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Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Chi vive nella fede sa di dover vegliare per non addormentarsi nella mentalità di questo mondo e si sforza di vivere continuamente alla presenza di Dio. Questo esercizio della presenza di Dio lo stimola ad essere prudente e forte di fronte al peccato, aumenta il fervore per la preghiera, alimenta la fiducia in Dio ed è fonte di gioia. Chi vive alla presenza di Dio comincia già a vivere la vita dei beati che in cielo contemplano Dio faccia a faccia. Un bambino, sotto gli occhi attenti del padre, è invogliato a fare del bene perché sa di essere amato. Considera che stai sempre sotto lo sguardo affettuoso del Padre, che giorno e notte veglia su di te, si prende cura di te, come se qui sulla terra non avesse altra creatura da guidare che te solamente. Allora ti senti sollecitato di fare del bene per piacere al Padre in tutto.

LETTURE A CASO

Mc 5,1-43

1Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. 2Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. 3Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, 4perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. 5Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, 7e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". 8Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". 9E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". 10E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.

11Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. 12E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". 13Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. 14I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.

15Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. 17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. 19Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". 20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

21Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". 24Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28"Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". 29E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.

30Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". 31I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". 32Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".

35Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". 37E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". 40Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.41Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". 42Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 24, 35-48 Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.

Rm 6,1-23

1Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? 2È assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 3O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. 6Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.

8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

12Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; 13non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. 14Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.

15Che dunque? Dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia? È assurdo! 16Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia? 17Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso 18e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia.

19Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità a pro dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.

20Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. 21Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. 22Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. 23Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: La guerra è sempre fratricida.

14. 3. Tuttavia gli dèi tutelari del dominio di Roma e quasi spettatori di tali lotte sentivano insoddisfatta la propria passione finché la sorella degli Orazi come compenso dei tre Curiazi uccisi non fu aggiunta dall'altra parte anche essa come terza ai due fratelli dalla spada del fratello. Così Roma che aveva vinto non aveva un minor numero di morti. Poi per avere il vantaggio della vittoria Alba fu distrutta, in cui, terza nell'ordine, avevano abitato le divinità troiane, dopo Troia distrutta dai Greci e dopo Lavinio, in cui Enea aveva costituito un regno provvisorio di nomadi. Ma secondo il loro costume gli dèi anche da essa erano fuggiti e per questo è stata distrutta. Quanto dire che si erano allontanati tutti gli dèi da cui era stato conservato quel dominio 41. Si erano allontanati già per la terza volta perché come quarta fosse loro affidata Roma. Erano scontenti di Alba, in cui aveva regnato Amulio dopo aver espulso il fratello ed erano contenti di Roma, in cui aveva regnato Romolo dopo avere ucciso il fratello. Ma prima che Alba fosse distrutta, il suo popolo fu travasato, dicono, in Roma in modo che di due si facesse una città. E sia, così è avvenuto. Tuttavia quella città, regno di Ascanio, terzo domicilio degli dèi troiani e città madre fu distrutta dalla città figlia. E perché i superstiti della guerra costituissero di due un solo popolo, il molto sangue versato dell'uno e dell'altro ne fu un legame degno di compassione. Perché ormai dovrei parlar singolarmente delle medesime guerre ripetutesi tante volte sotto gli altri re, che sembravano chiuse con una vittoria ma erano di nuovo condotte con tante stragi e di nuovo ancora riprese dopo il patto e la pace fra suoceri e generi, tra la loro stirpe e i discendenti? Non piccolo indizio di questa sventura fu che nessuno di quei re chiuse le porte della guerra. Nessuno di loro dunque con tanti dèi tutelari regnò in pace.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA VIA MAESTRA DELLA SANTA CROCE

Sembrano dure a molti queste parole: "Rinnega te stesso, prendi la tua croce e segui Gesù" (Mt 16,24). Ma molto più duro sarà sentire, un giorno, quella sentenza inesorabile: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno" (Mt 25,41). Ma coloro che ascoltano ora volentieri la parola della Croce e la seguono, non temeranno di sentire in quel momento quella dell'eterna dannazione. Ci sarà nel cielo questo segno della Croce, quando il Signore verrà a giudicare. Allora, tutti i servi della Croce, che in vita si conformarono al Crocifisso, s'accosteranno con grande fiducia a Cristo giudice. Perché, dunque, temi di prendere sulle tue spalle la Croce, per mezzo della quale si ascende al Regno?

Nella Croce è la salvezza, nella Croce è la vita, nella Croce è la difesa dai nostri nemici, dalla Croce sgorga la soavità celeste, nella Croce è la forza della mente, nella Croce è la gioia dello spirito: nella Croce è la pienezza della virtù, nella Croce è la perfezione della santità.

