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Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:La vita scorre e ci offre le prove di ogni genere. Dobbiamo convivere anche con le cose brutte, però mantenendo sempre la pace interiore. Chi crede sa che la vita porta la vita e che la morte è solamente un passaggio verso la vita migliore che non possiamo nemmeno immaginare. Ognuno di noi, forte della promessa di immortalità, è chiamato a vincere la paura del futuro. Ricordati, tu non sei qui per caso ma per un motivo ben preciso: sperimentare l'amore di Dio. Il tuo nome non è scritto sulla sabbia ma nel Cuore del Padre. Il tuo destino non è dolore e morte bensì la gloria e vita eterna. Non lasciarti ingabbiare negli orizzonti stretti delle cose terrene: sei nato per il cielo.

LETTURE A CASO

Gv 1,1-51

1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?". 20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo". 21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No". 22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". 23Rispose:

"Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore
,

come disse il profeta Isaia". 24Essi erano stati mandati da parte dei farisei. 25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". 26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo". 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele". 32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. 34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". 39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" 42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".

43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi". 44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret". 46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi". 47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità". 48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". 49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!". 50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!". 51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 20, 27-38: Dio non è dei morti, ma dei viventi.

1 Cor 10,1-33

1Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, 2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, 3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. 5Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto.

6Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. 7Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. 8Non abbandoniamoci alla fornicazione, come vi si abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un solo giorno ventitremila. 9Non mettiamo alla prova il Signore, come fecero alcuni di essi, e caddero vittime dei serpenti. 10Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore. 11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. 12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. 13Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.

14Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria. 15Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: 16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 17Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane. 18Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare?

19Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? 20No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; 21non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. 22O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

23"Tutto è lecito!". Ma non tutto è utile! "Tutto è lecito!". Ma non tutto edifica. 24Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui. 25Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, 26perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene.

27Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. 28Ma se qualcuno vi dicesse: "È carne immolata in sacrificio", astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza; 29della coscienza, dico, non tua, ma dell'altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui? 30Se io con rendimento di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie?

31Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. 32Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; 33così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l'utile mio ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: Le dee Concordia e Discordia.

25. Con opportuna delibera del senato, nel luogo in cui avvenne il fatale tumulto, in cui tanti cittadini di qualsiasi classe caddero, fu eretto il tempio a Concordia, perché testimone della pena dei Gracchi, colpisse la vista dei comizianti e ne stimolasse la memoria. Ma costruire un tempio a quella dea fu unicamente uno scherno contro gli dèi. Sembra quasi che se fosse stata in città, questa non sarebbe andata in rovina benché disgregata da tanti dissensi. Ma forse Concordia, colpevole del delitto di avere abbandonato la coscienza dei cittadini, meritò di essere rinchiusa in quel tempio come in un carcere. E per quale motivo, se volevano adeguarsi ai fatti, in quel posto non costruirono un tempio a Discordia? E si può dare una ragione per cui la concordia è una dea e la discordia no, in maniera che secondo la distinzione di Labeone una sia buona, l'altra cattiva? Anche egli, come sembra, aveva questa opinione perché nota che a Roma era stato eretto il tempio tanto a Febbre che a Salute. Per lo stesso motivo doveva essere eretto non solo a Concordia ma anche a Discordia. I Romani dunque scelsero di vivere con grave rischio irritando una dea così malvagia e non ricordarono che la fine di Troia ebbe inizio con il suo sdegno. Non essendo stata invitata con gli altri dèi, suscitò col pretesto di una mela d'oro la lite di tre dee e da qui la rissa delle divinità, la vittoria di Venere, il rapimento di Elena e la distruzione di Troia. Pertanto se, eventualmente sdegnata perché a Roma non meritò di avere un tempio come gli altri dèi, turbava per questo la città con tante sommosse, è probabile che si sia sdegnata più aspramente nel vedere che nel luogo di quella strage, quanto dire della sua opera, era stato eretto un tempio alla sua rivale. I dotti e i sapienti masticano bile quando schernisco queste sciocche credenze. Prestando tuttavia il culto a divinità buone e cattive, non escono dal dilemma di Concordia e Discordia, sia che abbiano trascurato il culto a queste dee e abbiano loro preferito Febbre e Bellona, alle quali hanno costruito templi fin dall'antichità, sia che avessero adorato anche esse, perché quando si è allontanata Concordia, Discordia ha infierito trascinandoli fino alle guerre civili.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: NELLA DESOLAZIONE ABBANDONARSI A DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore Dio, Padre santo, sii benedetto ora ed in eterno, perché come Tu vuoi, così è stato fatto, e quello che Tu fai è buono. Che il tuo servo allieti in Te, non in sé né in alcun altro, perché Tu solo sei letizia vera, Tu la speranza mia ed il premio mio; Tu, o Signore, la gioia mia e la gloria mia. Che cosa possiede il tuo servo, che non abbia ricevuto da Te, e senza suo merito? Tutte le cose che hai date e fatte a me, sono tuo dono. "Povero io sono, e tribolato sino dalla mia giovinezza" (Sal 87,16), e talvolta l'anima mia si rattrista fino alle lacrime; non di rado si sgomenta per le passioni che la minacciano. Desidero il gaudio della pace, imploro la pace dei tuoi figli, da Te nutriti nella luce della consolazione.

