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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Siamo invitati a perdonare e comprendere gli altri. Comprendere è come perdonare. Se fossimo in grado di comprendere, non avremmo bisogno di perdonare. Basterebbe comprendere perché si plachi il nostro rancore, la nostra ira e la sete di vendetta. Comprendere significa cingere interamente. Comprendere è come abbracciare. Comprendere è vedere nel cuore. Se fossimo in grado di comprendere, quanta pace scenderebbe nel nostro cuore! Ogni giorno riceviamo dal nostro Padre celeste una cosa meravigliosa: la misericordia. Siamo invitati a donarla agli altri.

LETTURE A CASO

Mc 6,1-56

1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. 2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.

7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. 8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; 9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. 10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. 11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". 12E partiti, predicavano che la gente si convertisse, 13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui". 15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti". 16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".

17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. 18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello". 19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, 20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.

21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. 22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". 23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno". 24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". 25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista". 26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. 27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. 28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. 31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.

33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; 36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare". 37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?". 38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci". 39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. 40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. 41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. 42Tutti mangiarono e si sfamarono, 43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. 46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. 47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. 48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare, 50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!". 51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, 52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.

53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. 54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, 55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. 56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 5, 38-48: Amate i vostri nemici.

2 Cor 9,1-15

1Riguardo poi a questo servizio in favore dei santi, è superfluo che ve ne scriva. 2Conosco infatti bene la vostra buona volontà, e ne faccio vanto con i Macèdoni dicendo che l'Acaia è pronta fin dallo scorso anno e già molti sono stati stimolati dal vostro zelo. 3I fratelli poi li ho mandati perché il nostro vanto per voi su questo punto non abbia a dimostrarsi vano, ma siate realmente pronti, come vi dicevo, perché 4non avvenga che, venendo con me alcuni Macèdoni, vi trovino impreparati e noi dobbiamo arrossire, per non dire anche voi, di questa nostra fiducia. 5Ho quindi ritenuto necessario invitare i fratelli a recarsi da voi prima di me, per organizzare la vostra offerta già promessa, perché essa sia pronta come una vera offerta e non come una spilorceria.

6Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. 7Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. 8Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, 9come sta scritto:

ha largheggiato, ha dato ai poveri;
la sua giustizia dura in eterno
.

10Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. 11Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l'inno di ringraziamento per mezzo nostro. 12Perché l'adempimento di questo servizio sacro non provvede soltanto alle necessità dei santi, ma ha anche maggior valore per i molti ringraziamenti a Dio. 13A causa della bella prova di questo servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione del vangelo di Cristo, e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti; 14e pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi. 15Grazie a Dio per questo suo ineffabile dono!


Gli otto spiriti malvagi: Capitolo 1: La gola

L'origine del frutto è il fiore e l'origine della vita attiva è la temperanza chi domina il proprio stomaco fa diminuire le passioni, al contrario chi È soggiogato dai cibi accresce i piaceri. Come Amalec È l'origine dei popoli così la gola lo È delle passioni. Come la legna È alimento del fuoco così i cibi sono alimento dello stomaco. Molta legna anima una grande fiamma e un'abbondanza di cibarie nutre la cupidigia. La fiamma si estingue quando viene meno la legna e la penuria di cibo spegne la cupidigia. Colui che ha potere sulla mascella sbaraglia gli stranieri e scioglie facilmente i vincoli delle proprie mani. Dalla mascella gettata via sgorga una fonte d'acqua e la liberazione dalla gola genera la pratica della contemplazione. Il palo della tenda, irrompendo, uccise la mascella nemica ed il lògos della temperanza uccide la passione. Il desiderio di cibo genera disobbedienza e una dilettosa degustazione caccia dal paradiso. Saziano la strozza i cibi fastosi e nutrono l'insonne verme dell'intemperanza. Un ventre indigente prepara ad una preghiera vigile, al contrario un ventre ben pieno invita ad un lungo sonno. Una mente sobria si raggiunge con una dieta molto scarna, mentre una vita piena di mollezze tuffa la mente nell'abisso. La preghiera del digiunatore È come il pulcino che vola più alto dell'aquila mentre quella del crapulone È avvolta nelle tenebre. La nube nasconde i raggi del sole e la grassa digestione dei cibi offusca la mente.

(Autore: Evagrio Pontico)

L'imitazione di Cristo: LA MANCANZA D'OGNI CONFORTO

Non è difficile disprezzare il conforto umano, quando si ha quello di Dio. Grande, anzi grandissima cosa, invece, sono: il saper sopportare la privazione del conforto sia umano sia divino, l'accettare di soffrire in buona pace, per la gloria di Dio, la desolazione del cuore, il non cercare se stesso in alcuna cosa, il non avere di mira il proprio merito. Che c'è di straordinario che tu sia lieto e devoto, quando scende su di te la Grazia divina? E, questo, un momento sospirato da tutti. Galoppa leggero chi è portato dalla Grazia di Dio. Che cosa c'è di strano se non sente alcun peso chi è sostenuto dall'Onnipotente ed è guidato dal Condottiero supremo?

