Santo Rosario on line

Mercoledi, 8 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Madonna del Rosario di Pompei ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:La parabola della Pecorella smarrita sembra rasserenante, ma in realtà nasconde un interrogativo inquietante: perché "più gioia" per la pecorella smarrita che per le altre novantanove? Siamo tutti amati da Dio alla stessa maniera? Smarrendosi la pecorella ha fatto tremare il cuore del Pastore, il cuore di Dio. Il Pastore ha avuto paura di perderla per sempre. Questa paura ha fatto sbocciare la speranza nel Suo cuore, e la speranza compiuta ha provocato una grande gioia. Non c'è un vero rapporto d'amore senza dolore e senza speranza. Io metterei in guardia, chi ascolta questa parabola, dal prendere subito il posto di chi è rimasto all'ovile. Come i farisei che si sentono apposto, che non hanno bisogno di conversione. Ma chi di noi non ha bisogno di conversione? La pecorella più smarrita è proprio quella che rimane all'ovile, che si sente al sicuro e pensa di non avere bisogno del Pastore.

LETTURE A CASO

Lc 14,1-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". 3Allora egli disse loro questa parabola:

4"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? 5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. 7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. 10Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".

11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20Partì e si incamminò verso suo padre.

Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 10, 17-30: Vendi quello che hai, poi vieni e seguimi.

Eb 13,1-24

1Perseverate nell'amore fraterno. 2Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. 3Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale. 4Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.

5La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. 6Così possiamo dire con fiducia:

Il Signore è il mio aiuto, non temerò.
Che mi potrà fare l'uomo?


7Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. 8Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! 9Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono. 10Noi abbiamo un altare del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al servizio del Tabernacolo. 11Infatti i corpi degli animali, il cui sangue vien portato nel santuario dal sommo sacerdote per i peccati, vengono bruciati fuori dell'accampamento. 12Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. 13Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, 14perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. 15Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.

16Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.

17Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi.

18Pregate per noi, poiché crediamo di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in tutto. 19Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché possa esservi restituito al più presto.

20Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, 21vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

22Vi raccomando, fratelli, accogliete questa parola di esortazione; proprio per questo molto brevemente vi ho scritto. 23Sappiate che il nostro fratello Timòteo è stato messo in libertà; se arriva presto, vi vedrò insieme con lui. 24Salutate tutti i vostri capi e tutti i santi. Vi salutano quelli d'Italia. La grazia sia con tutti voi.


I Lettera ai Corinti: XLVI. Attaccarsi ai giusti

1. A siffatti esempi bisogna, fratelli, che ci atteniamo anche noi. 2. E' scritto, infatti: "Attaccatevi ai santi perché quelli che sono uniti ad essi diverranno santi". 3. E di nuovo in un altro luogo la Scrittura dice: "Con l'innocente sarai innocente, con l'eletto sarai eletto, ma con il perverso ti pervertirai". 4. Attacchiamoci dunque agli innocenti e ai giusti, sono gli eletti di Dio. 5. Perché tra voi contese, ire, dissensi, scismi e guerra? 6. Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo e un solo spirito di grazia effuso su di noi e una sola vocazione in Cristo? 7. Perché strappiamo e laceriamo le membra di Cristo e insorgiamo contro il nostro corpo giungendo a tanta pazzia da dimenticarci che siamo membra gli uni degli altri? Ricordatevi delle parole di Gesù e nostro Signore. 8. Disse, infatti: "Guai a quell'uomo; sarebbe stato meglio che non fosse nato, piuttosto che scandalizzare uno dei miei eletti. Meglio per lui che gli fosse stata attaccata una macina e fosse stato gettato nel mare, piuttosto che pervertire uno del miei eletti". Il vostro scisma ha sconvolto molti e molti gettato nello scoraggiamento, molti nel dubbio, tutti noi nel dolore. Il vostro dissidio è continuo.

(Autore: San Clemente Romano)

L'imitazione di Cristo: COME REAGIRE ALLE TENTAZIONI

Fino a che viviamo in questo mondo, non possiamo andare esenti da tribolazioni e tentazioni. Perciò, nel libro di Giobbe sta scritto: "La vita dell 'uomo sulla terra è una continua tentazione" (Gb 7,1). Ognuno, quindi, dovrebbe stare in guardia contro le tentazioni e vigilare pregando, perché non lo sorprenda il demonio, che non sonnecchia mai, ma "giri intorno, cercando chi divorare" (1Pt 5,8). Nessuno è così perfetto e così santo, che non abbia talvolta delle tentazioni; non possiamo esserne del tutto esenti. Eppure, le tentazioni, sebbene moleste e gravi, sono spesso molto utili all'uomo, perché in esse s'umilia, si purifica, si fa un'esperienza. Tutti i Santi passarono attraverso molte tribolazioni e tentazioni, traendone grande profitto.

