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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina: La vita non è che una perpetua reazione contro se stessi e non si schiude in bellezza, che a prezzo del dolore. Tenete sempre compagnia a Gesù nel Getsemani ed egli saprà confortarvi nelle ore angosciose che verranno.

LETTURE A CASO

Gv 12,1-50

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. 4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: 5"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?". 6Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".

9Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, 11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

12Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d'Israele!

14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

15Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto sopra un puledro d'asina.


16Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto. 17Intanto la gente che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza. 18Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno. 19I farisei allora dissero tra di loro: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro!".

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù". 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. 24In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. 27Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! 28Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!".

29La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato". 30Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". 33Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. 34Allora la folla gli rispose: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?". 35Gesù allora disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce".

Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.

37Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui; 38perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:

Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?


39E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora:

40Ha reso ciechi i loro occhi
e ha indurito il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi
e non comprendano con il cuore, e si convertano
e io li guarisca!


41Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui. 42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga; 43amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.

44Gesù allora gridò a gran voce: "Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; 45chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. 47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. 48Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno. 49Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. 50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 1,1-8: Raddrizzate le vie del Signore.

2 Cor 7,1-16

1In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio.

2Fateci posto nei vostri cuori! A nessuno abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato. 3Non dico questo per condannare qualcuno; infatti vi ho già detto sopra che siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere. 4Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione.

5Infatti, da quando siamo giunti in Macedonia, la nostra carne non ha avuto sollievo alcuno, ma da ogni parte siamo tribolati: battaglie all'esterno, timori al di dentro.

6Ma Dio che consola gli afflitti ci ha consolati con la venuta di Tito, 7e non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunziato infatti il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me; cosicché la mia gioia si è ancora accresciuta.

8Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne dispiace. E se me ne è dispiaciuto - vedo infatti che quella lettera, anche se per breve tempo soltanto, vi ha rattristati - 9ora ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha portato a pentirvi. Infatti vi siete rattristati secondo Dio e così non avete ricevuto alcun danno da parte nostra; 10perché la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte. 11Ecco, infatti, quanta sollecitudine ha prodotto in voi proprio questo rattristarvi secondo Dio; anzi quante scuse, quanta indignazione, quale timore, quale desiderio, quale affetto, quale punizione! Vi siete dimostrati innocenti sotto ogni riguardo in questa faccenda. 12Così se anche vi ho scritto, non fu tanto a motivo dell'offensore o a motivo dell'offeso, ma perché apparisse chiara la vostra sollecitudine per noi davanti a Dio. 13Ecco quello che ci ha consolati.

A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi. 14Cosicché se in qualche cosa mi ero vantato di voi con lui, non ho dovuto vergognarmene, ma come abbiamo detto a voi ogni cosa secondo verità, così anche il nostro vanto con Tito si è dimostrato vero. 15E il suo affetto per voi è cresciuto, ricordando come tutti gli avete obbedito e come lo avete accolto con timore e trepidazione. 16Mi rallegro perché posso contare totalmente su di voi.


Didache': Aspetti della mitologia eticamente inspiegabile.

3. Non v'è motivo dunque perché si immagini poeticamente che gli dèi, dai quali, come dicono, fu difeso il dominio di Troia, fossero adirati contro i Troiani spergiuri. È chiaro che furono vinti dai Greci più forti. E neanche abbandonarono Troia perché erano indignati per l'adulterio di Paride, come si dice a loro difesa da alcuni. Di solito favoriscono e insegnano i peccati, non li puniscono. All'inizio, come io ho appreso, dice Sallustio, i Troiani che profughi sotto la guida di Enea vagavano senza meta fissa, fondarono Roma e vi si insediarono. Se dunque le divinità pensarono di punire l'adulterio di Paride, soprattutto nei Romani o senz'altro anche nei Romani doveva esser punito, perché pure la madre di Enea lo commise. Con quale criterio potevano odiare in Paride quel misfatto se non odiavano nella loro compagna Venere l'atto, per tacere di altri, compiuto con Anchise, da cui aveva avuto Enea? Forse perché uno fu compiuto malgrado lo sdegno di Menelao e l'altro con la condiscendenza di Vulcano? Mi par proprio che gli dèi non siano gelosi delle proprie mogli al punto di accondiscendere ad averle in comune con gli uomini. Si pensa forse che sto schernendo i miti e che non tratto con la dovuta serietà un argomento tanto importante. Dunque, se si vuole, non crediamo che Enea fosse figlio di Venere; lo concedo se crediamo che neanche Romolo lo fu di Marte. Se l'uno, perché non anche l'altro? È forse ammissibile che gli dèi si uniscano a uomini femmine ed è inammissibile che uomini maschi si uniscano alle dee? È dura e piuttosto incredibile la condizione che ciò che per diritto di Venere fu lecito a Marte nell'accoppiamento non fosse lecito nel proprio diritto alla stessa Venere. Ma l'uno e l'altro sono stati confermati da un'autorevole letteratura romana. Cesare a noi vicino non credette di meno di avere per antenata Venere di quel che l'antico Romolo credette di avere per padre Marte.

