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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Nella Festa del Battesimo del Signore, vogliamo rivedere il nostro Battesimo. Non basta avere il proprio nome scritto nel registro dei battezzati: quel nome deve uscire alla luce. Ricevere il Battesimo è come ricevere un pacco con molti doni. Succede, purtroppo, che per qualcuno quel paccoregalo, ricevuto tanti anni fa, non è stato ancora aperto. Abbiamo un dono, ma non ne conosciamo il valore. Non sappiamo quanto siamo ricchi. Allora vogliamo riattivare il nostro Battesimo. Battesimo è come un seme che - come ogni seme - attecchisce e porta frutto in un terreno alimentato dalla fede. Come ogni seme, anche la fede cresce. Ma se resta statica solo in qualche devozione, allora la fede non cresce. Occorre viverla in costante movimento verso Dio e verso il prossimo. Riscoprire il Battesimo è risvegliare lo Spirito Santo che giace nel nostro profondo, come il fuoco sepolto sotto la cenere che va riacceso affinché possa riscaldare la vita spirituale spesso tetra, triste e quasi spenta. Basterebbe soffiare un po' sulla brace per ravvivare quel Fuoco.

LETTURE A CASO

Gv 4,1-54

1Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni 2- sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, 3lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. 4Doveva perciò attraversare la Samarìa. 5Giunse pertanto ad una città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7Arrivò intanto una donna di Samarìa ad attingere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere". 8I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9Ma la Samaritana gli disse: "Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10Gesù le rispose: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva". 11Gli disse la donna: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?". 13Rispose Gesù: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna". 15"Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". 16Le disse: "Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui". 17Rispose la donna: "Non ho marito". Le disse Gesù: "Hai detto bene "non ho marito"; 18infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". 19Gli replicò la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta. 20I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". 21Gesù le dice: "Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". 25Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa". 26Le disse Gesù: "Sono io, che ti parlo".

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: "Che desideri?", o: "Perché parli con lei?". 28La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?". 30Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". 32Ma egli rispose: "Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?". 34Gesù disse loro: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. 37Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro".

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e dicevano alla donna: "Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

43Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. 44Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. 45Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.

46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. 48Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". 49Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". 50Gesù gli risponde: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". 52S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". 53Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 8, 27-35: Tu sei il Cristo... Il Figlio dell'uomo dove molto soffrire.

1 Cor 3,1-23

1Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; 3perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?

4Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini?

5Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. 6Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. 7Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. 8Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. 9Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. 14Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:

Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.

20E ancora:

Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.

21Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.


Lettera agli Efesini: Temere il Signore

XI. Sono gli ultimi tempi. Vergogniamoci e temiamo che la magnificenza di Dio ormai non sia per noi una condanna. O temiamo l'ira futura o amiamo la grazia presente; una delle due. Solo <è necessario> trovarsi in Gesù Cristo per la vera vita. Fuori di lui nulla abbia valore per voi, in lui porto le catene. Sono le perle spirituali con le quali vorrei mi fosse concesso risuscitare grazie alla vostra preghiera. A questa vorrei sempre partecipare per trovarmi nell'eredità dei cristiani di Efeso, che sono sempre uniti agli Apostoli nella potenza di Gesù Cristo.

(Autore: Sant'Ignazio di Antiochia)

L'imitazione di Cristo: CON QUANTA VENERAZIONE SI DEBBA ACCOGLIERE CRISTO

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Cristo, Verità eterna, codeste sono parole tue, benché non pronunciate in una stessa occasione né scritte in un medesimo punto. Poiché, dunque, sono parole tue e veritiere, io le devo accogliere tutte con gratitudine e con fede. Sono tue, Tu le hai pronunciate; ma sono anche mie, perché le hai proferite per la mia salvezza. Le prendo dalle tue labbra con gioia, perché s'imprimano più profondamente nel mio cuore. Parole di tanta misericordia, piene di dolcezza e d'amore, m'incoraggiano; ma le mie colpe m'atterriscono e la mia coscienza non pura mi trattiene dal ricevere così grandi misteri.

