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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:A Medjugorje, tra i pellegrini regnava un'aria di spiritualità serena. Ma sul traghetto, di ritorno, sorse una discussione sui prodigi e miracoli, che a Medjugorje sono all'ordine del giorno. Alla discussione si uni' un sedicente medico che disse: "Io, come medico e scienziato, non posso credere ai miracoli." Affermazione degna di commiserazione! Per essere onesto, il medico avrebbe dovuto dire: "Sono medico e conosco qualche briciolo di scienza medica, però in materia di fede sono ignorante!" Perché il medico non ammette il miracolo? Secondo lui, sarebbero stupidi o ingenui tutti quei grandi medici e specialisti che esaminavano, controllavano e firmavano le guarigione di Lourdes o di Medjugorje? Quanti scienziati credenti registra la storia! Il miracolo è dono di Dio. Dove si prega molto, dove c'è tanta fede, i miracoli ci saranno sempre.

LETTURE A CASO

Lc 6,1-49

1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?". 3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? 4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?". 5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. 7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. 8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. 9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?". 10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì. 11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. 13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: 14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, 16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:

"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.

22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".

39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? 40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. 41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? 42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.

46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? 47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 16, 13-20: Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli.

Col 3,1-18

1Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; 2pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! 4Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.

5Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, 6cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che disobbediscono. 7Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. 8Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. 9Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni 10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. 11Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.

12Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; 13sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. 14Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. 15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!

16La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. 17E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.

18Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. 19Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. 20Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. 21Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. 22Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. 23Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, 24sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore. 25Chi commette ingiustizia infatti subirà le conseguenze del torto commesso, e non v'è parzialità per nessuno.

4

1Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo.

2Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie. 3Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene: 4che possa davvero manifestarlo, parlandone come devo.

5Comportatevi saggiamente con quelli di fuori; approfittate di ogni occasione. 6Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno.

7Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tìchico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore, 8che io mando a voi, perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori. 9Con lui verrà anche Onèsimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui.

10Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Bàrnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni - se verrà da voi, fategli buona accoglienza - 11e Gesù, chiamato Giusto. Di quelli venuti dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di consolazione. 12Vi saluta Èpafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio. 13Gli rendo testimonianza che si impegna a fondo per voi, come per quelli di Laodicèa e di Geràpoli. 14Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.

15Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa. 16E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi. 17Dite ad Archippo: "Considera il ministero che hai ricevuto nel Signore e vedi di compierlo bene".

18Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo. Ricordatevi delle mie catene. La grazia sia con voi.


La Città di Dio: Libro IV - Imperialismo romano e politeismo: Felicità dea sovrana.

