Santo Rosario on line

Giovedi, 9 maggio 2024 - Misteri luminosi - Beata Maria Teresa di Gesù (Carolina Gerhardinger) ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina: Io non mi stancherò di pregare Gesù. È vero che le mie preghiere sono degne piuttosto di castigo che di premio, perché troppo ho disgustato Gesù con i miei innumerevoli peccati; ma alla fine Gesù si muoverà a pietà di me.

LETTURE A CASO

Lc 13,1-35

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".

6Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai".

10Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. 11C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. 12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", 13e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.

14Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". 15Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? 16E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". 17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

18Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? 19È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami".

20E ancora: "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? 21È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata".

22Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose: 24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. 26Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. 27Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! 28Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi".

31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere". 32Egli rispose: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. 33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! 35Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 10, 11-18: Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

At 20,1-38

1Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. 2Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia.

3Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia. 4Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. 5Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Tròade; 6noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Tròade dove ci trattenemmo una settimana.

7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9un ragazzo chiamato Èutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. 10Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita!". 11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. 12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.

13Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a piedi. 14Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène. 15Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto. 16Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste.

17Da Milèto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa. 18Quando essi giunsero disse loro: "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: 19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. 20Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù. 22Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. 23So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.

25Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. 26Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. 28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. 29Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. 31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.

32Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. 33Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. 34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!".

36Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, 38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: Giove e gli dèi della cultura e dell'educazione.

11. I pagani conferiscono a Giove molti attributi in base a spiegazioni naturalistiche e a dottrine filosofiche. Ora Giove sarebbe la mente del mondo sensibile che riempie e muove la mole dell'universo saldamente strutturata con i quattro elementi o quanti a loro piace; ora cederebbe alla sorella e ai fratelli le rispettive zone; ora sarebbe l'etere che dal di sopra si congiunge con Giunone che è aria distesa al di sotto; ora sarebbe tutto il cielo insieme con l'aria, e con piogge fertilizzanti e spermi feconderebbe la terra in quanto coniuge e madre, giacché nei rapporti divini il fatto non è turpe. E poiché non è necessario passare in rassegna tutte le prerogative, sarebbe il dio unico, di cui, secondo l'opinione di molti, l'altissimo poeta ha detto: Che il dio penetra tutta la terra, la distesa del mare e il cielo infinito. Quindi egli, sempre lo stesso, sarebbe nell'etere Giove, nell'aria Giunone, nel mare Nettuno, nel fondo marino Salacia, nella terra Plutone, nel sottoterra Proserpina, nel focolare domestico Vesta, nell'artigianato Vulcano, nell'astrologia il sole, la luna e le stelle, nella mantica Apollo, nel commercio Mercurio, in Giano sarebbe colui che inizia, in Termine colui che segna i confini, Saturno nel tempo, Marte e Bellona nell'arte militare, Libero nella viticultura, Cerere nell'agricoltura, Diana nella vita silvana, Minerva nella cultura. E sempre lui sarebbe infine in quella schiera di dèi per dir così popolani. Col nome di Libero sarebbe preposto al sesso maschile e col nome di Libera a quello femminile, sarebbe il dio padre che fa venire il feto alla luce, la dea Mena che secondo loro è preposta alle mestruazioni, Lucina che deve essere invocata dalle partorienti. Sempre egli porterebbe aiuto a coloro che nascono accogliendoli nel grembo della terra col nome di Opi, aprirebbe la bocca al vagito e si chiamerebbe il dio Vaticano, come levatrice estrarrebbe dalla terra e si chiamerebbe la dea Levana, proteggerebbe le cune e si chiamerebbe Cunina. Non sarebbe diverso ma sempre lui in quelle dee che tessono il carme sul destino dei nati e si chiamano le Carmenti, sarebbe preposto agli eventi fortuiti col nome di Fortuna, spremerebbe la mammella al bimbo nella ninfa Rumina perché gli antichi hanno chiamato ruma la mammella, somministrerebbe la pozione nella ninfa Potina, offrirebbe da mangiare nella ninfa Educa, si chiamerebbe Pavenza dalle paure infantili, Venilia dalla speranza che viene, Volupia dalla voluttà, Agenoria dall'agire, la dea Stimola dagli stimoli con cui l'uomo è mosso a un'eccessiva attività, la dea Strenia se lo rende strenuo, Numeria se gli insegna a calcolare i numeri, Camena se a cantare, sarebbe anche il dio Conso perché dà consigli e la dea Senzia perché ispira sentenze, la dea Giovinezza perché, dopo la toga pretesta, sorveglia gli inizi dell'età giovanile ed anche la Fortuna barbata perché fa crescere la barba agli adolescenti. Si vede proprio che non hanno tenuto in considerazione gli adolescenti perché avrebbero dovuto nominare a questa divina funzione per lo meno un dio maschio, o Barbato da barba, come Noduto da nodo, comunque non Fortuna ma in quanto portatore di barba Fortunio. Sempre Giove congiungerebbe gli sposi nel dio Giogatino e quando si scioglie la cintura alla sposa ancor vergine, egli sarebbe invocato col nome della dea Verginese; sarebbe Mutuno o Tutuno che presso i Greci è Priapo. Se proprio non fa vergogna, tutti gli attributi che ho ricordato e gli altri che non ho ricordato, poiché ho ritenuto di non dover dir tutto, tutti gli dèi e le dee sarebbero un solo Giove, tanto se essi sono sue parti, come sostengono alcuni, ovvero sono i suoi poteri, come opinano coloro i quali insegnano che egli è la mente del mondo. Questa è la tesi dei più grandi eruditi. Ma se questo è il significato, dato che per adesso non ne cerco altro, che cosa perderebbero se, prendendo assennatamente la scorciatoia, adorassero un solo Dio? Quale suo attributo sarebbe trascurato se egli fosse adorato per sé? Se poi si doveva temere che le sue parti omesse o trascurate si sdegnassero, allora non è vera la loro tesi, che tutta la vita sensibile, la quale contiene tutti gli dèi quasi suoi poteri, membra o parti, sia come di un solo vivente; ma ogni parte ha una propria vita separata dalle altre se una si può sdegnare a differenza di un'altra, una placarsi e l'altra muoversi a sdegno. È sciocca poi l'affermazione che tutte insieme, cioè l'intero Giove si sia potuto offendere se le sue parti non fossero adorate in particolare ad una ad una. Infatti nessuna di esse sarebbe trascurata se egli solo, che tutte le contiene, fosse adorato. Per omettere le altre divinità che sono innumerevoli, quando affermano che tutti gli astri sono parti di Giove, che tutti hanno vita e anima ragionevole e che perciò incontestabilmente sono dèi, non riflettono che molti di essi non sono venerati, che a molti non costruiscono templi e non erigono altari, perché a pochissimi astri hanno ritenuto di dover erigere altari e sacrificare loro in particolare. Se dunque si sdegnassero quelli che non sono venerati in particolare, perché non hanno paura di vivere con pochi astri resi propizi e con tutto il cielo sdegnato? Se poi adorano tutti gli astri appunto perché adorano Giove in cui si trovano, con questa abbreviazione potrebbero propiziare tutti in lui solo. Così nessuno se la prenderebbe a male, poiché in lui solo nessuno sarebbe trascurato. Altrimenti con l'adorarne alcuni, si offrirebbe un giusto motivo di sdegno agli altri, molto più numerosi, che sono stati trascurati, tanto più che ad essi fulgenti nell'alto sarebbe preferito Priapo sdraiato a terra nella sua sconcia nudità.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: L'UOMO NON INDAGHI CON ANIMO CURIOSO SUL MISTERO DEL SACRAMENTO, MA SI FACCIA IMITATORE DI CRISTO NE

