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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Io vi raccomando che procuriate di fuggire e di impedire le mormorazioni; cioè che vi dimostriate sempre contenti delle cose come sono disposte. Questo giova grandemente all’allegria.

LETTURE A CASO

Mt 3,1-17

1In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!".

3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!


4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.

7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? 8Fate dunque frutti degni di conversione, 9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile".

13In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?". 15Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Allora Giovanni acconsentì. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 1,12-15: Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.

2 Cor 5,1-21

1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. 2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: 3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. 4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. 5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.

6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, 7camminiamo nella fede e non ancora in visione. 8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. 9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. 10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. 12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. 13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.

14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. 15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. 17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.

18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.


La Città di Dio: Libro II - Immoralità del politeismo: La denigrazione nel teatro greco e romano.

9. Che cosa abbiano pensato del fatto i vecchi Romani ce lo attesta Cicerone nell'opera Sullo Stato in cui Scipione, uno dei dialoganti, dice: Le commedie non avrebbero potuto presentare nei teatri la propria infamia se non l'avesse tollerato il modo di vivere. I Greci antichi si attennero a una certa coerenza con la cattiva reputazione che ebbero, giacché da loro fu concesso per legge che la commedia manifestasse espressamente il tema e l'individuo cui lo applicava. Perciò, come dice Scipione Africano in quell'opera, chi non ha raggiunto, anzi chi non ha insultato, chi ha risparmiato? E vada pure se ha insultato cittadini disonesti, sediziosi nell'amministrazione, un Cleone, un Cleofonte, un Iperbolo. Ammettiamolo, sebbene cittadini di quella risma è meglio che siano bollati dal censore che da un poeta. Ma che Pericle, dopo essere stato a capo della città in pace e in guerra con grande autorevolezza per molti anni, fosse oltraggiato con composizioni poetiche e che queste poi fossero eseguite in teatro fu meno conveniente che se il nostro Plauto o Nevio avessero detto male di Publio e Gneo Scipione o Cecilio di Marco Catone. E poco dopo: Invece le nostre dodici tavole, nello stabilire le pochissime pene capitali, fra di esse hanno ritenuto di dover porre anche questa: "Per chi satireggia o compone un carme che porta disonore e danno all'altro". Giustissimo. Dobbiamo sottoporre la nostra condotta ai giudizi dei magistrati e agli accertamenti della legge e non al capriccio dei poeti e non ascoltare un'accusa se non in base a una legge per cui si possa rispondere e difenderci in giudizio 16. Ho pensato di citare testualmente queste parole dal quarto libro Sullo Stato di Cicerone con qualche omissione o leggera variante allo scopo di una più facile intelligenza. Il testo è molto pertinente all'argomento che mi accingo a trattare se ne sarò capace. Aggiunge altre parole e tira la conclusione di questo passo per dimostrare che ai vecchi Romani dispiaceva che in teatro si lodasse o insultasse un individuo, mentre era vivo. Ma come ho detto, i Greci, sia pur con minor rispetto e tuttavia con maggior coerenza, stabilirono che era lecito. Essi pensavano che agli dèi fossero gradite nelle rappresentazioni teatrali le azioni disonorevoli non solo degli uomini ma anche degli stessi dèi, tanto se erano inventate dai poeti che se le loro reali azioni scandalose erano ricordate e rappresentate in teatro e sembravano degne ai loro adoratori soltanto, speriamo, di riso e non anche di imitazione. Sembrò troppo altezzoso risparmiare la onorabilità dei primi della città e dei cittadini, quando la divinità non voleva che si risparmiasse la propria.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA MEDITAZIONE SUI SEGRETI GIUDIZI DI DIO CI LIBERA DALLA SUPERBIA

PAROLE DEL DISCEPOLO
Tu, o Signore, fai sentire su i me il tuono dei tuoi giudizi; e con timore e tremore scuoti tutte le mie ossa; e ne è profondamente sgomenta l'anima mia. Io, attonito, penso che nemmeno i cieli sono puri di fronte a Te. Se hai trovato macchia negli Angeli e non li hai risparmiati, che sarà di me? Caddero le stelle dal cielo; ed io, che sono polvere, che cosa posso presumere di me? Quelli, le cui opere sembravano degne di lode, caddero umiliati; ed ho veduto che quelli che mangiavano il pane degli Angeli si sfamavano con piacere di ghiande porcine. Non c'è, dunque, santità, se Tu, o Signore, ritiri la tua mano. La sapienza non giova, se Tu smetti di reggerci. Non giova la fortezza, se Tu cessi di sostenerla.

Non c'è castità sicura, se Tu non la proteggi. Non serve la nostra propria vigilanza, se non ci assiste la tua santa protezione. Infatti, abbandonati da Te, affondiamo e ci perdiamo; ma se Tu ci visiti, ci risolleviamo e ritorniamo a vivere. Siamo veramente instabili, ma per mezzo di Te ci rinsaldiamo; siamo tiepidi, ma Tu ci infervori. Oh, quanto devo essere consapevole della mia bassezza e della mia abiezione! Come non devo fare conto alcuno di quel poco di bene, che mi possa sembrare d'avere! Oh, quanto profondamente devo abbassarmi sotto i tuoi imperscrutabili giudizi, o Signore! In essi vedo che sono nulla, nient'altro che nulla! Oh, peso immenso; oh, invalicabile oceano, in cui nulla ritrovo di me, nulla assolutamente! Dove, dunque, è andata a finire la mia boria, dove la fiducia riposta nella mia virtù? Ogni mia vanagloria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi su di me.

Che cosa è mai ciascun uomo di fronte a Te? Potrà, forse, discutere l'argilla con colui che la plasma?" (Is 45,9). Come può insuperbire per lodi vane chi ha il cuore effettivamente sottomesso a Dio? Il mondo intero non riuscirà a rendere superbo colui che si è assoggettato alla Verità, né un coro universale di lo di varrà a smuovere colui che ha posto in Dio tutta la sua speranza. Infatti, anche quelli che lodano, ecco, sono essi stessi un nulla e scompariranno insieme con il suono delle loro parole. Invece, "la Verità del Signore rimane in eterno" (Sal 16,2).