Santo Rosario on line

Sabato, 4 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Ciriaco ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Dio non è certamente terribile con chi l’ama. Si accontenta di poco, perché sa benissimo che noi non possiamo dare molto.

LETTURE A CASO

Lc 4,1-44

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane". 4Gesù gli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo". 5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6"Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo". 8Gesù gli rispose: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai". 9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano
;

11e anche:

essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra
".

12Gesù gli rispose: "È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo". 13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

16Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi
,
19e predicare un anno di grazia del Signore.

20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. 21Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". 22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?". 23Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria!". 24Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. 25Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro".

28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

31Poi discese a Cafàrnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. 32Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. 33Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: 34"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". 35Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". 37E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

38Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. 43Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 1, 14-20: Convertitevi e credete al vangelo.

2 Cor 13,1-13

1Questa è la terza volta che vengo da voi. Ogni questione si deciderà sulla dichiarazione di due o tre testimoni. 2L'ho detto prima e lo ripeto ora, allora presente per la seconda volta e ora assente, a tutti quelli che hanno peccato e a tutti gli altri: quando verrò di nuovo non perdonerò più, 3dal momento che cercate una prova che Cristo parla in me, lui che non è debole, ma potente in mezzo a voi. 4Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi.

5Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. Non riconoscete forse che Gesù Cristo abita in voi? A meno che la prova non sia contro di voi! 6Spero tuttavia che riconoscerete che essa non è contro di noi. 7Noi preghiamo Dio che non facciate alcun male, e non per apparire noi superiori nella prova, ma perché voi facciate il bene e noi restiamo come senza prova. 8Non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità; 9perciò ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti. Noi preghiamo anche per la vostra perfezione. 10Per questo vi scrivo queste cose da lontano: per non dover poi, di presenza, agire severamente con il potere che il Signore mi ha dato per edificare e non per distruggere.

11Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. 12Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.

13La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.


Martirio di S. Policarpo: Il Martirio

La Chiesa di Dio che dimora a Smirne alla Chiesa di Dio che è a Filomelio e a tutte le comunità della santa Chiesa cattolica di ogni luogo. La misericordia, la pace e la carità di Dio Padre e del Signore nostro Gesù Cristo abbondino.

I. 1. Vi scriviamo, fratelli, riguardo ai martiri e al beato Policarpo che sigillandola col suo martirio ha fatto cessare la persecuzione. Quasi tutti gli avvenimenti svolti accaddero perché il Signore ci mostrasse di nuovo un martirio secondo il Vangelo. 2. Infatti, come il Signore, egli attese di essere arrestato, perché anche noi divenissimo suoi imitatori, non preoccupandoci solo di noi, ma anche del prossimo. E’ della carità sincera e salda volere non solo salvare se stesso ma anche tutti i fratelli.

II, 1. Beati e generosi sono tutti i martìri che avvengono per volontà del Signore. Bisogna che noi siamo più religiosi per attribuire a Dio la potenza di tutte le cose. 2. Chi non si meraviglierebbe della loro generosità, della loro pazienza e del loro amore a Dio? Lacerati dai flagelli, al punto da lasciar vedere l’anatomia del corpo sino alle vene e alle arterie, rimanevano fermi, sebbene gli astanti, mossi a compassione, piangessero. Essi ebbero tale forza che nessuno emise un gemito o un sospiro dimostrando a tutti che, nel momento in cui venivano messi alla prova, i generosi martiri di Cristo non erano nel loro corpo, ma che il Signore stando vicino parlasse loro. 3. Presi dalla grazia di Cristo, disprezzavano i tormenti del mondo, acquistandosi, per un momento solo, la vita eterna. Il fuoco dei tormenti disumani era freddo per loro. Avevano davanti agli occhi, per sfuggirlo, quello eterno e che non si spegne mai. Con gli occhi del cuore contemplavano i beni riservati ai pazienti, che nè orecchio intese, nè occhio vide, nè cuore di uomo ha immaginato, additati loro dal Signore, perché non erano più uomini, ma angeli. 4. Similmente quelli che furono condannati alle fiere sopportarono tormenti orribili, stesi su conchiglie e straziati con altre forme di torture varie, perché si cercava, se fosse stato possibile, di indurli all’abiura.

