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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:Gesù, mio perfettissimo modello, avanzerò nella vita con gli occhi fissi su di te, seguendo le tue orme, sottomettendo la natura alla grazia in base alla tua volontà e in misura della luce che mi illumina, confidando unicamente nel tuo aiuto. Ogni volta che ho dei dubbi sulla condotta da tenere, interrogherò sempre l'amore ed esso mi darà il miglior consiglio. Mi rispose Gesù: «Fra le occasioni che la mia provvidenza ti manderà, stai bene attenta a non perderne nessuna. Quando però non riuscirai a coglierle, non turbarti, ma umiliati davanti a me e immergiti con tutta la tua fiducia nella mia misericordia. In questo modo, acquisterai di più di quanto avrai perduto, perché a un'anima umile i miei doni scendono con abbondanza ben maggiore di quanto essa medesima si aspetti».

LETTURE A CASO

Lc 20,1,47

1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: 2"Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità". 3E Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi: 4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?". 5Allora essi discutevano fra loro: "Se diciamo "dal Cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?". 6E se diciamo "dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta". 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: "Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose".

9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: "Un uomo piantò una vigna, l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano per molto tempo. 10A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono. 13Disse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò il mio unico figlio; forse di lui avranno rispetto. 14Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra. 15E lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? 16Verrà e manderà a morte quei coltivatori, e affiderà ad altri la vigna". Ma essi, udito ciò, esclamarono: "Non sia mai!". 17Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto:

La pietra che i costruttori hanno scartata,
è diventata testata d'angolo
?

18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà". 19Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro.

20Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore. 21Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. 22È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?". 23Conoscendo la loro malizia, disse: 24"Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare". 25Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". 26Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32Da ultimo anche la donna morì. 33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". 34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui". 39Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene". 40E non osavano più fargli alcuna domanda.

41Egli poi disse loro: "Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide, 42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:

Ha detto il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
43finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi?


44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?".

45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli: 46"Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; 47divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 1, 40-45: La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

Fm 1,1-25

1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone, 2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa: 3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.

4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere, 5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi. 6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo. 7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.

8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare, 9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù; 10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, 11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me. 12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.

13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo. 14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo. 15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre; 16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.

17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso. 18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. 19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso! 20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!

21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.

22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.

23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, 24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.

25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: Felicità come dono dell'unico Dio.

25. Datami questa spiegazione, forse potrò convincere più facilmente del mio assunto quei pagani che non hanno il cuore troppo indurito. L'umana debolezza ha compreso fin d'allora che la felicità può essere data soltanto da un dio e lo hanno compreso anche gli uomini che adoravano molti dèi, fra cui il loro stesso re Giove. Ma poiché ignoravano il nome di colui che desse la felicità, lo vollero indicare col nome della cosa stessa che, come capivano, era data da lui. Dunque hanno indicato abbastanza chiaramente che la felicità non poteva esser data neanche da Giove che già adoravano ma certamente da colui che ritenevano di dover adorare col nome della stessa felicità. Dunque essi hanno creduto, e lo ribadisco, che la felicità è data da un Dio che non conoscevano. Lui si cerchi dunque, lui si adori e basta. Si rifiuti il chiasso di tanti demoni. Non basti questo Dio per colui al quale non basta il suo dono. Non basti, ripeto, all'adorazione il Dio datore della felicità, per colui al quale, quanto al conseguimento, non basta la felicità stessa. Ma colui a cui basta, dato che l'uomo non ha altro da desiderare, si ponga al servizio del Dio datore della felicità. Non è quello che chiamano Giove. Se lo riconoscessero come datore della felicità, non ne cercherebbero, in vista della felicità, un altro o un'altra da cui fosse data la felicità e si guarderebbero dall'adorare un Giove con tante magagne. Si dice di lui che fosse adultero con le mogli degli altri e inverecondo amatore e rapitore di un bel giovane.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: COME INVOCARE E BENEDIRE DIO, QUANDO CI STRINGE LA TRIBOLAZIONE

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore, "sia benedetto il tuo nome per tutti i secoli" (Sal 112,2; Dn 2,20; Tb 3,22); Tu hai disposto che questa tentazione e questa tribolazione s'abbattessero sopra di me. Io non posso sfuggirle; devo, invece, rifugiarmi in Te, perché Tu m'aiuti e me le converta in bene. O Signore, ora sono nella tribolazione ed il mio cuore non trova pace; anzi, sono molto tormentato da questa pena. Ed in quest'ora triste, che cosa Ti dirò, o Padre diletto? Sono stretto tra le angustie; "salvami da quest'ora" (Gv 12,27). Ma a quest'ora sono giunto, perché, dopo essere stato profondamente umiliato e poi liberato per merito tuo, Tu ne fossi glorificato. "Ti piaccia, o Signore, di salvarmi, Tu" (Sal 39,14).

Infatti, che cosa posso fare io, misero come sono, e dove andrò senza di Te? Dammi la pazienza, o Signore, anche questa volta; aiutami, Dio mio, e non avrò timore, per quanto sarà grave la mia pena. Ed intanto, finché dura la mia pena, che cosa Ti dirò? O Signore, "Sia fatta la tua volontà" (Mt 26,42). Io ho ben meritato tribolazione ed oppressione. Devo, invero, saperle sopportare (e potessi sopportarle con pazienza!) fino a che passi la tempesta e ritorni la bonaccia! L’onnipotente tua mano può togliermi anche questa tentazione e mitigarne la violenza, perché io non sia vinto del tutto: così hai già fatto più volte con me, "o Dio mio, misericordia mia" (Sal 58,18). E "questo cambiamento, che è. opera della destra dell'Altissimo" (Sal 76,11) tanto è più difficile a me, quanto e più facile a Te.