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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Chi vuol rendere libero il suo cuore preghi la Vergine, nostra Signora e Madre, e sarà esaudito.

LETTURE A CASO

Mt 5,1-47

1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.

23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. 26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.

31Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; 32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; 34ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 24, 35-48: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.

At 20,1-38

1Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. 2Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia.

3Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia. 4Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. 5Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Tròade; 6noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Tròade dove ci trattenemmo una settimana.

7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9un ragazzo chiamato Èutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. 10Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita!". 11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. 12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.

13Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a piedi. 14Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène. 15Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto. 16Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste.

17Da Milèto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa. 18Quando essi giunsero disse loro: "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: 19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. 20Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù. 22Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. 23So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.

25Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. 26Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. 28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. 29Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. 31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.

32Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. 33Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. 34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!".

36Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, 38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.


Il lavoro dei monaci: San Paolo organizza una colleta per i poveri: esige dei testimoni a scanso di dicerie.

16. 17. In vista delle occupazioni a cui si dedicano i servi di Dio e delle malattie che non si riuscirà mai ad eliminare del tutto dalla vita quaggiù, l’Apostolo non soltanto consente che i buoni fedeli contribuiscano ad alleviare la povertà dei santi nella Chiesa, ma li esorta con ragioni quanto mai salutari. Omettiamo di considerare il diritto che egli, per quanto affermi che personalmente non se n’è mai servito, tuttavia impone che debba essere rispettato dai fedeli allorché dice: Colui che riceve l’istruzione faccia partecipe il suo catechista di tutti i beni di cui dispone. Omettiamo di fermarci su questo diritto che l’Apostolo più volte riconosce ai predicatori del Vangelo sulla gente che evangelizzano; e vediamo come egli rivolga ordini ed esortazioni alle Chiese della gentilità affinché facciano delle collette per sovvenire alle necessità dei santi di Gerusalemme: i quali avevano venduto tutte le loro proprietà, se n’erano divisi il ricavato e conducevano una perfetta vita comune, e nessuno chiamava proprio quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune, e in Dio godevano di una grande unità di cuore e d’anima. Di tale iniziativa scrive ai Romani: Adesso mi recherò a Gerusalemme per rendere un servigio ai santi. Le comunità di Macedonia e di Acaia infatti han creduto bene di fare un gesto di solidarietà verso i poveri di tra i santi di Gerusalemme. È stato un gesto spontaneo ma era anche un debito che avevano. I pagani infatti sono stati resi partecipi dei beni spirituali un tempo di pertinenza dei giudei, e quindi è per loro un dovere soccorrerli con beni materiali. Pensiero assai affine a quello di prima ai Corinti: Se noi abbiamo sparso fra voi semi spirituali è cosa straordinaria che veniamo a raccogliere frutti materiali? Identico pensiero in seconda ai Corinti: Vogliamo darvi notizia, fratelli, della grazia che Dio ha concessa alle Chiese di Macedonia. Sebbene in mezzo a grandi prove e tribolazioni, la gioia di cui erano ripieni e la povertà che in loro era estrema han dato frutti copiosissimi di generosità in mezzo a loro. Sono stati generosi – posso attestarlo con tutta sincerità – conforme alle loro disponibilità e oltre le loro disponibilità. Ci hanno rivolto numerose suppliche al fine di partecipare alla grazia e alla comunione di servizio in favore dei santi. E non soltanto nella misura che era lecito aspettarsi ma fino ad offrire volontariamente se stessi prima a Dio e poi, per volere divino anche a noi: tanto che noi abbiamo dovuto scongiurare Tito affinché, come ha cominciato, così porti a termine anche fra voi quest’opera di carità. E siccome voi siete soliti primeggiare sempre in tutto – fede, eloquenza, scienza, premurosità di vario genere e così pure in affezione verso di noi – vi esortiamo a primeggiare anche in quest’opera di generosità. Non è un comando quello che vi do, ma solo per saggiare quale sia il meglio della vostra carità dietro l’impulso dell’emulazione per gli altri. Conoscete infatti quale sia stata la liberalità del nostro Signore Gesù Cristo: il quale, essendo ricco, si è reso povero per voi, allo scopo d’arricchirvi con la sua povertà. Vengo dunque a darvi un consiglio: ciò infatti si addice a voi che già fin dall’anno scorso prendeste l’iniziativa non solo nell’esecuzione dell’opera ma anche nel deciderla. Orbene, portate ora a compimento l’opera intrapresa, di modo che, come fu pronto lo spirito nel volere, così lo sia anche nell’attuare il proposito. Naturalmente, secondo le disponibilità di ciascuno. In effetti, quando c’è la prontezza di volontà, essa è gradita se offre secondo quel che ha, non in proporzione di ciò che non ha. Non deve infatti succedere che, mentre si procura il nutrimento agli altri, voi abbiate a trovarvi nella strettezza ma si miri all’uguaglianza. Nell’ora presente la vostra prosperità si riversi sulla loro indigenza, perché poi il loro benessere si riversi sulla vostra indigenza, e così si ottenga l’uguaglianza, come sta scritto: “ Chi aveva molto non ne ebbe d’avanzo e chi aveva poco non si trovò in penuria”. Ringrazio poi il Signore che ha messo in cuore a Tito uno zelo altrettanto vivo. Egli ha accettato la mia esortazione, non solo, ma essendo ancor più zelante, di sua spontanea volontà s’è posto in via verso di voi. Con lui abbiamo inviato anche un altro fratello che riscuote elogi in tutte le chiese per la sua opera di evangelizzazione. Non solo, ma è stato anche designato dalle chiese come nostro compagno di viaggio per quest’opera di grazia che viene servita da noi a gloria del Signore e come segno della nostra buona volontà. Vogliamo infatti evitare che ci siano di quelli che vengano a sollevare critiche per l’abbondanza della raccolta che noi amministriamo: poiché è nostro proposito compiere il bene non solo dinanzi a Dio ma anche di fronte alla gente. Da queste parole risulta che Paolo esigeva dalle popolazioni divenute sante nel Signore che si dessero da fare per somministrare ai servi di Dio – i santi – quelle sostanze di cui avessero bisogno. Nel consigliare tale beneficenza, egli adduceva il motivo che essa tornava a vantaggio più di colui che la compiva che non di coloro al cui sostentamento era diretta. E, riguardo a questi ultimi, l’offerta recava un altro vantaggio ancora: era cioè uno stimolo a usare santamente del dono dei fratelli, e loro non avrebbero servito il Signore per lucro ricevendo il contributo come un mezzo per ovviare alla necessità, non per fomentare la pigrizia. Nella beneficenza che Tito stava per consegnargli, il glorioso Apostolo dice che ci mette tanta scrupolosità da ricordare come dalle Chiese gli sia stato assegnato un compagno di viaggio, un uomo di Dio stimato da tutti, le cui benemerenze nell’evangelizzazione erano – com’egli si esprime – elogiate in tutte le Chiese. E nota che quel fratello era stato designato a fargli da compagno per eliminare qualunque diceria della gente: perché cioè nessuno fra le persone deboli nella fede o malvagie di animo potesse pensare che egli trattenesse per sé e mettesse nella sua tasca quello che andava raccogliendo per sovvenire alle necessità dei santi. Diceria facile a spandersi se fosse mancato l’attestato di fratelli dai costumi irreprensibili che l’avessero accompagnato nel consegnare e distribuire il denaro ai bisognosi.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: ACQUISTO DELLA PACE INTERIORE ED INTERESSE PER IL PROFITTO SPIRITUALE