Non c'è per l'anima salvezza, non c'è speranza di vita eterna, se non nella Croce. Prendi, dunque, la tua croce e segui Gesù, ed arriverai alla vita eterna. Egli ti ha preceduto "portando la Croce" (Gv 19,17), ed è morto sulla Croce per te, perché anche tu porti la tua e desideri di morirvi sopra. lnfatti, se sarai morto insieme con Lui, con Lui avrai parimenti la vita; e se Gli sarai stato compagno nella sofferenza, lo sarai pure nella gloria.

Ecco, dunque: tutto dipende dalla croce e tutto consiste nel morirvi; e non c'è altra via per giungere alla vita ed alla vera pace interiore, se non la via della santa croce e della mortificazone quotidiana. Va' dove vuoi, cerca quello che vuoi, ma non troverai, in alto, una via più sublime né, in basso, una via più sicura di quella della santa croce.

Predisponi pure ed ordina tutto secondo il tuo volere e le tue vedute, ma non troverai altro che dover sempre patire qualche cosa, volentieri o no; e così, troverai sempre la croce. lnfatti, o proverai dolori nel corpo o dovrai soffrire pene spirituali nell'anima. Talora sarai abbandonato da Dio, talora t'affliggerà il prossimo; quel che è peggio, sarai spesso di peso a te stesso. E tuttavia, non potrai trovare rimedio che ti liberi o conforto che ti dia sollievo: bisogna che tu soffra fino a che Dio lo vorrà. Dio, infatti, vuole che tu impari a soffrire dolori senza conforti, che ti sottometta pienamente a Lui e che per mezzo della sofferenza tu diventi più umile. Nessuno sente tanto viva nel cuore la Passione di Cristo, quanto colui al quale sia toccato di patire qualche cosa di simile.

La croce, dunque, è sempre pronta e ti aspetta dappertutto. Non puoi sfuggirla, dovunque tu corra a rifugiarti, perché, in qualunque luogo giungerai, tu porterai te stesso e troverai sempre te stesso. Volgi lo sguardo in alto od in basso, fuori o dentro di te: dappertutto troverai la croce; e dappertutto è necessario che tu porti pazienza, se vuoi avere la pace interiore e meritare il premio eterno. Se porti la croce di buon animo, essa a sua volta porterà te e ti condurrà alla sospirata mèta, dove, cioè, avrà fine la sofferenza, che quaggiù non avrà mai termine.

Se, invece, la porti di malavoglia, ti crei un peso che ti sarà più grave; e tuttavia, bisogna che tu lo regga. Se scansi una croce, ne troverai senza dubbio un'altra e, forse, più pesante. Credi tu di poterti sottrarre a ciò che nessuno tra i mortali mai poté evitare? Quale Santo fu in questo mondo senza croce e senza tribolazione? Nemmeno Gesù Cristo, Signor nostro, finché visse, fu un'ora sola senza i dolori della Passione. "Bisognava - disse - che il Cristo patisse, risorgesse dai morti ed entrasse, così, nella sua gloria" (Lc 24,26).

E come vuoi tu cercare un'altra via, diversa da quella maestra, che è la via della Santa Croce? Tutta quanta la vita di Cristo fu croce e martirio; e tu cerchi per te riposo e gioia? Sbagli, sbagli se cerchi cosa diversa dal patire tribolazioni, perché tutta questa vita mortale è piena di miseria e segnata tutt'intorno da croci. E quanto più uno sarà salito in alto nella vita dello spirito, tanto più pesanti saranno le croci che troverà, perché la pena del suo esilio cresce insieme con l'amore di Dio.

Costui, però, sebbene così provato da molteplici afflizioni, non manca di sollievo e di conforto, perché sente che, sopportando la sua croce, cresce per lui un frutto grandissImo. lnfatti, mentre si sottopone spontaneamente alla croce, tutto il peso della tribolazione gli si tramuta in fiducia di conforto divino. E quanto più la carne è macerata dall'afflizione, tanto più lo spirito rinvigorisce per la grazia interiore. E qualche volta, anzi, si sente così sostenuto nel desiderare tribolazioni ed avversità per amore di conformarsi alla Croce di Cristo, che non vorrebbe trovarsi senza dolore e tribolazione, perché è convinto d'essere tanto più accetto a Dio, quanto più numerosi e gravosi sono i sacrifici che potrà sopportare per Lui. Ciò, però, non è effetto di virtù umana, ma della Grazia di Cristo, la quale nella nostra fragile carne può ed opera tali prodigi, che l'uomo intraprende ed ama con spirito di fervore quello da cui, per natura, aborre e rifugge.

