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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Se quando cadiamo in qualche difetto invece di abbatterci e perdere il coraggio, sollevassimo il nostro cuore, incoraggiandolo ad avere più fede, si farebbe molto cammino nella via del Signore.

LETTURE A CASO

Gv 18,1-40

1Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. 3Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. 4Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?". 5Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!". Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse "Sono io", indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: "Chi cercate?". Risposero: "Gesù, il Nazareno". 8Gesù replicò: "Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano". 9Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: "Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato". 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: "Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?".

12Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. 14Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: "È meglio che un uomo solo muoia per il popolo".

15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: "Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono". 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto". 22Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". 23Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?". 24Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.

25Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: "Non sei anche tu dei suoi discepoli?". Egli lo negò e disse: "Non lo sono". 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?". 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

28Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: "Che accusa portate contro quest'uomo?". 30Gli risposero: "Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato". 31Allora Pilato disse loro: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!". Gli risposero i Giudei: "A noi non è consentito mettere a morte nessuno". 32Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?". 34Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?". 35Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?". 36Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". 37Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". 38Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?". E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui nessuna colpa. 39Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?". 40Allora essi gridarono di nuovo: "Non costui, ma Barabba!". Barabba era un brigante.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 13, 24-43: Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura.

1 Tm 6,1-20

1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. 2Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi.

Questo devi insegnare e raccomandare.

3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà, 4costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, 5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.

6Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione! 7Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. 8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. 9Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. 10L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.

11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. 12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.

13Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, 14ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,

15che al tempo stabilito sarà a noi rivelata
dal beato e unico sovrano,
il re dei regnanti e signore dei signori,
16il solo che possiede l'immortalità,
che abita una luce inaccessibile;
che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; 18di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, 19mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.

20O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, 21professando la quale taluni hanno deviato dalla fede.

La grazia sia con voi!


Lettera ai cristiani di Tralle : Perché sono incatenato

Se come dicono quelli che sono atei, cioè senza fede, che egli soffrì in apparenza, essi che vivono in apparenza, perché sono incatenato? Perché bramo di combattere contro le fiere? Inutilmente morrei. Dunque dico menzogne contro il Signore.

(Autore: Sant'Ignazio di Antiochia)

L'imitazione di Cristo: RICONOSCERE LA PROPRIA DEBOLEZZA E LA MISERIA DELLA VITA PRESENTE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Confesserò contro di me il mio peccato" (Sal 31,5); a Te, o Signore, confesserò la mia debolezza. Ciò che mi deprime e rattrista è spesso cosa da nulla. Mi propongo di comportarmi da forte, in avvenire; ma quando sopraggiunge una piccola tentazione, la mia angustia si fa grande. Talvolta, una cosa assolutamente da nulla mi scatena contro una tentazione grave. E mentre mi ritengo un tantino sicuro, non avvertendo il pericolo, ecco che mi trovo talvolta quasi sopraffatto da un lieve soffio d'aria."Vedi, dunque, o Signore, la mia miseria" (Sal 24,18) e la mia fragilità che Ti si rivela in ogni occasione. Abbi pietà di me "e salvami dal fango, cosicché io non vi affondi" (Sal 68,15) né vi resti immerso per sempre.

Ciò che spesso mi risospinge indietro e mi confonde davanti a Te, è questa mia grande facilità a cadere e questa mia grande debolezza nel resistere alle tentazioni. Ed anche se non cedo del tutto, pure la loro insistenza già mi riesce molesta e gravosa, e m'affligge molto vivere quotidianamente così, in questa lotta. La mia debolezza mi si rivela palese da questo, che le fantasie, che dovrei avere sempre in orrore, sono molto più pronte ad irrompere su di me, che non a partirsene. Almeno Tu, o potentissimo Dio d'Israele, difesa delle anime che hanno fede in Te, guarda alla fatica e all'afflizione del tuo servo ed assistilo in ogni impresa cui s'accinge! Rinfrancami con la tua celeste fortezza, perché non prenda in me il sopravvento l'uomo vecchio, cioè la misera carne non ancora del tutto dominata dallo spirito; contro di essa bisognerà sempre lottare, finché c'è fiato in questa infelicissima vita. Ahimè, che vita è questa, dove non vengono a mancare tribolazioni e miserie; dove tutto è pieno d'insidie e nemici! Una tribolazione od una tentazione passa e ne viene un'altra; anzi, mentre dura ancora la lotta con la precedente, ne sopraggiungono altre più numerose ed impensate.

E come si può amare una vita che serba così grandi amarezze, che è soggetta a tante disgrazie e miserie? Come, anzi, si può chiamare vita, se genera tante morti e sciagure? Oppure la si ama, e molti cercano in essa la propria gioia. Il mondo è spesso accusato d'essere ingannevole e vano; e tuttavia, non lo si abbandona facilmente, perché siamo troppo dominati dagli appetiti della carne. Alcune cose, però, ci inducono ad amare il mondo, altre ci inducono a condannarlo. "La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita" (1 Gv 2,16) trascinano ad amare il mondo, mentre le pene e le sofferenze, che giustamente ne conseguono, generano in noi odio e disgusto del mondo.

Ma - doloroso a dirsi - i piaceri peccaminosi hanno il sopravvento nell'anima dedita al mondo, la quale stima delizia lo stare tra le spine, perché non ha conosciuto né gustato mai la soavità di Dio né l'intimo godimento della virtù. Coloro, invece, che hanno un totale disprezzo del mondo e cercano di vivere per Dio nella santità della disciplina, non ignorano le divine dolcezze, promesse a chi sa veramente rinunciare al mondo; e vedono più chiaramente quanto gravi siano gli errori del mondo ed in quanto diversi modi esso s'inganni.