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Martedi, 30 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Pio V ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Per ottenere dal popolo la carità bisogna fargli capire essere suo interesse abbondare nell’elemosina, anche per ottenere dal Signore vantaggi temporali, e come invece sia suo danno essere avari con le anime sante, o con la Chiesa, e che avere protettori in cielo è vantaggioso anche per le campagne.

LETTURE A CASO

Mt 14,1-36

1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. 2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".

3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. 4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!". 5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.

6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode 7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. 8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista". 9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data 10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. 11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. 12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". 16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare". 17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!". 18Ed egli disse: "Portatemeli qua". 19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.

24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. 25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura". 28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". 29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!". 31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".

32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".

34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. 35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, 36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 20, 1-9: Egli doveva risuscitare dai morti.

At 23,1-35

1Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: "Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza". 2Ma il sommo sacerdote Ananìa ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca. 3Paolo allora gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?". 4E i presenti dissero: "Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?". 5Rispose Paolo: "Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo".

6Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti". 7Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. 8I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. 9Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?". 10La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. 11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma".

12Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo. 13Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. 14Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: "Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. 15Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi".

16Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. 17Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli". 18Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: "Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa". 19Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: "Che cosa è quello che hai da riferirmi?". 20Rispose: "I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. 21Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso".

22Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: "Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni".

23Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: "Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. 24Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice". 25Scrisse anche una lettera in questi termini: 26"Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 27Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. 28Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. 29Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. 30Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene".

31Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride. 32Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza. 33I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. 34Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse: 35"Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori". E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.


Didache': Capitolo IV

1. O figlio, ti ricorderai notte e giorno di colui che ti predica le parole di Dio e lo onorerai come il Signore, perché là donde è predicata la (sua) sovranità, è il Signore.

2. Cercherai poi ogni giorno la presenza dei santi, per trovare riposo nelle loro parole.

3. Non sarai causa di discordia, ma cercherai invece di mettere pace tra i contendenti; giudicherai secondo giustizia e non farai distinzione di persona nel correggere i falli.

4. Non starai in dubbio se (una cosa) avverrà o no.

5. Non accada che tu tenda le mani per ricevere e le stringa nel dare.

6. Se grazie al lavoro delle tue mani possiedi (qualche cosa), donerai in espiazione dei tuoi peccati.

7. Darai senza incertezza, e nel dare non ti lagnerai; conoscerai, infatti, chi è colui che dà una buona ricompensa.

8. Non respingerai il bisognoso, ma farai parte di ogni cosa al tuo fratello e non dirai che è roba tua. Infatti, se partecipate in comune ai beni dell'immortalità, quanto più non dovete farlo per quelli caduchi?

9. Non ritirerai la tua mano di sopra al tuo figlio o alla tua figlia, ma sin dalla tenera età insegnerai loro il timor di Dio.

10. Al tuo servo e alla tua serva che sperano nel medesimo Dio non darai ordini nei momenti di collera, affinché non perdano il timore di Dio, che sta sopra gli uni e gli altri. Perché egli non viene a chiamarci secondo la dignità delle persone, ma viene a coloro che lo Spirito ha preparato.

11. Ma voi, o servi, siate soggetti ai vostri padroni come a una immagine di Dio, con rispetto e timore.

12. Odierai ogni ipocrisia e tutto ciò che dispiace al Signore.

13. Non trascurerai i precetti del Signore, ma osserverai quelli che hai ricevuto senza aggiungere o togliere nulla.

14. Nell'adunanza confesserai i tuoi peccati e non incomincerai mai la tua preghiera in cattiva coscienza. Questa è la via della vita.

(Autore: anonimo)

L'imitazione di Cristo: COME REAGIRE ALLE TENTAZIONI

Fino a che viviamo in questo mondo, non possiamo andare esenti da tribolazioni e tentazioni. Perciò, nel libro di Giobbe sta scritto: "La vita dell 'uomo sulla terra è una continua tentazione" (Gb 7,1). Ognuno, quindi, dovrebbe stare in guardia contro le tentazioni e vigilare pregando, perché non lo sorprenda il demonio, che non sonnecchia mai, ma "giri intorno, cercando chi divorare" (1Pt 5,8). Nessuno è così perfetto e così santo, che non abbia talvolta delle tentazioni; non possiamo esserne del tutto esenti. Eppure, le tentazioni, sebbene moleste e gravi, sono spesso molto utili all'uomo, perché in esse s'umilia, si purifica, si fa un'esperienza. Tutti i Santi passarono attraverso molte tribolazioni e tentazioni, traendone grande profitto.