III, 1. Molto macchinò contro di loro il diavolo, ma grazie a Dio non prevalse in tutto. Il generosissimo Germanico con la sua costanza sostenne la loro debolezza e fu mirabile nella lotta contro le fiere. Il proconsole lo esortava dicendo di aver pietà della sua giovinezza, ma egli, aizzandola, attirava contro di sè la belva, desideroso di allontanarsi al più presto da questa vita ingiusta ed iniqua. 2. Per ciò tutta la folla meravigliata della elevatezza d'animo della razza pia e generosa dei cristiani ebbe a gridare: "Abbasso gli atei! Si cerchi Policarpo".

IV. Un frigio di nome Quinto, da poco venuto dalla Frigia, vedendo le fiere fu terrorizzato. Egli si era offerto spontaneamente e spingeva gli altri allo stesso passo. Il proconsole, dopo molte insistenze, lo persuase a giurare e a sacrificare. Perciò, fratelli, non approviamo coloro che si costituiscono, poiché il Vangelo non insegna così.

V, 1. Policarpo, uomo assai meraviglioso, a sentire ciò, non si scompose e volle rimanere in città, ma i più lo esortavano ad allontanarsi. Si ritirò in campagna, poco lontano dalla città e si trattenne con pochi. Non faceva altro giorno e notte che pregare per tutti e per le comunità cristiane del mondo, come era suo costume. 2. Mentre stava in preghiera, tre giorni prima di essere catturato, ebbe la visione del suo guanciale arso dalle fiamme. Rivoltosi a quelli che erano con lui disse: "Devo essere bruciato vivo".

VI, 1. Poiché quelli che lo cercavano non si fermavano, egli si trasferì in un’altra campagna e subito vi giunsero coloro che lo inseguivano. Non avendolo trovato, presero due giovani schiavi. Uno di essi torturato confessò. 2. (Ormai) gli era impossibile rimanere nascosto, perché anche i suoi lo tradivano. Il capo della polizia, che aveva avuto dalla sorte lo stesso nome di Erode, aveva premura di condurlo allo stadio, perché si fosse compiuto il suo destino divenendo simile a Cristo, e i traditori avessero ricevuto lo stesso castigo di Giuda.

VII, 1. Di venerdì all'ora di pranzo, guardie e cavalieri con le consuete armi, conducendosi il giovane schiavo, partirono come se inseguissero un ladrone. Arrivando verso sera lo trovarono coricato in una casetta al piano superiore. Anche di là avrebbe potuto fuggire in un altro podere, ma non volle dicendo: "Sia fatta la volontà di Dio". 2. Sentendo che erano arrivati, scese a parlare con loro, meravigliati della sua veneranda età, della sua calma e di tanta preoccupazione per catturare un uomo così vecchio. Subito ordinò di dar loro da mangiare e da bere quanto ne volevano e chiese che gli concedessero un’ora per pregare tranquillamente. 3. Lo concessero, e stando in piedi incominciò a pregare pieno di amore di Dio, tanto che per due ore non si poté interromperlo. Quelli che lo ascoltavano erano stupiti e molti si pentivano di essere venuti a prendere un sì degno e santo vegliardo.

