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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:O mio Gesù, tu sai che in tutti i miei pensieri cerco sempre la tua volontà. Per quanto sta in me, non vorrei morire un minuto prima, né vivere un minuto di più, né vedere le mie sofferenze diminuire o aumentare. Unicamente io desidero la tua santa volontà. Sebbene il mio cuore divampi e i miei desideri siano immensi, questi non esorbitano mai da quanto tu volesti stabilire.

LETTURE A CASO

Gv 3,1-36

1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". 3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". 4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". 5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito". 9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". 10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? 11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. 19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava. 23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. 26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui". 27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. 29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. 30Egli deve crescere e io invece diminuire.

31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; 33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. 34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 2, 13-15. 19-23: Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.

1 Cor 13,1-13

1Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

2E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.

3E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.

4La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. 7Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. 12Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.

13Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!


Le lettere: Seconda lettera

1. Antonio vi saluta nel Signore, cari e stima­ti fratelli. Dio non ha visitato le sue creature una sola volta, ma con la sua bontà, la sua grazia e il suo spirito, ha seguito quanti fin dal principio del mondo hanno camminato verso il Creatore secondo la legge dell’alleanza. Gli esseri raziona­li, messi a morte nell’anima e nei se1si del loro cuore dalla legge dell’alleanza, no sono più in grado di far uso della loro intelligenza come nel­la condizione primitiva della creazione e, privati ormai della ragione, si fanno schiavi della crea­tura e non servi del Creatore. Il Creatore dell’u­niverso per la sua grande bontà ci ha visitato per mezzo della legge dell’alleanza. Infatti la nostra natura è immortale. E tutti quelli che per mezzo della legge dell’alleanza sono stati istruiti dallo Spirito Santo e hanno ricevuto lo spirito di figli, hanno potuto adorare il loro Creatore in modo conveniente. Di questi l’apostolo Paolo dice: «Eppure tutti costoro non conseguirono la pro­messa» (Eb 11,39).

2. Il Creatore per il suo costante amore verso tutti voleva visitarci nelle nostre infermità e nel­le nostre dissoluzioni e fece apparire il legislato­re Mosè che ci consegnò la legge scritta e gettò le basi della casa della verità, cioè della chiesa cat­tolica che creò l’unità fra tutti. Dio infatti voleva farci ritornare alla nostra primitiva condizione. Mosè iniziò la costruzione della casa, ma non la portò a termine, l’abbandonò e morì. Dio poi per mezzo del suo Spirito fece apparire l’assemblea dei profeti e anch’essi costruirono sulle fonda­menta di Mosè, ma non poterono completare il lavoro; anch’essi l’abbandonarono e morirono.

Tutti, rivestiti dello Spirito, videro che la feri­ta era insanabile perché non c’èra creatura capa­ce di curarla se non il Figlio unigenito, vero in­telletto del Padre, immagine di colui che creò a sua immagine ogni creatura razionale. Essi sape­vano che il Salvatore è il grande medico, si radu­narono tutti insieme e pregarono per noi, mem­bra del loro corpo. Dicevano esclamando: «Non v’è forse balsamo in Galaad? Non c’è più nessun medico? Perché non si cicatrizza la ferita del mio popolo?» (Ger 8,22) e «Abbiamo curato Babilonia, ma non è guarita. Lasciatela e andiamo ciascuno al proprio paese» (Ger 51,9).

Dio poi per il suo infinito amore venne da noi e per mezzo dei suoi santi profeti diceva: «Tu, fi­glio dell’uomo, fa’ il tuo bagaglio da deportato, preparati a emigrare» (Ez 12,3). Egli infatti, «immagine di Dio» (2Cor 4,4), «non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assu­mendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro no­me; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Fil 2,6 11). Dunque, miei cari, ora vi sia chiaro il senso di queste parole, cioè che il Pa­dre buono «non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32), «schiacciato per le nostre iniquità; per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5). Con la sua potente parola ci ha radu­nati da tutte le nazioni, dai confini della terra ai confini del mondo, ha fatto risorgere i nostri in­telletti, ha rimesso i nostri peccati, ci ha insegna­to che siamo membra gli uni degli altri.

