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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Lavoriamo per il paradiso.

LETTURE A CASO

Gv 1,1-51

1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?". 20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo". 21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No". 22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". 23Rispose:

"Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore
,

come disse il profeta Isaia". 24Essi erano stati mandati da parte dei farisei. 25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". 26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo". 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". 32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. 34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". 39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" 42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".

43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi". 44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret". 46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". 47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". 48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". 49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". 50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". 51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 11, 25-30: Io sono mite e umile di cuore.

1 Cor 1,1-30

1Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, 2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: 3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.

4Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, 5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. 6La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente, 7che nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 8Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: 9fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti. 11Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!".

13Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 14Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio, 15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. 16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.

17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. 18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. 19Sta scritto infatti:

Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti
.

20Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? 21Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. 22E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, 23noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; 24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. 25Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. 27Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, 28Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, 29perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. 30Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta scritto:

Chi si vanta si vanti nel Signore.


Lettera ai Filippesi: Doveri dei diaconi, dei giovani e delle vergini

1. Sapendo dunque che Dio non si schernisce , dobbiamo camminare in modo degno della sua legge e della sua gloria.

2. Così pure i diaconi debbono essere senza macchia al cospetto della giustizia sua, ricordandosi che sono ministri di Dio e di Cristo e non di uomini. Evitino la calunnia, la doppiezza di linguaggio, l’amore al denaro; siano moderati in ogni cosa, misericordiosi, zelanti; camminino nella via della verità tracciata dal Signore, il quale si fece servo di tutti. Se noi gli piaceremo in questa vita, riceveremo anche la vita futura; poiché Egli ha promesso che ci risusciterà dai morti, e che, se ora viviamo in modo degno di Lui, con Lui pure regneremo , se abbiamo fede.

3. Similmente i giovani siano irreprensibili in ogni cosa, preoccupandosi prima di tutto della purezza e frenandosi da ogni male. È bello infatti essere staccati dalle passioni di questo mondo, perché ogni passione fa guerra allo spirito ; e né i fornicatori, né gli effeminati, né i sodomiti possederanno il regno di Dio , né coloro che fanno cose sconvenienti. Perciò bisogna che [i giovani] si tengano lontani da tutte queste cose e siano sottomessi ai presbiteri e ai diaconi come a Dio e a Cristo. Le vergini devono camminare con coscienza immacolata e casta.

(Autore: San Policarpo (di Smirne))

L'imitazione di Cristo: UMILE CONSIDERAZIONE DI SE'

Ogni uomo desidera, per sua natura, di sapere; ma che cosa importa la scienza senza il timore di Dio? Il pover'uomo di campagna che serve Dio è, senza dubbio, migliore del superbo sapiente, che scruta il moto degli astri trascurando la sua anima. Chi impara a conoscere bene se stesso, fa poco conto di sé e non si compiace delle lodi degli uomini. Anche se io possedessi tutta la sapienza del mondo, ma non avessi la carità (la grazia di Dio), quale profitto ne avrei davanti a Dio, che mi giudicherà secondo le opere? Calma l'eccessivo desiderio di sapere, perché in esso si trovano grandi distrazioni ed illusioni. Quelli che sanno molto, volentieri si compiacciono di mettersi in mostra e di essere chiamati sapienti. Ma ci sono molte cose, la cui conoscenza poco o nulla giova all'anima. Ed è molto insensato chi volge le sue attenzioni unicamente a cose diverse da quelle che gli servono per la salvezza eterna.

Le molte parole non appagano l'anima; dà, invece, serenità allo spirito la bontà della vita; e la purezza della coscienza procura una grande confidenza in Dio. Quanto più vasto e quanto più profondo è il tuo sapere, tanto più rigorosamente sarai giudicato, se non sarai vissuto più santamente. Dunque, non insuperbirti di alcun'arte o scienza; ma abbi timore, piuttosto, a motivo di ciò che ti fu dato di sapere. Se ti sembra di sapere molto e di essere dotato di una buona intelligenza, sappi anche che sono molto più numerose le cose che ignori. Non montare in superbia (Rm 11,20), ma riconosci piuttosto la tua ignoranza.

Perché ti vuoi anteporre a qualcuno, mentre ci sono molti più dotti di te, che meglio praticano la legge di Dio? Se vuoi sapere ed imparare utilmente qualche cosa, ama d'essere sconosciuto e d'essere tenuto in conto di nulla. Questa è la più alta e più utile scienza: realmente conoscere e disprezzare se stesso. Non avere alcuna stima di se stesso, ma piuttosto avere sempre buona ed alta stima degli altri: questa è grande sapienza e perfezione. Se anche tu vedessi un altro peccare apertamente o commettere alcune colpe gravi, non dovresti per ciò ritenerti migliore di lui, poiché non sai fino a quando tu sia capace di perseverare nel bene. Tutti siamo fragili, ma tu non devi ritenere alcuno più fragile di te stesso.