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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney):Un cristiano vero che ama Dio e il prossimo (e quando si ama Dio si ama il prossimo), guardate come è felice! quale pace nella sua anima! è..il paradiso sulla terra.

LETTURE A CASO

Gv 6,1-70

1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". 6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perchéeacute; ognuno possa riceverne un pezzo". 8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". 10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". 13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!". 15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare 17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. 18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. 19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. 20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete". 21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. 23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. 24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".

26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". 28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?". 29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".

30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". 32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; 33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". 34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane". 35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. 36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. 37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. 40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".

41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". 42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".

43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi. 44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48Io sono il pane della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".

52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". 53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".

59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?". 61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".

66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?". 68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; 69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". 70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 12, 20-33: Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.

Rm 10,1-21

1Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza. 2Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; 3poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. 4Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede.

5Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: L'uomo che la pratica vivrà per essa. 6Invece la giustizia che viene dalla fede parla così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? Questo significa farne discendere Cristo; 7oppure: Chi discenderà nell'abisso? Questo significa far risalire Cristo dai morti. 8Che dice dunque? Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. 9Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. 10Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. 13Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

14Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? 15E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!

16Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? 17La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. 18Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro:

per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino ai confini del mondo le loro parole
.

19E dico ancora: Forse Israele non ha compreso? Già per primo Mosè dice:

Io vi renderò gelosi di un popolo che non è popolo;
contro una nazione senza intelligenza
susciterò il vostro sdegno
.

20Isaia poi arriva fino ad affermare:

Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano,
mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a me
,

21mentre di Israele dice: Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle!


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: ...rientra nell'ordine...

9. 2. Ma se qualcuno si astiene dal rimproverare e biasimare coloro che agiscono male o perché aspetta un tempo più opportuno o perché teme per essi che da ciò non diventino peggiori o perché potrebbero scandalizzarsi, importunare e allontanare dalla fede individui deboli, che devono essere educati alla bontà e alla pietà, allora evidentemente non si ha l'interesse dell'avidità ma la prudenza della carità. È da considerarsi colpa il fatto che coloro i quali vivono onestamente e detestano le azioni dei malvagi, sono tuttavia indulgenti con i peccati degli altri che dovrebbero redarguire o rimproverare. Lo fanno per evitare le loro reazioni perché non nuocciano loro nelle cose che i buoni usano lecitamente e onestamente ma con desiderio più intenso di quanto sarebbe opportuno per chi è esule in questo mondo e professa la speranza di una patria superiore. Or vi sono individui più deboli che menano vita coniugale, hanno figli o desiderano averli, posseggono casa e famiglia. L'Apostolo si volge loro nelle varie chiese insegnando e istruendo come le mogli devono comportarsi con i mariti e i mariti con le mogli, i figli con i genitori e i genitori con i figli, i servi con i padroni e i padroni con i servi . Costoro con piacere conseguono molti beni temporali e terreni e con dolore li perdono, quindi per mantenerli non osano affrontare coloro la cui vita peccaminosa e delittuosa, a loro avviso, è reprensibile. Ma anche quelli che hanno raggiunto un grado più perfetto di vita, non sono intralciati dai legami coniugali e si limitano nel vitto e nel vestito, nel temere le macchinazioni e la violenza dei malvagi contro il proprio buon nome e incolumità, per lo più si astengono dal riprenderli. Certamente non li temono al punto da giungere a compiere simili azioni a causa delle intimidazioni e perversità dei malvagi. Tuttavia spesso non vogliono rimproverare le azioni, che non compiono assieme ai disonesti, sebbene potrebbero col rimprovero correggerne alcuni, perché, se non riuscissero, la loro incolumità e buon nome potrebbero subire un grave danno. Non lo fanno perché considerano il loro buon nome e la vita indispensabili all'educazione degli uomini, ma piuttosto per debolezza perché fanno piacere le parole lusinghiere e la vita serena e si temono il giudizio sfavorevole del volgo, la sofferenza e la morte fisica, cioè a causa di certi legami della passione e non dei doveri della carità.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LE PRATICHE DEL BUON RELIGIOSO

La vita del buon Religioso dev'essere salda in ogni genere di virtù, cosicché egli sia interiormente tale, quale appare agli uomini esteriormente. Anzi, dev'essere, a buon diritto, molto più perfetto dentro, di quello che si vede di fuori, perché chi ci osserva nell'interno è Dio, al quale, dovunque ci troviamo, dobbiamo la massima riverenza, camminando al suo cospetto puri come Angeli. Ogni giorno dobbiamo rinnovare i nostri propositi ed eccitare in noi il fervore religioso, come se ogni giorno fosse il primo della nostra conversione, dicendo: 'Aiutami, Signore Iddio, in questo buon proponimento e nel tuo santo servizio, e concedimi che proprio oggi incominci davvero, poiché quello che ho fatto sin qui è nulla". L’avanzamento nel nostro progresso spirituale è proporzionato ai nostri propositi; e chi vuole progredire nel bene ha bisogno di molta applicazione.