3. Vi prego, fratelli, nel nome di nostro Si­gnore Gesù Cristo, di capire questo grandioso piano di salvezza; egli si è fatto «come noi, esclu­so il peccato» (Eb 4,15). Ogni intelletto razionale, per il quale il Salvatore è venuto, deve comprendere come è stato plasmato, conoscere se stesso, di­stinguere il bene dal male, perché possa essere li­berato per la sua venuta. Infatti coloro che sono stati liberati, grazie al suo disegno di salvezza, sono stati chiamati semi di Dio; questa non è an­cora la perfezione, ma soltanto la giustizia del momento che conduce all’adozione filiale.

4. Ma il nostro Salvatore capì che questi sono vicini a ricevere lo spirito di figli; essi lo hanno conosciuto grazie all’insegnamento dello Spirito Santo e Gesù disse loro: «Non vi chiamo più ser­vi; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). Così divennero audaci nello spirito, conobbero se stessi e la loro natura spiritual ed esclamarono: «Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così» (2Cor 5,16). Rice­vettero lo spirito di figli, come esclama Paolo: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gri­diamo: Abbà, Padre» (Rm 8,15). Ora, Signore, noi sappia­mo che tu ci hai concesso di essere: «Figli di Dio, eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Rm 8,17). Vi sia ben chia­ro questo, miei cari: chi trascura la sua crescita spirituale e non dedica ogni suo impegno in que­sta fatica, la venuta del Salvatore sarà il giorno del giudizio. Il Signore è: «per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita» (2Cor 2,16) perché «egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contrad­dizione» (Lc 2,34).

Vi prego, miei cari, in nome di Gesù Cristo di non trascurare la vostra salvezza, ma ciascuno di voi si laceri il cuore e non le vesti (Gi 2,13), perché non ci capiti di indossare invano l’abito esteriore e di prepararci alla condanna. Ora, infatti, è vicino il tempo in cui si manifesteranno le opere di ognu­no di noi. Molte altre cose si dovrebbero dire su punti di minor conto, ma sta scritto: «Da’ consi­gli al saggio e diventerà ancora più saggio» (Pro 9,9). Saluto tutti voi nel Signore, dal piccolo al gran­de (At 8,10). Il Dio della pace custodisca voi tutti, miei cari. Amen.

(Autore: Sant'Antonio Abate)

L'imitazione di Cristo: LA VIA MAESTRA DELLA SANTA CROCE

Sembrano dure a molti queste parole: "Rinnega te stesso, prendi la tua croce e segui Gesù" (Mt 16,24). Ma molto più duro sarà sentire, un giorno, quella sentenza inesorabile: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno" (Mt 25,41). Ma coloro che ascoltano ora volentieri la parola della Croce e la seguono, non temeranno di sentire in quel momento quella dell'eterna dannazione. Ci sarà nel cielo questo segno della Croce, quando il Signore verrà a giudicare. Allora, tutti i servi della Croce, che in vita si conformarono al Crocifisso, s'accosteranno con grande fiducia a Cristo giudice. Perché, dunque, temi di prendere sulle tue spalle la Croce, per mezzo della quale si ascende al Regno?

Nella Croce è la salvezza, nella Croce è la vita, nella Croce è la difesa dai nostri nemici, dalla Croce sgorga la soavità celeste, nella Croce è la forza della mente, nella Croce è la gioia dello spirito: nella Croce è la pienezza della virtù, nella Croce è la perfezione della santità.

Non c'è per l'anima salvezza, non c'è speranza di vita eterna, se non nella Croce. Prendi, dunque, la tua croce e segui Gesù, ed arriverai alla vita eterna. Egli ti ha preceduto "portando la Croce" (Gv 19,17), ed è morto sulla Croce per te, perché anche tu porti la tua e desideri di morirvi sopra. lnfatti, se sarai morto insieme con Lui, con Lui avrai parimenti la vita; e se Gli sarai stato compagno nella sofferenza, lo sarai pure nella gloria.

