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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Quando si richiede il vostro consiglio, datelo francamente, sia che venga approvato o no.

LETTURE A CASO

Gv 3,1-36

1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". 4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". 9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. 23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. 26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui". 27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. 29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 30Egli deve crescere e io invece diminuire.

31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; 33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. 34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 6, 51-58: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

1 Cor 13,1-13

1Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

2E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.

3E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.

4La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. 7Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. 12Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.

13Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!


Didache': Invito a non turbare la disciplina ecclesiastica. E a non parteggiare per gli indisciplinati.

30. 38. Son queste le cose che a proposito del lavoro dei monaci mi sono affrettato a scriverti, o mio carissimo fratello Aurelio, a cui va nel cuore di Cristo ogni mio rispetto. Te ne ho scritto, nel modo e nella misura che mi ha donato colui che per tuo mezzo m’aveva dato l’incarico di scriverne. Nella mia esposizione ho avuto di mira soprattutto che i buoni religiosi nell’eseguire quanto prescritto dall’Apostolo non avessero ad essere presi per contravventori delle norme del vangelo da coloro che son pigri e indisciplinati. In tal modo, quanti si rifiutano di lavorare non potranno almeno avanzare dubbi sul fatto che quelli che lavorano sono migliori di loro. Veramente, chi potrebbe tollerare che uomini cocciutamente ribelli i quali resistono agli ordini più che salutari impartiti dall’Apostolo abbiano ad essere non già sopportati pazientemente come membra malate ma elogiati come più progrediti in santità? Come si potrebbe ammettere che monasteri fondati sulla più sana dottrina abbiano ad essere fuorviati dalla duplice attrattiva, di potersi cioè abbandonare all’ozio con ogni libertà e di potersi far belli con una santità contraffatta? Pertanto, anche quegli altri fra i nostri fratelli e figli che inconsciamente han preso l’abitudine d’appoggiare costoro e di patrocinare la causa della loro arrogante condotta sappiano che tocca a loro in primo luogo ravvedersi e mutare condotta, allo scopo di far ravvedere i traviati, non già perché loro riducano le opere buone che fanno. È ovvio infatti che riguardo alla prontezza e allo zelo con cui forniscono il necessario ai servi di Dio, noi non solo non li rimproveriamo ma anzi ce ne congratuliamo con vivo compiacimento. Stiano però in guardia affinché una malintesa compassione non abbia per l’avvenire a recar loro maggior danno di quanto non sia il vantaggio conseguito sul primo momento.
30. 39. Si commettono infatti meno peccati se con approvazioni non si dà spago al perverso perché segua le inclinazioni del suo cuore e se non si elogia colui che commette azioni inique.

(Autore: anonimo)

L'imitazione di Cristo: DOBBIAMO AVERE FIDUCIA IN DIO, QUANDO SIAMO COLPITI DA PAROLE CHE FERISCONO

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, sta' saldo e spera in Me. Che altro sono le parole, se non parole? Volano per l'aria, ma non scalfiscono la pietra. Se sei colpevole, pensa di buon animo ad emendarti; se non sei consapevole d'alcuna colpa, sopporta volentieri ogni contrarietà, per amore di Dio. Non è una gran cosa che tu sopporti, almeno qualche volta, delle parole pungenti, tu, che ancora non sei capace di reggere a gravi percosse. E perché cose tanto piccole ti arrivano fino al cuore, se non perché sei ancora legato alla carne e badi agli uomini più del necessario? Evidentemente, perché temi d'essere disprezzato, non vuoi essere ripreso per i tuoi errori e cerchi scuse per metterli al coperto.

Ma esaminati meglio, e riconoscerai che dentro di te sono ancora vivi il mondo ed il vano desiderio di piacere agli uomini. Infatti, codesta tua ripugnanza ad essere tenuto in poca considerazione e ad essere umiliato per i tuoi difetti, è una chiara dimostrazione che non sei veramente umile, che non sei veramente morto al mondo e che per te il mondo non è stato crocifisso. Ma ascolta la mia Parola e non darai importanza nemmeno a diecimila parole degli uomini.

Ecco, anche se contro di te si dicesse tutto quello che la più perfida malizia può inventare, quale danno ti farebbe questo, quando tu lo lasciassi del tutto correre e ne facessi conto non più che d'una pagliuzza? Ti si potrebbe, forse, strappare anche un solo capello? Ma chi non è raccolto nell'intimo del suo cuore e non ha Dio davanti agli occhi, si lascia turbare facilmente per una parola di biasimo.

Chi, invece, confida in Me e non ricerca l'appoggio al proprio giudizio, sarà immune dal timore degli uomini. Sono Io, infatti, il Giudice e colui che conosce tutti i segreti; Io so come una cosa s'è svolta veramente; Io conosco chi fa l'offesa e chi la patisce. Per mio volere è uscita quella parola, con il mio permesso è avvenuto questo fatto, "perché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Lc 2,35). Io giudicherò il reo e l'innocente, ma prima ho voluto provare l'uno e l'altro con occulto giudizio.

La testimonianza degli uomini spesso è fallace; il mio giudizio, invece, è veritiero, resterà immutato e non sarà rovesciato. Il più delle volte resta nascosto e a pochi, nei singoli casi, si fa palese; tuttavia, non sbaglia mai e non può sbagliare, anche se non sembri retto agli occhi di chi manca della sapienza. A Me, dunque, bisogna ricorrere per il giudizio su ogni contesa, e non fidarsi del proprio criterio.

Il giusto, infatti, non si turberà, "qualunque cosa gli venga" (Prv 12,21) da Dio. Non se la prenderà molto, anche se gli sarà fatto qualche addebito calunnioso. Ma nemmeno si darà a fatua esultanza, se con buone ragioni verrà da altri discolpato.

Il giusto, infatti, considera che sono Io colui che "scruta gli affetti ed i pensieri" (Ap 2,23) degli uomini; Io, che non giudico secondo l'apparente aspetto degli uomini. Spesso, quindi, ai miei occhi è riprovevole ciò che, a giudizio degli uomini, può sembrare degno di lode.

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore Dio, giudice giusto, forte e paziente, che conosci la fragilità e la cattiveria degli uomini, sii la mia forza e tutta la mia fiducia; la sola coscienza non mi basta. Tu conosci quello che io non conosco; perciò, davanti ad ogni rimprovero mi sarei dovuto umiliare ed avrei dovuto sopportarlo con dolcezza. Perdonami, dunque, benevolo, per tutte le volte che non mi sono comportato così, e dammi di nuovo la grazia d'una sopportazione maggiore.

È meglio per me, per ottenere il perdono, la tua sovrabbondante misericordia, che non la mia pretesa giustizia a difendere ciò che è nascosto nella mia coscienza. Ed anche se fossi consapevole con me stesso di non dovermi rimproverare di nulla, non posso per questo ritenermi giustificato, perché senza la tua misericordia "nessun vivente davanti a Te è giusto" (Sal 142,2).