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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:E perché trattar così male Iddio, il quale ci vuole tanto bene?

LETTURE A CASO

Lc 19,1-47

1Entrato in Gèrico, attraversava la città. 2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". 6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!". 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". 9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; 10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. 12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. 13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. 15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. 17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. 18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. 19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. 20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; 21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. 22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi. 24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci 25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine! 26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".

28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.

29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno". 32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?". 34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".

35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

38"Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". 40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".

41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: 42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. 43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; 44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".

45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, 46dicendo: "Sta scritto:

La mia casa sarà casa di preghiera.
Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!".

47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; 48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 4, 1-11: Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.

Ef 3,1-21

1Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili... 2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: 3come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente. 4Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo. 5Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: 6che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo, 7del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza. 8A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, 9e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, 10perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, 11secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui. 13Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.

14Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, 15dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, 16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. 17Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, 18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, 19e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

20A colui che in tutto ha potere di fare
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.


Le lettere: Sesta lettera

1. L’essere razionale che si è preparato ad es­sere libero per l’avvento di Gesù, conosce se stes­so secondo la propria natura spirituale. Chi co­nosce se stesso, conosce il disegno di salvezza del Creatore e quanto egli compie per le sue creatu­re. Miei cari nel Signore, nostre membra e coere­di dei santi, nel nome di Gesù Cristo prego Dio perché vi conceda il dono dello spirito di sapien­za per discernere e conoscere tutto l’amore che nutro per voi. Non è un amore della carne, ma dello Spirito, opera di Dio. Non è necessario che io vi scriva i vostri nomi secondo la carne perché essi sono corruttibili; quando un uomo ha cono­sciuto il suo vero nome, conoscerà allora anche il nome di verità. Per questo anche Giacobbe (Gn 32,23-31), quando lottò una notte intera con un angelo, conservò il nome di Giacobbe, ma quando spun­tò la luce, ebbe il nome di Israele. Il senso di que­sto nome è spirito che vede Dio.

Penso che non ignoriate che nemici del bene meditano sempre il male contro la verità. Per questo motivo Dio non ha visitato le sue creature una sola volta, ma fin da principio alcuni per mezzo della legge dell’alleanza si sono preparati a venire dal loro Creatore. Da essa sono stati istruiti sul modo di adorarlo. La legge dell’al­leanza si è inaridita per la sua grande debolezza, per la pesantezza del corpo, per le cattive pre­occupazioni e le attività dell’anima si sono fiac­cate. Non era possibile il ritorno al primitivo sta­to della creazione. E poiché la natura è immorta­le e non si distrugge insieme col corpo, non può essere liberata per i meriti della giustizia; per questa ragione Dio, nella sua bontà, sì è mosso a compassione di lei, e mediante la legge scritta, le ha insegnato come adorare Dio. Dio è uno e la natura spirituale poggia sull’unità. Vi sia ben chiaro questo, miei cari: dove non c’è concordia, la guerra è in agguato.

2. Il Creatore vide la gravità della ferita uma­na e che era necessaria l’opera del medico. Gesù stesso, Creatore degli uomini, è il medico che li ha guariti, ma ha mandato davanti a sé dei pre­cursori. Mosè che ci ha dato la legge, non avremo timore di affermarlo, è stato uno dei suoi profeti. Lo Spirito che era con Mosè aiutò pure l’assem­blea dei santi: tutti hanno pregato Dio perché in­viasse il suo Figlio unigenito. Pure Giovanni è uno dei suoi profeti; per questo è scritto: «la Leg­ge e i profeti fino a Giovanni» (Lc 16,16) e «il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroni­scono» (Mt 11,12). Coloro che erano rivestiti di Spirito vi­dero che nessuna fra le creature poteva sanare la profonda ferita, ma soltanto la bontà del Padre, cioè il suo Figlio unigenito che il Padre ha man­dato come Salvatore di tutta l’umanità. Egli è il grande medico che può sanare la grande ferita. Perciò pregarono Dio e la sua bontà.

3. Il Padre delle creature per la salvezza di noi tutti «non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32). Le nostre iniquità lo hanno umiliato, ma «per le sue piaghe noi sia­mo stati guariti» (Is 53,5). Con la potenza della sua pa­rola ci ha radunati da tutte le nazioni, da un con­fine all’altro del mondo, ha fatto risorgere dalla terra, i nostri cuori e ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri. Vi prego, miei cari nel Signore, di capire che queste cose che vi ho scritto sono comandamenti di Dio. Dobbiamo ca­pire la condizione che Gesù ha assunto per noi: si è fatto simile a noi in tutto, «escluso il pecca­to» (Eb 4,15).

