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Sabato, 4 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Ciriaco ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina: In particolare non tengo nulla da riprovare in te, all'infuori di questa agitazione alquanto amara in te, che non ti fa gustare tutta la dolcezza della croce. Emendati di questa e continua a fare come hai fatto sinora che fai bene.

LETTURE A CASO

Mt 4,1-25

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane". 4Ma egli rispose: "Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".


5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede
".

7Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:

Non tentare il Signore Dio tuo".

8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9"Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". 10Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto:

Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto
".

11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea 13e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;
16il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.


17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino".

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.

19E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". 20Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. 25E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 9,2-10: Questi è il Figlio mio, l'amato

2 Cor 10,1-18

1Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io davanti a voi così meschino, ma di lontano così animoso con voi; 2vi supplico di far in modo che non avvenga che io debba mostrare, quando sarò tra voi, quell'energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni che pensano che noi camminiamo secondo la carne. 3In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza al Cristo. 6Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta.

7Guardate le cose bene in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che se lui è di Cristo lo siamo anche noi. 8In realtà, anche se mi vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò proprio da vergognarmene. 9Non sembri che io vi voglia spaventare con le lettere! 10Perché "le lettere - si dice - sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa". 11Questo tale rifletta però che quali noi siamo a parole per lettera, assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza.

12Certo noi non abbiamo l'audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. 13Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi; 14né ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. 15né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, 16per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da altri.

17Pertanto chi si vanta, si vanti nel Signore; 18perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda.


