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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Dio non abbandona se non è abbandonato.

LETTURE A CASO

Mc 8,1-38

1In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2"Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. 3Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano". 4Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?". 5E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette". 6Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. 8Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. 9Erano circa quattromila. E li congedò.

10Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

11Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione". 13E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda.

14Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. 15Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!". 16E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane". 17Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? 18Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, 19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici". 20"E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette". 21E disse loro: "Non capite ancora?".

22Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. 23Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". 24Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". 25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. 26E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". 28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". 29Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". 30E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.

31E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. 32Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. 36Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? 37E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 3, 10-18: E noi che cosa dobbiamo fare?

1 Ts 2,1-20

1Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana. 2Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. 3E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; 4ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. 5Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. 6E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. 7Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. 8Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.

9Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio. 10Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti; 11e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, 12incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

13Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete. 14Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei, 15i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, 16impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.

17Quanto a noi, fratelli, dopo poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo nell'impazienza di rivedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo. 18Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito. 19Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? 20Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia.


Protreptico ai Greci: Capitolo 11

Considera un poco, se vuoi, rifacendoti alle origini, il beneficio divino. Il primo uomo quando giuocava in piena libertà nel paradiso era ancora il fanciullo di Dio; ma quando, soggiacendo al piacere (il serpente rappresenta allegoricamente il piacere che striscia sul ventre, vizio terreno volto verso la materia) si lasciava sedurre dalle passioni, il fanciullo divenuto uomo a causa della sua disubbidienza, e per non avere ascoltato il Padre, si vergognava di Dio. Quanto non potè il piacere! L'uomo, che per la sua innocenza era stato libero, fu trovato avvinto dai peccati. Il Signore volle di nuovo scioglierlo dai legami e legatosi alla carne (questo è un mistero divino) soggiogò il serpente e rese schiavo il tiranno, cioè la morte, e cosa più straordinaria di tutte mostrò libero, grazie al gesto delle sue mani distese, quell'uomo ch'era stato fuorviato dal piacere ed era stato legato dalla corruzione. O misterioso prodigio! Si è piegato il Signore, ma si rialzò l'uomo, e quegli che era caduto dal paradiso riceve dell'ubbidienza un premio più grande, il cielo! Perciò mi sembra che, Poichè lo stesso Verbo è venuto a noi dal cielo, noi non dobbiamo più andare alle scuole umane, cercando con soverchio interesse Atene e il resto dell'Ellade e, oltre a questo, la Ionia. Se infatti nostro maestro è Colui che ha riempito il tutto coi suoi santi poteri, con la creazione, la salvezza, la beneficenza, la legislazione, la profezia, l'istruzione, tutto ora ci insegna il maestro e per mezzo del Verbo tutto il mondo è diventato ormai Atene ed Ellade. Giacchè, certamente, dopo aver creduto al mito poetico, che ricorda come Minosse il Cretese sia stato compagno di Zeus, voi non negherete fede al fatto che noi siamo diventati scolari di Dio, che ci siamo acquistata la sapienza realmente vera, quella a cui i sommi filosofi accennarono oscuramente soltanto, ma che gli scolari di Cristo compresero e predicarono. Inoltre, l'intero Cristo, per dir così, non si divide; non vi è più Nè barbaro, Nè Giudeo Nè Greco, non vi è Nè maschio Nè femina, ma un uomo nuovo trasformato dal santo spirito di Dio. Quindi, gli altri consigli e precetti sono di poco conto e trattano di questioni specifiche, per esempio, se occorra sposare, se occorra prender parte alla politica, se occorra procreare figliuoli; sola universale esortazione e che riguarda evidentemente l'intera vita, che tende in ogni occasione, in ogni circostanza al fine supremo, cioè alla vita, è la pietà verso Dio. è necessario soltanto vivere secondo la norma di essa, per vivere eternamente; la filosofia invece, come dicono gli antichi, è una continua deliberazione, che concilia un perpetuo amore di sapienza. " Ma il precetto del Signore è splendente da lungi, e che dà luce agli occhi ". Accogli Cristo, accogli la facoltà di vedere, accogli la tua luce perchè ben tu conosca tanto l'uomo che il dio. " è dolce " il Verbo che ci ha illuminati " più dell'oro e delle pietre preziose; è desiderabile più del miele e del favo ". Come infatti non dovrebbe essere desiderabile Colui che ha reso chiara la mente che stava sepolta nelle tenebre, e ha aguzzato " i luciferi occhi" dell'anima? Come infatti " se non ci fosse il sole, per ciò che dipende dagli altri astri tutto il mondo sarebbe notte", così, se non avessimo conosciuto il Verbo e non fossimo stati illuminati dai suoi raggi, in nulla differiremmo dalle galline alimentate con ogni cura, essendo ingrassati nelle tenebre e allevati per la morte. Accogliamo la luce per potere accogliere Dio. Accogliamo la luce e diventiamo discepoli del Signore. Questo appunto è quello che egli ha promesso al Padre: " Narrerò il tuo nome ai miei fratelli; in mezzo all'assemblea inneggerò a te ". Inneggia e narra a me il Padre tuo, Dio; le tue narrazioni mi salveranno, il tuo canto mi istruirà. Fino ad