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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux: Preghiera e sacrificio formano tutta la mia forza, sono le armi invincibili che Gesù mi ha date, toccano le anime ben più che i discorsi. Ne ho fatta l'esperienza.

LETTURE A CASO

Gv 5,1-47

1Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, 3sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 4Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. 5Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?". 7Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me". 8Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". 9E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.

Quel giorno però era un sabato. 10Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio". 11Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina". 12Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?". 13Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. 14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio". 15Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. 17Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero". 18Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

19Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; 22il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. 28Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: 29quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

31Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; 32ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. 33Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 35Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40Ma voi non volete venire a me per avere la vita.

41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. 44E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 45Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. 46Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 10, 35-45: Il Figlio dell'uomo � venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.

1 Tm 6,1-20

1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. 2Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi.

Questo devi insegnare e raccomandare.

3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà, 4costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, 5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.

6Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione! 7Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. 8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. 9Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione. 10L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.

11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. 12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.

13Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, 14ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,

15che al tempo stabilito sarà a noi rivelata
dal beato e unico sovrano,
il re dei regnanti e signore dei signori,
16il solo che possiede l'immortalità,
che abita una luce inaccessibile;
che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; 18di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, 19mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.

20O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, 21professando la quale taluni hanno deviato dalla fede.

La grazia sia con voi!


L'esicasta deve stare seduto in preghiera senza aver fretta di alzarsi : come dire la preghiera

I Padri suggeriscono di recitare l'invocazione per intero: "Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà di me" e questo è più facile. Non passare frequentemente da una forma all'altra cedendo alla indolenza, ma fallo soltanto per mantenere ininterrotta la tua preghiera. Inoltre alcuni insegnano di recitare oralmente l'invocazione, altri di ripeterla con la mente. Ti consiglio l'una e l'altra, per ovviare alla stanchezza che a volte prende la mente, altre prende le labbra. Perciò si può pregare nelle due maniere: con la mente e con le labbra, l'importante è che l'invocazione orale sia fatta con pace e senza agitazione; la voce scomposta potrebbe soffocare il sentimento e l'attenzione della mente. Questo è necessario finché la mente, addestrata con l'esercizio, non progredirà e non riceverà la forza dello Spirito per la preghiera perfetta e ardente. Allora non avrà più bisogno della parola, ne sarà incapace, contenta solo di compiere la sua opera totalmente ed esclusivamente nel pensiero.

(Autore: Gregorio il sinaita)

L'imitazione di Cristo: GLI OPPOSTI IMPULSI DELLA NATURA E DELLA GRAZIA

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, poni molta attenzione agli impulsi della natura e della grazia, perché i loro moti sono molto contrari, ma così sottili, che solo un uomo spirituale ed intimamente illuminato riesce a fatica a distinguerli. Tutti gli uomini desiderano, certo, il bene e, tanto nelle parole quanto nelle azioni, hanno di mira qualcosa di buono; ma proprio da questa apparenza di bene restano ingannati. La natura è scaltra ed alletta molti, irretisce ed inganna; inoltre, per fine ha sempre se stessa. La grazia, al contrario, cammina con semplicità, evita il male sotto qualsiasi aspetto esso appaia; non tende insidie; opera tutto rettamente, per amore di Dio, nel quale, come suo ultimo fine, trova pace. La natura mal sopporta d'essere mortificata, non vuole subire pressioni né essere soffocata né sottostare né piegarsi da sé al giogo.

La grazia, invece, attende alla propria mortificazione, resiste alla sensualità, cerca d'essere assoggettata, desidera d'essere vinta, non vuole far uso della sua libertà, ama d'essere tenuta sotto disciplina; non ha cupidigia di prevalere su alcuno, ma aspira a vivere ed a mantenersi sempre sottoposta a Dio; e, per amore di Dio, è pronta a piegarsi umilmente ad ogni umana creatura. La natura s'affatica per il suo vantaggio e bada a quanto guadagno le possa venire da altri.

La grazia, invece, considera non il profitto ed il vantaggio propri, ma piuttosto quello che possa giovare agli altri. La natura si compiace degli onori e degli ossequi. La grazia, invece, attribuisce lealmente a Dio ogni onore e gloria. La natura teme la vergogna e il disprezzo. La grazia, invece, gode di "patire in giurie per il nome di Gesù" (At 5,41). La natura ama l'ozio e gli agi del corpo. La grazia, invece, non può starsene inoperosa ed accetta con piacere la fatica. La natura cerca di possedere cose rare e belle, mentre detesta quelle comuni e grossolane. La grazia, invece, si compiace delle cose semplici ed umili, non disdegna quelle rozze né rifiuta di vestirsi di vecchi panni.

