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Lunedi, 6 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:La ragione vera per cui non sempre riesci a far bene le tue meditazioni, io la rinvengo in questo e non mi sbaglio. Tu ti accosti a meditare con una certa specie di alterazione, congiunta con una grande ansietà, di trovare qualche oggetto che possa far rimanere contento e consolato il tuo spirito; e questo basta per far che tu non trovi mai quel che cerchi e non posi la tua mente nella verità che mediti. Figlia mia, sappi che quando uno cerca con gran fretta ed avidità una cosa perduta, la toccherà con le mani, la vedrà con gli occhi cento volte, e non se ne accorgerà mai. Da questa vana ed inutile ansietà non ti può derivare altro che una grande stanchezza di spirito ed impossibilità di mente, di fermarsi sull'oggetto che tiene presente; e da questo, poi, come da sua propria causa, una certa freddezza e stupidità dell'anima specificatamente nella parte affettiva. Non conosco altro rimedio al riguardo all'infuori di questo: uscire da questa ansietà, perché essa è uno dei maggiori traditori che la vera virtù e la soda devozione possa mai avere; finge di riscaldarsi al ben operare, ma non lo fa se non per raffreddarsi e ci fa correre per farci inciampare.

LETTURE A CASO

Gv 17,1-26

1Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. 2Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. 5E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.

6Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, 8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. 9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. 10Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.

12Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

15Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.

20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; 21perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

22E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.

24Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.

25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 10, 25-37: Chi è il mio prossimo?

At 18,1-28

1Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.

5Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani". 7E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.

9E una notte in visione il Signore disse a Paolo: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città". 11Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.

12Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 13"Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge". 14Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. 15Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende". 16E li fece cacciare dal tribunale. 17Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.

18Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19Giunsero a Èfeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21Tuttavia prese congedo dicendo: "Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà", quindi partì da Èfeso. 22Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiòchia.

23Trascorso colà un po' di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.

24Arrivò a Èfeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. 25Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; 28confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.


Il Pastore d'Erma - Le similitudini: Quinta similitudine

LIV (1), 1. Mentre digiunavo e stavo seduto su di un monte a ringraziare il Signore per tutto ciò che ha fatto per me, vedo il pastore che mi si siede accanto e dice: "Perché mai di buon'ora sei venuto qui?". "Perché ho stazione, signore". 2. "Che significa stazione?". "Digiuno, signore". "Cosa è questo digiuno?". "Come si suole, così io digiuno". 3. "Non sapete, dice, digiunare per amore di Dio, né è digiuno questa cosa inutile che fate a lui". "Perché, signore, dici questo?". "Ti dico che non è digiuno questo che vi sembra di fare. Ti insegnerò quale è il digiuno completo e accetto al Signore". "Sì, signore, mi farai contento e conoscerò il digiuno accetto a Dio". "Ascoltami. 4. Dio non vuole questo digiuno vano; così digiunando per amore di Dio nulla operi per la giustizia. Digiuna, invece, per amore di Dio, così. 5. Non far nulla di male nella tua vita, ma servi il Signore con cuore puro; osserva i suoi comandamenti, camminando nei suoi precetti, e non entri nel tuo cuore alcun desiderio malvagio e credi in Dio. Se ciò farai e Lo temerai, astenendoti da ogni opera malvagia, vivrai in Dio. Se adempi queste cose, farai un grande digiuno accetto al Signore".

LV (2), 1. "Ascolta la similitudine che sto per dirti che concerne il digiuno. 2. Un tale possedeva un podere e molti servi e piantò la vigna in una parte del podere. Doveva partire. Scelto un servo fedele e stimato, lo chiamò e gli disse: Prendi la vigna che piantai, muniscila di una palizzata e, sino a quando io non torni, altro non fare alla vigna. Osserva questo mio precetto, e per me sarai libero. Il padrone partì per terra straniera. 3. Partito il padrone, il servo cinse di una palizzata la vigna. Finita la palizzata, vide che la vigna era piena di erbe. 4. Tra sé pensò: ho adempiuto l'ordine del padrone. Vangherò poi la vigna, che vangata sarà più curata, e, non soffocata dalle erbe, darà più frutto. Zappò la vigna ed estirpò tutte le erbe che erano nella vigna. La vigna divenne bellissima e rigogliosa, senza le erbe che la soffocavano. 5. Dopo un po' di tempo venne il padrone del campo e del servo ed entrò nella vigna. Vide la vigna ben recintata di uno steccato, che era pure vangata, e con tutte le erbe estirpate e che le viti erano rigogliose. Si rallegrò dei lavori del servo. 6. Chiamato il figlio che gli era molto caro e suo erede, e gli amici che aveva consiglieri, disse loro ciò che aveva ordinato al servo e ciò che aveva trovato. Essi si congratularono col servo per la testimonianza resagli dal padrone. 7. Disse loro: A questo servo promisi la libertà, se avesse osservato l'ordine che gli davo. L'osservò e in aggiunta fece un bel lavoro alla vigna che mi piacque molto. Per questo lavoro che ha fatto, voglio crearlo erede insieme a mio figlio. Egli ha pensato una cosa buona, non l'ha scartata, ma l'ha mandata a termine. 8. A questa intenzione, il figlio del padrone acconsentì che il servo divenisse con lui erede. 9. Dopo pochi giorni, il suo padrone di casa diede un festino e gli mandò molte vivande del banchetto. Il servo prese le vivande che il padrone gli aveva mandato e, tolto il necessario per sé, diede poi il resto a tutti i suoi conservi. 10. I conservi ricevendo le vivande gioirono e incominciarono a pregare per lui perché egli, che li aveva trattati così bene, trovasse grazia ancora più grande presso il padrone. 11. Il padrone seppe tutto questo e molto si rallegrò per la condotta del servo. Il padrone di nuovo chiamò gli amici e il figlio e parlò loro del comportamento che il servo tenne per le vivande ricevute. Essi ancor più approvarono che il servo divenisse erede insieme al figlio".