ora ho errato nella mia ricerca di Dio, ma Poichè tu mi guidi con la tua luce, o Signore, io trovo Dio per mezzo tuo e ricevo il Padre da te, divento tuo coerede, Poichè non ti vergognasti di avermi per tuo fratello. Cancelliamo dunque, cancelliamo l'oblio della verità; rimosse l'ignoranza e le tenebre che ci impediscono come nebbia la vista, contempliamo quegli che è veramente Dio inneggiando a Lui prima con queste parole: " Salve, luce". Una luce brillò dal cielo su noi, che eravamo seppelliti nelle tenebre, e chiusi nell'ombra della morte, una luce più pura del sole, più dolce della vita di quaggiù. Quella luce è la vita eterna, e quante cose partecipano di essa, vivono; ma la notte teme la luce e nascondendosi per la paura lascia il posto al giorno del Signore: l'universo è diventato luce insonne, e l'occidente si è trasformato in oriente. Questo è ciò che ha voluto dire " la nuova creazione ": giacchè "il sole di giustizia " che cavalca l'universo, percorre in modo uguale tutto il genere umano, imitando il padre suo che " fa sorgere il suo sole su tutti gli uomini " e sparge su di essi la rugiada della verità. Egli trasformò l'occidente in oriente e crocifisse la morte in vita e, avendo strappato l'uomo dalla rovina, lo elevò al cielo, tramutando la corruzione in incorruttibilità e trasformando la terra in cielo - egli, l'agricoltore divino, " che mostra i presagi favorevoli e desta i popoli al lavoro ", che è buono, " richiamandoci alla memoria la vita" vera e largendoci l'eredità del padre, eredità grande veramente e divina e che non può essere tolta, per mezzo del celeste insegnamento facendo un Dio dell'uomo, " dando leggi alla loro mente e scrivendole nel cuore di essi ". A quali leggi egli allude? " Che tutti conosceranno Dio, dal piccolo fino al grande; e propizio", dice Dio, " sarò ad essi e non mi ricorderò dei loro peccati". Accogliamo le leggi della vita, ubbidiamo a Dio che ci esorta; apprendiamolo, affinchè ci sia benigno; rendiamo a Lui, benchè non abbia bisogno di niente, una ricompensa di gratitudine, cioè l'obbedienza, come una specie di pigione pagata a Dio per la nostra dimora di quaggiù. Oro per bronzo, il valore di cento bovi per quello di nove, per il prezzo di un po' di fede Egli ti dà da coltivare questa immensa terra e l'acqua per bere e altra per navigarvi, e l'aria per respirare e il fuoco per esercitare i mestieri e il mondo per abitarvi; da qui egli ti ha concesso di mandare una colonia nel cielo: tutte queste grandi opere e benefici egli ti ha dato in compenso di un po' di fede. Inoltre: coloro che credono nei ciurmadori ammettono gli amuleti e le formule di incantagione, perchè credono che essi apportino salvezza; e voi non volete fornirvi dello stesso celeste amuleto del Verbo Salvatore, e, credendo nella incantagione di Dio, essere liberati dalle passioni, che sono malattie dell'anima, ed essere strappati al peccato? Giacchè il peccato è morte eterna. Certo, completamente privi di senso e ciechi come le talpe passate la vostra vita nelle tenebre, null'altro facendo che mangiare, andando in sfacelo per la corruzione di cui riboccate. Ma vi è, vi è la verità che grida: " Dalle tenebre splenderà la luce ". Splenda dunque questa luce nella parte più profonda dell'uomo, nel cuore, e sorgano i raggi della conoscenza, rivelando e illuminando l'uomo nascosto dentro, il discepolo della luce, l'amico di Cristo e suo coerede; specialmente quando alla nostra conoscenza sarà giunto il nome, preziosissimo e venerabile sopra ogni altro, di Colui che è buon padre a un figlio pio e buono, e che dà precetti miti e ordini salutari al figlio suo. Colui che gli obbedisce ha la meglio in ogni cosa: egli segue Dio, obbedisce al Padre, lo conobbe mentre egli errava, amò Dio, amò il prossimo, ademp il comandamento di Dio, cerca il premio, reclama la promessa. Proposito di Dio è sempre di salvare il gregge degli uomini. Questa fu anche la ragione per cui il buon Dio mandò il buon Pastore: e il Verbo, avendo spiegata la verità, mostrò agli uomini l'altezza della salvezza, affinchè essi o, pentitisi, si salvassero, o, non avendo ubbidito, fossero giudicati. Questa è la predicazione della giu- stizia, buon annunzio per coloro che ubbidiscono, segnale del giudizio per coloro che hanno disubbidito. Ma la tromba "dal forte suono " raccoglie col suo squillo i soldati e proclama la guerra: e Cristo, intonato un canto di pace fino ai limiti della terra, non raccoglierà dunque i suoi soldati di pace? Egli raccolse davvero, o uomo, col suo sangue e con la sua parola il suo esercito incruento, e affidò ad essi il regno dei cieli. La tromba di Cristo è il suo evangelo: Egli suonò la tromba, e noi l'udimmo. Armiamoci delle armi di pace " vestendoci della corazza della giustizia " e imbracciando lo scudo della fede e cingendo il nostro capo dell'elmo della salvezza, e aguzziamo " il pugnale dello Spirito, che è la parola di Dio". Così l'Apostolo ci schiera in pacifici ordinamenti: queste sono le nostre armi invulnerabili: armati di queste schieriamoci contro il Maligno. Spegniamo i dardi incandescenti del Maligno con le cuspidi d'acqua temprate dal Verbo, ricambiando i benefici con lodi di ringraziamento e onorando Dio per mezzo del Verbo divino. " Giacchè mentre tu ancora parli, Egli dirà - dice: - ecco, io ti sono vicino ". Santa e benedetta questa potenza, per mezzo della quale Dio diventa concittadino degli uomini! è dunque meglio e preferibile per l'uomo diventare nello stesso tempo imitatore e servitore della essenza più alta fra le cose che esistono; giacchè nessuno potrà imitare Dio, se non per mezzo del servizio che gli rende piamente, Nè, d'altra parte, servirlo e venerarlo, se non con l'imitarlo. L'amore celeste e veramente divino in questo modo viene agli uomini, quando nella stessa anima può brillare la scintilla della vera bellezza accesa dal Verbo divino; e, ciò ch’è la cosa più grande, la salvezza corre di pari passo insieme col sincero desiderio di essa, Poichè sono, per così dire, aggiogati insieme l'elezione e la vita. Perciò è questa sola esortazione, quella alla verità, che si può dire simile ai più fedeli degli amici, in quanto a che essa resta con noi fino all'estremo soffio della vita, ed è buona guida per mezzo dell'intero e perfetto spirito dell'anima a coloro che si dirigono verso il cielo. A che cosa dunque ti esorto? A salvarti io ti spingo. Questo vuole Cristo: in una parola, Egli ti fa dono della vita. E chi è Lui? Apprendilo in breve: Verbo di verità, Verbo di incorruttibilità, Colui che rigenera l'uomo, riconducendolo alla verità; lo stimolo della salvezza, Colui che scaccia la corruzione, Colui che espelle la morte, Colui che costruì negli uomini il suo tempio per collocare negli uomini Dio. Purifica il tempio, e i piaceri e le mollezze, come fiore effimero, abbandonali al vento ed al fuoco, ma coltiva saggiamente i frutti della temperanza, e consacra te stesso come primizia a Dio, affinchè tu possa essere non solo opera di Dio, ma anche sua gioia. L'una e l'altra cosa conviene a chi è amico di Cristo, mostrarsi, cioè, degno del regno ed essere stimato degno del regno.