Ecco, dunque: tutto dipende dalla croce e tutto consiste nel morirvi; e non c'è altra via per giungere alla vita ed alla vera pace interiore, se non la via della santa croce e della mortificazone quotidiana. Va' dove vuoi, cerca quello che vuoi, ma non troverai, in alto, una via più sublime né, in basso, una via più sicura di quella della santa croce.

Predisponi pure ed ordina tutto secondo il tuo volere e le tue vedute, ma non troverai altro che dover sempre patire qualche cosa, volentieri o no; e così, troverai sempre la croce. lnfatti, o proverai dolori nel corpo o dovrai soffrire pene spirituali nell'anima. Talora sarai abbandonato da Dio, talora t'affliggerà il prossimo; quel che è peggio, sarai spesso di peso a te stesso. E tuttavia, non potrai trovare rimedio che ti liberi o conforto che ti dia sollievo: bisogna che tu soffra fino a che Dio lo vorrà. Dio, infatti, vuole che tu impari a soffrire dolori senza conforti, che ti sottometta pienamente a Lui e che per mezzo della sofferenza tu diventi più umile. Nessuno sente tanto viva nel cuore la Passione di Cristo, quanto colui al quale sia toccato di patire qualche cosa di simile.

La croce, dunque, è sempre pronta e ti aspetta dappertutto. Non puoi sfuggirla, dovunque tu corra a rifugiarti, perché, in qualunque luogo giungerai, tu porterai te stesso e troverai sempre te stesso. Volgi lo sguardo in alto od in basso, fuori o dentro di te: dappertutto troverai la croce; e dappertutto è necessario che tu porti pazienza, se vuoi avere la pace interiore e meritare il premio eterno. Se porti la croce di buon animo, essa a sua volta porterà te e ti condurrà alla sospirata mèta, dove, cioè, avrà fine la sofferenza, che quaggiù non avrà mai termine.

Se, invece, la porti di malavoglia, ti crei un peso che ti sarà più grave; e tuttavia, bisogna che tu lo regga. Se scansi una croce, ne troverai senza dubbio un'altra e, forse, più pesante. Credi tu di poterti sottrarre a ciò che nessuno tra i mortali mai poté evitare? Quale Santo fu in questo mondo senza croce e senza tribolazione? Nemmeno Gesù Cristo, Signor nostro, finché visse, fu un'ora sola senza i dolori della Passione. "Bisognava - disse - che il Cristo patisse, risorgesse dai morti ed entrasse, così, nella sua gloria" (Lc 24,26).

E come vuoi tu cercare un'altra via, diversa da quella maestra, che è la via della Santa Croce? Tutta quanta la vita di Cristo fu croce e martirio; e tu cerchi per te riposo e gioia? Sbagli, sbagli se cerchi cosa diversa dal patire tribolazioni, perché tutta questa vita mortale è piena di miseria e segnata tutt'intorno da croci. E quanto più uno sarà salito in alto nella vita dello spirito, tanto più pesanti saranno le croci che troverà, perché la pena del suo esilio cresce insieme con l'amore di Dio.

Costui, però, sebbene così provato da molteplici afflizioni, non manca di sollievo e di conforto, perché sente che, sopportando la sua croce, cresce per lui un frutto grandissImo. lnfatti, mentre si sottopone spontaneamente alla croce, tutto il peso della tribolazione gli si tramuta in fiducia di conforto divino. E quanto più la carne è macerata dall'afflizione, tanto più lo spirito rinvigorisce per la grazia interiore. E qualche volta, anzi, si sente così sostenuto nel desiderare tribolazioni ed avversità per amore di conformarsi alla Croce di Cristo, che non vorrebbe trovarsi senza dolore e tribolazione, perché è convinto d'essere tanto più accetto a Dio, quanto più numerosi e gravosi sono i sacrifici che potrà sopportare per Lui. Ciò, però, non è effetto di virtù umana, ma della Grazia di Cristo, la quale nella nostra fragile carne può ed opera tali prodigi, che l'uomo intraprende ed ama con spirito di fervore quello da cui, per natura, aborre e rifugge.