VIII, 1. Quando terminò la preghiera, ricordandosi di tutti quelli che aveva conosciuto, piccoli e grandi, illustri e oscuri e di tutta la Chiesa cattolica sparsa per la terra, e giunse l'ora di andare, facendolo sedere su un asino lo condussero in città. Era il giorno del grande sabato. 2. Il capo della polizia e il padre di costui, Niceta, gli vennero incontro. Lo fecero salire sul cocchio e sedendogli vicino cercavano di persuaderlo dicendo: "Che male c’è a dire: Cesare Signore, offrire incenso con tutto ciò che segue e salvarsi?". Dapprima non rispose loro, poiché quelli insistevano disse: "Non voglio fare quello che mi consigliate". 3. Essi, avendo perduto la speranza di persuaderlo, gli rivolsero parole crudeli e lo spinsero in fretta, tanto che nello scendere dal cocchio si sbucciò lo stinco. Ma lui senza voltarsi, come se nulla fosse successo, allegro si incamminò verso lo stadio. Vi era un tumulto tale che nessuno poteva farsi ascoltare.

IX, 1. A Policarpo che entrava nello stadio scese una voce dal cielo: "Sii forte, Policarpo, e mostrati valoroso". Nessuno vide chi aveva parlato, quelli dei nostri che erano presenti udirono la voce. Infine, mentre veniva tradotto, si elevò un grande clamore per la notizia che Policarpo era stato arrestato. 2. Portato davanti al proconsole, questi gli chiese se fosse Policarpo. Egli annuì e (il proconsole) cercò di persuaderlo a rinnegare dicendo: "Pensa alla tua età" e le altre cose di conseguenza come si usa: "Giura per la fortuna di Cesare, cambia pensiero e di’: Abbasso gli atei!". Policarpo, invece, con volto severo guardò per lo stadio tutta la folla dei crudeli pagani, tese verso di essa la mano, sospirò e guardando il cielo disse: "Abbasso gli atei!". 3. Il capo della polizia insistendo disse: "Giura e io ti libero. Maledici il Cristo". Policarpo rispose: "Da ottantasei anni lo servo, e non mi ha fatto alcun male. Come potrei bestemmiare il mio re che mi ha salvato?".

X, 1. Insistendo ancora gli disse: "Giura per la fortuna di Cesare!". Policarpo rispose: "Se ti illudi che io giuri per la fortuna di Cesare, come tu dici, e simuli di non sapere chi io sono, sentilo chiaramente. Io sono cristiano. Se poi desideri conoscere la dottrina del cristianesimo, concedimi una giornata e ascoltami". Rispose il proconsole: "Convinci il popolo". 2. Policarpo di rimando: "Te solo ritengo adatto ad ascoltarmi. Ci è stato insegnato di dare alle autorità e ai magistrati stabiliti da Dio il rispetto come si conviene, ma senza che ci danneggi. Non ritengo gli altri capaci di ascoltare la mia difesa".

XI, 1. Il proconsole disse: "Ho le belve e ad esse ti getterò se non cambi parere...". L’altro rispose: "Chiamale, è impossibile per noi il cambiamento dal meglio al peggio; è bene invece passare dal male alla giustizia". 2. Di nuovo l’altro gli disse: "Ti farò consumare dal fuoco, poiché disprezzi le belve, se non cambi parere...!". Policarpo rispose: "Tu minacci il fuoco che brucia per un'ora e dopo poco si spegne e ignori invece il fuoco del giudizio futuro e della pena eterna, riservato agli empi. Ma perché indugi? Fa' quello che vuoi!".

XII, 1. Nel dire queste ed altre cose era pieno di coraggio e di allegrezza e il suo volto splendeva di gioia. Egli non solo non si lasciò abbattere dalle minacce rivoltegli, ma lo stesso proconsole ne rimase sconcertato e mandò in mezzo allo stadio il suo araldo a gridare tre volte: "Policarpo ha confessato di essere cristiano". 2. Dopo questo proclama dell’araldo, tutta la moltitudine dei pagani e dei giudei abitanti a Smirne con furore incontenibile e a gran voce gridò: "Questo è il maestro d’Asia, il padre dei cristiani, il distruttore dei nostri dei che insegna a molti a non fare sacrifici e a non adorare". Gridavano queste cose chiedendo all’asiarca Filippo che lanciasse un leone contro Policarpo. Egli, invece, rispose che non gli era lecito, poiché il combattimento contro le fiere era terminato. 3. Allora concordemente si misero a gridare che Policarpo fosse arso vivo. Doveva compiersi la visione del guanciale, che gli era apparso quando in preghiera l'aveva visto in fiamme, e volto ai fedeli che erano con lui profeticamente disse: "Devo essere bruciato vivo".

