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Domenica, 28 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi )

Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney):Non dite che non ne siete degni. E' vero: non ne siete degni, ma ne avete bisogno.

LETTURE A CASO

Mt 10,1-42

1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.

5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:

"Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, 10né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.

11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 15In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.

16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: 20non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

21Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. 23Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.

24Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; 25è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!

26Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. 27Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.

30Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; 31non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!

32Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. 35Sono venuto infatti a separare

il figlio dal padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:
36e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.

37Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.

40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 18, 15-20: Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.

Tt 2,1-15

1Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina: 2i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella pazienza. 3Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, 4per formare le giovani all'amore del marito e dei figli, 5ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo.

6Esorta ancora i più giovani a essere assennati, 7offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, 8linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro. 9Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano, 10non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.

11È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, 12che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, 13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo; 14il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone.

15Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: Regolo superiore a Catone.

24. Questi nostri oppositori non vogliono che reputiamo migliori di Catone il santo uomo Giobbe, che preferì sopportare nel suo corpo mali tanto atroci anziché, dandosi la morte, liberarsi da tutte le sofferenze, o altri santi che, secondo la nostra letteratura, la più illustre per sicura autorevolezza e la più degna di fede, preferirono la schiavitù sotto il dominio dei nemici anziché darsi la morte. Comunque stando alla loro letteratura preferirei a Marco Catone il già ricordato Marco Regolo. Catone infatti non aveva mai vinto Cesare e vinto sdegnò di sottomettersi a lui e scelse di uccidersi per non sottomettersi. Regolo invece aveva già vinto i Cartaginesi e da condottiero romano e con il comando di Roma non aveva riportato una biasimevole vittoria contro i concittadini ma una encomiabile vittoria sui nemici. Ma in seguito vinto da loro preferì tollerarli nella schiavitù anziché sottrarsi ad essi con la morte. Conservò quindi la sopportazione in balia dei Cartaginesi e la costanza nell'amore ai Romani perché non sottrasse dai nemici il corpo vinto e dai concittadini lo spirito invitto. E che non volle uccidersi non lo fece per amore di questa vita. Lo provò quando, a causa della promessa con giuramento, senza alcuna indecisione se ne tornò dagli stessi nemici che aveva danneggiato più con le parole in senato che con le armi in guerra. Pertanto un così eroico sprezzatore della vita, per il fatto che preferì farla stroncare attraverso varie pene da crudeli nemici anziché uccidersi, senza dubbio ha insegnato che il suicidio è un grande delitto. Tra tutti i loro uomini degni di lode e illustri per pregi di dignità umana i Romani non ne presentano uno più grande perché la fortuna non l'ha traviato, in quanto dopo una vittoria così splendida rimase molto povero 80, e la sfortuna non l'ha spezzato, in quanto seppe tornare intrepido verso torture così gravi. Dunque uomini molto coraggiosi e difensori eccellenti della patria terrena, cultori non bugiardi di dèi bugiardi ai quali anzi prestavano un veritiero giuramento, potevano uccidere secondo l'usanza della guerra i nemici vinti, ma vinti dai nemici non vollero uccidersi e non temendo affatto la morte preferirono che gliela infliggessero i nemici anziché procurarsela da sé. A più forte ragione quindi i cristiani, che adorano il vero Dio e sperano ardentemente la patria del cielo, si dovranno astenere da questo delitto se una disposizione divina, o per provarli o per correggerli, li rendesse schiavi per qualche tempo dei nemici. Ma colui che, tanto alto, è venuto per loro a tanta bassezza non li abbandona a questa bassezza, soprattutto perché i diritti dell'autorità militare e dello stesso esercito non li obbligano a uccidere il nemico vinto. Perché dunque dovrebbe insinuarsi un pregiudizio così malvagio che un individuo si debba uccidere o perché un nemico ha peccato o affinché non pecchi contro di lui, se egli non ardisce uccidere lo stesso nemico che ha peccato o peccherà?

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: EVITARE I DISCORSI SUPERFLUI

Evita, per quanto puoi, i chiassosi ritrovi della gente: i discorsi di cose profane sono, infatti, di grave danno, anche se si fanno con retta intenzione. Si fa presto ad essere contaminati dalla vanità e a diventarne schiavi. Io vorrei aver taciuto molte più volte e non essermi trovato in mezzo agli uomini. Ma per quale motivo parliamo tanto volentieri e confabuliamo tra noi, mentre raramente possiamo ritornare al nostro ritiro senza danno della nostra coscienza? Per questo chiacchieriamo con tanto piacere e conversiamo insieme, perché cerchiamo, nello scambio di parole, di consolarci gli uni gli altri, e desideriamo così di sollevare lo spirito affaticato da svariati pensieri. E ci diletta molto discorrere e fantasticare su quelle cose che amiamo e desideriamo intensamente oppure su quelle che sono contrarie ai nostri desideri. Ma spesso, ahimè!, con esito vano e senza frutto. lnfatti, questa consolazione esteriore, che andiamo cercando, arreca non poco danno alla consolazione interiore e divina. Perciò, bisogna vigilare e pregare, perché il tempo non ci trascorra oziosamente. Se è lecito e conveniente parlare, parla di cose edificanti. La cattiva abitudine e la poca cura del nostro progresso spirituale contribuiscono molto alle intemperanze della nostra lingua. lnvece, giova non poco al profitto dell'anima la devota conversazione su argomenti spirituali, specialmente là, dove si trovano riunite in Dio persone che hanno consonanza di sentimento e di devozione.