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Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Dobbiamo fare del nostro meglio per tenere lo sguardo libero e sgombro dalle cose di questo mondo, cosicché il nostro servizio al povero possa diventare un unico, generoso atto d'amore. Fu proprio questo « saper vedere » che rese padre Damien l'apostolo dei lebbrosi, che fece San Vincenzo de' Paoli il padre dei poveri, che fece si che ciascuno di noi abbandonasse ogni cosa per servire i poveri.

LETTURE A CASO

Lc 9,1-62

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. 2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. 3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. 4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. 5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". 6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", 8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti". 9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure. 12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta". 13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente". 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta". 15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. 16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?". 19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto". 20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio". 21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.

24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. 25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?

26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". 36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro. 38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho. 39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito. 40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". 41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio". 42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". 45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. 47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: 48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". 50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme 52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". 55Ma Gesù si voltò e li rimproverò. 56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". 58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". 59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre". 60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio". 61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". 62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 22,34-40 Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

1 Gv 3,1-24

1Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. 2Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

3Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. 4Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge. 5Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato. 6Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto.

7Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto. 8Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo. 9Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio.

10Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello.

11Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 12Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvage, mentre quelle di suo fratello eran giuste.

13Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. 14Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. 15Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna.

16Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. 17Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? 18Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. 19Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore 20qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. 21Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; 22e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui.

23Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. 24Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.


Il lavoro dei monaci: Il disinteresse favorisce l’accettazione del Vangelo.

10. 11. L’Apostolo prosegue aggiungendo dei particolari, affinché nessuno resti dell’idea che egli non accettò le offerte per il fatto che nessuno gliene dava. Non scrivo queste cose affinché facciate altrettanto con me. Sarebbe per me molto meglio morire che permettere che qualcuno venga a strapparmi questo titolo di gloria. Quale gloria se non quella che s’era proposto d’avere dinanzi a Dio adattandosi per amore di Cristo alle esigenze dei fratelli più deboli? Lo dirà subito appresso in termini perentori: Se mi dedico al vangelo, ciò non è per me un vanto; è una necessità che mi si impone. Dice questo riferendosi alla necessità di sostentare la vita presente, poiché soggiunge: Guai a me se non predicassi il vangelo; il che vuol dire: Rifiutandomi di predicare il vangelo, lo farò a tutto mio danno perché avrò da patire la fame né troverò mezzi per vivere. Notiamo tuttavia come proseguendo dice: Se invece lo faccio di propria spontanea volontà, ne traggo del compenso. Può dire che lo fa spontaneamente se non vi è spinto da alcun bisogno di provvedere alle necessità della vita presente e, in tal caso, certo può attendersi della ricompensa e precisamente dinanzi a Dio nella vita eterna. Dice ancora: Ma se lo faccio per forza, è un incarico che mi è stato affidato. E vuol significare: Se contro voglia sono costretto a predicare il vangelo per tirare avanti la vita, è sempre un compito che mi è stato affidato. E in termini ancor più chiari: Potrà succedere che dal mio ministero, dalla predicazione che io fo di Cristo e della verità, altri traggano profitto; ma io, avendo agito per opportunismo o per tornaconto o perché costretto da necessità materiali, dinanzi a Dio non conseguirò l’eterna ricompensa di gloria. Quale dunque sarà la mia ricompensa?, dice. È un interrogativo che si pone, e quindi la lettura qui va interrotta un momento, finché non venga la risposta. Per capirci meglio, proviamo noi stessi a rivolgergli la domanda: Quale sarà dunque, o Apostolo, la tua ricompensa, dal momento che tu rifiuti d’accettare quella materiale che è dovuta agli zelanti araldi del vangelo, i quali, per quanto non mossi dalla prospettiva di questi vantaggi materiali a svolgere il loro lavoro di evangelizzazione, tuttavia li accettano come un provento aggiuntivo a titolo d’offerta basata sulla disposizione del Signore? Dicci: Quale sarà la tua ricompensa? Eccoti quello che ti risponderebbe: Nell’evangelizzare voglio spargere la buona novella senza alcun lucro. Cioè: Non voglio che a causa del vangelo ai convertiti ne vadano delle spese, né voglio dar loro motivo di pensare che in tanto lo si predica in quanto il predicatore vi esercita una specie di commercio. E, purtuttavia, ama tornare di bel nuovo a presentarci quel che, a norma delle facoltà accordate da Cristo, gli sarebbe stato consentito di esigere e che egli si rifiuta di esigere per non usare in misura indebita – come egli si esprime – del diritto che pur possiede nei confronti del vangelo.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: ALLA SCUOLA DELLA VERITÀ