(Autore: Clemente alessandrino)

L'imitazione di Cristo: UBBIDIENZA E SOTTOMISSIONE

È una cosa molto importante stare sotto la virtù dell'ubbidienza, vivere sotto un Superiore e non essere indipendenti. È molto più sicuro essere sottomessi che trovarsi ai posti di comando. Molti vivono nell'ubbidienza più per necessità che per amore; sono insofferenti e facilmente mormorano. Essi, però, non guadagneranno la libertà dello spirito, se non si sottometteranno con tutto il cuore per amore di Dio. Corri pure qua e là; ma non troverai pace se non nell'umile sottomissione alla guida del Superiore. Il fantasticare su altri luoghi dove stare meglio, ha ingannato molti. É vero che ciascuno nelle sue azioni segue volentieri il proprio parere e si sente inclinato maggiormente verso coloro che la pensano come lui. Ma se Dio è con noi, è necessario che qualche volta abbandoniamo anche le nostre vedute, per il bene della pace. Del resto, chi è tanto sapiente da conoscere perfettamente ogui cosa? Dunque, non ti fidare troppo della tua opinione, ma sii disposto ad ascoltare volentieri anche quella degli altri. Se le tue vedute sono buone e, tuttavia, vi rinunzi e ne segui altre per amore di Dio, ne ricaverai maggiore frutto spirituale. Ho spesso sentito dire che è cosa più sicura ascoltare e accettare un consiglio, che darlo. Può anche darsi il caso che l'opinione d'uno sia buona come quella d'un altro; ma non voler arrendersi agli altri, quando lo esige la ragione o la convenienza, è segno di superbia e caparbietà.