La natura tiene l'occhio rivolto ai beni temporali, gioisce dei guadagni, si rattrista delle perdite e si irrita per una parola lievemente offensiva. La grazia, invece, mira ai beni eterni e non s'attacca alle cose temporali, né s'agita per la perdita di cose materiali, né s'inasprisce per parole un po' brusche, poiché ha posto il suo tesoro e la sua gioia in Cielo, dove nulla perisce. La natura è avida e prova più piacere nel prendere che nel donare, ama ciò che le appartiene personalmente. La grazia, invece, è pietosa e condivide ciò che ha, rifugge dalle cose personali, si contenta di poco, "giudica che c 'è più gioia nel donare che nel ricevere" (At 20,35). La natura tende alle creature, al proprio corpo, alle vanità ed alle distrazioni.

La grazia, invece, attira a Dio ed alle virtù, rinunzia alle creature, fugge il mondo, odia i desideri della carne, frena il desiderio degli svaghi, si vergogna di comparire in pubblico. La natura gode volentieri di qualche divertimento esteriore, nel quale trovino diletto i sensi. La grazia, invece, cerca la consolazione soltanto in Dio ed il compiacimento nel Sommo Bene, elevandosi sopra tutti i beni sensibili. La natura fa tutto per il proprio guadagno e per il proprio vantaggio, non sa fare nulla gratuitamente; ma spera di ricevere, per il bene fatto, un compenso uguale o maggiore o lodi e favori; e brama che siano molto apprezzate le sue azioni ed i suoi doni.

La grazia, invece, non cerca nessun compenso temporale né domanda, come mercede, alcun premio se non Dio solo; delle cose materiali, pur necessarie, non desidera più di quanto le possa servire al conseguimento dei beni eterni. La natura si compiace delle molte amicizie e parentele, si gloria dell'alta posizione sociale e della nobiltà di stirpe, sorride ai potenti, blandisce i ricchi, applaude ai suoi eguali. La grazia, invece, ama anche i nemici e non s'inorgoglisce per la quantità degli amici né dà importanza all'alta posizione sociale o al casato d'origine, se non in quanto ci sia stata in esso una virtù più grande. Favorisce più il povero che il ricco, simpatizza più per l'innocente che per il potente, fa festa con chi dice la verità e non con chi mentisce. Esorta sempre i buoni ad aspirare a "doni spirituali sempre più grandi" (1 Cor 12,31) e ad assomigliare per le loro virtù al Figlio di Dio. La natura, se qualcosa le manca e l'affligge, subito si lagna.

La grazia sopporta con fermezza la povertà. La natura volge ogni cosa a suo favore, combatte e discute per i propri interessi. La grazia, invece, riconduce tutte le cose a Dio, come al principio dal quale esse hanno origine; non attribuisce a sé nulla di buono né presume di sé con superbia; non muove contestazioni né fa prevalere su altri il proprio parere; ma in ogni suo sentimento e pensiero si sottomette all'eterna Sapienza e al giudizio di Dio. La natura è smaniosa di conoscere cose segrete e di sentire novità; vuole apparire bene all'esterno e fare molte esperienze per mezzo dei sensi; brama d'essere conosciuta e di fare ciò da cui nascono lode ed ammirazione. La grazia, al contrario, non si cura di conoscere novità e curiosità, perché tutto ciò è nato dall'evoluzione del vecchio, non essendoci su questa terra nulla che sia nuovo e duraturo. Essa, pertanto, insegna a frenare i sensi, ad evitare la vana compiacenza e l'ostentazione, a tenere nascosto umilmente ciò che sarebbe degno di lode e d'ammirazione e a cercare, in ogni circostanza ed in ogni scienza, il vero profitto, la lode e la gloria di Dio. Non vuole che si faccia pubblicità a lei ed alle sue opere, ma desidera che nei suoi doni si benedica Dio, che tutto elargisce per puro amore.

Questa grazia è una luce soprannaturale, uno straordinario, speciale dono di Dio, un segno distintivo degli eletti e un pegno dell'eterna salvezza; essa innalza l'uomo dall'amore terreno all'amore celeste e lo trasforma da carnale in spirituale. Perciò, quanto più si domina e si vince la natura, tanto maggiore grazia ci viene infusa; e, di giorno in giorno, per nuove visite celesti, l'uomo interiore si va trasformando secondo l'immagine di Dio.