Protreptico ai Greci: Capitolo 12

Fuggiamo dunque la consuetudine, fuggiamola come pericoloso promontorio o come la minaccia di Cariddi o le mitiche Sirene: la consuetudine soffoca l'uomo, lo allontana dalla verità, lo conduce fuori della vita, è un laccio, è un baratro, è una fossa, è una rete funesta: Lungi da questo fumo e da questo flutto trattieni la nave... Fuggiamo, o compagni di navigazione, fuggiamo questo flutto. Esso erutta fuoco; v'è un'isola maligna, piena di ossa e di cadaveri ammucchiati; canta in essa una piccola meretrice nel fiore degli anni - la voluttà - dilettandosi di una musica volgare. O degli Achei gran vanto, qua vieni Ulisse famoso, ferma la nave e ascolta un più divino canto. La meretrice ti loda, o navigante, e ti dice celebrato nei canti, e cerca di far sua la gloria degli Elleni. Lascia che essa si pasca dei cadaveri. Uno spirito celeste viene a recarti aiuto. Passa oltre alla voluttà; essa inganna. Nè donna dall'abito ai clunei aderente ti inganni la mente ciarlando con blande parole, mentre ricerca il tuo nido. Naviga oltre il canto; esso produce la morte. Solo che tu voglia, hai vinto la rovina; e, legato al legno della nave, sarai libero da ogni corruzione. Sarà tuo pilota il Verbo di Dio, e lo Spirito Santo ti farà approdare ai porti dei cieli. Allora contemplerai il mio Dio, e sarai iniziato a quei santi misteri e godrai di quelle cose che sono nascoste nei cieli, a me riservate, " le quali nè orecchio udì nè pervennero al cuore " di alcuno. Ed a me sembra di veder due soli e due cittd di Tebe, diceva un tale a cui il furore bacchico faceva vedere dei fantasmi, ebbro di pretta ignoranza. Io sento compassione di lui, che è in stato di ubbriachezza, e vorrei richiamarlo, lui che è in tale stato di dissennatezza, alla sobria salute, giacchè il Signore gradisce il pentimento, e non la morte del peccatore. Vieni, o insano, non appoggiato al tirso, non redimito di edera; getta via la mitra, getta via la nebride, torna in senno: ti mostrerò il Verbo e i misteri del Verbo, descrivendoli a somiglianza dei tuoi misteri. Questo è il monte amato da Dio, non teatro di storie atroci come il Citerone, ma consacrato ai drammi della verità: un monte sobrio, ombroso di sante selve; baccheggiano in esso, non le sorelle di Semele, la " colpita dal fulmine ", le Menadi, le iniziate all'abominevole distribuzione di carni crude, ma le figlie di Dio, le belle agnelle, che celebrano i venerandi riti del Verbo, riunendo un coro sobrio. Il coro è formato dei giusti, e il loro canto è un inno al re dell'universo. Toccano le cetre le fanciulle, cantano a gloria gli angeli, parlano i profeti, si leva un suono di musica; seguono di corsa il tiaso, si affrettano quelli che sono stati chiamati, desiderando ricevere il Padre. Vieni a me, o vecchio, anche tu; lascia Tebe, e metti da parte la tua arte profetica e l'insania bacchica, e làsciati guidare dalla mia mano verso la verità. Ecco, io ti dò il legno per appoggiarti. Affrèttati, Tiresia, abbi fede, riavrai la vista. Cristo, per il quale gli occhi dei ciechi tornano a vedere, splende su di te più luminosamente del sole. La notte fuggirà da te, il fuoco avrà paura di te, la morte andrà via da te. Vedrai i cieli, o vecchio, tu che non riesci a vedere Tebe. O i misteri veramente santi! o luce pura! Alla luce delle fiaccole contemplo i cieli e Dio, divengo santo per mezzo della iniziazione, fa da ierofante il Signore e segna col suo sigillo il myste illuminandolo, e Poichè questi ha creduto, lo consegna al Padre perchè sia custodito in eterno. Questi sono i baccanali dei miei misteri! Se vuoi, anche tu fatti iniziato, e danzerai insieme con gli Angeli intorno all'ingenerato e imperituro e solo veramente Dio, cantando l'inno insieme con noi il Verbo di Dio. Questo Gesù, immortale, unico grande pontefice dell'unico Dio, che è anche Padre, prega per gli uomini ed esorta gli uomini: " Udite, voi genti innumerevoli ", o piuttosto quanti tra gli uomini siete dotati di ragione, e barbari ed Elleni; io invoco tutta la stirpe degli uomini dei quali sono il creatore per volontà del Padre. Venite a me per essere ordinati sotto un solo Dio e sotto il solo Verbo di Dio; e non superate gli animali privi di ragione soltanto per la ragione, ma fra tutti i mortali a voi soli io concedo di godere dell'immortalità. Voglio infatti, voglio rendervi partecipi anche di questa grazia, dandovi nella sua interezza il beneficio, l'incorruttibilità. E vi largisco il Verbo, la conoscenza di Dio, me stesso intero vi largisco. Questo sono io, questo vuole Dio, questo è la concordia, questo è l'armonia del Padre, questo è il Figlio, questo è Cristo, questo è il Verbo di Dio, braccio del Signore, potenza dell'universo, la volontà del Padre. O voi tutte immagini, ma non tutte somiglianti al vostro modello, io voglio correggervi secondo l'archetipo affinchè diventiate anche simili a me. Vi ungerò con l'unguento della fede, per mezzo del quale scacciate la corruttibilità, e vi mostrerò nella sua nudità la figura della giustizia, per mezzo di cui salite a Dio. " Venite a me, tutti voi che siete stanchi e oppressi dal carico, ed io vi farò riposare; portate il mio giogo su di voi e apprendete da me che io sono mite e umile di cuore, e troverete riposo alle vostre anime. Giacchè il mio giogo è buono e il mio carico lieve " Affrettiamoci, corriamo, immagini del Verbo amate da Dio e fatte a sua somiglianza; affrettiamoci, corriamo, solleviamo il suo giogo, sottoponiamoci al giogo della incorruttibilità, amiamo Cristo, il buon auriga degli uomini. Egli condusse sotto lo stesso giogo l'asino giovane insieme col vecchio; e avendo aggiogato insieme la coppia degli uomini dirige il carro verso l'immortalità, affrettandosi verso Dio per compiere chiaramente ciò a cui aveva alluso oscuramente, prima dirigendosi verso Gerusalemme, ed ora verso i cieli, bellissimo spettacolo per il Padre, il Figlio immortale che torna vittorioso! Cerchiamo perciò di essere pieni di ardore per ciò che è bello, e uomini cari a Dio; e cerchiamo di acquistarci i più grandi dei beni, cioè Dio e la vita. Il Verbo è il nostro soccorritore: confidiamo in lui e non ci venga mai tanto desiderio Nè di argento e d'oro Nè di gloria, quanto dello stesso Verbo della verità. Non è infatti, non è cosa grata a Dio stesso, se noi facciamo pochissimo conto delle cose che sono di grandissimo valore, e facciamo maggior conto invece degli evidenti eccessi di ignoranza, di inintelligenza, di indifferenza, di idolatria, che costituiscono l'estrema empietà. Non a torto dunque i figli dei filosofi credono che gli stolti in tutto ciò che fanno agiscano in modo empio e nefando; e quando inoltre pongono la stessa ignoranza tra le forme di follia, null'altro fanno se non riconoscere che la maggior parte degli uomini sono pazzi. La ragione dimostra che non vi è dubbio quale delle due cose sia migliore, essere savi o pazzi. Bisogna dunque che noi, tenendoci stretti alla verità con tutte le nostre forze, seguiamo, nella nostra saggezza, Dio, e consideriamo sue tutte le cose, come in realtà esse sono; e, inoltre, bisogna che noi, sapendo di essere la più bella delle sue possessioni, ci affidiamo a Dio, amando il Signore Dio e considerando questo come còmpito nostro per tutta la vita. E se " le cose degli amici sono comuni ", e l'uomo è amico di Dio (giacchè amico a Dio egli è certamente attraverso la mediazione del Verbo) tutte le cose sono allora dell'uomo, perchè tutte le cose sono di Dio, e sono comuni ad ambedue gli amici tutte le cose, a Dio cioè ed all'uomo. è tempo dunque per noi di dire pio soltanto il cristiano, e ricco e saggio e nobile, e perciò immagine di Dio fatta a sua somiglianza, e di dirlo e di crederlo divenuto "giusto e santo con intelligenza" per opera di Cristo Gesù, e, nella stessa misura, anche simile, ormai, a Dio. Certo, non nasconde questa grazia il Profeta, quando dice: "Io dissi che siete dei e figli dell'Altissimo tutti". Noi infatti, noi Egli ha adottato, e di noi soli vuole essere chiamato padre, non di quelli che non gli ubbidiscono. Ordunque la condizione nostra, dei seguaci di Cristo, è, a un dipresso, questa: quali sono i consigli, tali anche i nostri discorsi, quali i discorsi, tali anche le azioni, e quali le opere tale la vita. Buona è tutta la vita degli uomini che hanno conosciuto Cristo. Basta, io credo, quello che ho detto; e forse mi sono spinto troppo lontano, mosso dal mio amore per gli uomini, nell'effondere ciò che avevo da Dio, trattandosi di esortare gli uomini al massimo dei beni, cioè alla salvezza. Quando si parla della vita che non ha mai fine, non vogliono infatti neppure i discorsi finir mai di rivelarne i misteri. Ma a voi resta ancora questo ultimo gesto, cioè di scegliere ciò che è utile a voi, o il giudizio o la grazia. Quanto a me, io credo che neppure sia il caso di dubitare quale delle due cose sia migliore: Nè infatti è lecito confrontare la vita con la perdizione.

