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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Poiché Gesù non può più rivivere la Passione nel suo corpo, la Madre Chiesa offre l'opportunità di la­sciare che Cristo viva la sua Passione e morte nel no­stro corpo, nel nostro cuore e nella nostra anima. An­che così, tuttavia, non vi è paragone con la sua Passio­ne. Abbiamo ancora bisogno di molta grazia per ac­cettare qualunque cosa ci manda e sapergli offrire qualsiasi cosa vuol prenderci, con gioia, con amore e con un sorriso.

LETTURE A CASO

Lc 4,1-44

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo". 5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6"Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai". 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano
;

11e anche:

essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra
".

12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo". 13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

16Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi
,
19e predicare un anno di grazia del Signore.

20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". 22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?". 23Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria!". 24Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. 25Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro".

28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

31Poi discese a Cafàrnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. 32Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. 33Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: 34"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". 35Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". 37E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

38Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. 43Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 16, 15-20: Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

1 Cor 11,1-34

1Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

2Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. 3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. 4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. 5Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. 6Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.

7L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. 8E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; 9né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. 10Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. 11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; 12come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. 13Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? 14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, 15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. 16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.

17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. 18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi. 20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco. 22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!

23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". 26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. 27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. 28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.

33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: La fine di Sagunto.

20. Ma fra tutti i disastri della seconda guerra punica il più degno di pietà e di deplorazione fu il massacro di quei di Sagunto. Questa città della Spagna, amicissima del popolo romano, fu distrutta perché gli si mantenne fedele. Annibale, violato il patto con i Romani, proprio da questa circostanza cercava il pretesto per provocarli alla guerra. Dunque assediava con ferocia Sagunto. Appena si seppe a Roma, furono mandati degli ambasciatori ad Annibale per indurlo ad abbandonare l'assedio. Non tenuti in alcun conto, essi andarono a Cartagine e lamentarono la violazione del patto ma tornarono a Roma senza aver concluso nulla. Durante questi indugi la disgraziata città molto ricca e molto cara alla Spagna e a Roma fu distrutta dai Cartaginesi all'ottavo o nono mese d'assedio. Fa raccapriccio leggerne e tanto più narrarne la fine. La ricorderò comunque brevemente giacché è molto pertinente all'argomento. Dapprima fu straziata dalla fame; si narra da alcuni che i cittadini si cibarono perfino dei cadaveri dei caduti. Infine stremati, per evitare almeno di cadere prigionieri nelle mani di Annibale, allestirono pubblicamente un grande rogo, nelle cui fiamme, dopo essersi anche trafitti di spada assieme ai propri familiari, tutti si abbandonarono. In questo caso avrebbero dovuto far qualche cosa gli dèi ghiottoni e ciarlatani nebulosi che bramano il grasso delle vittime e ingannano con la foschia di presagi ambigui; in questo caso avrebbero dovuto far qualche cosa, soccorrere una città molto amica del popolo romano e non permettere che subisse la catastrofe perché la subiva per aver mantenuta la fedeltà. Essi certamente intervennero quando si alleò mediante un patto allo Stato romano. Dunque perché mantenne fedelmente il patto, che sotto la loro protezione aveva stretto mediante delibera, che aveva reso vincolante con la fedeltà e indissolubile col giuramento, è stata assediata, schiacciata, distrutta da un uomo sleale. Se è vero che in seguito sono stati gli dèi ad atterrire e allontanare con temporali e fulmini Annibale vicinissimo alle mura di Roma, l'avrebbero dovuto fare anche prima. Oso dire appunto che sarebbero stati più onesti se avessero infuriato col temporale in favore degli amici dei Romani, i quali erano in pericolo proprio per non tradire la fedeltà ai Romani e non avevano mezzi di difesa, anziché in favore dei Romani che combattevano per se stessi ed erano ricchi di mezzi nel fronteggiare Annibale. Se fossero perciò difensori del benessere e dell'onore di Roma, ne avrebbero stornato la grave imputazione della rovina di Sagunto. Stoltamente dunque ora si crede che in virtù della loro protezione Roma non è andata in rovina malgrado la vittoria di Annibale, giacché non furono capaci di soccorrere la città di Sagunto affinché non andasse in rovina nel mantenere l'amicizia per Roma. Supponiamo che il popolo saguntino fosse cristiano e subisse tale sventura per la fede nel Vangelo, a parte che non si sarebbe data la morte con la spada o nel rogo, supponiamo comunque che subisse lo sterminio per la fede nel Vangelo. Avrebbe sofferto nella speranza per cui aveva creduto in Cristo, cioè non per la ricompensa di un tempo molto breve ma di una eternità senza fine. Ma a proposito di codesti dèi che, come si afferma, sono adorati o se ne va in cerca per adorarli al solo scopo che sia assicurato il benessere del mondo che fugge velocemente; che cosa mi risponderanno nei confronti dello sterminio di Sagunto coloro che li difendono e li scolpano? Faranno certamente lo stesso discorso che sulla fine di Regolo. Ma c'è una differenza. Quegli era un individuo, questa un'intera cittadinanza, sebbene causa della fine dell'uno e dell'altra sia stata la conservazione della fedeltà. Proprio per essa Regolo volle tornare ai nemici e Sagunto non volle passare ai nemici. Dunque il mantenimento della fedeltà provoca lo sdegno degli dèi? Ed è possibile che nonostante la protezione degli dèi siano perduti non solo individui ma intere città? Scelgano fra le due cose quella che preferiscono. Se gli dèi si sdegnano contro la fedeltà mantenuta, scelgano i rinnegati per essere onorati. Se poi è possibile che, malgrado il loro favore individui e città, colpiti da molti e gravi tormenti, vadano in rovina, gli dèi sono adorati senza il risultato del benessere terreno. La smettano dunque di arrabbiarsi coloro che pensano di essere divenuti disgraziati con la perdita dei misteri dei propri dèi. Anche se fossero rimasti e gli dèi li avessero aiutati, potevano non soltanto, come avviene adesso, lamentarsi del disastro avvenuto ma anche andare completamente in rovina dopo essere stati orrendamente straziati come Regolo e quelli di Sagunto.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: GLI ESEMPI DEI SANTI PADRI