21. La menzogna e non la verità le rende dee. Sono doni del vero Dio e non dee in sé. Comunque se si hanno virtù e felicità, che altro si cerca? Che cosa basta a chi non bastano virtù e felicità? Infatti la virtù abbraccia tutto il bene che si deve compiere, la felicità tutto il bene che si deve conseguire. Giove era adorato perché le concedesse; e nel caso che siano un bene l'estensione e la durata del dominio, esse sono di competenza della felicità. Perché dunque non si è capito che sono un dono di Dio e non dee? Se comunque sono state considerate dee, per lo meno non si doveva cercare l'altra grande folla degli dèi. Tenuto conto delle mansioni di tutti gli dèi e dee, che i pagani hanno foggiato ad arbitrio secondo un loro pregiudizio, trovino se è possibile qualcosa che possa essere concesso da un dio a un individuo che ha la virtù, ha la felicità. Quale parte della cultura si poteva chiedere a Mercurio o a Minerva se la virtù le contiene tutte. La virtù fu definita dagli antichi anche arte del vivere moralmente. Hanno pensato pertanto che i Latini abbiano derivato il nome di arte dal termine greco che significa virtù. Ma se la virtù potesse essere concessa soltanto alla persona intelligente, che bisogno c'era del dio Cazio padre, che rendesse cauti, cioè avveduti, se questo lo poteva concedere anche Felicità? Nascere intelligenti è infatti della felicità; quindi, anche se la dea Felicità non poteva essere onorata da chi non era ancora nato affinché resa propizia gli concedesse questo favore, lo poteva accordare ai genitori che la onoravano perché nascessero loro figli intelligenti. Che bisogno c'era per le partorienti invocare Lucina, perché se le avesse assistite Felicità, non solo avrebbero partorito bene ma anche buoni figli? Che bisogno c'era di affidarli alla dea Opi mentre nascevano, al dio Vaticano quando vagivano, alla dea Cunina quando giacevano, alla dea Rumina quando poppavano, al dio Statilino quando stavano in piedi, alla dea Adeona quando entravano in casa, alla dea Abeona quando ne uscivano, alla dea Mente perché avessero una buona mente, al dio Volunno e alla dea Volunna perché volessero il bene, agli dèi nuziali perché si sposassero felicemente, agli dèi campestri e soprattutto alla ninfa Fruttisea perché avessero frutti abbondanti, a Marte e Bellona perché fossero buoni guerrieri, alla dea Vittoria perché vincessero, al dio Onore perché avessero onori, alla dea Pecunia perché fossero danarosi, al dio Bronzino e a suo figlio Argentino perché avessero monete di bronzo e di argento? Pensarono che Bronzino fosse padre di Argentino, perché la moneta di bronzo fu messa in circolazione prima di quella d'argento. Mi meraviglio che Argentino non desse alla luce Aurino perché in seguito venne anche la moneta aurea. Avrebbero preferito Aurino ad Argentino padre e a Bronzino nonno, come Giove a Saturno. Che bisogno c'era di onorare e invocare per i beni spirituali, fisiologici e materiali una così folta schiera di dèi? E neanche li ho ricordati tutti. I pagani stessi non hanno potuto provvedere tanti piccoli e particolari dèi per tutti i beni umani anche se passati in rassegna ad uno ad uno in particolare. In una grande e facile concentrazione poteva la sola dea Felicità accordarli tutti e non si sarebbe cercato un altro dio non solo per ottenere i beni ma anche per evitare i mali. Perché si doveva invocare la ninfa Fessonia per gli stanchi, la ninfa Pellonia per scacciare i nemici, come medico per gli ammalati, Apollo o Esculapio o tutti e due insieme se il pericolo era grande? Non si doveva invocare il dio Spiniese perché estirpasse le spine dai campi, né la dea Ruggine perché non assalisse il grano. Con la presenza e la protezione della sola dea Felicità o non sarebbero arrivati i malanni o sarebbero stati allontanati con estrema facilità. Infine poiché stiamo trattando di queste due dee, Virtù e Felicità, se la felicità è premio della virtù, non è dea ma un dono di Dio. Se invece è una dea, perché non dire che fa conseguire anche la virtù, dal momento che conseguire la virtù è grande felicità?

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA MANCANZA D'OGNI CONFORTO

Non è difficile disprezzare il conforto umano, quando si ha quello di Dio. Grande, anzi grandissima cosa, invece, sono: il saper sopportare la privazione del conforto sia umano sia divino, l'accettare di soffrire in buona pace, per la gloria di Dio, la desolazione del cuore, il non cercare se stesso in alcuna cosa, il non avere di mira il proprio merito. Che c'è di straordinario che tu sia lieto e devoto, quando scende su di te la Grazia divina? E, questo, un momento sospirato da tutti. Galoppa leggero chi è portato dalla Grazia di Dio. Che cosa c'è di strano se non sente alcun peso chi è sostenuto dall'Onnipotente ed è guidato dal Condottiero supremo?

Ci fa piacere avere qualche cosa che ci conforti; difficilmente l'uomo si spoglia di se stesso. Il santo martire Lorenzo, invece, seppe staccarsi da questo mondo e vinse anche l'affetto verso il suo Pontefice, perché ripudiò tutto quello che nel mondo gli appariva caro. Sopportò di buon animo, per amore di Cristo, d'essere separato dal Sommo Pontefice Sisto, che egli amava moltissimo. Per amore del Creatore, dunque, riuscì a superare l'amore verso un uomo: al conforto umano preferì la volontà di Dio. Così impara anche tu a lasciare, per amore di Dio, qualche congiunto e caro amico. E non affliggerti se un amico t'abbandona, sapendo bene che tutti, alla fine, dobbiamo separarci l'uno dall'altro.