(Autore: Clemente alessandrino)

L'imitazione di Cristo: NELLA DESOLAZIONE ABBANDONARSI A DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore Dio, Padre santo, sii benedetto ora ed in eterno, perché come Tu vuoi, così è stato fatto, e quello che Tu fai è buono. Che il tuo servo allieti in Te, non in sé né in alcun altro, perché Tu solo sei letizia vera, Tu la speranza mia ed il premio mio; Tu, o Signore, la gioia mia e la gloria mia. Che cosa possiede il tuo servo, che non abbia ricevuto da Te, e senza suo merito? Tutte le cose che hai date e fatte a me, sono tuo dono. "Povero io sono, e tribolato sino dalla mia giovinezza" (Sal 87,16), e talvolta l'anima mia si rattrista fino alle lacrime; non di rado si sgomenta per le passioni che la minacciano. Desidero il gaudio della pace, imploro la pace dei tuoi figli, da Te nutriti nella luce della consolazione.

Se Tu le dai la pace, se Tu le infondi santa letizia, l'anima del tuo servo sarà piena di melodia e canterà devota le tue lodi. Ma se Tu ti ritrarrai da lui, come spessissimo fai, il tuo servo non potrà percorrere svelto la via dei tuoi Comandamenti; ma piuttosto gli si piegheranno le ginocchia fino ad opprimergli il petto, Poiché per lui non sarà più come prima, ieri o ieri l'altro, quando la tua lampada gli splendeva sul capo, e sotto l'ombra delle tue ali era al sicuro dagli assalti delle tentazioni. O Padre giusto e degno di perpetua lode, è venuta l'ora in cui il tuo servo dev'essere messo alla prova. O Padre degno d'essere amato, è giusto che in quest'ora il tuo servo patisca qualche cosa per Te.