Volgi il pensiero ai luminosi esempi dei Santi Padri, nei quali rifulse la vera perfezione dello spirito religioso, e vedrai quanto poco, e quasi nulla, è quello che noi facciamo. Ahimè! Che vale la nostra vita, se la si paragona alla loro? Santi ed amici di Cristo hanno servito il Signore nella fame e nella sete, nel freddo e nella nudità, nel lavoro e nella fatica, nelle veglie e nei digiuni, in innumerevoli persecuzioni ed obbrobri. Quante e quanto dure tribolazioni soffrirono gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, le Vergini e gli altri tutti che hanno voluto seguire le orme di Cristo! lnfatti, essi odiarono la loro vita in questo mondo, per poterla possedere nella vita eterna. Che vita di austerità e di sacrificio hanno vissuto i Santi Padri nel deserto! Che lunghe e gravi tentazioni sostennero! Quanto spesso furono tormentati dal Maligno!

Quanto frequenti e fervorose preghiere porsero a Dio! Che rigorose astinenze praticarono! Quanto zelo e fervore ebbero per il loro profitto spirituale! Che dura guerra combatterono, per domare le loro passioni! Come diressero, pura e retta, l'intenzione a Dio! Di giorno lavoravano e di notte si davano ad ininterrotte preghiere, sebbene, anche lavorando, non cessassero di pregare in ispirito. Spendevano utilmente tutto il loro tempo. Ogni ora dedicata a Dio sembrava loro corta.

E, per la grande dolcezza della contemplazione, dimenticavano perfino la necessità di ristorare il corpo. Rinunziavano a tutte le ricchezze, alle cariche, agli amici, ai congiunti; nulla volevano avere dal mondo. Prendevano appena l'indispensabile alla vita; si rammaricavano di dover dare qualcosa al corpo, pur nella necessità. Erano, perciò, poveri di beni terreni, ma ricchissimi di grazia e virtù. All'esterno pativano indigenza, ma interiormente erano ristorati dalla grazia e dalla consolazione divina. Erano stranieri per il mondo, ma vicinissimi a Dio e suoi intimi amici.

Ritenevano se stessi come un nulla, ed il mondo li disprezzava; ma agli occhi di Dio erano preziosi e cari. Si mantenevano nella vera umiltà, vivevano nella semplice obbedienza, camminavano nella carità e nella pazienza; e quindi, ogni giorno progredivano nello spirito e guadagnavano grandi meriti presso Dio. Sono stati proposti come esempio a tutti i Religiosi; e ci devono incitare alla perfezione più che non ci porti alla rilassatezza la massa dei tiepidi.

Oh, quanto è stato il fervore di tutti i Rèligiosi all'inizio della loro santa Fondazione! Quanta devozione nella preghiera! quanta emulazione nella virtù! quanta severità nella disciplina! quanta riverenza ed obbedienza fiorirono in tutti sotto la guida del Superiore! Le memorie, che tuttora ne rimangono, testimoniano che veramente santi e perfetti furono quegli uomini, che, combattendo tanto strenuamente, si sono posti il mondo sotto i piedi.

Ora, invece, si considera grande chi non trasgredisce la Regola e chi sia riuscito a sopportare con pazienza il peso che si è imposto. O tiepidezza, o negligenza della nostra condizione, per cui così in fretta ripieghiamo dal primitivo fervore! E perfino la vita ci è gravosa, per stanchezza e intiepidimento! Voglia il Cielo che non s'addormenti del tutto l'aspirazione alle virtù in te, che hai veduto così spesso tanti esempi d'anime devote!