Dobbiamo pure accettare di essere liberati con la sua venuta. Egli infatti è venuto per farci sapienti con la sua stoltezza, per farci ricchi con la sua povertà, per consolarci con la sua debolez­za, per dare a noi tutti la risurrezione e annienta­re colui che aveva il potere sulla morte. Allora cesseremo di invocare Gesù secondo la carne perché la sua venuta ci sorregge nel retto servi­zio fino a distruggere le nostre iniquità. Allora Gesù ci dirà: «Vi ho chiamati amici» (Gv 15,15) e non più servi. Quando gli apostoli giunsero ad accogliere lo spirito di figli, allora lo Spirito Santo insegnò loro ad adorare il Padre in modo conveniente.

A me, povero e maledetto di Cristo, l’età cui sono giunto mi ha portato gioia, gemito e pianto.

Infatti molti della nostra generazione hanno indossato la veste di Dio, ma hanno negato la sua potenza. Quelli che si sono preparati ad essere liberati per l’avvento di Gesù, mi arrecano gioia. Ma quelli che trafficano sul nome di Gesù e fanno la volontà del proprio cuore e del proprio corpo, mi arrecano afflizione. Io piango su coloro che hanno considerato la lunghezza del tempo, si sono scoraggiati, si sono privati della veste di Dio e sono diventati simili a bestie. Sappiate che per uomini simili la venuta di Gesù è grande condanna. Ma voi, miei cari nel Signore, sappiate conoscere voi stessi e discernere i tempi e preparatevi ad offrirvi come vittime gradite a Dio.

4. Io scrivo a voi «come a persone intelligen­ti» (1Cor 10,15) perché voi siete capaci di capire voi stessi. Voi sapete che chi conosce se stesso, conosce Dio è il suo disegno di salvezza per le sue creature. Vi sia ben chiaro che l’amore che nutro per voi non è carnale, ma spirituale, opera di Dio che «è tre­mendo nell’assemblea dei santi, grande e terribi­le tra quanti lo circondano» (Sal 88,8). Finché abbiamo degli intercessori presso Dio, preparatevi ad of­frire ai vostri cuori quel fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra (Lc 12,49). Esercitate i vostri cuori e i vostri sensi a discernere il bene dal male, la de­stra dalla sinistra, la saldezza dalla debolezza. Gesù sapeva che la materia di questo mondo è in potere del diavolo. Perciò chiamò i suoi di­scepoli e disse loro: «Non accumulatevi tesori sulla terra. Non affannatevi per il domani perché il domani avrà già le sue inquietudini» (Mt 6,19.34). In ve­rità, miei cari, il timoniere di una nave si vanta quando i venti sono calmi, ma la perizia del ti­moniere si vede quando soffiano venti violenti e contrari. Cercate ora di capire il tempo nel quale siamo giunti. Se dovessi parlarvi dettagliata­mente della libertà, dovrei aggiungere molte al­tre cose ma «Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più saggio» (Pro 9,9). Vi saluto, cari figli nel Si­gnore, «piccoli e grandi» (At 8,10). Amen.

(Autore: Sant'Antonio Abate)

L'imitazione di Cristo: LA VERIT� PARLA DENTRO DI NOI SENZA STREPITO DI PAROLE

PAROLE DEL DISCEPOLO
”Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,10)."Io sono tuo servo, fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti" (Sal 118,125). Piega il mio cuore alle parole della tua bocca; stillino come rugiada le tue parole. Dicevano una volta i figli d'Israele a Mosè: "Parla tu a noi, e noi ascolteremo; non ci parli il Signore, altrimenti moriremo" (Es 20,19). Ma non così, o Signore, non così io Ti prego; piuttosto, con il profeta Samuele, umilmente e fervorosamente Ti supplico: "Parla, o Signore; il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro dei Profeti; parlami, invece, Tu, o Signore Iddio, che ispiri ed illumini tutti i Profeti; Tu solo, senza di loro, puoi ammaestrarmi perfettamente, mentre essi, senza di Te, non concluderanno nulla. Possono, sì, far risuonare parole, ma non comunicano lo Spirito.

S'esprimono magnificamente; ma se Tu taci, non infiammano il cuore. Il loro è un linguaggio letterale; ma sei Tu che sveli lo spirito del contenuto. Promulgano i tuoi Comandamenti; ma aiuti Tu ad osservarli. Additano la via; ma dài Tu la forza per camminare. Essi operano soltanto all'esterno; ma Tu educhi i cuori e li illumini. Essi irrigano la superficie; ma Tu doni la fecondità.

Essi gridano con le parole; ma Tu concedi la comprensione all'udito dell'anima. Non mi parli, dunque, Mosè; parlami Tu, Signore Dio mio, Verità eterna, perché io non abbia a morire e a rimanere senza frutto, se fossi ammaestrato solo esteriormente e non venissi infervorato interiormente. Che non mi sia di condanna la parola udita, ma non messa in pratica; conosciuta, ma non amata; creduta, ma non osservata. "Parla", dunque, "o Signore; il tuo servo ti ascolta" (1Sam 3,10): "Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6,68). Parlami, per dare qualche consolazione all'anima mia e per emendare tutta la mia vita. Ed a Te siano lode, gloria e perpetuo onore.