M'invita la dolcezza delle tue parole, ma mi rallenta il peso delle molte mie colpe. Ma Tu mi comandi d'accostarmi con fiducia a Te, se voglio avere parte con Te; Tu mi comandi di ricevere il cibo dell'immortalità, se desidero conquistare la vita eterna e la gloria. "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò" (Mt 11,28), Tu dici. O parola dolce e soave all'orecchio del peccatore! Con essa Tu, o Signore Dio mio, inviti il bisognoso ed il mendico alla Comunione del tuo santissimo Corpo. Ma chi sono io, o Signore, per osare d'accostarmi a Te? Ecco, "gl'immensi cieli non bastano a contenerTi" (1Re 8,27), e Tu dici "Venite a Me, voi tutti!" (Mt 11,28).

Che cosa vogliono dire codesta tua benignissima degnazione e codesto tuo così tenero invito? Come ardirò di venire io, consapevole di non avere fatto alcun bene, sul quale io possa confidare? Come Ti farò entrare nella mia casa, io che così spesso ho offeso la tua presenza tanto benigna? Gli Angeli e gli Arcangeli Ti adorano pieni di riverenza, e Tu dici: "Venite a Me, voi tutti!".

Se non lo dicessi Tu, o Signore, chi potrebbe crederlo? E se non lo comandassi Tu, chi ardirebbe accostarsi? Ecco, Noè, uomo giusto, faticò cent'anni nella costruzione dell'Arca, dove salvarsi con pochi suoi: Ed io, come potrò prepararmi, appena in un'ora, a ricevere con il dovuto rispetto il Creatore del mondo? Mosè, il tuo grande servo, da Te particolarmente amato, fece un'Arca con legni immarcescibili e la rivestì d'oro purissimo, per riporvi le tavole della Legge; Ed io, putrida creatura, ardirò di ricevere con tanta facilità Te, il Legislatore supremo e il Creatore della vita? Salomone, il sapientissimo re d'Israele, edificò a gloria del tuo nome un tempio mirabile, impiegando sette anni; ne celebrò la festa della Dedicazione per otto giorni; Offri mille vittime pacifiche e, tra squilli di trombe e canti di giubilo, collocò solennemente l'Arca dell'Alleanza nel luogo per essa preparato; Ed io, infelice e miserabilissimo tra gli uomini, come farò ad introdurTi nella mia casa, se, a stento, so impiegare una mezz'ora in devoto raccoglimento? E magari, questa mezz'oretta, almeno una volta sola fosse impiegata bene! O mio Dio, quanto si sforzarono costoro, per riuscire carmi a Te! Ahimè, quant'è poco quello che faccio io!

Quant'è breve il tempo che impiego, quando mi preparo alla Comunione! Raramente sono tutto raccolto in me stesso; rarissimamente sono libero da ogni distrazione. E certo, alla presenza santificata della tua Divinità, nessun pensiero indegno di Te mi si dovrebbe affacciare e nessuna creatura dovrebbe occupare la mia mente, perché allora sto per dare ospitalità non ad un Angelo, ma al Signore degli Angeli! È tuttavia immensa la differenza tra l'Arca dell'Alleanza con le cose sante che custodisce, ed il Corpo tuo purissimo con le sue virtù ineffabili; Fra i sacrifici della Legge, simboli di quelli futuri, ed il tuo Corpo, olocausto vero, che è compimento di tutti gli antichi sacrifici.

Perché, dunque, non m'imfiammo di più alla tua adorabile presenza? Perché non mi preparo con maggiore diligenza a ricevere i tuoi santi misteri, mentre quegli antichi santi Patriarchi e Profeti, ed anche re e principi, insieme con tutto quanto il popolo, dimostrarono un così grande devoto affetto per il culto divino? Il piissimo re David, ricordando i benefici concessi un tempo da Dio ai Patriarchi, danzò con tutte le sue forze davanti all'Arca di Dio; Fece costruire strumenti musicali di vario genere, compose salmi ed ordinò che si cantassero in letizia, e più volte cantò lui stesso, ispirato dalla grazia dello Spirito Santo, al suono della cetra; insegnò al popolo d'Israele a lodare Dio con tutto il cuore, a benedirLo e glorificarLo ogni giorno all'unisono.

