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Mercoledi, 8 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Madonna del Rosario di Pompei ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Durante questo tempo di grazia, chiediamo, in modo speciale, alla Madonna di insegnarci il suo si­lenzio, la sua dolcezza, la sua umiltà. Silenzio di Maria parlami, insegnami come posso imparare, con te e come te, a tenere tutte queste cose dentro il mio cuore, proprio come tu hai fatto; inse­gnami a non ribattere quando vengo accusata o rim­proverata, a pregare sempre nel silenzio del mio cuo­re come hai fatto tu.

LETTURE A CASO

Lc 5,1-39

1Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". 5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". 9Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

12Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi". 13Ges&uugrave; stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii risanato!". E subito la lebbra scomparve da lui. 14Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: "Va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi". 15La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. 16Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare.

17Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. 18Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. 19Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. 20Veduta la loro fede, disse: "Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi". 21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: "Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?". 22Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: "Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? 23Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Àlzati e cammina? 24Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua". 25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. 26Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose".

27Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". 28Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". 31Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi".

33Allora gli dissero: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!". 34Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? 35Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno". 36Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. 37E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. 38Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. 39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 7,1-8.14-15.21-23 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

Rm 10,1-21

1Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza. 2Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; 3poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. 4Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede.

5Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: L'uomo che la pratica vivrà per essa. 6Invece la giustizia che viene dalla fede parla così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? Questo significa farne discendere Cristo; 7oppure: Chi discenderà nell'abisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti. 8Che dice dunque? Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. 9Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. 10Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. 13Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

14Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? 15E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!

16Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? 17La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. 18Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro:

per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino ai confini del mondo le loro parole
.

19E dico ancora: Forse Israele non ha compreso? Già per primo Mosè dice:

Io vi renderò gelosi di un popolo che non è popolo;
contro una nazione senza intelligenza
susciterò il vostro sdegno
.

20Isaia poi arriva fino ad affermare:

Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano,
mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me
,

21mentre di Israele dice: Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle!


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: La sollevazione dei gladiatori.

5. E per questo mi dispenso dal ricercare come erano gli individui che Romolo radunò. Si dovette molto insistere per far loro capire che con la nuova vita, una volta ottenuto il consorzio civile, non dovevano più pensare alle punizioni dovute, perché il loro timore li spingeva a più gravi delitti. Così in seguito poterono essere più disposti ai rapporti umani. Ma voglio parlare di un fatto che lo stesso impero romano, ormai grande per avere assoggettato molti popoli e temibile agli altri, sentì dolorosamente, temé grandemente e represse a causa del non trascurabile interesse di evitare una enorme strage. Si tratta dei pochi gladiatori che in Campania fuggiti durante uno spettacolo raccolsero un grande esercito, trovarono tre condottieri e saccheggiarono crudelmente vasti territori dell'Italia 6. Dicano qual dio aiutò costoro perché da una piccola e disprezzabile banda giungessero a un potere temibile per le grandi forze e risorse di Roma. Si dirà, dato che non resistettero a lungo, che non furono aiutati da un dio? Ma anche la vita di un uomo è tutt'altro che lunga. A questa condizione gli dèi non aiutano nessuno a conquistare il potere. I singoli individui scompaiono molto in fretta e non si deve considerare un favore che il potere scompare come nebbia in poco tempo in ciascun individuo e quindi un po' alla volta in tutti. Che cosa importa agli adoratori degli dèi sotto Romolo, morti da tanto tempo, che dopo la loro morte l'impero romano è cresciuto tanto, se essi trattano ormai i propri affari nell'aldilà? Se questi affari sono buoni o cattivi non rientra nell'argomento in parola. E questo si deve intendere di tutti coloro che con rapida corsa, portando il fardello delle proprie azioni, si sono avvicendati al potere, anche se esso per cessione e successione di mortali dura a lungo. Se dunque anche i favori di un tempo tanto breve si devono accreditare all'aiuto degli dèi, non poco sono stati aiutati quei gladiatori. Infransero le catene della condizione servile, fuggirono, si resero liberi, raccolsero un grande e potente esercito, obbedendo alle decisioni e agli ordini dei propri capi si resero temibili per la grandezza di Roma e invincibili per alcuni comandanti romani, fecero un bel bottino, colsero parecchie vittorie, si scapricciarono nei piaceri come vollero, fecero ciò che loro suggeriva la passione e infine prima che fossero vinti, e fu molto difficile, vissero da signori e da principi. Ma passiamo ad argomenti più importanti.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA RIFLESSIONE SU SE STESSI

Non possiamo fare troppo affidamento su di noi stessi, perché spesso ci vengono a mancare la grazia e il discernimento. Poca luce è in noi e d'un tratto la perdiamo per la nostra trascuratezza. Spesso, poi, non ci accorgiamo d'essere interiormente tanto ciechi. Spesso facciamo il male e, ancora peggio, lo scusiamo. Talvolta ci muove la passione, e la crediamo zelo. Riprendiamo negli altri le piccole mancanze, e passiamo sopra le nostre, anche se gravi. Avvertiamo con grande prontezza e diamo grande peso a ciò che gli altri ci fanno sopportare, ma non avvertiamo quanto gli altri sopportano da parte nostra. Chi ponderasse bene e con giusta misura le proprie debolezze, non giudicherebbe con severità gli altri.

L’uomo interiore antepone la cura del suo spirito a tutte le altre; e chi ferma diligentemente l'attenzione su se stesso, facilmente tace degli altri. Tu non sarai mai uomo interiore o pio, se non tacerai degli altri e se non riserverai ogni attenzione a te stesso. Se sei tutt'intento a te e a Dio, poco ti disturberà quello che percepisci dal di fuori. E dove sei tu, quando non sei presente a te stesso? E quand'anche tu avessi percorso il mondo intero, che cosa avresti guadagnato, trascurando la tua anima?

Per avere pace ed armonia vera con te stesso, devi lasciare da parte tutto ed avere davanti agli occhi solo te. Farai, quindi, molto progresso, se sarai riuscito a mantenerti libero da ogni preoccupazione temporale. Regredirai molto, invece, se darai importanza a qualche cosa del mondo. Niente per te sia grande, niente eccelso, niente gradito, niente caro, se non solamente Dio o ciò che viene da Lui. Considera vana ogni forma di conforto che ti venga da una creatura. L'anima che ama Dio disprezza tutte le cose che stanno sotto di Lui. Soltanto Dio, eterno ed immenso, che tutto riempie di Sé, è il conforto dell'anima e la gioia vera del cuore.