(Autore: anonimo)

L'imitazione di Cristo: POCHI AMANO LA CROCE DI GESÙ

Gesù ha, ora, molti che amano il suo Regno celeste, ma pochi che portano la sua Croce. Ha molti che desiderano la consolazione, ma pochi che desiderano la tribolazione. Trova parecchi compagni di mensa, ma pochi compagni di astinenza. Tutti desiderano godere con Lui, ma pochi sono disposti a soffrire qualche cosa per Lui. Molti seguono Gesù fino allo spezzare del pane, ma pochi fino a bere il calice della Passione. Molti ammirano i suoi miracoli, ma pochi Lo seguono nell'ignominia della crocifissione. Molti amano Gesù fino a tanto che non sorgono contrarietà. Molti Lo lodano e Lo benedicono finché ne ricevono consolazioni.

Ma se Gesù si nasconde e per un poco li lascia soli, o si lamentano o cadono in un eccessivo scoramento. Quelli, però, che amano Gesù per Gesù, e non per una loro personale consolazione, Lo benedicono in ogni tribolazione ed in ogni affanno del cuore, come nella pienezza delle consolazioni. Ed anche se Gesù non volesse mai dare loro una consolazione, continuerebbero, tuttavia, a lodarLo sempre, e sempre vorrebbero renderGli grazie. Oh! Quanto è potente l'amore per Gesù, se è puro, se non è inquinato da alcun proprio interesse o dall'amore di se stessi.

Non si dovrebbero chiamare tutti mercenari, quelli che cercano sempre consolazioni? Non mostrano, forse, d'amare più se stessi che Cristo, coloro che hanno sempre a mente i loro vantaggi o i loro guadagni? Dove si potrà trovare uno che sia disposto a servire Dio senza mercede? Raramente si trova qualcuno tanto spiritualmente elevato, da voler essere spogliato di tutto.

In realtà, un vero povero di spirito, distaccato da ogni creatura, chi lo troverà? "Sarebbe prezioso come le cose portate dagli ultimi confini della terra" (Prv 31,10). Se un uomo desse ai poveri tutte le sue sostanze, sarebbe ancora nulla. E se facesse gran penitenza, sarebbe ancora poco. E se avesse imparato tutte le scienze, sarebbe ancora lontano dalla mèta. E se possedesse grande virtù e ferventissimo spirito di pietà, gli mancherebbe ancora molto: cioè, l'unica cosa che gli è estremamente necessana.

Che cosa, dunque? Che, abbandonato tutto, abbandoni anche se stesso, esca totalmente da se stesso e non conservi neppure un briciolo dell'amore di sé. E quando avrà compiuto tutto quello che la coscienza gli ordina di compiere, sia consapevole di non aver compiuto nulla.

Non dia importanza a ciò che pure possa essere molto apprezzato, ma sinceramente si professi servo inutile, come dice la Verità: "Quando avrete fatto tutto quello che vi é stato ordinato, dite: siamo servi inutili" (Lc 17,10). Allora sì, che uno potrà essere davvero povero e nudo nello spirito e potrà dire con il Profeta: "Sono solo ed infelice" (Sal 24,16). Eppure, nessuno è più ricco, nessuno più potente, nessuno più libero di quest'uomo, che sa abbandonare se stesso e tutte le cose, e mettersi all'ultimo posto.