Coloro, invece, che non seppero reggere ad esse, si traviarono e si dannarono. Non c'è Ordine religioso così santo né luogo così appartato, in cui non si trovino tentazioni o contrarietà. L’uomo, finché vive, non ne è mai totalmente al sicuro, perché è dentro di noi il germe: la concupiscenza, nella quale siamo nati.

Quando una tentazione od una tribolazione se ne va, ecco che un'altra ne sopraggiunge, e così avremo sempre qualche cosa da patire; infatti, abbiamo perduto il primitivo stato della nostra felicità. Molti cercano di fùggire le tentazioni, ed invece vi cadono anche più dolorosamente di prima. Con la sola fuga non possiamo vincerle, ma con la pazienza e con la vera umiltà diventiamo più forti di tutti i nostri nemici. Chi le schiva soltanto in modo superficiale e non ne estirpa la radice, otterrà scarso risultato; anzi, le tentazioni gli torneranno più presto, e si sentirà peggio di prima. A poco a poco, con la pazienza, con la costanza e con l'aiuto di Dio, potrai superarle meglio che con l'essere duro e uggioso con te stesso. Nella tentazione chiedi spesso consiglio e, quando qualcuno è tentato, non usare con lui maniere aspre, ma porgigli conforto, come tu desidereresti fosse fatto a te.

Principio di tutte le cattive tentazioni sono la volubilità dell'animo e la poca confidenza in Dio. Infatti, come una nave senza timone è sballottata qua e là dalle onde, così l'uomo, che si lascia andare e che abbandona i suoi propositi, va soggetto a tentazioni di vario genere.

Come il fuoco mette a prova il ferro, così la tentazione mette a prova l'uomo giusto. Spesso noi non sappiamo valutare le nostre forze, ma la tentazione ci rivela quello che siamo. Bisogna, però, essere molto vigilanti, specialmente al primo sorgere della tentazione, perché il nemico si vince più facilmente quando non gli si permette di varcare l'ingresso dell'anima, ma, al primo bussare, gli si va incontro fuori della soglia. Perciò, fu detto: "Reagisci ai primi sintomi del male; troppo tardiva è la medicina propinata, quando il male, per lungo indugio, ha preso forza" (Ovidio).

Infatti, alla mente s'affaccia dapprima un semplice pensiero, poi una vivida immaginazione, quindi il compiacimento, il movimento perverso, il consenso. E così, a poco a poco, il nemico maligno, al quale non si resiste fin da principio, entra del tutto nell'anima. E quanto più a lungo uno si sarà intorpidito nella reazione, tanto più debole diventa ogni giorno, mentre il nemico si fa più potente contro di lui. Alcuni soffrono tentazioni più violente all'inizio della loro conversione; altri, invece, alla fine della vita. Alcuni, poi, ne devono soffrire per quasi tutta la vita.

Alcuni sono tentati piuttosto leggermente, secondo la sapienza e l'equità ordinatrici di Dio, che soppesa le condizioni ed i meriti degli uomini e preordina tutto alla salvezza dei suoi eletti. Perciò, quando siamo tentati, non dobbiamo disperare, ma tanto più fervorosamente dobbiamo pregare Dio, perché si degni di aiutarci in ogni prova; ed il Signore, come dice San Paolo, con la tentazione ci darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla (1Cor 10,13).

Dunque, in ogni tentazione ed in ogni tribolazione umiliamo le nostre anime sotto la mano di Dio, perché Egli salverà ed esalterà gli umili di spirito. Nelle tentazioni e nelle tribolazioni si prova quanto profitto spirituale ha fatto l'uomo; in esse il merito s'accresce e la virtù risplende più luminosa. Non è gran cosa se un uomo sia devoto e fervoroso, quando non soffre contrarietà; ma, se in tempo d'avversità resiste pazientemente, dà speranza d'un notevole perfezionamento. Alcuni sanno premunirsi dalle tentazioni gravi, ma si lasciano spesso vincere da quelle piccole d'ogni giorno, perché, cosi umiliati, non insuperbiscano mai nei gravi pericoli, essi, che nelle piccole prove sono cosi deboli.