XIII, 1. Questo fu più presto fatto che detto; subito la folla si mise a raccogliere legna e frasche dalle officine e dalle terme. Soprattutto i giudei con più zelo, come è loro costume, si diedero da fare in questo. 2. Quando il rogo fu pronto, deposte le vesti e sciolta la cintura incominciò a slegarsi i calzari, cosa che precedentemente non faceva, perché ogni fedele si affrettava a chi prima riuscisse a toccargli il corpo. Per la santità di vita era venerato prima del martirio. 3. Subito furono apprestati gli attrezzi necessari per il rogo. Mentre stavano per inchiodarlo egli disse: "Lasciatemi così. Chi mi da la forza di sopportare il fuoco mi concederà anche, senza la vostra difesa dei chiodi, di rimanere fermo sulla pira".

XIV, 1. Non lo inchiodarono ma lo legarono. Con le mani dietro la schiena e legato come un capro scelto da un grande gregge per il sacrificio, gradita offerta preparata a Dio, guardando verso il cielo disse: "Signore, Dio onnipotente Padre di Gesù Cristo tuo amato e benedetto Figlio, per il cui mezzo abbiamo ricevuto la tua scienza, o Dio degli angeli e delle potenze di ogni creazione e di ogni genia dei giusti che vivono alla tua presenza. 2. Io ti benedico perché mi hai reso degno di questo giorno e di questa ora di prendere parte nel numero dei martiri al calice del tuo Cristo per la risurrezione alla vita eterna dell’anima e del corpo nella incorruttibilità dello Spirito Santo. In mezzo a loro possa io essere accolto al tuo cospetto in sacrificio pingue e gradito come prima l’avevi preparato, manifestato e realizzato, Dio senza menzogna e veritiero. 3. Per questo e per tutte le altre cose ti lodo, ti benedico e ti glorifico per mezzo dell'eterno e celeste gran sacerdote Gesù Cristo tuo amato Figlio, per il quale sia gloria a te con lui e lo Spirito Santo ora e nei secoli futuri. Amen".

XV, 1. Appena ebbe alzato il suo Amen e terminato la preghiera, gli uomini della pira appiccarono il fuoco. La fiamma divampò grande. Vedemmo un prodigio e a noi fu concesso di vederlo. Siamo sopravvissuti per narrare agli altri questi avvenimenti. 2. Il fuoco, facendo una specie di voluta, come vela di nave gonfiata dal vento, girò intorno al corpo del martire. Egli stava in mezzo, non come carne che brucia ma come pane che cuoce, o come oro e argento che brilla nella fornace. E noi ricevemmo un profumo come di incenso che si alzava, o di altri aromi preziosi.

XVI, 1. Alla fine gli empi, vedendo che il corpo di lui non veniva consumato dal fuoco, ordinarono al confector di avvicinarsi e di finirlo con un pugnale. E fatto questo, zampillò molto sangue che spense il fuoco. Tutta la folla rimase meravigliata della grande differenza tra gli infedeli e gli eletti. 2. Tra questi fu il meraviglioso martire Policarpo, vescovo della Chiesa cattolica di Smirne, divenuto ai nostri giorni un maestro apostolico e profetico. Ogni parola che uscì dalla sua bocca si è compiuta e si compirà.

