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Martedi, 30 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Pio V ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Sopporteremo pazientemente le offese non op­ponendoci ai malvagi... se qualcuno ci colpirà sulla guancia destra offriamogli anche la sinistra; se qualcuno ci prende qualcosa, non cerchiamo di ri­prenderla. Perdoneremo le ingiurie, non desiderando vendet­ta, ma restituendo bene per male, amando i nostri ne­mici, e pregando per coloro che ci perseguitano e be­nedicendo coloro che ci maledicono. Porteremo il dono della preghiera dentro le vite di quelli che spiritualmente sono i più poveri, pregando con loro e per loro e facendo sperimentare ad essi, personalmente, la preghiera e la realtà della promes­sa di Gesù: « Chiedete e vi sarà dato. Qualunque cosa chiediate in nome mio ve la concederò ».

LETTURE A CASO

Mt 13,1-58

1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9Chi ha orecchi intenda".

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".

11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.
15Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.


16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

18Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, 21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto. 23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".

31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".

33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".

34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

Aprirò la mia bocca in parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". 37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". 52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

53Terminate queste parabole, Gesù partì di là 54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? 55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". 57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". 58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 12, 49-57: Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione.

Gd 1,1-25

1Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo: 2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.

3Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte. 4Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.

5Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere, 6e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno. 7Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.

8Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi. 9L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! 10Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina.

11Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore. 12Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati; 13come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno.

14Profetò anche per loro Ènoch, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, 15e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui". 16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati.

17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. 18Essi vi dicevano: "Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni". 19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito.

20Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo, 21conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna. 22Convincete quelli che sono vacillanti, 23altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne.

24A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia, 25all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!


La Città di Dio: Libro VI - Il politeismo e il problema della salvezza: Il dottissimo Varrone e la religione ufficiale.

2. Chi ha ricercato queste tradizioni con maggiore interesse di Marco Varrone? Chi le ha rintracciate con maggiore erudizione? Chi le ha esaminate con maggiore attenzione? Chi le ha classificate con maggiore capacità critica? Chi le ha tramandate più diligentemente ed esaurientemente? E sebbene egli sia meno elegante nella forma, è tuttavia così ricco di contenuti d'erudizione che nell'universale cultura, che noi chiamiamo profana ed essi liberale, egli informa lo studioso di storia nella medesima misura che Cicerone diletta lo studioso di lingua. Inoltre lo stesso Cicerone gli tributa un tale attestato di lode da dire nei libri Sugli Accademici che ha tenuto la discussione in essi contenuta con Marco Varrone, l'uomo senz'altro più intelligente e indubbiamente più colto. Non ha detto eloquente o buon parlatore, perché in realtà in questa attitudine è molto inferiore ma senz'altro il più intelligente di tutti; e nei libri citati, cioè Sugli Accademici, dove sostiene il dubbio universale aggiunge: E indubbiamente il più dotto. Era così certo di questo fatto da eliminare il dubbio che abitualmente applica a tutte le affermazioni come se soltanto per questo caso si fosse dimenticato di essere accademico nell'atto stesso che si accingeva a dissertare a favore del dubbio accademico. Nel primo libro nell'encomiare le opere letterarie di Varrone, dice: Giacché eravamo esuli stranieri nella nostra stessa città, i tuoi libri ci hanno ricondotto a casa nostra come ospiti, affinché potessimo conoscere chi e dove siamo. Tu ci hai svelato l'età della patria, le vicende del passato, la legge del culto, il regolamento della casta sacerdotale, della casa e dello Stato, l'ubicazione dei rioni e degli edifici e i nomi, le classificazioni, i compiti e la ragione della religione e cultura in generale. Quest'uomo fu dunque di cultura tanto insigne e superiore che di lui anche Terenziano con un elegantissimo verso ha detto scultoreamente: Varrone l'uomo più dotto per ogni riguardo 10. Lesse tanto da farci meravigliare che abbia avuto tempo di scrivere, ha scritto tanto quanto appena si crederebbe che sia possibile leggere. Ma se costui, dico io, uomo di tanto ingegno e di tanta cultura, avesse attaccato fino a distruggere i supposti valori religiosi, di cui ha scritto, e avesse detto che non appartengono alla religione ma alla superstizione, non so se avrebbe passato in rassegna tanti aspetti che in essi sono degni di scherno, di disprezzo e di esecrazione. Egli poi ha onorato gli dèi e ha reputato che si dovessero onorare fino a confessare, in quella stessa opera letteraria, il proprio timore che essi andassero in rovina non per un assalto nemico ma per indifferenza dei cittadini. E afferma che per suo mezzo sono liberati da quella che egli crede una perdita e che mediante i suoi libri saranno accuratamente conservati nella memoria dei buoni attraverso un interesse con esito più felice di quello con cui, come è stato tramandato, Metello salvò la statua di Vesta dal fuoco ed Enea i penati dall'incendio di Troia . Egli comunque presenta alla conoscenza dei secoli tradizioni che colti e ignoranti dovrebbero rifiutare e che sono giudicate assolutamente contrarie ai valori religiosi. Che cosa altro dobbiamo pensare dunque se non che egli, uomo di grande intelligenza e cultura, ma non libero per grazia dello Spirito Santo, fu condizionato dal costume e dalle leggi della sua patria e che tuttavia, col pretesto d'inculcare la religione, non volle tacere quelle pratiche da cui egli era turbato?.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: DOBBIAMO OFFRIRE NOI STESSI A DIO CON TUTTE LE NOSTRE COSE E PREGARE PER TUTTI