È necessario che l'uomo combatta molto ed a lungo dentro di se stesso, prima che impari a superarsi completamente e a volgere a Dio tutto il suo affetto. Quando l'uomo fa affidamento sulle sole sue forze, facilmente slitta verso le consolazioni umane. Ma chi ama davvero Cristo e segue alacremente la via della virtù, non cerca tali dolcezze sensibili, ma per amore di Cristo preferisce sostenere le prove difficili e le dure fatiche. Quando, dunque, ti viene concessa da Dio una consolazione spirituale, ricevila e ringrazia; ma renditi conto che è dono di Dio, non frutto del tuo merito. Non insuperbirtene, non esserne troppo lieto, non presumere scioccamente di te; al contrario, per questo dono sii più umile, più cauto e più prudente in tutte le tue azioni, perché quell'ora passerà e le terrà dietro la prova. Quando, però, ti sarà stata tolta la consolazione divina, non disperare; attendi con umiltà e pazienza un'altra visita celeste, perché Egli può darti una consolazione anche più grande.

Per chi ha fatto esperienza delle vie del Signore, questa non è cosa nuova né strana: nei grandi Santi e negli antichi Profeti si verificò spesso tale avvicendamento di condizioni di spirito. Perciò, uno di essi, avvertendo la presenza della Grazia, diceva: "Nella mia prosperità ho detto: non sarò smosso in eterno" (Sal 29,7). Ma poi, allontanatasi la Grazia e sperimentando ciò ch'era avvenuto in lui, aggiunge: "Tu hai distolto il tuo volto da me, ed io sono stato conturbato" (Sal 29,8).Eppure, in tale stato non dispera, ma con maggiore insistenza prega il Signore e dice: "A Te, o Signore, leverò il mio grido e innalzerò a Dio la mia preghiera" (Sal 29,9). Alla fine raccoglie il frutto della sua preghiera e proclama d'essere stato esaudito, dicendo: "Ascolta, Signore, abbi misericordia; Signore, vieni in mio aiuto" (Sal 29,11).

Ma come? "Hai mutato - dice - il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia" (Sal 9,12). Se così avvenne per i grandi Santi, noi, che siamo deboli e poveri, non dobbiamo disperarci se talvolta ci troviamo in fervore, talvolta in aridità, Perché lo Spirito viene e s'allontana secondo che vuole. Per questo, il santo Giobbe dice: "Tu, o Signore, visiti l'uomo alle prime luci del mattino, e subito lo metti alla prova " (Gb 7,18). 251n che cosa, pertanto, posso io porre la mia speranza o in chi devo io confidare, se non unicamente nella grande misericordia di Dio, se non unicamente nella speranza della Grazia celeste? Sia, infatti, ch'io abbia con me uomini virtuosi o pii confratelli o amici fedeli o libri santi o magnifici trattati o canti ed inni soavi, Tutto ciò mi aiuta poco, ha ben poco sapore quando sono abbandonato dalla Grazia e lasciato nella mia miseria. Allora, non c'è migliore rimedio della pazienza e della rassegnazione mia alla volontà divina.

Non ho mai trovato alcuno tanto religioso e pio, che non abbia patito qualche volta la privazione della Grazia o non abbia sentito l'affievolimento del fervore. Nessun Santo fu mai rapito così in alto e così inondato da luce soprannaturale, che prima o poi non sia stato tentato. Non è degno, infatti, della profonda contemplazione di Dio chi non è stato provato da qualche tribolazione per amore di Dio. Di solito, un segno della consolazione che verrà è preceduto dalla tentazione. La consolazione celeste viene promessa a coloro che prima sono passati attraverso la prova della tentazione: "Al vincitore - dice il Signore - darò da mangiare dell'albero della vita"(Ap 2,7).

In realtà, la consolazione divina è concessa perché l'uomo sia più forte a sostenere le tribolazioni. Ma la tentazione insiste ancora, perché egli non insuperbisca del bene compiuto. Il diavolo non dorme, e la carne non è ancora morta; perciò, non desistere dal prepararti alla battaglia, perché a destra e a sinistra ci sono nemici che non si concedono mai riposo.