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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Quando troverai in Dio la tua delizia, sarai libero. Non temere il castigo, ama la giustizia.

LETTURE A CASO

Lc 5,1-39

1Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". 5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". 9Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

12Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi". 13Ges&uugrave; stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii risanato!". E subito la lebbra scomparve da lui. 14Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: "Va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi". 15La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. 16Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare.

17Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. 18Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. 19Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. 20Veduta la loro fede, disse: "Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi". 21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: "Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?". 22Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: "Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? 23Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Àlzati e cammina? 24Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua". 25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. 26Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose".

27Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". 28Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". 31Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi".

33Allora gli dissero: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!". 34Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? 35Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno". 36Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. 37E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. 38Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. 39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 1, 6-8. 19-28 In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.

2 Cor 11,1-33

1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. 2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. 3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. 4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. 5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"! 6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.

7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio? 8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. 9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. 10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!

11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio! 12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano. 13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. 14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. 15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.

16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco. 17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare. 18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io. 19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. 20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia. 21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!

Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io. 22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io! 23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. 24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; 25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. 26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; 27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. 28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. 29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?

30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza. 31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. 32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi, 33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.


La Città di Dio: Libro VI - Il politeismo e il problema della salvezza: La teologia naturale o dei filosofi...

5. 2. Vediamo che cosa pensa della seconda. Il secondo genere di cui ho parlato, egli dice, è quello sul quale i filosofi hanno molti scritti. Vi si ricercano l'essere degli dèi, la sede, la nozione e la proprietà; se gli dèi hanno cominciato ad esistere nel tempo o nell'eternità; se derivano dal fuoco, come pensa Eraclito, o dai numeri, come sostiene Pitagora, o dagli atomi come dice Epicuro. Allo stesso modo vi si espongono altri concetti che è più facile udire fra le pareti di una scuola che in pubblico nel foro. Non rimproverò nulla a questo genere, perché lo chiamano fisico ed è di competenza dei filosofi; si limitò a ricordare le loro polemiche, perché si ebbe una molteplicità di sètte dissidenti. Considerò tuttavia questo genere disadatto alla piazza, cioè alle masse, e lo volle ristretto alle pareti di una scuola. E invece non considerò disadatto ai cittadini l'altro per quanto sconcio nella sua falsità. O religiosi orecchi delle masse e fra di essi anche quelli romani! Non riescono ad accogliere ciò che i filosofi discutono sugli dèi immortali, però non solo accolgono ma ascoltano anche volentieri ciò che i poeti cantano e gli istrioni rappresentano, e sono leggende contrarie alla sublime natura degli immortali, perché possono verificarsi non solo in un uomo qualsiasi ma anche nel più abietto. Non basta ma giudicano che siano gradite agli dèi e che mediante esse si debbano propiziare.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: POCHI AMANO LA CROCE DI GESÙ

Gesù ha, ora, molti che amano il suo Regno celeste, ma pochi che portano la sua Croce. Ha molti che desiderano la consolazione, ma pochi che desiderano la tribolazione. Trova parecchi compagni di mensa, ma pochi compagni di astinenza. Tutti desiderano godere con Lui, ma pochi sono disposti a soffrire qualche cosa per Lui. Molti seguono Gesù fino allo spezzare del pane, ma pochi fino a bere il calice della Passione. Molti ammirano i suoi miracoli, ma pochi Lo seguono nell'ignominia della crocifissione. Molti amano Gesù fino a tanto che non sorgono contrarietà. Molti Lo lodano e Lo benedicono finché ne ricevono consolazioni.

Ma se Gesù si nasconde e per un poco li lascia soli, o si lamentano o cadono in un eccessivo scoramento. Quelli, però, che amano Gesù per Gesù, e non per una loro personale consolazione, Lo benedicono in ogni tribolazione ed in ogni affanno del cuore, come nella pienezza delle consolazioni. Ed anche se Gesù non volesse mai dare loro una consolazione, continuerebbero, tuttavia, a lodarLo sempre, e sempre vorrebbero renderGli grazie. Oh! Quanto è potente l'amore per Gesù, se è puro, se non è inquinato da alcun proprio interesse o dall'amore di se stessi.

Non si dovrebbero chiamare tutti mercenari, quelli che cercano sempre consolazioni? Non mostrano, forse, d'amare più se stessi che Cristo, coloro che hanno sempre a mente i loro vantaggi o i loro guadagni? Dove si potrà trovare uno che sia disposto a servire Dio senza mercede? Raramente si trova qualcuno tanto spiritualmente elevato, da voler essere spogliato di tutto.

In realtà, un vero povero di spirito, distaccato da ogni creatura, chi lo troverà? "Sarebbe prezioso come le cose portate dagli ultimi confini della terra" (Prv 31,10). Se un uomo desse ai poveri tutte le sue sostanze, sarebbe ancora nulla. E se facesse gran penitenza, sarebbe ancora poco. E se avesse imparato tutte le scienze, sarebbe ancora lontano dalla mèta. E se possedesse grande virtù e ferventissimo spirito di pietà, gli mancherebbe ancora molto: cioè, l'unica cosa che gli è estremamente necessana.

Che cosa, dunque? Che, abbandonato tutto, abbandoni anche se stesso, esca totalmente da se stesso e non conservi neppure un briciolo dell'amore di sé. E quando avrà compiuto tutto quello che la coscienza gli ordina di compiere, sia consapevole di non aver compiuto nulla.

Non dia importanza a ciò che pure possa essere molto apprezzato, ma sinceramente si professi servo inutile, come dice la Verità: "Quando avrete fatto tutto quello che vi é stato ordinato, dite: siamo servi inutili" (Lc 17,10). Allora sì, che uno potrà essere davvero povero e nudo nello spirito e potrà dire con il Profeta: "Sono solo ed infelice" (Sal 24,16). Eppure, nessuno è più ricco, nessuno più potente, nessuno più libero di quest'uomo, che sa abbandonare se stesso e tutte le cose, e mettersi all'ultimo posto.