Non è secondo la natura umana portare la croce, amare la croce, mortificare il corpo e ridurlo in schiavitù; fuggire gli onori, sopportare di buon animo le offese, disprezzare se stesso e desiderare d'essere disprezzato; soffrire con proprio danno ogni genere di contrarietà e non desiderare in questo mondo alcuna prosperità.Se guardi soltanto a te stesso, non potrai fare, da solo, nulla del genere. Ma se confidi nel Signore, te ne sarà data la forza dal Cielo, e il mondo e la carne s'assoggetteranno al tuo comando. E neppure temerai il diavolo, tuo nemico infernale, se ti sarai armato di fede e se avrai come insegna la Croce di Cristo. Disponiti, dunque, da buono e fedele servo di Cristo, a portare con coraggio la Croce del Signore tuo, crocifisso per amore tuo.

Preparati a sopportare molte avversità e disagi di vario genere in questa misera vita, perché così sarà per te dovunque sarai; e questo, di fatto, troverai in qualunque angolo sia andato a nasconderti. Bisogna che sia così. Non c'è rimedio o scappatoia dalle tribolazioni dei mali e dal dolore, se non quello d'aver pazienza con te stesso. Bevi con avidità il calice del Signore, se desideri esserGli amico e aver parte con Lui. Per le consolazioni, rimettiti a Dio: ne disponga Lui, come meglio Gli sarà piaciuto. Ma per parte tua, sii disposto a sopportare le tribolazioni e considerale come grandissime consolazioni, "perché le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura" (Rm 8,18) che ti procureranno, anche se tu, da solo, potessi sopportarle tutte.

Quando sarai giunto a questa disposizione, cioè che la sofferenza ti sia dolce e saporosa per amore di Cristo, allora pensa di stare bene con te stesso, perché hai trovato il paradiso in terra. Ma finché la sofferenza ti pesa e cerchi d'evitarla, tu sarai sempre come un arnmalato, e la tribolazione, da cui rifuggi, ti verrà dietro dovunque tu vada. Se, invece, ti adatti a quello che è tuo dovere, cioè a patire e a morire, ti sentirai presto meglio e troverai pace.

Anche se tu fossi rapito al terzo Cielo come Paolo, non potresti, per questo, ritenerti al sicuro dal sopportare alcuna contrarietà. "Io - disse Gesù - gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome" (At 9,16). Dunque, non ti resta che soffrire, se vuoi amare Gesù ed essere suo servo in eterno. Oh, fossi tu degno di patire qualche cosa per il nome di Gesù! Quanto grande gloria sarebbe per te, quanta esultanza ne avrebbero tutti i Santi di Dio, e quanta edificazione ne ricaverebbe il tuo prossimo! Tutti fanno l'elogio della pazienza, ma pochi sono quelli che vogliono patire. Sarebbe ben giusto che tu patissi un poco, per Cristo, quando molti sopportano sacrifici più gravosi per il mondo. Tieni per certo che tu devi condurre una vita che sia un continuo morire a te stesso.

E quanto più uno muore a se stesso, tanto più comincia a vivere per Dio. Nessuno diventa idoneo a comprendere le cose celesti, se prima non si sia assoggettato a sopportare per Cristo le avversità. Niente è più gradito a Dio, niente è per te più salutare in questo mondo, che soffrire volentieri per Cristo. E se spettasse a te la scelta, dovresti desiderare di sopportare le sofferenze per Cristo, piuttosto che d'essere allietato da molte consolazioni, perché, così, saresti più simile a Cristo e più conforme a tutti i Santi. lnfatti, il merito nostro ed il profitto della nostra condizione spirituale non consistono nell'abbondanza delle soavi consolazioni, ma piuttosto nella sopportazione delle pesanti difficoltà e pene. E se ci fosse stato qualche cosa di meglio e di più utile della sofferenza per la salvezza degli uomini, Cristo certamente ce lo avrebbe indicato con la parola e con l'esempio.

Infatti, e ai discepoli che Lo seguivano e a tutti quelli che desiderano seguirLo, rivolge chiaramente l'esortazione a portare la croce, e dice: "Se qualcuno vuole seguirmi, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24). Dunque: lette attentamente e meditate tutte queste cose, la conclusione finale sia questa, che "è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio"(At 14,21).