Beato colui che è istruito direttamente dalla Verità così com'è in se stessa, e non per mezzo di immagini incerte e di parole fuggevoli. Le nostre opinioni e le nostre impressioni spesso ci ingannano e afferrano ben poco della realtà. A che giovano le sottili disquisizioni su cose difficili ed oscure, per le quali al Giudizio di Dio non ci verrà fatta colpa d'averle ignorate? È grande stoltezza la nostra se, trascurando ciò che è utile e necessario, ci diamo con passione a curiosità dannose. "Abbiamo occhi e non vediamo!" (Ger 5,21). E che importa a noi dei "generi" e delle "specie" dei filosofi? Colui al quale parla il Verbo eterno, si rende libero dalla molteplicità delle opinioni umane. Dall'unico Verbo procedono tutte le cose, e tutte le cose esprimono quest'Uno; e questo è il Principio che parla anche a noi (Gv 8,25). Senza di Lui, nessuno può intendere o giudicare rettamente.

L'uomo, per il quale tutte le cose sono una cosa sola, e che tutte le vede nell'unico Dio, può godere di fermezza di cuore e riposa nella pace di Dio. Verità, che sei Dio, fammi una cosa sola con Te, in un Amore senza fine. Spesso, il molto che leggo e che ascolto m'annoia: in Te c'è tutto quello che voglio e che desidero. Davanti a Te, tacciano tutti i sapienti; alla tua presenza facciano silenzio tutte quante le creature. Tu solo parlami! Quanto più uno si raccoglierà in se stesso e si farà interiormente semplice, tanto più elevate e sublimi cose intende senza fatica, perché riceve dal Cielo la luce dell'intelligenza. Un'anima monda, semplice e costante non si dissipa in numerose occupazioni, perché tutto opera ad onore di Dio e, fuori d'ogni propria utilità, si sforza d'astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti è di impaccio e molestia, più che i tuoi desideri non mortificati?

L'uomo buono e pio dispone prima interiormente le opere che deve compiere all'esterno. Né esse lo trascinano secondo i desideri della viziosa inclinazione; ma è lui stesso che li piega secondo il dettame della retta ragione. Chi sostiene più aspra lotta di colui che si sforza di vincere se stesso? E questo dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, divenire ogni giorno superiori a noi stessi e progredire un poco nel perfezionamento del bene. Ogni perfezione, in questa vita, porta congiunta con sé qualche imperfezione, ed ogni nostra ricerca non manca di qualche punto oscuro.

L'umile conoscenza del tuo essere è via più sicura a Dio che non la profonda indagine scientifica. Non si deve biasimare la scienza o qualunque semplice cognizione delle cose, la quale, in sé considerata, è buona ed ordinata da Dio; ma sono sempre da preferirsi la retta coscienza e la vita virtuosa. Poiché, però, molti sono più bramosi di sapere che di vivere bene, per questo spesso sbagliano e dal loro sapere traggono frutto quasi nullo o scarso. Oh! se gli uomini, per estirpare i vizi e per coltivare le virtù, ponessero tanta diligenza quanta ne pongono per sollevare discussioni, non avverrebbero tanti mali e scandali nel popolo né tanta rilassatezza nei monasteri. Certamente, nel giorno del Giudizio non ci sarà domandato che cosa abbiamo letto, ma che cosa abbiamo fatto; né con quanta eleganza abbiamo parlato, ma quanto piamente siamo vissuti.

Dimmi: dove sono ora quei grand'uomini e quei maestri, che tu hai ben conosciuto quand'erano in vita e brillavano nel successo dei loro studi? Altri già godono le loro prebende, e non so se ad essi rivolgano nemmeno il pensiero. In vita sembrava che avessero grande importanza, ed ora che sono morti, non se ne parla più. Oh, quanto in fretta passa la gloria di questo mondo! Magari la loro vita fosse stata conforme al loro sapere! Allora si che avrebbero studiato ed insegnato con profitto! Quanti nel mondo si perdono a causa della loro vana scienza terrena, mentre poco si curano di servire Dio! E poiché preferiscono essere più grandi che umili, per questo vaneggiano nei loro ragionamenti.

Veramente grande è colui che possiede un grande amore di Dio. Veramente grande è colui che è piccolo dentro di sé e tiene in conto di nulla gli onori più alti. Veramente saggio è colui che, per guadagnarsi Cristo, considera come spazzatura tutte le cose della terra (Fil 3,8). E, in verità, è perfettamente dotto chi fa la volontà di Dio e rinuncia alla propria.