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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Un’anima devota dev’essere casta e pura nelle mani, nelle labbra, negli occhi e in tutto il corpo.

LETTURE A CASO

Lc 21,1-38

1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. 2Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli 3e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. 4Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere".

5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: 6"Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". 7Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?".

8Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. 9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine".

10Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. 21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; 22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.

23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.

25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.

28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".

29E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; 30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina. 31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. 33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; 35come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".

37Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi. 38E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 10, 11-18: Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Rm 12,1-21

1Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

3Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. 4Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, 5così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. 6Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; 7chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento; 8chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

9La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; 10amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 11Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. 12Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, 13solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.

14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. 16Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.

17Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. 18Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. 19Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. 20Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. 21Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.


La Città di Dio: Libro II - Immoralità del politeismo: Platone e la legge romana.

14. 2. Labeone ha pensato di computare Platone fra i semidei come Ercole e Romolo. Considera i semidei superiori agli eroi ma li colloca entrambi fra le divinità. Tuttavia io non dubito di considerare Platone, che Labeone chiama semidio, non soltanto superiore agli eroi ma anche agli stessi dèi. Le leggi dei Romani sono vicine alla speculazione di Platone poiché egli condanna tutte le favole poetiche ed essi tolgono ai poeti la libertà di dir male per lo meno degli uomini; egli priva i poeti della stessa cittadinanza ed essi privano dei diritti civili per lo meno gli attori delle favole drammatiche e se ardissero opporsi agli dèi che richiedono gli spettacoli, forse li priverebbero di tutto. Dunque i Romani non potrebbero mai ricevere o aspettare dai propri dèi leggi per difendere la moralità e reprimere l'immoralità perché di gran lunga li superano con le proprie leggi. Gli dèi in proprio onore richiedono spettacoli teatrali, i Romani rifiutano agli attori tutti gli onori. Gli dèi comandano che si celebrino in loro onore con le immaginazioni poetiche gli oltraggi contro se stessi, i Romani distolgono la sfrontatezza dei poeti dall'oltraggio contro gli uomini. Platone considerato semidio si oppose alla licenziosità di dèi così fatti e mostrò che cosa si doveva stabilire con un temperamento come quello dei Romani, giacché addirittura non voleva che in uno Stato ben costituito esistessero i poeti stessi che favoleggiassero a capriccio o proponessero da imitare ad uomini infelici i misfatti degli dèi. Io non ritengo Platone né un dio né un semidio e non lo metto alla pari né con un angelo del sommo Dio né con un profeta veritiero né con un apostolo né con un martire del Cristo né con un qualsiasi cristiano. Con l'aiuto di Dio tratterò a suo luogo il motivo di questa mia opinione. Ma giacché i pagani pensano che sia un semidio, ritengo che forse non si può considerarlo superiore a Romolo ed Ercole. E lo si potrebbe anche perché di lui né storico ha scritto né poeta ha immaginato che abbia ucciso il fratello o compiuto qualche azione criminosa. Ma è certamente superiore a Priapo o ad Anubi dalla testa di cane e al limite anche a Febbre, divinità queste che i Romani in parte ricevettero dal di fuori, in parte divinizzarono come indigeti. Dèi simili non potevano in alcun modo impedire con sani ordinamenti e leggi i grandi mali spirituali e morali che sovrastavano o provvedere ad estirpare quelli già introdotti. Anzi essi provvidero a far nascere e crescere i misfatti perché desideravano far conoscere alle masse mediante solenni spettacoli teatrali azioni malvagie o loro o presentate come loro, di modo che, data l'autorità divina, spontaneamente si accendesse la passione umana. E invano gridava Cicerone che trattando dei poeti ha detto: Appena loro sono giunte la richiesta e l'approvazione della massa come se fosse un autorevole e saggio maestro, addensano folte tenebre, introducono grandi timori, accendono dannose passioni.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA VITA INTERIORE

"Il Regno di Dio é in mezzo a voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti al Signore con tutto il cuore, distaccandoti da questo misero mondo, l'anima tua troverà pace. Impara a sottovalutare le cose esterne e a darti a quelle interiori; allora, vedrai venire a te il Regno di Dio. Il Regno di Dio, infatti, è "pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14,17), e non è concesso ai malvagi. Se dentro di te Gli avrai preparato una degna dimora, Cristo verrà a te, offrendoti le sue consolazioni. 5Ogni lode ed ogni onore, che Gli si possono dare, vengono dall'intimo, ed ivi Egli trova le sue compiacenze. Frequenti sono le visite che Egli fa all'uomo che ha spirito d'interiorità, e dolci sono i suoi colloqui, e gradita la sua consolazione, e molta la sua pace, e straordinariamente bella la sua familiarità. Suvvia, anima fedele, prepara a questo Sposo il tuo cuore, perché si degni di venire a te e in te porre la sua dimora. Egli dice, infatti: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e io e mio Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23).