XVII, 1. Ma l'invidioso, maligno e perverso, il tentatore della razza dei giusti vide la grandezza del suo martirio e la sua condotta irreprensibile sin dal principio, notandolo cinto della corona dell’immortalità, il premio conseguito che non si può contestare. Egli si adoperò perché il corpo di lui non fosse preso da noi, benché molti desiderassero di farlo, per possedere la sua santa carne. 2. Suggerì a Niceta, il padre di Erode, fratello di Alce, di andare dal governatore perché non consegnasse le spoglie. Lasciando da parte il crocifisso - egli disse - incominceranno a venerare lui. Avevano detto questo per le istigazioni e le insistenze dei giudei, che ci sorvegliavano se noi volessimo prenderlo dal rogo. Erano ignari che non potremo mai abbandonare Cristo che ha sofferto da innocente per i peccatori, per la salvezza di quelli che sono salvi in tutto il mondo, e adorare un altro. 3. Noi veneriamo lui che è Figlio di Dio, e degnamente onoriamo i martiri come discepoli e imitatori del Signore per l’amore immenso al loro re e maestro. Potessimo anche noi divenire loro compagni e condiscepoli!...

XVIII, 1. Il centurione, avendo visto la contesa dei giudei, poste nel mezzo le spoglie le fece bruciare, come era d’uso. 2. Così noi più tardi, raccogliendo le sue ossa, più preziose delle gemme di gran costo e più stimate dell’oro, le ponemmo in un luogo più conveniente. 3. Appena possibile, ivi riunendoci nella serenità e nella gioia, il Signore ci concederà di celebrare il giorno natalizio del martire, per il ricordo di quelli che hanno combattuto prima e ad esercizio e coraggio di quelli che combatteranno.

XIX, 1. Questi i fatti intorno al beato Policarpo che con quelli di Filadelfia fu il dodicesimo a subire il martirio a Smirne. Egli solo è ricordato più di tutti e di lui si parla dovunque, anche tra i pagani. Non soltanto fu un maestro insigne, ma un martire celebre, e tutti desiderano imitare il suo martirio avvenuto secondo il vangelo di Cristo. 2. Con la sua pazienza ha trionfato sul governatore ingiusto, ha conseguito la corona dell’immortalità ed esulta con gli apostoli e tutti i giusti. Egli glorifica Dio Padre onnipotente e benedice il Signore nostro Gesù Cristo, salvatore delle nostre anime, guida dei nostri corpi e pastore della Chiesa cattolica nel mondo.

XX, 1. Ci avete pregato di essere informati da noi ampiamente sui fatti accaduti. Per il momento li abbiamo riassunti in breve per mezzo di nostro fratello Marcione. Conosciute poi le cose, spedite la lettera ai fratelli più lontani, perché anche questi glorifichino il Signore che fa la scelta dei suoi servi. 2. A lui, che può condurre tutti noi, per sua grazia e suo dono nel regno eterno, mediante suo Figlio, l’unigenito Gesù Cristo, gloria, onore, potenza e grandezza per sempre. Salutate tutti i fedeli. Quelli che sono con noi vi salutano e con tutta la famiglia Evaristo che ha stilato la lettera.

XXI. Il beato Policarpo ha testimoniato il secondo giorno di Santico, il settimo giorno prima delle calende di marzo, di grande sabato, all’ora ottava. Fu preso da Erode, pontefice Filippo di Tralli e proconsole Stazio Quadrato, re eterno nostro Signore Gesù Cristo. A lui gloria, onore, grandezza, trono eterno di generazione in generazione. Amen.

