare incirconciso, cioè di vivere come vivevano i cristiani provenienti dal paganesimo, sebbene una tale linea di condotta egli fosse libero di adottarla. Egli non era soggetto alla legge mosaica come l’intendevano quelli che ne volevano un’osservanza servile, ma era sotto la legge di Cristo e di Dio, con la quale la legge di Mosè si identificava. Poiché non erano due leggi diverse, come affermano quegli scellerati dei manichei. Se dunque Paolo nell’adattarsi alle osservanze dei giudei lo fece per finta, si dovrebbe dire che, sia pure per finta, egli si fece pagano e offrì sacrifici agli idoli, poiché dice che, nei riguardi di quelli che erano al di fuori della legge, si comportò come un uomo senza la legge. Con la quale espressione egli vuol indicare evidentemente i gentili, cioè coloro che noi siamo soliti chiamare pagani. Bisogna ricordare a questo proposito che una cosa è essere sotto la legge, un’altra essere con la legge, una terza essere senza la legge. Sotto la legge è la condizione dei giudei non rinati alla grazia; con la legge è la condizione di coloro che, giudei o cristiani che siano, son mossi dallo spirito. Per cui, se giudei, seguitano a regolarsi secondo le costumanze dei loro antenati, ma non impongono ai convertiti dal paganesimo pesi ai quali costoro non sono assuefatti e quindi son loro soli che seguitano a circoncidersi. Senza la legge è la condizione dei pagani che ancora non hanno conosciuto né abbracciato la fede: alle cui esigenze l’Apostolo dice di essersi adattato: non per opportunismo o voglia di simulare, ma per misericordiosa compassione, perché si sentiva in dovere d’andare incontro ai bisogni di quanti fra i giudei o i pagani fossero stati ancora uomini carnali, con quella compassionevole carità con cui egli stesso avrebbe desiderato d’essere trattato se si fosse trovato nelle loro condizioni. Si poneva sulle proprie spalle la loro debolezza abbassandosi caritatevolmente al loro livello, non ingannandoli con una simulazione bugiarda. Come egli spiega subito appresso: Mi sono reso debole con i deboli, per portare i deboli a salute. Tali i motivi che lo spingevano a dire anche le cose riportate più sopra. Quindi, come non era una fandonia l’essersi fatto debole con i deboli, allo stesso modo non lo erano gli altri atteggiamenti descritti prima. Resta da vedere cosa sia stata quella che egli chiama debolezza sua verso i più deboli. Non fu forse il riguardo che egli, mosso da carità, volle avere per loro, rifiutandosi d’accettare quello che a rigor di diritto divino gli sarebbe spettato? La qual cosa egli fece per non dar l’impressione d’essere un venditore del vangelo e per non ostacolare così il diffondersi della parola di Dio suscitando sospetti presso della gente ancora impreparata. Se egli, il suo compenso lo avesse preteso, non avrebbe agito da imbroglione, poiché era un diritto che realmente gli spettava. Non accettandolo fu ugualmente leale e sincero. Non disse infatti che non gli spettava, ma che, pur trattandosi d’un suo diritto, ci rinunziava e intendeva rinunziarci in modo assoluto. Con ciò, vale a dire col non esigere quanto a lui dovuto, si rendeva debole: si rivestiva di quel sentimento di compassione che gli faceva pensare come avrebbe desiderato si agisse con lui nel caso che si fosse trovato nella stessa condizione di spirito tanto malferma da sospettare del traffico affaristico sul conto dei predicatori del vangelo vedendoli accettare compensi materiali.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: GIUDIZIO E PENE DEI PECCATORI

In ogni tuo atto guarda alla tua fine e pensa al momento nel quale ti troverai davanti al Giudice severo, cui nulla rimane nascosto, e che non si può placare con doni, che non accetta scuse, ma che giudicherà soltanto secondo giustizia. O infelicissimo ed insensato peccatore, che cosa risponderai a Dio, che conosce tutte le tue iniquità, tu, che talvolta temi, pieno di spavento, lo sguardo d'un uomo incollerito? perché non ti premunisci per il giorno del Giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato o difeso da altri, ma ognuno sarà per se stesso un peso anche troppo grave? Ora, la tua fatica porta frutti, il tuo pianto è accetto, il tuo gemito è degno d'ascolto; ora, il tuo dolore ha potere di soddisfazione e di purificazione.

Ha qui, sulla terra, un grande e salutare Purgatorio l'uomo paziente, che, quando è offeso, si duole più della cattiveria dell'altro, che del torto da lui subito. Ed egli prega volentieri per i suoi avversari e perdona con tutto il cuore le offese, non tarda a chiedere perdono agli altri, è più pronto alla pietà che al risentimento. Fa spesso violenza a se stesso e si sforza di sottomettere completamente il corpo allo spirito.