Noi potremmo avere molta pace, se non volessimo occuparci delle parole e dei fatti degli altri, che non riguardano i nostri doveri. Come può godere una gran pace colui che s'immischia nelle faccende degli altri, che cerca divagazioni esterne, che poco o di rado si raccoglie interiormente? Beati i semplici, poiché avranno molta pace. Per quale ragione alcuni Santi furono così perfetti e così assorti nella contemplazione? Perché si sforzarono di mortificarsi, tenendosi lontani da tutti i desideri terreni; perciò, poterono unirsi a Dio con tutte le fibre del cuore ed essere liberi d'occuparsi di sé. Noi, invece, siamo troppo presi dalle nostre passioni e ci affanniamo troppo per le cose che passano. Raramente riusciamo a vincerci del tutto anche in un solo difetto e non arde in noi il desiderio d'un miglioramento quotidiano; perciò, continuiamo a rimanere freddi e tiepidi. Ma se fossimo interamente morti a noi stessi e per nulla impastoiati interiormente, allora potremmo gustare anche le cose di Dio e fare un po' d'esperienza delle contemplazioni celesti. Questo è il più grande e totale ostacolo: non essere liberi dalle passioni e dalle concupiscenze e non sforzarci d'entrare nella via perfetta dei Santi.

Quando ci sorprende anche una piccola contrarietà, ci abbattiamo troppo presto e ci volgiamo alle consolazioni del mondo. Se, come forti soldati, ci sforzassimo di rimanere saldi nel combattimento, vedremmo, certo, scendere su di noi dal Cielo l'aiuto del Signore. È Lui stesso, infatti, che è sempre pronto ad aiutare chi combatte e confida nella sua grazia; è Lui che ci offre le occasioni di combattere, perché possiamo vincere. Ma se facciamo consistere il progresso spirituale soltanto nelle pratiche esteriori, la nostra devozione finirà ben presto. Poniamo, invece, la scure alla radice, affinché, purgati dalle passioni, possiamo conservare l'anima in pace. Se ogni anno noi sradicassimo anche un solo difetto, diverremmo presto perfetti. In realtà, però, ci comportiamo tanto diversamente, da constatare che eravamo migliori e più puri all'inizio della nostra vita monastica, che non dopo molti anni.

Il fervore ed il profitto spirituale dovrebbero crescere quotidianamente; invece, ci sembra ora gran cosa se qualcuno possa conservare una parte del primo fervore. Se da principio facessimo un po' di violenza su noi stessi, potremmo in seguito fare tutto con facilità e con gioia. Riesce duro rinunziare alle proprie vecchie abitudini; ma è più duro andare contro la propria volontà. Ma se non vinci le difficoltà piccole e leggere, quando supererai quelle più ardue? Resisti fin da principio alla tua inclinazione, disavvézzati dalle scorrette abitudini, perché a poco a poco non possano trascinarti in difficoltà più gravi. Oh, se considerassi quanta pace procureresti a te, quanta gioia agli altri, comportandoti bene! Credo che avresti maggiore impegno per il tuo miglioramento spirituale.