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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:State attenti a non riporre la vostra fiducia sul denaro, sulle amicizie, umane e sugli onori o le vanità del secolo.

LETTURE A CASO

Mc 4,1-41

1Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. 2Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: 3"Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; 6ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. 7Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno". 9E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!".

10Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: 11"A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, 12perché:

guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato
".

13Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? 14Il seminatore semina la parola. 15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. 16Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, 17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. 18Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, 19ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.20Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno".

21Diceva loro: "Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? 22Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. 23Se uno ha orecchi per intendere, intenda!".

24Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. 25Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

26Diceva: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura".

30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra".

33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva". 36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?". 39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". 41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 20, 1-9: Egli doveva risuscitare dai morti.

Eb 2,1-18

1Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada. 2Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione, 3come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita, 4mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.

5Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo. 6Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato:

Che cos'è l'uomo perché ti ricordi di lui
o il figlio dell'uomo perché tu te ne curi?
7Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli,
di gloria e di onore l'hai coronato
8e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi.

Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. 9Però quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.

10Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza. 11Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, 12dicendo:

Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;


13e ancora:

Io metterò la mia fiducia in lui;

e inoltre:

Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato.

14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, 15e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. 16Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. 17Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. 18Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: Immanentismo etico.

13. Se poi sostengono che soltanto gli animali ragionevoli, come sono gli uomini, sono parti divine, non capisco perché, se tutto il mondo è Dio, debbano discriminare le bestie. Ma che bisogno c'è di polemizzare? Riguardo allo stesso animale ragionevole, cioè l'uomo, la cosa più banale è ritenere che una parte divina prende le botte quando le prende un fanciullo. E soltanto un pazzo può sopportare che le parti divine divengano dissolute, ingiuste, empie e in definitiva degne di condanna. Infine perché il dio si arrabbierebbe con coloro che non lo onorano se sono le sue parti a non onorarlo? Resta dunque l'affermazione che tutti gli dèi abbiano una propria vita, che ciascuno viva per sé, che nessuno di loro è parte di un altro, ma che tutti si devono adorare, se è possibile conoscerli e adorarli, giacché sono tanti che per tutti non è possibile. E poiché fra di essi Giove è considerato il re, credo che, secondo loro, sia stato lui a fondare e incrementare lo Stato romano. Perché se non l'ha fatto lui, qual altro dio, a sentir loro, ha potuto intraprendere un'opera tanto colossale, dato che tutti sono indaffarati in particolari incombenze e mansioni e l'uno non invade quelle dell'altro? Quindi soltanto dal re degli dèi ha potuto ricevere diffusione e incremento il regno degli uomini.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: ALLA SCUOLA DELLA VERITÀ

Beato colui che è istruito direttamente dalla Verità così com'è in se stessa, e non per mezzo di immagini incerte e di parole fuggevoli. Le nostre opinioni e le nostre impressioni spesso ci ingannano e afferrano ben poco della realtà. A che giovano le sottili disquisizioni su cose difficili ed oscure, per le quali al Giudizio di Dio non ci verrà fatta colpa d'averle ignorate? È grande stoltezza la nostra se, trascurando ciò che è utile e necessario, ci diamo con passione a curiosità dannose. "Abbiamo occhi e non vediamo!" (Ger 5,21). E che importa a noi dei "generi" e delle "specie" dei filosofi? Colui al quale parla il Verbo eterno, si rende libero dalla molteplicità delle opinioni umane. Dall'unico Verbo procedono tutte le cose, e tutte le cose esprimono quest'Uno; e questo è il Principio che parla anche a noi (Gv 8,25). Senza di Lui, nessuno può intendere o giudicare rettamente.

L'uomo, per il quale tutte le cose sono una cosa sola, e che tutte le vede nell'unico Dio, può godere di fermezza di cuore e riposa nella pace di Dio. Verità, che sei Dio, fammi una cosa sola con Te, in un Amore senza fine. Spesso, il molto che leggo e che ascolto m'annoia: in Te c'è tutto quello che voglio e che desidero. Davanti a Te, tacciano tutti i sapienti; alla tua presenza facciano silenzio tutte quante le creature. Tu solo parlami! Quanto più uno si raccoglierà in se stesso e si farà interiormente semplice, tanto più elevate e sublimi cose intende senza fatica, perché riceve dal Cielo la luce dell'intelligenza. Un'anima monda, semplice e costante non si dissipa in numerose occupazioni, perché tutto opera ad onore di Dio e, fuori d'ogni propria utilità, si sforza d'astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti è di impaccio e molestia, più che i tuoi desideri non mortificati?

L'uomo buono e pio dispone prima interiormente le opere che deve compiere all'esterno. Né esse lo trascinano secondo i desideri della viziosa inclinazione; ma è lui stesso che li piega secondo il dettame della retta ragione. Chi sostiene più aspra lotta di colui che si sforza di vincere se stesso? E questo dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, divenire ogni giorno superiori a noi stessi e progredire un poco nel perfezionamento del bene. Ogni perfezione, in questa vita, porta congiunta con sé qualche imperfezione, ed ogni nostra ricerca non manca di qualche punto oscuro.

L'umile conoscenza del tuo essere è via più sicura a Dio che non la profonda indagine scientifica. Non si deve biasimare la scienza o qualunque semplice cognizione delle cose, la quale, in sé considerata, è buona ed ordinata da Dio; ma sono sempre da preferirsi la retta coscienza e la vita virtuosa. Poiché, però, molti sono più bramosi di sapere che di vivere bene, per questo spesso sbagliano e dal loro sapere traggono frutto quasi nullo o scarso. Oh! se gli uomini, per estirpare i vizi e per coltivare le virtù, ponessero tanta diligenza quanta ne pongono per sollevare discussioni, non avverrebbero tanti mali e scandali nel popolo né tanta rilassatezza nei monasteri. Certamente, nel giorno del Giudizio non ci sarà domandato che cosa abbiamo letto, ma che cosa abbiamo fatto; né con quanta eleganza abbiamo parlato, ma quanto piamente siamo vissuti.

Dimmi: dove sono ora quei grand'uomini e quei maestri, che tu hai ben conosciuto quand'erano in vita e brillavano nel successo dei loro studi? Altri già godono le loro prebende, e non so se ad essi rivolgano nemmeno il pensiero. In vita sembrava che avessero grande importanza, ed ora che sono morti, non se ne parla più. Oh, quanto in fretta passa la gloria di questo mondo! Magari la loro vita fosse stata conforme al loro sapere! Allora si che avrebbero studiato ed insegnato con profitto! Quanti nel mondo si perdono a causa della loro vana scienza terrena, mentre poco si curano di servire Dio! E poiché preferiscono essere più grandi che umili, per questo vaneggiano nei loro ragionamenti.

Veramente grande è colui che possiede un grande amore di Dio. Veramente grande è colui che è piccolo dentro di sé e tiene in conto di nulla gli onori più alti. Veramente saggio è colui che, per guadagnarsi Cristo, considera come spazzatura tutte le cose della terra (Fil 3,8). E, in verità, è perfettamente dotto chi fa la volontà di Dio e rinuncia alla propria.