È meglio espiare ora i propri peccati e sradicare i vizi, che tenerseli da espiare nella vita futura. Davvero, con l'amore disordinato che abbiamo per il nostro corpo, perdiamo il giusto discernimento! Che altro divorerà quel fuoco, se non i tuoi peccati?

Quanto più, ora, sei indulgente con te stesso ed accontenti il corpo, tanto più dura sconterai, poi, la pena, e più materia da ardere accumulerai. Là, dove l'uomo più ha peccato, sarà anche più gravemente punito. Là, gli accidiosi saranno pungolati con sproni di fiamma, ed i golosi saranno tormentati da sete e fame insaziabili.

Là, i lussuriosi e gli amanti dei piaceri saranno immersi in pece ardente e in fetido zolfo, e gli invidiosi urleranno di dolore come cani arrabbiati. Non ci sarà alcun vizio che non abbia il suo speciale tormento. Là, i superbi saranno ricolmi d'ogni confusione e gli avari saranno attanagliati dalla più sordida miseria. Là, un'ora sola di pena sarà più tormentosa che cento anni della più aspra penitenza in questa vita. Là, per i dannati non ci sarà alcun riposo, non ci sarà alcun sollievo, mentre qui, talvolta, c'è una tregua alle fatiche e si possono godere le consolazioni degli amici. Sii, ora, preoccupato e pentito dei tuoi peccati, per essere sicuro in compagnia dei Santi nel giorno del Giudizio. Allora, infatti, "i giusti staranno con grande fiducia di fronte a quanti li hanno oppressi" (Sap 5,1).

Allora, sederà a giudicare Colui che ora si sottomette umilmente ai giudizi degli uomini. Avranno, allora, grande fiducia il povero e l'umile, mentre il superbo sarà per ogni verso atterrito. Allora, si vedrà quant'è stato saggio in questo mondo chi imparò ad essere stolto e disprezzato per Cristo. Allora, ci tornerà cara ogni tribolazione sofferta con pazienza, e "ogni iniquo chiude la sua bocca" (Sal 106,42). Allora, ogni anima devota si rallegrerà ed ogni peccatore sarà triste e malinconico. Allora, il corpo mortificato avrà gaudio più grande, che se fosse stato sempre nutrito di delizie.

Allora, le vesti grossolane si faranno splendide e quelle si seta si faranno tenebrose. Allora, avrà più lode il tugurio poveretto, che il palazzo dorato. Allora, gioverà di più la costante pazienza, che tutto il potere del mondo. Allora, la semplicità e l'obbedienza saranno esaltate più di tutta l'astuzia mondana. Allora, la coscienza pura e retta darà più gioia, che non la profonda filosofia. Allora, sulle bilance di Dio avrà maggior peso il disprezzo della ricchezza, che ogni tesoro terreno. Allora, trarrai più consolazione dalle devote preghiere, che non dai pranzi prelibati.

Allora, ti compiacerai di più d'avere mantenuto il silenzio, che non d'aver fatto lunghe chiacchiere. Allora, varranno di più le buone opere, che non le molte belle parole. Allora, una vita austera ed una dura penitenza daranno più piacere, che non qualsiasi diletto terreno.

Impara, dunque, a patire, ora, piccole pene, per essere liberato, allora, da sofferenze più gravi. Fa', qui, ora, la prova di quello che potresti soffrire poi, di là. Se, ora, non sai sopportare il poco, come potrai sopportare, allora, i tormenti eterni? Se, ora, una piccola contrarietà ti rende impaziente, che cosa sarà per te la Geenna? Ecco: davvero non ti è consentito di godere due felicità, cioè godertela prima, qui, al mondo, e regnare, poi, con Cristo. Se fino ad oggi tu fossi sempre vissuto fra gli onori ed i piaceri, che cosa tutto ciò t'avrebbe giovato, qualora in questo medesimo istante ti toccasse morire? Dunque, tutto è vanità, fuorché amare Dio e servire a Lui solo.

Chi ama Dio con tutto il cuore non teme la morte né i tormenti né il Giudizio né l'Inferno, perché il perfetto amore apre la via sicura che conduce a Dio. Chi, invece, si diletta a peccare, non fa meraviglia che tema la morte e il Giudizio. Tuttavia, è già una buona cosa che, se non è ancora l'amore di Dio a tenerti lontano dalla colpa, ti trattenga almeno la paura dell'Inferno. Chi, però, pospone il timore di Dio al timore dell'Inferno, non riuscirà a perseverare nel bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.