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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux:Offriamo tutte le nostre sofferenze a Gesù per salvare le anime. Povere anime! Esse hanno meno grazie di noi e tuttavia il sangue di un Dio è stato versato per salvarle. Gesù è disposto a far dipendere la loro salvezza da un sospiro del nostro cuore. Che mistero! Se un sospiro può salvare un'anima, che cosa non possono fare delle sofferenze come le nostre? Non rifiutiamo niente a Gesù!

LETTURE A CASO

Mc 11,1-33

1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. 3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito". 4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. 5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?". 6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. 7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. 8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. 9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:

Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!

11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. 14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.

15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. 17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:

La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?


Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!".

18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento. 19Quando venne la sera uscirono dalla città.

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. 21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato". 22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio! 23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. 24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati". 26.

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: 28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". 29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". 31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? 32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. 33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 21,1-11: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

1 Cor 12,1-31

1Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell'ignoranza. 2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l'impulso del momento. 3Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito di Dio può dire "Gesù è anàtema", così nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo.

4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.

12Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. 13E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. 14Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. 15Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. 16E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. 17Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? 18Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. 19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". 22Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; 23e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, 24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, 25perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. 26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. 27Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.

28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. 29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? 30Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

31Aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte.


Il lavoro dei monaci: Paolo rinunzia al diritto di essere mantenuto.

7. 8. Riprendiamo il filo del discorso e scrutiamo con attenzione tutt’intero il passo dell’epistola. Dice: Non ci è dunque stata data facoltà di mangiare e di bere? Non abbiamo forse l’autorizzazione di condurre con noi una donna di fra le sorelle? Si riferisce evidentemente alla facoltà concessa dal Signore a coloro che mandava a predicare il Regno dei cieli quando diceva: Mangiate le cose da loro fornite, poiché chi lavora merita la sua ricompensa, e così pure all’esempio che nell’uso di tale facoltà aveva offerto il medesimo nostro Signore, al cui necessario provvedevano con i loro averi certe pie donne a lui molto affezionate. Ma l’apostolo Paolo fece ancora di più, per quanto nella condotta dei suoi colleghi di apostolato trovasse un argomento per dimostrare che tale facoltà era stata effettivamente concessa dal Signore. Non è infatti in tono di rimprovero che soggiunge: Come usano fare gli altri apostoli e i fratelli del Signore, Cefa compreso. Quanto a sé, egli nota che, sebbene si trattasse di cose lecite e praticate dai suoi colleghi di apostolato, non volle mai ricevere niente da nessuno. Forse che a me soltanto e a Barnaba è stata negata la facoltà di esimerci dal lavoro? Testo chiarissimo, che toglie qualsiasi dubbio anche ai più testoni e manifesta di che sorta di lavoro egli parli. Che significato infatti potrebbe avere la frase: Ma che davvero io solo e Barnaba non abbiamo il diritto di esimerci dal lavoro?, se non si riferisse al diritto concesso dal Signore agli evangelizzatori e agli addetti al ministero della parola di fare a meno del lavoro manuale e di vivere del vangelo che annunziavano? La loro attività sarebbe dovuta essere esclusivamente spirituale: predicare il Regno dei cieli e instaurare la pace cristiana. Né venga qualcuno a dirmi che le parole dell’Apostolo: Ma che forse io solo e Barnaba non abbiamo il diritto di esimerci dal lavoro? si riferiscano al lavoro spirituale. Si tratta infatti d’un diritto posseduto da tutti gli apostoli; per cui, se avessero ragione quei tali che tanto s’adoperano per falsare e stravolgere il comando dell’Apostolo portandolo a significare quel che loro pensano, ne verrebbe la conseguenza che tutti gli evangelizzatori avevano ricevuto dal Signore il diritto di non evangelizzare: cosa, evidentemente, fra le più assurde e stupide che si possano pensare. Ma, allora, perché ostinarsi a non capire una verità così ovvia, e cioè che, se gli apostoli avevano ricevuto una qualche concessione per cui si ritenevano esentati dal lavoro, questa riguardava il lavoro manuale con cui avrebbero dovuto procurarsi da vivere? Proprio come si legge: Ogni lavoratore ha diritto al suo nutrimento e alla sua ricompensa. Era, comunque, una facoltà non esclusiva di Paolo e Barnaba, ma ne godevano ugualmente tutti gli apostoli; solo che Paolo e Barnaba non se ne avvalevano, prodigandosi a bene della Chiesa più di quanto era strettamente di dovere, come stimavano opportuno dover fare per andare incontro alla fragilità della gente nei diversi luoghi dove predicavano il vangelo. Che non abbia voluto criticare i suoi colleghi di apostolato lo manifesta in quel che soggiunge immediatamente dopo: Chi mai – dice – si mette a fare il soldato stipendiandosi di propria tasca? Qual è quel pastore che non trae utile dal latte del suo gregge? Ma che son forse, queste, solo delle chiacchiere in uso fra gli uomini? O non piuttosto insegna così anche la legge? Nella legge di Mosè si trova infatti scritto: Non turerai la bocca al bue che trebbia. Forse che il Signore si prende cura dei buoi? O non piuttosto lo dice di noi? Certamente è detto di noi, poiché chi ara deve arare sorretto dalla speranza e chi trebbia deve trebbiare nella speranza di partecipare del raccolto. Con queste parole l’apostolo Paolo dimostra che gli apostoli suoi compagni di lavoro, allorché evitavano di lavorare manualmente per procurarsi da vivere, non usurpavano nulla che loro non spettasse. Si comportavano come aveva stabilito il Signore, e vivendo delle loro fatiche evangeliche, mangiavano gratis il pane offerto loro da quelli ai quali, ugualmente gratis, avevano predicato le ricchezze della grazia. Era una specie di stipendio che, come soldati, riscuotevano. Dal fruttato della vigna che avevano piantato coglievano liberamente quanto loro occorreva. Dal gregge che menavano a pascolo mungevano il latte per trarne da bere. Dall’aia dove trebbiavano prelevavano il cibo.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: LA VERIT� PARLA DENTRO DI NOI SENZA STREPITO DI PAROLE

