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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:Non vi sforzate di vincere le vostre tentazioni perché questo sforzo le fortificherebbe; disprezzatele e non vi ci trattenete sopra; rappresentate nelle vostre immaginazioni Gesù Cristo crocifisso tra le vostre braccia e sopra i vostri petti, e dite baciando più volte il suo costato: Ecco la mia speranza, ecco la viva sorgente della mia felicità! io vi terrò stretto, o mio Gesù, e non vi lascerò finché non mi abbiate posto in luogo di sicurezza.

LETTURE A CASO

Mt 19,1-30

1Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. 2E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.

3Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". 4Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 5Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? 6Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". 7Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". 8Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. 9Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".

10Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi". 11Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca".

13Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. 14Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". 15E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.

16Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?". 17Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". 18Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, 19onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso". 20Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". 21Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". 22Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

23Gesù allora disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 24Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". 25A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". 26E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile".

27Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?". 28E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

30Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 10, 38-42: Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.

At 17,1-34

1Seguendo la via di Anfìpoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. 4Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giàsone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6Ma non avendoli trovati, trascinarono Giàsone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: "Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giàsone li ha ospitati. 7Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù". 8Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giàsone e dagli altri, li rilasciarono.

10Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così. 12Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi uomini. 13Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. 14Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città. 15Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto.

16Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. 18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: "Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere un annnunziatore di divinità straniere"; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: "Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta". 21Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.

22Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:

"Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo 25né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo.

29Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. 30Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti".

32Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". 33Così Paolo uscì da quella riunione. 34Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionìgi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.


Lettera agli Efesini: La persona del vescovo

V. Se in poco tempo ho avuto tanta familiarità con il vostro vescovo, che non è umana, ma spirituale, di più vi stimo beati essendo uniti a lui come la Chiesa lo è a Gesù Cristo e Gesù Cristo al Padre perché tutte le cose siano concordi nell'unità. Nessuno s'inganni: chi non è presso l'altare, è privato del pane di Dio. Se la preghiera di uno o di due ha tanta forza, quanto più quella del vescovo e di tutta la Chiesa! Chi non partecipa alla riunione è un orgoglioso e si è giudicato. Sta scritto:«Dio resiste agli orgogliosi». Stiamo attenti a non opporci al vescovo per essere sottomessi a Dio.

VI. Quanto più uno vede che il vescovo tace, tanto più lo rispetta. Chiunque il padrone di casa abbia mandato per l'amministrazione della casa bisogna che lo riceviamo come colui che l'ha mandato. Occorre dunque onorare il vescovo come il Signore stesso. Proprio Onesimo loda il vostro ordine in Dio, perché tutti vivete secondo la verità e non si annida eresia alcuna in voi. Non ascoltate nessuno che non vi parli di Gesù Cristo nella verità.

(Autore: Sant'Ignazio di Antiochia)

L'imitazione di Cristo: L’UOMO DA SÉ NON HA NULLA DI BUONO E DI NULLA PUO’ GLORIARSI

PAROLE DEL DISCEPOLO
“O Signore, che cosa é l'uomo, perché Te ne ricordi; il figlio dell 'uomo, perché Te ne curi?" (Sal 8,5). Quali meriti ha acquistato l'uomo, perché Tu gli conceda la tua Grazia? Signore, di che posso lagnarmi, se Tu m'abbandoni? O quali giuste ragioni potrei opporTi, se non farai quello che chiedo? In verità, posso pensare e dire solo questo: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi, manco di tutto e tendo sempre al nulla. E se non sarò aiutato e rianimato interiormente da Te, diventerò del tutto tiepido e mi dissolverò.

Invece Tu, o Signore, sei sempre lo stesso e sussisti in eterno, sempre buono, giusto e santo, tutto facendo bene, giustamente e santamente, e tutto disponendo con sapienza. Io, invece, più incline a regredire che ad avanzare nel bene, non so mantenermi sempre nello stesso stato: "sette età diverse passano sopra di me" (Dn 4,13.20.22). Tuttavia, quando a Te piaccia, quando Tu mi porga la mano soccorritrice, il mio stato si muta subito in meglio, perché Tu solo, senza bisogno dell'uomo, potrai venire in mio aiuto e rendermi così saldo, che la mia faccia non sia soggetta a tanti mutamenti ed il mio cuore si volga a Te ed abbia pace in Te solo. Perciò, s'io sapessi disprezzare ogni conforto che viene dagli uomini, sia per acquistare la devozione sia per la necessità che mi spinge a cercare Te, poiché non c'è uomo che mi consoli, allora potrei con ragione sperare nella tua Grazia ed esultare per il dono d'altre tue consolazioni mai provate. Siano rese grazie a Te, dal quale tutto deriva, ogni volta che mi succede qualcosa di buono

. Io, davanti a Te, sono vanità, sono un nulla; sono un pover'uomo incostante e debole. Di che, dunque, posso io gloriarmi, o perché bramo d'essere stimato? Forse, per il mio nulla? Ma questo è il colmo della vanità! Oh! gloria davvero vana, morbo pestifero, massima presunzione, che allontana dalla vera gloria e spoglia della grazia del Cielo. Infatti, mentre l'uomo si compiace di sé, dispiace a Te; mentre anela alle lodi degli uomini, egli resta privo delle vere virtù. Gloria vera e gioia santa è gloriarci in Te, non già in noi; gioire nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per Te. Sia lodato il tuo nome, e non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo santo nome ed a me non sia riservata, da parte degli uomini, alcuna lode.

Sei Tu la gloria mia, Tu l'esultanza del mio cuore! In Te mi glorierò ed esulterò tutti quanti i giorni della mia vita: "di me stesso, invece, non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze" (2 Cor 12,5). Cerchino i Giudei gloria gli uni dagli altri; io cercherò quella che viene da Dio solo. Certo, ogni gloria che viene dagli uomini, ogni onore temporale, ogni grandezza del mondo, se confrontati con la tua gloria eterna, sono vanità e stoltezza. O mia Verità e mia Misericordia, Dio mio, Trinità beata, a Te soltanto siano lode, onore, virtù e gloria per gl'infiniti secoli dei secoli!