Appendice

XXII, 1. Noi vi auguriamo di star bene, fratelli, camminando secondo il Vangelo nella parola di Gesù Cristo, e con lui sia gloria a Dio Padre e allo Spirito Santo, per la salvezza dei santi eletti. Così testimoniò il beato Policarpo, sulle cui orme vorremmo trovarci nel regno di Gesù Cristo. 2. Ciò ha trascritto da Ireneo, discepolo di Policarpo, Gaio che era vissuto con Ireneo. Io, Socrate, ho scritto copiando da Gaio a Corinto. La grazia sia con tutti. 3. E io, Pionio, lo trascrivo ancora dall'esemplare già ricordato, avendolo cercato dopo una rivelazione del beato Policarpo, come dirò in seguito. Lo raccolsi che era quasi distrutto dal tempo, perché il Signore Gesù Cristo raccolga anche me tra i suoi eletti nel suo regno celeste. A lui sia gloria col Padre e col Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.

Dal manoscritto di Mosca.

II Appendice

1. Ciò ha trascritto dalle opere di Ireneo Gaio, che era vissuto con Ireneo discepolo di Policarpo. 2. Questo Ireneo che all’epoca del martirio del vescovo Policarpo era a Roma, insegnò a molti. Di lui ci sono tramandate numerose opere molto belle ed ortodosse, nelle quali si ricorda di Policarpo che fu suo maestro, ed ebbe a confutare con forza ogni eresia e ci ha trasmesso la regola ecclesiastica e cattolica come l’aveva ricevuta dal santo. 3. Dice anche questo: un giorno Marcione, dal quale sono chiamati i Marcioniti, incontratosi con Policarpo gli disse: "Riconoscici, o Policarpo". Egli rispose a Marcione: "Ti riconosco, ti riconosco quale primogenito di Satana". 4. Anche questo si tramanda negli scritti di Ireneo. Nel giorno e nell’ora in cui Policarpo a Smirne subì il martirio, Ireneo, che era nella città di Roma, sentì una voce come di tromba che diceva: "Policarpo è stato martirizzato". 5. Da queste opere di Ireneo, come si è detto, Gaio aveva trascritto, e da Gaio trascrisse Isocrate a Corinto. Io, Pionio, di nuovo ho trascritto da Isocrate, che ho ricercato dopo la rivelazione di san Policarpo. Lo raccolsi che era fatiscente per il tempo, perché mi raccolga il Signore Gesù Cristo con i suoi eletti nel suo regno celeste. A lui gloria col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

(Autore: San Policarpo (di Smirne))

L'imitazione di Cristo: NON SI DEVE FONDARE LA PACE SUGLI UOMINI

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, se riponi la tua pace su qualche persona per ragioni di simpatia e di convivenza, sarai malsicuro e vincolato. Ma se ricorri alla Verità, sempre viva ed immutabile, non ti rattristerai per la partenza o per la morte d'un amico. L’amore per l'amico deve avere il suo fondamento in Me, e, per amore mio, tu devi amare chiunque ti sembri buono e ti sia molto caro in questa vita. Senza di Me, l'amicizia non vale e non dura; e non si dà verace e puro legame d'affetto, se non lo stringo Io.

A tali affezioni verso persone amate tu devi essere così morto, da desiderare, per quanto ti riguarda, di vivere senz'alcuna umana compagnia. L'uomo tanto più s’avvicina a Dio, quanto più s'allontana da ogni terrena consolazione. Ancora, tanto più ascende a Dio, quanto più s'inabissa in se stesso e si rende consapevole della sua miseria. Chi, invece, attribuisce anche un piccolo bene a sé, ostacola la discesa della Grazia di Dio in lui, perché la Grazia dello Spirito Santo cerca sempre il cuore umile. Se tu sapessi annichilirti totalmente e svuotarti d'ogni affetto per le creature, allora Io dovrei entrare nel tuo spirito con grande effusione di Grazia. Quando tu volgi lo sguardo alle creature, ti viene sottratta la visione del Creatore.

Impara a vincerti in tutto per amore del Creatore; allora, potrai giungere a conoscerLo. Per quanto piccola sia, una cosa che si ama ed alla quale si guarda con affetto non conforme alla volontà di Dio, ritarda il cammino verso il Sommo Bene e corrompe l'anima.