Ci fa piacere avere qualche cosa che ci conforti; difficilmente l'uomo si spoglia di se stesso. Il santo martire Lorenzo, invece, seppe staccarsi da questo mondo e vinse anche l'affetto verso il suo Pontefice, perché ripudiò tutto quello che nel mondo gli appariva caro. Sopportò di buon animo, per amore di Cristo, d'essere separato dal Sommo Pontefice Sisto, che egli amava moltissimo. Per amore del Creatore, dunque, riuscì a superare l'amore verso un uomo: al conforto umano preferì la volontà di Dio. Così impara anche tu a lasciare, per amore di Dio, qualche congiunto e caro amico. E non affliggerti se un amico t'abbandona, sapendo bene che tutti, alla fine, dobbiamo separarci l'uno dall'altro.

È necessario che l'uomo combatta molto ed a lungo dentro di se stesso, prima che impari a superarsi completamente e a volgere a Dio tutto il suo affetto. Quando l'uomo fa affidamento sulle sole sue forze, facilmente slitta verso le consolazioni umane. Ma chi ama davvero Cristo e segue alacremente la via della virtù, non cerca tali dolcezze sensibili, ma per amore di Cristo preferisce sostenere le prove difficili e le dure fatiche. Quando, dunque, ti viene concessa da Dio una consolazione spirituale, ricevila e ringrazia; ma renditi conto che è dono di Dio, non frutto del tuo merito. Non insuperbirtene, non esserne troppo lieto, non presumere scioccamente di te; al contrario, per questo dono sii più umile, più cauto e più prudente in tutte le tue azioni, perché quell'ora passerà e le terrà dietro la prova. Quando, però, ti sarà stata tolta la consolazione divina, non disperare; attendi con umiltà e pazienza un'altra visita celeste, perché Egli può darti una consolazione anche più grande.

Per chi ha fatto esperienza delle vie del Signore, questa non è cosa nuova né strana: nei grandi Santi e negli antichi Profeti si verificò spesso tale avvicendamento di condizioni di spirito. Perciò, uno di essi, avvertendo la presenza della Grazia, diceva: "Nella mia prosperità ho detto: non sarò smosso in eterno" (Sal 29,7). Ma poi, allontanatasi la Grazia e sperimentando ciò ch'era avvenuto in lui, aggiunge: "Tu hai distolto il tuo volto da me, ed io sono stato conturbato" (Sal 29,8).Eppure, in tale stato non dispera, ma con maggiore insistenza prega il Signore e dice: "A Te, o Signore, leverò il mio grido e innalzerò a Dio la mia preghiera" (Sal 29,9). Alla fine raccoglie il frutto della sua preghiera e proclama d'essere stato esaudito, dicendo: "Ascolta, Signore, abbi misericordia; Signore, vieni in mio aiuto" (Sal 29,11).

Ma come? "Hai mutato - dice - il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia" (Sal 9,12). Se così avvenne per i grandi Santi, noi, che siamo deboli e poveri, non dobbiamo disperarci se talvolta ci troviamo in fervore, talvolta in aridità, Perché lo Spirito viene e s'allontana secondo che vuole. Per questo, il santo Giobbe dice: "Tu, o Signore, visiti l'uomo alle prime luci del mattino, e subito lo metti alla prova " (Gb 7,18). 251n che cosa, pertanto, posso io porre la mia speranza o in chi devo io confidare, se non unicamente nella grande misericordia di Dio, se non unicamente nella speranza della Grazia celeste? Sia, infatti, ch'io abbia con me uomini virtuosi o pii confratelli o amici fedeli o libri santi o magnifici trattati o canti ed inni soavi, Tutto ciò mi aiuta poco, ha ben poco sapore quando sono abbandonato dalla Grazia e lasciato nella mia miseria. Allora, non c'è migliore rimedio della pazienza e della rassegnazione mia alla volontà divina.

Non ho mai trovato alcuno tanto religioso e pio, che non abbia patito qualche volta la privazione della Grazia o non abbia sentito l'affievolimento del fervore. Nessun Santo fu mai rapito così in alto e così inondato da luce soprannaturale, che prima o poi non sia stato tentato. Non è degno, infatti, della profonda contemplazione di Dio chi non è stato provato da qualche tribolazione per amore di Dio. Di solito, un segno della consolazione che verrà è preceduto dalla tentazione. La consolazione celeste viene promessa a coloro che prima sono passati attraverso la prova della tentazione: "Al vincitore - dice il Signore - darò da mangiare dell'albero della vita"(Ap 2,7).

In realtà, la consolazione divina è concessa perché l'uomo sia più forte a sostenere le tribolazioni. Ma la tentazione insiste ancora, perché egli non insuperbisca del bene compiuto. Il diavolo non dorme, e la carne non è ancora morta; perciò, non desistere dal prepararti alla battaglia, perché a destra e a sinistra ci sono nemici che non si concedono mai riposo.