Se, allora, in presenza dell'Arca del Testamento, c'era tanta devozione e restò il ricordo delle lodi innalzate a Dio, Quanta venerazione e quanta devozione devo avere io, ora, e tutto il popolo cristiano, alla presenza del Sacramento e nel ricevere l'augustissimo Corpo di Cristo? Corrono molti, in diversi luoghi, a visitare le reliquie dei Santi e, all'udire le loro gesta, rimangono ammirati; e guardano stupiti le grandiose chiese e baciano le loro sacre ossa avvolte in sete ricamate d'oro; Ed ecco, invece, qui accanto a me, sull'altare, sei presente Tu, Dio mio, Santo dei Santi, il Creatore degli uomini e il Signore degli Angeli.

Spesso in quelle visite hanno parte la curiosità umana e la novità delle cose da vedere, mai viste prima; scarso è, quindi, il frutto di miglioramento interiore che se ne ricava, specialmente quando si corre qua e là con tanta leggerezza e senza una vera contrizione. Ma qui, nel Sacramento dell'Altare, Tu sei presente tutt'intero, o Dio mio, Uomo Cristo Gesù; e qui pure si riceve frutto abbondante per l'eterna salvezza ogni volta che Ti si accoglie degnamente e con devozione. A codesto Sacramento, però, non ci spingono una qualsiasi superficialità né curiosità né diletto sensibile, ma salda fede, pia speranza, sincero amore.

O Dio, invisibile Creatore dell'universo, quanto mirabile è il modo con il quale Tu operi con noi! Con quanta dolcezza e grazia tratti i tuoi eletti, ai quali offri Te stesso come cibo nel Sacramento! Ciò, infatti, supera ogni comprensione umana, trascina in una maniera unica il cuore dei tuoi devoti ed infiamma il loro amore.

Essi, infatti, i tuoi veri fedeli, che impiegano tutta quanta la loro vita al fine d'emendarsi, traggono spesso da questo altissimo Sacramento grande grazia di devozione e amore di virtù. O mirabile e segreta grazia del Sacramento, che solo i fedeli di Cristo conoscono, mentre non possono farne esperienza quelli che non hanno la Fede e quelli che sono schiavi del peccato! In questo Sacramento è donata la grazia spirituale, viene restituita all'anima la virtù perduta e ritorna la primitiva bellezza guastata dal peccato. E’ così grande, talvolta, l'efficacia di questa grazia che, per la pienezza della devozione conferita, non solamente l'anima, ma perfino il debole corpo sente che sono loro state fornite energie maggiori.

Ma dobbiamo fortemente dolerci e commiserarci per la nostra tiepidezza e negligenza, perché non siamo tratti da fervore più grande a ricevere Cristo, nel quale consistono tutta la speranza ed il merito di chi si salva. E’ Lui, infatti, la nostra santificazione e la nostra redenzione; è Lui il conforto di noi che siamo in cammino quaggiù, com'è l'eterna gioia dei Santi in Cielo. Dobbiamo, pertanto, rammaricarci molto del fatto che tanti riflettono cosi poco su questo Mistero di salvezza, che allieta il Cielo, sostiene e salva l'intero mondo.

Oh, cecità e durezza del cuore umano: non prestare un'attenzione maggiore ad un così ineffabile dono e, per effetto dell'abitudine quotidiana, finire perfino nell'indifferenza! Se questo santissimo Sacramento si celebrasse soltanto in un determinato luogo e fosse consacrato in tutto il mondo da un solo sacerdote, Pensa da quanto desiderio gli uomini sarebbero presi di andare a quel luogo e a quell'unico sacerdote di Dio, per assistere alla celebrazione dei divini misteri! Invece, ora, molti sono i sacerdoti, e Cristo è offerto in molti luoghi, perché la grazia e l'amore di Dio verso l'uomo si manifestino tanto più grandi, quanto più è diffusa nel mondo la Santa Comunione.

Grazie a Te, o Gesù buono, Pastore eterno, che con il tuo prezioso Corpo e con il tuo Sangue; Ti sei degnato di ristorare noi, poveri ed esuli, e d'invitarci a ricevere questi misteri, dicendo con le parole uscite dalla tua stessa bocca: "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò" (Mt 11,28).