LVI (3), 1. Gli dico: "Signore, non comprendo queste similitudini né potrei coglierle se non me le spieghi". 2. "Tutto ti spiegherò chiarendoti quanto ti dirò. Osserva i precetti del Signore e gli sarai gradito e sarai annoverato tra quelli che custodiscono i suoi comandamenti. 3. Se farai qualche cosa di buono oltre il comandamento di Dio, ti procurerai una gloria maggiore e più glorioso di quello che dovevi essere sarai presso Dio. Se osservando i precetti di Dio aggiungi anche questi servizi, gioirai, facendoli secondo il mio volere". 4. Gli dico: "Signore, osserverò ciò che tu vuoi. So che tu sei con me". "Sarò con te, dice, perché hai tanto desiderio di fare il bene, e sarò con tutti quanti hanno lo stesso desiderio. 5. Il digiuno, osservando i precetti del Signore, è molto bello. Così osserverai, dunque, il digiuno che stai per fare. 6. Prima di tutto guardati da ogni parola cattiva e da ogni desiderio malvagio e purificati il cuore da tutte le cose vane di questo mondo. Se osserverai ciò, sarà questo il digiuno perfetto. 7. Farai poi così. Compiute le cose prescritte, il giorno in cui digiunerai non gusterai nulla, tranne pane e acqua. Dei cibi che avresti mangiato calcola la quantità del denaro di quella giornata che avresti speso, mettila da parte e la darai alla vedova o all'orfano o al bisognoso. In questo modo ti farai umile e, per questa umiltà, chi ha ricevuto riempie la sua anima e pregherà il Signore per te. 8. Se compi il digiuno che ti ho comandato, il tuo sacrificio sarà accetto al Signore, e questo digiuno sarà notato e il servizio che compi è bello e gioioso e ben accolto dal Signore. 9. Questo osserverai tu con i tuoi figli e tutta la tua casa e osservandolo sarai felice. E quelli che udendo i precetti li osservano, saranno beati e riceveranno dal Signore le cose che chiedono".

LVII (4), 1. Lo pregai molto che mi spiegasse la similitudine del campo, del padrone, della vite, del servo che aveva recintato la vigna, dei pali, delle erbe estirpate dalla vigna, del figlio e degli amici consiglieri. Compresi che tutto questo è una parabola. 2. Rispondendo mi disse: "Sei molto audace nell'interrogare. Non devi assolutamente chiedere nulla. Ciò che occorre sia spiegato, sarà spiegato". Gli dico: "Quanto mi hai mostrato e non hai spiegato, lo avrò visto invano se non ho capito cosa sia. Ugualmente, anche se mi dici similitudini e non le spieghi, invano avrò ascoltato qualcosa da te". 3. Di nuovo mi rispose dicendo: "Chiunque sia servo di Dio ed abbia il Signore nel cuore, se chiede da lui intelligenza, la riceve e spiega ogni parabola, e le parole per similitudini diventano comprensibili, con l'aiuto del Signore. Invece, quelli che sono infingardi e pigri nella preghiera, esitano a chiedere al Signore. 4. Il Signore è assai misericordioso e dona senza dilazione a tutti coloro che gli rivolgono domanda. Tu, poi, che sei fortificato dall'angelo glorioso e hai ricevuto da lui spirito di preghiera e pigro non sei, perché non chiedi al Signore l'intelligenza? L'otterrai". 5. Gli dico: "Signore, avendoti con me ho bisogno di pregarti e di interrogarti. Tu mi mostri tutto e mi parli. Se, invece, vedessi o ascoltassi ciò senza di te, mi sarei rivolto al Signore perché me lo spiegasse".