Coloro, invece, che non seppero reggere ad esse, si traviarono e si dannarono. Non c'è Ordine religioso così santo né luogo così appartato, in cui non si trovino tentazioni o contrarietà. L’uomo, finché vive, non ne è mai totalmente al sicuro, perché è dentro di noi il germe: la concupiscenza, nella quale siamo nati.

Quando una tentazione od una tribolazione se ne va, ecco che un'altra ne sopraggiunge, e così avremo sempre qualche cosa da patire; infatti, abbiamo perduto il primitivo stato della nostra felicità. Molti cercano di fùggire le tentazioni, ed invece vi cadono anche più dolorosamente di prima. Con la sola fuga non possiamo vincerle, ma con la pazienza e con la vera umiltà diventiamo più forti di tutti i nostri nemici. Chi le schiva soltanto in modo superficiale e non ne estirpa la radice, otterrà scarso risultato; anzi, le tentazioni gli torneranno più presto, e si sentirà peggio di prima. A poco a poco, con la pazienza, con la costanza e con l'aiuto di Dio, potrai superarle meglio che con l'essere duro e uggioso con te stesso. Nella tentazione chiedi spesso consiglio e, quando qualcuno è tentato, non usare con lui maniere aspre, ma porgigli conforto, come tu desidereresti fosse fatto a te.

Principio di tutte le cattive tentazioni sono la volubilità dell'animo e la poca confidenza in Dio. Infatti, come una nave senza timone è sballottata qua e là dalle onde, così l'uomo, che si lascia andare e che abbandona i suoi propositi, va soggetto a tentazioni di vario genere.

Come il fuoco mette a prova il ferro, così la tentazione mette a prova l'uomo giusto. Spesso noi non sappiamo valutare le nostre forze, ma la tentazione ci rivela quello che siamo. Bisogna, però, essere molto vigilanti, specialmente al primo sorgere della tentazione, perché il nemico si vince più facilmente quando non gli si permette di varcare l'ingresso dell'anima, ma, al primo bussare, gli si va incontro fuori della soglia. Perciò, fu detto: "Reagisci ai primi sintomi del male; troppo tardiva è la medicina propinata, quando il male, per lungo indugio, ha preso forza" (Ovidio).

Infatti, alla mente s'affaccia dapprima un semplice pensiero, poi una vivida immaginazione, quindi il compiacimento, il movimento perverso, il consenso. E così, a poco a poco, il nemico maligno, al quale non si resiste fin da principio, entra del tutto nell'anima. E quanto più a lungo uno si sarà intorpidito nella reazione, tanto più debole diventa ogni giorno, mentre il nemico si fa più potente contro di lui. Alcuni soffrono tentazioni più violente all'inizio della loro conversione; altri, invece, alla fine della vita. Alcuni, poi, ne devono soffrire per quasi tutta la vita.

Alcuni sono tentati piuttosto leggermente, secondo la sapienza e l'equità ordinatrici di Dio, che soppesa le condizioni ed i meriti degli uomini e preordina tutto alla salvezza dei suoi eletti. Perciò, quando siamo tentati, non dobbiamo disperare, ma tanto più fervorosamente dobbiamo pregare Dio, perché si degni di aiutarci in ogni prova; ed il Signore, come dice San Paolo, con la tentazione ci darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla (1Cor 10,13).

Dunque, in ogni tentazione ed in ogni tribolazione umiliamo le nostre anime sotto la mano di Dio, perché Egli salverà ed esalterà gli umili di spirito. Nelle tentazioni e nelle tribolazioni si prova quanto profitto spirituale ha fatto l'uomo; in esse il merito s'accresce e la virtù risplende più luminosa. Non è gran cosa se un uomo sia devoto e fervoroso, quando non soffre contrarietà; ma, se in tempo d'avversità resiste pazientemente, dà speranza d'un notevole perfezionamento. Alcuni sanno premunirsi dalle tentazioni gravi, ma si lasciano spesso vincere da quelle piccole d'ogni giorno, perché, cosi umiliati, non insuperbiscano mai nei gravi pericoli, essi, che nelle piccole prove sono cosi deboli.