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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Dio infatti anche quando punisce i peccatori, non infligge loro un male suo, ma li abbandona ai loro mali.

LETTURE A CASO

Mt 22,1-45

1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: 2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. 4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. 5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, 12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. 17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?". 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate? 19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". 21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". 22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.

23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono: 24"Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello. 25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta". 29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. 30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. 31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi". 33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.

34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". 37Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide". 43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:

44Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?


45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?". 46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 13,1-23: Gesù racconta la parabola del seminatore: “Chi ha orecchi, ascolti”

1 Cor 11,1-34

1Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

2Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. 3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. 4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. 5Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. 6Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.

7L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. 8E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; 9né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. 10Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. 11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; 12come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. 13Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? 14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, 15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. 16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.

17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. 18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. 20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. 22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!

23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". 26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.

33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: Popolo ebraico esempio di monoteismo.

34. Quindi affinché si comprendesse che anche i beni terreni, i soli desiderati da coloro che non sono capaci di pensare ai più perfetti, sono posti nel potere dell'unico vero Dio e non dei molti falsi dèi che i Romani di prima hanno ritenuto di dover adorare, Dio da pochi individui fece crescere in numero il suo popolo in Egitto e in seguito lo liberò con mirabili prodigi. Le donne ebree non invocarono Lucina quando dalle mani degli Egiziani che li perseguitavano e volevano uccidere tutti i loro bimbi Dio salvò i loro figli perché aumentassero straordinariamente e il popolo crescesse in maniera incredibile. Essi poppavano senza la dea Rumina, furono posti nelle culle senza Cunina, mangiarono e bevvero senza Educa e Potina; furono allevati senza tanti dèi protettori dell'infanzia, si sposarono senza gli dèi delle nozze, si accoppiarono senza adorare Priapo, senza che invocassero Nettuno il mare si aprì al loro passaggio e sommerse con le acque che rifluirono i loro nemici che li inseguivano. Non invocarono una qualche dea Mannia quando ricevettero la manna dal cielo e quando la rupe percossa zampillò acqua per la loro sete non adorarono le ninfe delle acque. Fecero delle guerre senza i pazzeschi riti di Marte e di Bellona e non vinsero, è vero, senza la vittoria, però non la considerarono una dea ma un favore del loro Dio. Ricevettero inoltre con molto maggiore felicità dal loro Dio le messi senza Segezia, i buoi senza Bovona, il miele senza Mellona, i frutti senza Pomona e in definitiva tutti i beni per i quali i Romani ritennero di dover propiziare la folta schiera dei falsi dèi. E se non avessero peccato contro di lui cadendo per empia curiosità, come stregati da arti magiche, nel politeismo e nell'idolatria e infine uccidendo il Cristo, sarebbero rimasti nel loro regno, anche se non molto esteso ma certamente più felice. Che ora siano dispersi per quasi tutti i popoli della terra è provvidenza dell'unico vero Dio. Così si può appunto provare dalle loro scritture che la distruzione, in ogni parte, degli idoli, altari, boschetti e templi e la proibizione dei sacrifici in onore dei falsi dèi furono preannunziate molto tempo avanti. Altrimenti se fosse scritto nei nostri libri, si potrebbe pensare a una nostra mistificazione. Il seguito si esaminerà nel volume seguente. A questo punto si deve porre un limite alla lunghezza di questo libro.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: NON SU TUTTI BISOGNA FARE AFFIDAMENTO. QUANTO SIA FACILE TRASCENDERE NEL PARLARE

PAROLE DEL DISCEPOLO
'Aiutami, Signore, ad uscire dalla tribolazione, perché s'attende invano la salvezza degli uomini" (Sal 59,13). Quanto spesso non ho trovato la fedeltà proprio là, dove avevo creduto di poterla avere! E quante altre volte, invece, l'ho trovata dove meno avevo pensato! Vana, dunque, è la speranza che si pone negli uomini: in Te solo, o Dio, è la salvezza dei giusti. Sii benedetto, Signore Dio mio, in tutte le cose che ci accadono! Noi siamo deboli ed incostanti; ci inganniamo presto e mutiamo nei sentimenti. Quale uomo sa guardarsi in tutto con tanta prudenza e circospezione, da non cadere talora in qualche inganno o incertezza?