Se Tu le dai la pace, se Tu le infondi santa letizia, l'anima del tuo servo sarà piena di melodia e canterà devota le tue lodi. Ma se Tu ti ritrarrai da lui, come spessissimo fai, il tuo servo non potrà percorrere svelto la via dei tuoi Comandamenti; ma piuttosto gli si piegheranno le ginocchia fino ad opprimergli il petto, Poiché per lui non sarà più come prima, ieri o ieri l'altro, quando la tua lampada gli splendeva sul capo, e sotto l'ombra delle tue ali era al sicuro dagli assalti delle tentazioni. O Padre giusto e degno di perpetua lode, è venuta l'ora in cui il tuo servo dev'essere messo alla prova. O Padre degno d'essere amato, è giusto che in quest'ora il tuo servo patisca qualche cosa per Te.

O Padre degno di perpetua venerazione, è giunta l'ora, che Tu dall'eternità prevedevi sarebbe venuta, nella quale il tuo servo dev'essere momentaneamente sopraffatto da cose esteriori, sebbene interiormente continui a vivere vicino a Te. È giunta l'ora nella quale egli dev'essere per un po' di tempo vilipeso, umiliato e ridotto a nulla in faccia agli uomini, logorato dai patimenti e dalla tiepidezza, per poter, poi, di nuovo risorgere con Te nell'aurora d'una nuova luce ed essere glorificato tra gli eletti del Cielo. O Padre santo, così Tu hai predisposto e così hai voluto; e quello che hai ordinato Tu, si è adempiuto. È questo il dono che Tu fai a chi Ti ama: patire ed essere tribolato in questo mondo per amore tuo, quante volte e da parte di chiunque permetterai che sia fatto. Nulla avviene sulla terra fuori del tuo disegno provvidenziale e senza una tua ragione. "Bene per me, o Signore, se sono stato umiliato, perché io impari a conoscere le tue vie della giustizia" (Sal 118,71) e rigetti dal mio cuore ogni genere d'orgoglio e temerarietà.

Mi è utile che la vergogna abbia ricoperto il mio volto cosicché, per consolarmi, io cerchi Te piuttosto che gli uomini. Da ciò ho anche imparato a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale Tu affliggi il giusto insieme con l'empio, ma non senza equità e giustizia. E grazie Ti siano rese, perché non hai risparmiato il castigo alle mie colpe, ma mi hai trafitto con aspre battiture, infliggendomi dolori e caricandomi d'angustie esterne ed interiori. Non c'è, fra tutti coloro che vivono sotto il cielo, chi mi consoli, se non Tu, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che percuoti e risani, che "ci fai scendere negli abissi della terra e da essi ci ritogli" (Tb 13,2). La tua rigida disciplina sia sopra di me, e la tua stessa sferza mi ammaestrerà. Ecco, o Padre diletto, io sono nelle tue mani e m'inchino sotto la tua verga che mi corregge.

Percuoti pure il mio dorso e il mio collo, perché io raddrizzi la mia vita tortuosa, conformandola secondo la tua volontà. Fa' di me un pio ed umile discepolo, come ben sai fare, perché io cammini secondo ogni tuo cenno. A Te affido me stesso e tutte le cose mie, perché Tu mi corregga: è meglio essere duramente rimproverato quaggiù, oggi, che non in futuro. Tu conosci tutto ed ogni singola cosa, e nulla Ti rimane occulto della coscienza dell'uomo. Tu conosci le cose che verranno, prima che accadano, né hai bisogno che alcuno Ti informi o Ti rammenti quello che si fa sulla terra. Tu conosci ciò che è opportuno ed utile al mio profitto spirituale e quanto serve la tribolazione a togliere la ruggine dei vizi.

Disponi di me secondo il tuo beneplacito e come io stesso desidero; e non disprezzarmi per la mia vita piena di colpe, che nessuno conosce meglio e più chiaramente di Te. Dammi, o Signore, la grazia di conoscere quello che si deve conoscere; di amare ciò che si deve amare; di lodare ciò che a te sommamente piace; d'apprezzare ciò che Tu stimi prezioso; di disprezzare quello che ai tuoi occhi è spregevole. Non permetterai ch'io giudichi "secondo il modo di vedere degli occhi corporali né ch'io prenda decisioni secondo ciò che hanno udito uomini inesperti" (Is 11,3).

Ma fa' ch'io abbia discernimento delle cose sensibili e di quelle spirituali in ispirito di verità, e che, soprattutto, io cerchi sempre di piacere alla tua volontà. Nel giudicare, i sensi degli uomini spesso s'ingannano, come s'ingannano coloro che seguono il mondo, amando soltanto le cose visibili.

Ma è, forse, migliore un uomo per il fatto che è stimato da un altro uomo più grande di quello che è? Chi esalta un altro uomo, è un uomo bugiardo che inganna un bugiardo, un vanitoso che inganna un vanitoso, un cieco che inganna un cieco, un debole che inganna un debole; anzi, mentre lo loda senza fondamento, in realtà lo fa maggiormente vergognare. Infatti - dice nella sua umiltà San Francesco - quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.