PAROLE DEL DISCEPOLO
”Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,10)."Io sono tuo servo, fammi comprendere e conoscerò i tuoi insegnamenti" (Sal 118,125). Piega il mio cuore alle parole della tua bocca; stillino come rugiada le tue parole. Dicevano una volta i figli d'Israele a Mosè: "Parla tu a noi, e noi ascolteremo; non ci parli il Signore, altrimenti moriremo" (Es 20,19). Ma non così, o Signore, non così io Ti prego; piuttosto, con il profeta Samuele, umilmente e fervorosamente Ti supplico: "Parla, o Signore; il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro dei Profeti; parlami, invece, Tu, o Signore Iddio, che ispiri ed illumini tutti i Profeti; Tu solo, senza di loro, puoi ammaestrarmi perfettamente, mentre essi, senza di Te, non concluderanno nulla. Possono, sì, far risuonare parole, ma non comunicano lo Spirito.

S'esprimono magnificamente; ma se Tu taci, non infiammano il cuore. Il loro è un linguaggio letterale; ma sei Tu che sveli lo spirito del contenuto. Promulgano i tuoi Comandamenti; ma aiuti Tu ad osservarli. Additano la via; ma dài Tu la forza per camminare. Essi operano soltanto all'esterno; ma Tu educhi i cuori e li illumini. Essi irrigano la superficie; ma Tu doni la fecondità.

Essi gridano con le parole; ma Tu concedi la comprensione all'udito dell'anima. Non mi parli, dunque, Mosè; parlami Tu, Signore Dio mio, Verità eterna, perché io non abbia a morire e a rimanere senza frutto, se fossi ammaestrato solo esteriormente e non venissi infervorato interiormente. Che non mi sia di condanna la parola udita, ma non messa in pratica; conosciuta, ma non amata; creduta, ma non osservata. "Parla", dunque, "o Signore; il tuo servo ti ascolta" (1Sam 3,10): "Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6,68). Parlami, per dare qualche consolazione all'anima mia e per emendare tutta la mia vita. Ed a Te siano lode, gloria e perpetuo onore.