Ma chi confida in Te, o Signore, e Ti cerca con semplicità di cuore, non è facile che cada. E se pure sarà incorso in qualche tribolazione, comunque ne sia rimasto oppresso, verrà da Te liberato o consolato, perché Tu non abbandoni chi spera in Te sino alla fine. È’ raro l'amico fedele che si mantenga tale in tutte quante le avversità dell'amico. Tu, invece, o Signore, Tu solo sei fedelissimo in ogni circostanza e, fuori di Te, non c'è altri che sia tale. Oh, quale profonda sapienza ebbe quell'anima santa che disse: "il mio spirito è saldo e radicato in Cristo!" (Sant'Agata). Se così fosse anche di me, non mi turberebbe tanto facilmente l'umano timore né m'abbatterebbero i colpi delle umane parole.

Chi può prevedere tutto, chi può premunirsi contro i mali futuri? Se, anche previsti, spesso ci addolorano, come non ci feriranno gravemente i mali imprevisti? Ma perché, infelice qual sono, non ho provveduto meglio a me? Perché, anche, mi sono affidato con tanta leggerezza ad altri? Siamo uomini, nient'altro che fragili uomini, anche se da molti siamo ritenuti e chiamati Angeli. A chi crederò, Signore, se non a Te? Tu sei la Verità, che non inganna e non può essere ingannata. Al contrario, "ogni uomo è inganno" (Sal 115,11), debole, instabile, facile a mutare, specialmente nelle parole; sicché, a stento, si può subito prestare fede a quello che, in apparenza, sembra vero. Quanto sapientemente Tu ci hai preavvisati che dobbiamo guardarci dagli uomini; che "i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa" (Mt 10,36) e che non dobbiamo credere, se alcuno ci dica: "Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là!" (Mt 24,23; Mc 13,21).

Ho imparato a mie spese; ed almeno, ciò mi serva per una mia maggiore cautela, e non per mia maggiore stoltezza! Sii prudente - mi dice uno - sii prudente e tieni solo per te quello che ti dico. Eppure, mentre io taccio e credo che la cosa rimanga segreta, proprio lui, che m'aveva chiesto il silenzio, non riesce a tacere: improvvisamente tradisce me e sé, e se ne è già bell'e andato via. Da siffatto genere di fandonie e da codesti uomini sventati difendimi,o Signore; fa' ch'io non cada nelle loro mani e non commetta mai cose simili! Poni sulle mie labbra la parola sincera e leale ed allontana da me la parola astuta.Devo guardarmi in ogni modo da ciò che non vorrei dover patire da parte d'altri. Oh, come bello e quale fonte di pace saper tacere sul conto degli altri, non credere tutto alla leggera né essere facili a moltiplicare le parole su ciò che si è udito; Aprire solo a pochi il proprio animo, cercare sempre Te, che scruti i cuori, Né lasciarsi portare di qua e di là da ogni vento di parole, ma desiderare che tutto, dentro e fuori di noi, si compia secondo la tua volontà!

Oh, quali mezzi sicuri, per conservare la celeste Grazia, sono il rifuggire dalle umane apparenze, il non bramare quello che sembri procurare ammirazione all'esterno e l'inseguire invece, con tutta premura, ciò che procura emendazione di vita e fervore! Che danno arrecò a molti una virtù a tutti nota e prematuramente esaltata! E quanto giovò, invece, la Grazia conservata nel silenzio in questa fragile vita, della quale giustamente si dice che è tutta una tentazione ed una lotta!