LVIII (5), 1. "Ti ho detto poc'anzi che sei scaltro e audace nel chiedere la spiegazione delle parabole. Poiché sei così perseverante, ti spiegherò la parabola del campo e di tutte le cose relative perché tu la faccia conoscere a tutti. Ascolta, dunque e afferrale. 2. Il campo è questo mondo, il padrone del campo chi creò tutte le cose, le perfezionò e le consolidò; il figlio è lo Spirito Santo; il servo è il figlio di Dio; le viti sono questo popolo che ha piantato. 3. I pali sono gli angeli santi del Signore che difendono il suo popolo. Le erbe strappate dalla vigna sono le malvagità del popolo di Dio. Le vivande che mandò dal banchetto sono i precetti che diede al suo popolo per mezzo di suo figlio. Gli amici e i consiglieri sono i primi santi angeli creati. Il viaggio del padrone è il tempo che resta per la sua venuta". 4. Gli dico: "Signore, è tutto grandioso, meraviglioso e glorioso. Come potevo io capire tutte queste cose? Nessun altro uomo, anche se molto edotto, potrebbe comprenderle. Ancora, signore, spiegami ciò che sto per chiederti". 5. "Parlami, se desideri qualche cosa". "Signore, chiedo perché il figlio di Dio è sotto forma del servo in questa parabola".

LIX (6), 1. "Ascolta, dice, il figlio di Dio non è sotto forma di servo, ma in grande potenza e signoria". Gli rispondo: "Non intendo come". 2. "Perché, dice, Dio piantò la vigna, cioè creò il popolo e lo diede al figlio suo e il figlio stabilì gli angeli su di loro per custodire ognuno. Egli cancellò i loro peccati patendo assai e sostenendo molte fatiche. Nessuna vigna può essere vangata senza sudore e sofferenza. 3. Egli avendo purificato i peccati del popolo insegnò le vie della vita, dando la legge ricevuta dal Padre. Osserva, dice, che egli è il Signore del popolo perché ha ricevuto ogni potere dal Padre. 4. Ascolta perché il Signore prese come consigliere suo figlio e gli angeli santi per l'eredità da dare al servo. 5. Dio fece abitare nella carne che volle lo Spirito Santo, che preesisteva e che fece ogni creatura. Questa carne, in cui prese dimora lo Spirito Santo, servì bene lo Spirito camminando nella santità e nella castità, e non lo contaminò in nulla. 6. Scelse questa carne a partecipare dello Spirito Santo, perché essa si era comportata degnamente e castamente e aveva sofferto con lo Spirito collaborando in ogni cosa e conducendosi con fortezza. Piacque a Dio il comportamento di questa carne che avendo lo Spirito Santo non si macchiò sulla terra. 7. Prese come consigliere il figlio e gli angeli gloriosi perché questa carne, avendo ubbidito allo Spirito con soddisfazione, ottenesse una tenda e non sembrasse aver perduta la ricompensa del suo servizio. Ogni carne ritrovata pura e senza macchia riceverà una ricompensa; in essa abitò lo Spirito Santo. 8. Hai la spiegazione anche di questa parabola".

LX (7), 1. "Ho gioito, signore, ascoltando questa spiegazione". "Ascolta ora: serba pura ed immacolata questa tua carne, perché lo spirito che abita in essa le renda testimonianza e la carne sia giustificata. 2. Vedi di non insinuare mai nel tuo cuore che questa carne sia corruttibile e di non abusarne per qualche colpa. Se tu contamini la carne, contamini lo Spirito Santo, e se contamini la carne non vivrai". 3. "Signore, dico, se c'è stata qualche ignoranza precedente prima che si fossero udite queste parole, come si può salvare l'uomo che ha macchiato la sua carne?". "Per le precedenti mancanze, dice, a Dio solo è possibile dare la guarigione, suo è ogni potere. 4. Ora sta' attento e il Signore assai misericordioso le guarirà, se non contamini più la carne e lo spirito. Entrambi sono accomunati e l'una non può contaminarsi senza l'altro. Conservali puri entrambi e vivrai in Dio".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: DEDICARSI A COSE UMILI, QUANDO SI VIENE MENO ALLE PIÙ ALTE

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, tu non riesci a rimanere sempre in uno stato di fervoroso desiderio delle virtu né a stare su più alte vette di contemplazione. Ma talvolta, a causa della colpa che è stata all'origine dell'umanità, hai bisogno di scendere più in basso e di portare il peso di codesta vita corruttibile, pur contro voglia e con noia. Finché vivi in un corpo mortale, sentirai noia e pesantezza di spirito. Bisogna, dunque, che nella carne e sotto il peso della carne tu gema spesso, poiché non hai sufficiente lena per reggerti ininterrottamente nelle pratiche spirituali e nella divina contemplazione.

Ti conviene allora rifugiarti in occupazioni umili e materiali e fortificarti con buone azioni, aspettando con salda fiducia il mio ritorno e la mia visita dall'alto. Ti conviene allora sopportare pazientemente il tuo esilio e la tua aridità di spirito, in attesa d'essere visitato da Me e d'essere liberato da tutte le angosce. Io ti farò dimenticare le tue fatiche e pienamente godere della pace interiore. Aprirò davanti a te i prati delle Scritture, perché con cuore aperto tu inizi la corsa sulla via dei miei Comandamenti. Allora dirai: "Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura, che dovrò essere rivelata in noi" (Rm 8,18).