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore, tutto appartiene a Te: quello che è in Cielo e quello che è in terra. A Te desidero offrire me stesso in oblazione spontanea e rimanere per sempre tuo. O Signore, nella semplicità del mio cuore, oggi Ti offro me stesso come servo in eterno, in ossequio e in sacrificio di eterna lode.

Accettami, insieme con questa santa offerta del tuo Corpo prezioso, che oggi io Ti presento al cospetto degli Angeli, che vi assistono invisibili, perché questa offerta porti salvezza a me e a tutto il tuo popolo. O Signore, sull'altare della tua espiazione Ti offro tutti i miei peccati e le colpe che ho commesso al cospetto tuo e dei tuoi santi Angeli, dal giorno in cui ho avuto per la prima volta la capacità di peccare fino ad oggi, Perché Tu egualmente tutti li accenda e li arda con il fuoco del tuo amore, cancelli tutte quante le macchie dei miei peccati e purifichi la mia coscienza da ogni colpa; E mi ridoni la tua Grazia, che ho perduta con il peccato, concedendomi totale perdono ed accogliendomi misericordiosamente al bacio della pace.

Che cosa posso fare per i miei peccati, se non confessarli umilmente, piangerli e incessantemente implorare il tuo perdono? Ti supplico, esaudiscimi propizio, mentre sono prostrato davanti a Te, o Dio mio! Provo vivissimo dolore per tutti i miei peccati; non voglio mai più commetterli; anzi, me ne dolgo ora e me ne dorrò per tutta la vita, pronto a farne penitenza e, per quanto posso, a farne riparazione.

Rimetti, o Dio, rimetti i miei peccati per il tuo santo nome; salva l'anima mia, che Tu hai redento con il tuo Sangue prezioso. Ecco, io m'affido alla tua misericordia, mi metto nelle tue mani. Trattami secondo la tua bontà, non secondo la mia malizia e la mia iniquità. Offro a Te anche tutto il bene che ho fatto, per quanto sia molto poco ed imperfetto, perché Tu lo migliori e lo santifichi; Perché riesca a Te gradito, perché Tu lo renda a Te accetto e lo perfezioni sempre più, e perché conduca me, pigro, inutile e povero omiciattolo, ad un termine beato e glorioso.

Offro ancora a Te tutti i pii desideri delle persone devote e le necessità dei parenti e degli amici, dei fratelli e delle sorelle, di tutti i miei cari e di coloro, i quali, per amor tuo, hanno fatto del bene a me e ad altri. Ed infine Ti offro quelli di coloro che hanno desiderato e chiesto a me preghiere e celebrazioni di sante Messe per loro e per tutti i loro cari, siano essi ancora in vita o siano scomparsi da questo mondo; Perché tutti sentano l'aiuto della tua Grazia, il sollievo della tua consolazione, la difesa dai pericoli, la liberazione dalle pene e, scampati da tutti i loro mali, Ti rendano, pieni di gioia, grazie solenni.

Ancora, ed in modo speciale, offro a Te preghiere e sacrifici di propiziazione per coloro che mi hanno fatto qualche torto, mi hanno addolorato o calunniato o mi hanno cagionato qualche danno o molestia; Ed anche per tutti quelli che io talvolta ho contristato, turbato, addolorato e scandalizzato con parole o con azioni, scientemente o inconsapevolmente; Perché Tu perdoni a tutti noi egualmente i nostri peccati e le reciproche offese.

Togli via, o Signore, dai nostri cuori ogni sospetto, ogni risentimento, ogni collera, ogni dissidio e tutto ciò che può offendere la carità ed intiepidire l'amore fraterno. Abbi pietà, abbi pietà, o Signore, di noi che imploriamo la tua pietà; dona la tua Grazia a noi che ne abbiamo bisogno. E fa' che siamo fatti degni di meritare la gioia della tua Grazia e che progrediamo verso la vita eterna. Amen.