Se chi prende forti risoluzioni spesso viene meno, che sarà di chi ne prende solo raramente o con poca fermezza? In diversi modi, tuttavia, succede che abbandoniamo i nostri propositi: anche una lieve omissione nelle pratiche di pietà è difficile che passi per noi senza qualche scapito per lo spirito. I giusti fondano i loro proponimenti non già sulla propria saggezza, ma sulla grazia di Dio, ed in Lui sempre confidano, qualunque cosa intraprendano. lnfatti, l'uomo propone, ma Dio dispone; e non e in potere dell'uomo la propria via" (Ger 10,23). Se, per un'opera di misericordia o nell'intento di giovare ai fratelli, talvolta viene tralasciata una pratica di pietà consueta, sarà facile poi riprenderla.

Ma, se si tralascia alla leggera per noia o per negligenza, allora è colpa più o meno grave e ne risentiremo danno. Per quanto sia grande il nostro sforzo, mancheremo in molte cose, almeno leggermente. Il nostro proponimento, però, deve mirare sempre ad un obiettivo determinato e, in modo particolare, deve puntare su quei difetti che ci sono di maggiore ostacolo spirituale. Dobbiamo parimenti esaminare e regolare l'esterno e l'interno di noi stessi, giacché l'uno e l'altro contribuiscono al nostro perfezionamento. Se non riesci a vivere in ininterrotto raccoglimento, rientra in te stesso di tanto in tanto; se non altro, una volta al giorno, cioè il mattino o la sera.

Il mattino, fa' i tuoi propositi; la sera, esamina la tua condotta: quali sono stati nella giornata i discorsi, le azioni, i pensieri, perché forse troverai piuttosto spesso d'aver offeso in ciò Dio ed il prossimo. Agguerrisciti, da uomo valoroso, contro le malizie del diavolo: frena la gola, e così frenerai più facilmente ogni altro istinto carnale. Non stare mai del tutto in ozio, ma leggi o scrivi, prega o medita o fa' qualcosa che sia utile alla comunità. Quanto alle mortificazioni corporali, esse sono da farsi con discrezione e non in modo uguale per tutti. Non si devono fare in pubblico le pratiche personali che non sono comuni anche agli altri, perché queste si compiono meglio in segreto. Devi, però, guardarti dalla pigrizia nelle pratiche comuni e dalla troppa sollecitudine nelle tue pratiche particolari.

Ma, compiuto integralmente e fedelmente ciò che è doveroso e comandato, se t'avanza tempo, applicati pure a te stesso, secondo che t'ispira la tua devozione. Non tutti possono dedicarsi alla medesima pratica, ma all'uno serve meglio l'una, all'altro l'altra. lnoltre, piacciono pie pratiche diverse secondo le esigenze del tempo: alcune si gustano di più nei giorni festivi, altre nei giorni feriali. Di alcune di esse abbiamo più bisogno nel momento della tentazione, di altre in tempo di tranquillità e serenità. Ci piace ricorrere a certe prafiche, quando siamo tristi; a certe altre ci piace ricorrere, quando siamo lieti nel Signore. All'avvicinarsi delle principali solennità, si devono ravvivare le pie pratiche e bisogna implorare con più intenso fervore l'intercessione dei Santi.

Da una solennità all'altra dobbiamo insistere nei nostri proponimenti, come se stessimo per partire allora da questo mondo e giungere alla festa eterna. Perciò appunto, nei periodi di speciale religiosità dobbiamo prepararci con grande cura a vivere con più devozione e ad osservare con più rigore ogni regola, come se fossimo alla vigilia di ricevere da Dio il premio delle nostre fatiche. E se questo premio ci verrà differito, dobbiamo far conto di non esservi ancora ben preparati e d'essere ancora indegni di tanta gloria "che dovrà essere rivelata in noi" (Rm 8,18) nel tempo prestabilito; e cerchiamo di prepararci meglio al nostro transito. "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli... Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi" (Lc 12,37.43.44).