O Padre degno di perpetua venerazione, è giunta l'ora, che Tu dall'eternità prevedevi sarebbe venuta, nella quale il tuo servo dev'essere momentaneamente sopraffatto da cose esteriori, sebbene interiormente continui a vivere vicino a Te. È giunta l'ora nella quale egli dev'essere per un po' di tempo vilipeso, umiliato e ridotto a nulla in faccia agli uomini, logorato dai patimenti e dalla tiepidezza, per poter, poi, di nuovo risorgere con Te nell'aurora d'una nuova luce ed essere glorificato tra gli eletti del Cielo. O Padre santo, così Tu hai predisposto e così hai voluto; e quello che hai ordinato Tu, si è adempiuto. È questo il dono che Tu fai a chi Ti ama: patire ed essere tribolato in questo mondo per amore tuo, quante volte e da parte di chiunque permetterai che sia fatto. Nulla avviene sulla terra fuori del tuo disegno provvidenziale e senza una tua ragione. "Bene per me, o Signore, se sono stato umiliato, perché io impari a conoscere le tue vie della giustizia" (Sal 118,71) e rigetti dal mio cuore ogni genere d'orgoglio e temerarietà.

Mi è utile che la vergogna abbia ricoperto il mio volto cosicché, per consolarmi, io cerchi Te piuttosto che gli uomini. Da ciò ho anche imparato a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale Tu affliggi il giusto insieme con l'empio, ma non senza equità e giustizia. E grazie Ti siano rese, perché non hai risparmiato il castigo alle mie colpe, ma mi hai trafitto con aspre battiture, infliggendomi dolori e caricandomi d'angustie esterne ed interiori. Non c'è, fra tutti coloro che vivono sotto il cielo, chi mi consoli, se non Tu, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che percuoti e risani, che "ci fai scendere negli abissi della terra e da essi ci ritogli" (Tb 13,2). La tua rigida disciplina sia sopra di me, e la tua stessa sferza mi ammaestrerà. Ecco, o Padre diletto, io sono nelle tue mani e m'inchino sotto la tua verga che mi corregge.

Percuoti pure il mio dorso e il mio collo, perché io raddrizzi la mia vita tortuosa, conformandola secondo la tua volontà. Fa' di me un pio ed umile discepolo, come ben sai fare, perché io cammini secondo ogni tuo cenno. A Te affido me stesso e tutte le cose mie, perché Tu mi corregga: è meglio essere duramente rimproverato quaggiù, oggi, che non in futuro. Tu conosci tutto ed ogni singola cosa, e nulla Ti rimane occulto della coscienza dell'uomo. Tu conosci le cose che verranno, prima che accadano, né hai bisogno che alcuno Ti informi o Ti rammenti quello che si fa sulla terra. Tu conosci ciò che è opportuno ed utile al mio profitto spirituale e quanto serve la tribolazione a togliere la ruggine dei vizi.

Disponi di me secondo il tuo beneplacito e come io stesso desidero; e non disprezzarmi per la mia vita piena di colpe, che nessuno conosce meglio e più chiaramente di Te. Dammi, o Signore, la grazia di conoscere quello che si deve conoscere; di amare ciò che si deve amare; di lodare ciò che a te sommamente piace; d'apprezzare ciò che Tu stimi prezioso; di disprezzare quello che ai tuoi occhi è spregevole. Non permetterai ch'io giudichi "secondo il modo di vedere degli occhi corporali né ch'io prenda decisioni secondo ciò che hanno udito uomini inesperti" (Is 11,3).

Ma fa' ch'io abbia discernimento delle cose sensibili e di quelle spirituali in ispirito di verità, e che, soprattutto, io cerchi sempre di piacere alla tua volontà. Nel giudicare, i sensi degli uomini spesso s'ingannano, come s'ingannano coloro che seguono il mondo, amando soltanto le cose visibili.

Ma è, forse, migliore un uomo per il fatto che è stimato da un altro uomo più grande di quello che è? Chi esalta un altro uomo, è un uomo bugiardo che inganna un bugiardo, un vanitoso che inganna un vanitoso, un cieco che inganna un cieco, un debole che inganna un debole; anzi, mentre lo loda senza fondamento, in realtà lo fa maggiormente vergognare. Infatti - dice nella sua umiltà San Francesco - quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.