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Lunedi, 6 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Quale credi che sia il mezzo più facile a noi per farsi santi? É il seguente. Riconoscere la volontà di Dio in quella dei nostri superiori in tutto ciò che ci comandano e in tutto quello che ci accade lungo la vita.

LETTURE A CASO

Gv 3,1-36

1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". 4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". 9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. 23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. 26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui". 27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. 29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 30Egli deve crescere e io invece diminuire.

31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; 33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. 34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 10, 11-18 Il buon pastore dà la propria vita per le pecore

Rm 14,1-22

1Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. 2Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi. 3Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. 4Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.

5C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. 6Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio. 7Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, 8perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. 9Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

10Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, 11poiché sta scritto:

Come è vero che io vivo, dice il Signore,
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio
.

12Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. 13Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.

14Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. 15Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! 16Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! 17Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: 18chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. 19Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole. 20Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo. 21Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.

22La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio. Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. 23Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato.


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: La contaminazione e...

18. 1. Si teme, dicono, che contamini la lussuria dell'altro. Non contamina se è dell'altro, se invece contamina non è dell'altro. Ma la pudicizia è virtù dell'animo ed ha per compagna la fortezza, con cui essa sceglie di sopportare qualsiasi male anziché consentire al male, inoltre l'individuo di animo grande e pudico non ha in suo potere ciò che avviene nella sua carne ma soltanto ciò che accoglie o respinge con la ragione. Chi dunque con la medesima ragione, se è sana, potrebbe pensare che perde la pudicizia se eventualmente nel suo corpo ghermito e violentato si svolge e si compie un atto libidinoso non suo? Se la pudicizia si perde così, certamente la pudicizia non è virtù dell'animo, non appartiene ai beni morali, ma è considerata bene fisico, come il vigore, la bellezza, la salute ed altri se ve ne sono. E la diminuzione di questi beni non diminuisce affatto la rettitudine e l'onestà. Che se la pudicizia è un bene così fatto, a che scopo per non perderla, si resiste anche col pericolo del corpo? Se poi è un bene dell'animo, non si perde anche se il corpo subisce violenza. Che anzi quando il bene di una santa continenza non acconsente alla contaminazione dei desideri carnali, anche il corpo è reso santo. Perciò quando questo bene con inflessibile intenzione continua a non cedere, non si perde neanche la santità del corpo perché persevera la volontà nell'usarne bene e, per quanto da esso dipende, anche la disposizione.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: CHIEDERE L’AIUTO DI DIO NELLA FIDUCIA DI RIACQUISTARE LA SUA GRAZIA

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, Io sono "il Signore, un asilo sicuro nel giorno dell'angoscia" (Na 1.7). Vieni a Me, quando sei afflitto. Il maggiore ostacolo alla grazia della consolazione celeste è che ti volgi troppo tardi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgerti a Me con intense preghiere, tu vai cercando, intanto, molti sollievi e ti conforti nelle cose esteriori. Da ciò deriva che da tutte queste cose tu ritrai scarso giovamento fino a che non comprenda che la salvezza di chi spera in Me sono Io, e che, fuori di Me, non c'è valido aiuto né utile consiglio e nemmeno durevole rimedio. Ma ora, ripreso fiato dopo la burrasca, ritemprati nella luce delle mie misericordie, perché Io ti sono vicino (dice il Signore) per rimettere ogni cosa nello stato di prima non solo interamente, ma anche con sovrabbondanza ed oltre misura.

Mi è, forse, difficile qualcosa? O assomiglierò ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta' saldo e perseverante. Sii paziente e forte; la consolazione ti verrà al momento opportuno. AspettaMi, aspettaMi: verrò e ti risanerò. È una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti sbigottisce. A che serve preoccuparsi dell'incerto avvenire, se non ad aggiungere tristezza a tristezza? "A ciascun giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). E’ vano ed inutile turbarsi o rallegrarsi di cose future, che forse non avverranno mai. Purtroppo, è debolezza propria dell'uomo lasciarsi illudere da fantasie di tal genere; ed è segno d'animo ancora debole lasciarsi trascinare tanto facilmente verso le suggestioni del Nemico. Lui, infatti, non bada se gli riesca d'illuderti ed ingannarti con cose vere o false; non bada se gli riesca d'abbatterti con l'attaccamento ai beni presenti o con il timore dei mali futuri. Non si turbi, dunque, il tuo cuore e non abbia timore. Credi in Me e confida nella mia misericordia. Spesso, quando ritieni d'esserti allontanato da Me, Io ti sono più vicino. Quando tu pensi che quasi tutto sia andato perduto, allora, spesso, ti si fa vicino il momento d'acquistare merito più grande. Non tutto è perduto, quando una cosa va a rovescio.

Non devi giudicare secondo l'impressione del momento: da qualunque parte ti venga una difficoltà, non devi lasciarti schiacciare né devi subirla, come se ti fosse stata tolta ogni speranza d'uscirne fuori. Non crederti abbandonato del tutto, anche se t'ho mandato qualche temporanea tribolazione od anche se t'ho tolto la sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel Regno dei Cieli. E senza dubbio, per te e per gli altri miei servi è più utile essere provati dalle avversità, che avere tutto quanto conforme ai propri desideri. Io conosco i pensieri nascosti; so che alla tua salvezza giova molto che tu sia lasciato talvolta privo di dolcezze spirituali, perché tu non monti in superbia, eventualmente, per il buon successo, e non ceda al desiderio di compiacerti di ciò che non sei. Quello che ho dato posso riprenderlo, e poi, quando Mi piacerà, ridonarlo. Quello che avrò donato rimane mio; quando poi avrò tolto, non avrò tolto cosa tua, perché "mio e ogni buon regalo ed ogni dono perfetto" (Gc 1,17).

Se ti manderò qualche peso da portare o qualche contrarietà, non esserne risentito e non si prostri il tuo animo: Io posso ben tosto sollevartene e cambiare in gioia ogni tuo peso. Io sono, peraltro, giusto e degno di molta lode, anche quando agisco con te così. Se sei saggio e guardi in faccia alla verità, non devi mai abbatterti così e rattristarti delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e ringraziare. Devi, anzi, ritenere tua unica gioia ch'Io non ti risparmio dolori ed afflizioni. "Come il Padre ha amato Me, così anch'Io amo voi" (Gv 15,9), ho detto ai miei diletti discepoli. E, in verità, non li mandai a gioie temporali, ma ad aspre lotte; non agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica; non al riposo, ma "a produrre molto frutto con la loro perseveranza" (Lc 8,15). Ricordati, figlio mio, di queste parole.