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Mercoledi, 8 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Madonna del Rosario di Pompei ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:Tieni per fermo che quanto più crescono gli assalti del nemico, tanto più Dio è vicino all'anima. Pensa e compenetrati bene di questa grande e confortante verità.

LETTURE A CASO

Lc 14,1-35

1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. 2Davanti a lui stava un idropico. 3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?". 4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". 6E non potevano rispondere nulla a queste parole.

7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. 10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".

12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".

15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!". 16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. 18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. 19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. 20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. 21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. 22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. 23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. 24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".

25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. 33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? 35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 25,14-30: Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Rm 1,1-32

1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, 2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, 3riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, 4costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. 5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome; 6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo. 7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo. 9Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi, 10chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi. 11Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, 12o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. 13Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili. 14Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: 15sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.

16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. 17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede.

18In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, 19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. 20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; 21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. 22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, 25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. 27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. 28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, 29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, 30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. 32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.


Papia di Gerapoli: I frammento: Frammento in Ireneo, Adversus haereses, V, 33,3-4. Papia, il millenarista

1. Un giorno anche il mondo creato, rinnovato e liberato dalla maledizione divina, produrrà in abbondanza, dalla rugiada del cielo e dalla fecondità della terra, ogni sorta di cibi. Così i presbiteri, che videro Giovanni discepolo del Signore, ricordano d’avere udito da lui, che riferiva gli insegnamenti del Signore intorno a quei tempi dicendo:

2. "Verranno giorni in cui sorgeranno vigne, che avranno ciascuna diecimila viti; ogni vite avrà diecimila tralci; ogni tralcio avrà diecimila bracci; ogni braccio diecimila pampini, ogni pampino diecimila grappoli; ogni grappolo diecimila acini; ogni acino, spremuto, darà venticinque metrete di vino.

3. E quando uno dei santi prenderà uno di questi grappoli, l’altro griderà: Io sono un grappolo migliore, prendi me; e per mezzo mio benedici il Signore. Similmente anche un chicco di frumento produrrà diecimila spighe; ogni spiga avrà diecimila chicchi; ogni chicco darà cinque di libbre di semola bianca e netta. Anche gli altri frutti, semi ed erbe saranno proporzionati a quelli. E tutti gli animali, cibandosi di quei frutti che si cavano dalla terra, saranno pacifici e concordi tra loro e pienamente soggetti agli uomini".

4. Di queste cose anche Papia, discepolo di Giovanni e compagno di Policarpo, uomo antico, fornisce testimonianza per scritto, nel quarto dei suoi libri. Ne scrisse infatti cinque. E aggiunse anche questo:

5. "Queste cose sono credibili per coloro che hanno fede. Anche Giuda il traditore, aggiunge egli (Papia), non credendo domandò: Come il Signore compirà tali generazioni? E il Signore rispose: Vedranno coloro che verranno in quel tempo".

(Autore: Papia di Gerapoli)

L'imitazione di Cristo: L’UOMO DA SÉ NON HA NULLA DI BUONO E DI NULLA PUO’ GLORIARSI

PAROLE DEL DISCEPOLO
“O Signore, che cosa é l'uomo, perché Te ne ricordi; il figlio dell 'uomo, perché Te ne curi?" (Sal 8,5). Quali meriti ha acquistato l'uomo, perché Tu gli conceda la tua Grazia? Signore, di che posso lagnarmi, se Tu m'abbandoni? O quali giuste ragioni potrei opporTi, se non farai quello che chiedo? In verità, posso pensare e dire solo questo: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi, manco di tutto e tendo sempre al nulla. E se non sarò aiutato e rianimato interiormente da Te, diventerò del tutto tiepido e mi dissolverò.

Invece Tu, o Signore, sei sempre lo stesso e sussisti in eterno, sempre buono, giusto e santo, tutto facendo bene, giustamente e santamente, e tutto disponendo con sapienza. Io, invece, più incline a regredire che ad avanzare nel bene, non so mantenermi sempre nello stesso stato: "sette età diverse passano sopra di me" (Dn 4,13.20.22). Tuttavia, quando a Te piaccia, quando Tu mi porga la mano soccorritrice, il mio stato si muta subito in meglio, perché Tu solo, senza bisogno dell'uomo, potrai venire in mio aiuto e rendermi così saldo, che la mia faccia non sia soggetta a tanti mutamenti ed il mio cuore si volga a Te ed abbia pace in Te solo. Perciò, s'io sapessi disprezzare ogni conforto che viene dagli uomini, sia per acquistare la devozione sia per la necessità che mi spinge a cercare Te, poiché non c'è uomo che mi consoli, allora potrei con ragione sperare nella tua Grazia ed esultare per il dono d'altre tue consolazioni mai provate. Siano rese grazie a Te, dal quale tutto deriva, ogni volta che mi succede qualcosa di buono

. Io, davanti a Te, sono vanità, sono un nulla; sono un pover'uomo incostante e debole. Di che, dunque, posso io gloriarmi, o perché bramo d'essere stimato? Forse, per il mio nulla? Ma questo è il colmo della vanità! Oh! gloria davvero vana, morbo pestifero, massima presunzione, che allontana dalla vera gloria e spoglia della grazia del Cielo. Infatti, mentre l'uomo si compiace di sé, dispiace a Te; mentre anela alle lodi degli uomini, egli resta privo delle vere virtù. Gloria vera e gioia santa è gloriarci in Te, non già in noi; gioire nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per Te. Sia lodato il tuo nome, e non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo santo nome ed a me non sia riservata, da parte degli uomini, alcuna lode.

Sei Tu la gloria mia, Tu l'esultanza del mio cuore! In Te mi glorierò ed esulterò tutti quanti i giorni della mia vita: "di me stesso, invece, non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze" (2 Cor 12,5). Cerchino i Giudei gloria gli uni dagli altri; io cercherò quella che viene da Dio solo. Certo, ogni gloria che viene dagli uomini, ogni onore temporale, ogni grandezza del mondo, se confrontati con la tua gloria eterna, sono vanità e stoltezza. O mia Verità e mia Misericordia, Dio mio, Trinità beata, a Te soltanto siano lode, onore, virtù e gloria per gl'infiniti secoli dei secoli!