PAROLE DELL'AMATO
Se non vuoi essere sommerso nell'abisso del dubbio, devi guardarti dal desiderio curioso ed inutile d'indagare intorno a questo profondissimo Sacramento. "Chi scruta la Maestà di Dio rimarrò schiacciato dalla sua gloria" (Prv 25,27). Più potente è Dio nell'operare, di quanto l'uomo possa capire. È, però, consentita la pia ed umile ricerca della verità, che è sempre pronta a lasciarsi ammaestrare e desiderosa di camminare dietro la salutare dottrina dei Padri. Beata la semplicità, che lascia le ardue strade delle questioni e prosegue il sentiero piano e sicuro dei Comandamenti di Dio! Molti, volendo investigare su cose troppo alte, hanno perduto la Fede.

Da te si esigono Fede e vita innocente, non acume d'intelligenza né cognizione profonda dei misteri di Dio. Se non riesci a conoscere e a comprendere cose che stanno più in basso di te, come potrai comprendere cose che stanno sopra di te? Assoggettati a Dio, umilia i tuoi sensi alla Fede, e ti sarà data luce di conoscenza nella misura che ti sarà utile e necessaria.

Certuni sono gravemente tentati circa la Fede e il Sacramento dell'Eucaristia; ma questo fatto non è da imputare tanto a loro, quanto piuttosto al Nemico. Tu, non darti pena di codeste cose, non discutere con i tuoi pensieri e non rispondere ai dubbi che il demonio ti suggerisce. Credi, invece, alle parole di Dio, credi ai suoi Santi e Profeti; e il perfido Nemico fuggirà da te.

Spesso è molto utile che il servo di Dio sostenga prove di tal genere. Già! Il demonio non tenta quelli che non hanno Fede ed i peccatori, che già tiene in sicuro possesso; tenta, invece, e tormenta in vari modi le anime fedeli e pie. Va', dunque, avanti con schietta ed incrollabile Fede, ed accostati al Sacramento con umile riverenza. E ciò che non riesci a comprendere, affidalo tranquillamente a Dio, che tutto può. Dio non ti inganna; s'inganna, invece, chi crede troppo a se stesso.

Dio cammina con i semplici, si rivela agli umili; dà intelligenza ai piccoli, apre la mente alle anime pure e nasconde la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può cadere in errore, mentre la Fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento ed ogni ricerca naturale devono seguire la Fede, non precederla né indebolirla. Infatti, in questo Sacramento, più degli altri santo e sublime, predominano l'amore e la Fede misteriosamente operanti. Dio eterno, immenso e d'infinita potenza, fa cose grandiose ed insondabili in Cielo ed in terra, ed a noi non è dato d'investigare le sue mirabili opere. Se le opere di Dio fossero tali, che facilmente potessero essere comprese dalla ragione umana, non si potrebbero dire mirabili ed ineffabili.