Non è secondo la natura umana portare la croce, amare la croce, mortificare il corpo e ridurlo in schiavitù; fuggire gli onori, sopportare di buon animo le offese, disprezzare se stesso e desiderare d'essere disprezzato; soffrire con proprio danno ogni genere di contrarietà e non desiderare in questo mondo alcuna prosperità.Se guardi soltanto a te stesso, non potrai fare, da solo, nulla del genere. Ma se confidi nel Signore, te ne sarà data la forza dal Cielo, e il mondo e la carne s'assoggetteranno al tuo comando. E neppure temerai il diavolo, tuo nemico infernale, se ti sarai armato di fede e se avrai come insegna la Croce di Cristo. Disponiti, dunque, da buono e fedele servo di Cristo, a portare con coraggio la Croce del Signore tuo, crocifisso per amore tuo.

Preparati a sopportare molte avversità e disagi di vario genere in questa misera vita, perché così sarà per te dovunque sarai; e questo, di fatto, troverai in qualunque angolo sia andato a nasconderti. Bisogna che sia così. Non c'è rimedio o scappatoia dalle tribolazioni dei mali e dal dolore, se non quello d'aver pazienza con te stesso. Bevi con avidità il calice del Signore, se desideri esserGli amico e aver parte con Lui. Per le consolazioni, rimettiti a Dio: ne disponga Lui, come meglio Gli sarà piaciuto. Ma per parte tua, sii disposto a sopportare le tribolazioni e considerale come grandissime consolazioni, "perché le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura" (Rm 8,18) che ti procureranno, anche se tu, da solo, potessi sopportarle tutte.

Quando sarai giunto a questa disposizione, cioè che la sofferenza ti sia dolce e saporosa per amore di Cristo, allora pensa di stare bene con te stesso, perché hai trovato il paradiso in terra. Ma finché la sofferenza ti pesa e cerchi d'evitarla, tu sarai sempre come un arnmalato, e la tribolazione, da cui rifuggi, ti verrà dietro dovunque tu vada. Se, invece, ti adatti a quello che è tuo dovere, cioè a patire e a morire, ti sentirai presto meglio e troverai pace.

Anche se tu fossi rapito al terzo Cielo come Paolo, non potresti, per questo, ritenerti al sicuro dal sopportare alcuna contrarietà. "Io - disse Gesù - gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome" (At 9,16). Dunque, non ti resta che soffrire, se vuoi amare Gesù ed essere suo servo in eterno. Oh, fossi tu degno di patire qualche cosa per il nome di Gesù! Quanto grande gloria sarebbe per te, quanta esultanza ne avrebbero tutti i Santi di Dio, e quanta edificazione ne ricaverebbe il tuo prossimo! Tutti fanno l'elogio della pazienza, ma pochi sono quelli che vogliono patire. Sarebbe ben giusto che tu patissi un poco, per Cristo, quando molti sopportano sacrifici più gravosi per il mondo. Tieni per certo che tu devi condurre una vita che sia un continuo morire a te stesso.

E quanto più uno muore a se stesso, tanto più comincia a vivere per Dio. Nessuno diventa idoneo a comprendere le cose celesti, se prima non si sia assoggettato a sopportare per Cristo le avversità. Niente è più gradito a Dio, niente è per te più salutare in questo mondo, che soffrire volentieri per Cristo. E se spettasse a te la scelta, dovresti desiderare di sopportare le sofferenze per Cristo, piuttosto che d'essere allietato da molte consolazioni, perché, così, saresti più simile a Cristo e più conforme a tutti i Santi. lnfatti, il merito nostro ed il profitto della nostra condizione spirituale non consistono nell'abbondanza delle soavi consolazioni, ma piuttosto nella sopportazione delle pesanti difficoltà e pene. E se ci fosse stato qualche cosa di meglio e di più utile della sofferenza per la salvezza degli uomini, Cristo certamente ce lo avrebbe indicato con la parola e con l'esempio.

Infatti, e ai discepoli che Lo seguivano e a tutti quelli che desiderano seguirLo, rivolge chiaramente l'esortazione a portare la croce, e dice: "Se qualcuno vuole seguirmi, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24). Dunque: lette attentamente e meditate tutte queste cose, la conclusione finale sia questa, che "è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio"(At 14,21).