Fa', dunque, posto a Cristo e vieta l'entrata a tutte le altre cose. Quando avrai Cristo con te, sarai ricco. Egli ti basta. Sarà Lui a provvederti di tutto e ad amministrare fedelmente per te tutte le cose. Così, non avrai bisogno di fare affidamento sugli uomini. Gli uomini mutano presto e ci vengono meno rapidamente; Cristo, invece, "rimane in eterno" (Gv 12,34) e ci sta accanto costantemente sino alla fine.

Non si deve riporre molta fiducia nell'uomo, per sua natura fragile e mortale, anche se ci è utile e caro, e non è neppure il caso di rattristarsi molto, se talora ci avversi e ci contraddica. Quelli che oggi sono con te, domani possono mettersi contro di te; mutano spesso come il vento. Poni tutta quanta la tua fiducia in Dio, e sia Lui il tuo timore ed il tuo amore. Risponderà Lui per te, e nel modo migliore opererà per il bene. "Non hai quaggiù una città stabile" (Eb 13,14); e dovunque tu dimori, sei straniero e pellegrino, e non avrai pace mai, se non sarai intimamente unito a Cristo. Perché ti fermi a guardare quaggiù, intorno a te, se non è questo il luogo della tua pace? La tua abitazione deve essere nei cieli, e tutte le cose terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e tu pure con esse. Vedi di non invischiartene, per non esserne irretito e trascinato in rovina.

Il tuo pensiero sia sempre presso l'Altissimo, e la tua preghiera si diriga incessantemente a Cristo. Se non riesci a salire alle altezze della contemplazione dei misteri celesti, riposati nella Passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se, infatti, con animo devoto ti rifugerai nelle ferite e nelle preziose piaghe di Gesù, sentirai grande conforto nella tribolazione e non ti curerai molto del disprezzo degli uomini; sopporterai, anzi, con facilità le parole malefiche dei denigratori. Anche Cristo in questo mondo fu disprezzato dagli uomini e, nei momenti più gravi, fu abbandonato nella sofferenza e nell'obbrobrio da quelli che lo conoscevano e gli erano amici.

Cristo volle patire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe nemici ed oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? In grazia di che cosa potrà essere coronata un giorno la tua pazienza, se non avrai avuto alcuna occasione d'esercitarla? Se non vuoi patire alcuna contrarietà, come potrai essere amico di Cristo? Soffri con Cristo e per Cristo, se vuoi regnare con Cristo. Se per una volta sola tu fossi entrato perfettamente nell'intimo di Gesù ed avessi assaporato un po' del suo ardente amore, non ti preoccuperesti affatto del tuo benessere o dei tuoi disagi; anzi, ti rallegreresti di ricevere gli oltraggi che ti si fanno, perché l'amore per Gesù porta l'uomo a disprezzare se stesso.

Chi ama Gesù e la Verità, chi fa veramente la vita interiore ed è libero da affetti disordinati, può liberamente volgersi a Dio ed innalzarsi in ispirito sopra se stesso e godere pace nel possesso di Lui. Chi sa dare il giusto valore a tutte le cose, e non come da altri si dice o si giudica, questi è veramente sapiente ed ammaestrato più da Dio che dagli uomini.

Chi sa procedere seguendo la via interiore e sa valutare le cose evitando i criteri del mondo, non cerca luoghi adatti né attende tempi opportuni per dedicarsi alle pratiche di pietà. L'uomo interiore fa presto a raccogliersi, perché non si disperde del tutto fuori di sé. Per lui non è un ostacolo il lavoro materiale od un'occupazione momentaneamente necessaria; ma egli s'adatta alle circostanze così come si presentano. Chi interiormente è bene disposto e preparato non s'interessa alle gesta malvagie degli uomini, anche se possano apparire stupefacenti. Dalle cose del mondo l'uomo è ostacolato e deviato tanto, quanto egli le attrae a se. Se tu avessi piena rettitudine e coscienza pura, tutto riuscirebbe a tuo bene e profitto.

Molte cose provocano in te disagio e, spesso, turbamento, proprio perché non sei ancora morto perfettamente a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla macchia e lega il cuore umano tanto, quanto l'amore impuro delle creature. Se, invece, rinunci alle gioie del mondo, potrai contemplare le cose celesti e godere frequentemente di gioia interiore.